SE SI VUOLE, SI PUÒ
Ogni giorno si leggono parole commosse e pietose nei confronti delle vittime delle tirannidi che affliggono il mondo ed in tanti si rizzano e stipano contro i nuovi despotismi che ancora minacciano di sorgere. Ma nessuna di queste gran brave persone si degna di decidersi a capire quale è il fondamento dei tanto paventati fascismi e d'ogni altro genere di tirannide. Infatti non basta dire NO a questo, NO a quello. Bisogna fornire chiare spiegazioni del perché certi fenomeni accadono e strategie per non farli accadere più.
Ebbene, chiaro e palese, il fondamento d'ogni despotismo e tirannide è l'assunzione a vita nello Stato, nei pubblici impieghi/poteri/ruoli. Mai nessun despota sarebbe comparso se non avesse potuto contare sulla nera cerchia dei carrieristi pubblici. Al contrario aprendo lo Stato, nel nostro caso per giunta proprio una Res Publica, una comproprietà, una proprietà comune, alla partecipazione dei cittadini, a tempo determinato così che in tanti a turno vi si possa accedere come appunto richiede Democrazia, si avvia un benefico flusso umano costantemente rinnovatore non solo dello Stato ma dell'intera società. Ed infatti c'è necessità proprio d'un flusso che rimuova l'odierno accumulo, l'orda dei tanti focalizzati, proiettati verso quell'unico potere disponibile: il potere legislativo, in Parlamento, e distribuisca invece le persone per l'intera ampia rosa di magnifici altri poteri dello Stato: amministrativi, culturali, educativi, informativi, finanziari, fiscali, giudiziari, d'ordine pubblico, militari, repressivi, sanzionatori, sanitari, statistici, agricoli, ecologici, edificatori, urbanistici, paesaggistici, etc. etc. I dispotismi nascono da un disegno arcaico, rozzo, sbagliato di società, da uno Stato tiranno: i cui impieghi/poteri/ruoli e redditi vengono dati a vita ad una minoranza allo scopo di fidelizzarla, posto fisso e mira di carriera, per far quel che si vuole dell'emarginata, esclusa maggioranza. I dispotismi scompaiono invece con un disegno nuovo, raffinato, corretto di società, con uno Stato democratico: i cui impieghi/poteri/ruoli e redditi vengono concessi solo a tempo determinato, così da creare una generale apertura, disponibilità e spaziosità mentale, economica e politica.
Davvero si desidera vivere in una società, in un mondo che funziona non soltanto meglio bensì proprio come dovrebbe funzionare ed avrebbe benissimo sempre potuto fin dall'inizio? Ebbene si aprano gli Stati alla partecipazione democratica: introducendo il tempo determinato in ogni pubblica assunzione. Così da creare dinamismo e vastità di possibilità nelle società, un'armonica rotazione sociale che renda impossibili blocchi e fazioni, parti contrapposte. Sul tipo: noi buoni da questa parte, loro cattivi dall'altra. Dedico queste parole alle tante vittime di Stati rimasti come erano ai tempi dei duci e dei re. In particolare a El Mimo, in Chile.
Danilo D'Antonio
Monti del Terremoto
Abruzzo, Centro Italia
+ 39 339 5014947
Civilmente,
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