Sciopero degli studenti tedeschi contro la leva.
La protesta No al ritorno del servizio militare, «sono le nostre vite»
Sebastiano Canetta, 02/12/2025, Il Manifesto
Berlino
«Non vogliamo diventare carne da cannone». Con questo slogan gli studenti tedeschi si preparano allo Schulstreik (sciopero dalla scuola) contro il ritorno del servizio militare voluto dal governo Merz.
Venerdì prossimo – nelle stesse ore in cui i deputati si riuniranno al Bundestag per approvare la nuova legge sulla leva – a Berlino, Potsdam, Cottbus e in altre città della Germania scenderanno in piazza i giovani indisposti a vestire l’uniforme che il cancelliere della Cdu e il ministro della Difesa della Spd hanno già cucito su misura di tutti i nati dopo il 2008.
«Nessuno ci parla. Nessuno ci chiede cosa vogliamo. Nessuno vuole sapere cosa pensiamo» è la prima denuncia della generazione a cui la classe politica impone di «fare la propria parte per proteggere il paese» in vista del «probabile attacco nemico nel 2030».
Eppure «si tratta esattamente della nostra vita; siamo noi a essere investiti da questa coscrizione militare», che sarà anche formalmente volontaria ma prevede l’obbligo dell’estrazione a sorte qualora non venga raggiunta la quota minima annuale di soldati stabilita a tavolino dallo stato maggiore della Bundeswehr.
«Non possiamo permettere che il nostro destino dipenda dalla nostra fortuna sulla lotteria della leva. Vogliamo decidere noi quale sarà il nostro futuro», non è più solo il messaggio diretto ai parlamentari assordati dal rimbombo dell’eco della guerra ma il tam-tam tutto interno fra gli studenti veicolato dalla loro piattaforma-web (schulstreikgegenwehrpflicht.com) per moltiplicare l’adesione allo sciopero.
A beneficio dunque delle uniche orecchie disposte a sentire le rivendicazioni dello Schulstreik contro il servizio militare che, peraltro, posano sulle solide basi giuridiche insegnate in tutte le scuole tedesche dopo la fine del Terzo Reich. «Che dire del nostro diritto di vivere in pace? Che dire dell’articolo 4, comma 3, della Costituzione secondo cui nessuno di noi può essere obbligato a imbracciare un’arma?» ricordano gli “studenti-modello” della socialdemocrazia, mai invitati nei circoli autoreferenziali dove viene gestito il dibattito pubblico sul ritorno della leva: «Veniamo tirati in ballo in tutti i notiziari, nei talk show; discutono di noi i leader politici, gli esperti e anche la Bundeswehr. Adesso vi costringiamo ad ascoltare il nostro punto di vista: la guerra non è una prospettiva per il nostro futuro». Per il momento risponde solo e così il ministero dell’Istruzione: «Chi sciopera venerdì sarà considerato assente ingiustificato».
Oltre gli studenti resistono ai piani di ritorno del militarismo gli attivisti dell’iniziativa «Disarmare Rheinmetall» ieri tornati a riunirsi a Berlino nel presidio di denuncia degli affari d’oro del colosso nazionale degli armamenti alimentati dalle commesse pubbliche previste dal piano di riarmo. All’ordine del giorno la pericolosa commistione di ruoli fra la sfera civile e militare sul fronte delle competenze ma anche il nodo di come connettere sempre più le diverse battaglie pacifiste e anti-imperialiste.