Gli stipendi docenti sono diminuiti del 4,4% in 10 anni e inferiori del 33%
rispetto a quelli dei lavoratori a tempo pieno con una laurea.
L’annuale rapporto dell’OCSE “Education at a Glance 2025” conferma una realtà allarmante per il nostro sistema scolastico: gli stipendi dei docenti continuano a posizionare il nostro Paese agli ultimi posti nelle classifiche internazionali.
I dati emersi dal confronto globale evidenziano come l’Italia non riesca a competere con i principali partner europei e internazionali nella valorizzazione economica della professione insegnante.
La situazione appare particolarmente critica quando si analizzano i numeri: gli stipendi effettivi degli insegnantidella scuola primaria risultano inferiori del 33% rispetto a quelli dei lavoratori a tempo pieno con titolo di studio terziario, mentre la media OCSE si ferma al 17% in meno. Il divario rappresenta non solo una questione di equità economica, ma una vera emergenza per l’attrattività della professione docente nel nostro Paese.
L’inversione di tendenza che penalizza l’Italia
Mentre dal 2015 gli stipendi medi effettivi degli insegnanti della scuola primaria sono aumentati in termini reali del 14,6% in media nei Paesi OCSE, l’Italia ha registrato una diminuzione del 4,4% nel 2024. L’inversione di tendenza evidenzia come il nostro sistema educativo stia perdendo competitività rispetto agli standard internazionali, proprio nel momento in cui altri Paesi investono maggiormente nella valorizzazione del personale docente.
Le conseguenze di questa politica di contenimento retributivo si riflettono inevitabilmente sulla qualità dell’istruzione e sulla capacità del sistema di attrarre e trattenere i migliori talenti. La sottovalutazione economica della professione insegnante genera effetti a cascata sull’intero apparato formativo, scoraggiando l’ingresso di giovani qualificati e compromettendo la motivazione professionale di chi opera nelle scuole.
Le sfide finanziarie del sistema educativo
L’OCSE riconosce tuttavia la complessità della questione, sottolineando che “l’aumento delle retribuzioni dei docenti può risultare complesso dal punto di vista finanziario in quanto i costi del personale costituiscono la quota maggiore della spesa per istruzione”.
La sfida per l’Italia consiste nel trovare soluzioni innovative che permettano di incrementare l’attrattività economica della professione docente senza compromettere l’equilibrio dei conti pubblici. L’obiettivo richiede una strategia integrata che consideri non solo gli aspetti retributivi, ma anche le opportunità di crescita professionalee il riconoscimento sociale del ruolo educativo.
La carenza di docenti: un’emergenza crescente
Il documento evidenzia anche come la carenza di insegnanti rappresenti una delle sfide più urgenti per i sistemi educativi contemporanei. Sebbene la maggior parte dei paesi riesca ancora a coprire quasi tutte le posizioni aperte, non sempre riesce ad attrarre candidati con le qualifiche più elevate. All’inizio dell’anno scolastico 2022/23, solo Austria, Paesi Bassi, Svezia e le Comunità fiamminga e francese del Belgio hanno registrato più del 2% di posizioni di insegnamento non occupate.
Tuttavia, il problema si manifesta nella qualità del reclutamento: in media, quasi il 7% degli insegnanti delle scuole secondarie nell’OECD non possiede tutte le credenziali richieste, evidenziando le difficoltà nel reperire personale completamente qualificato.
Turnover elevato: un circolo vizioso
L’alto tasso di turnover complica ulteriormente il reclutamento. Mentre nella maggior parte dei paesi con dati disponibili l’1-3% degli insegnanti va in pensione annualmente, la percentuale di docenti che lascia la professione per motivi diversi dalla pensione varia considerevolmente. In Danimarca, Estonia e Inghilterra, quasi il 10% degli insegnanti si dimette ogni anno, richiedendo un costante e intensivo reclutamento. Al contrario, meno dell’1% degli insegnanti in Francia, Grecia e Irlanda lascia annualmente la professione, creando maggiore stabilità ma limitando anche il rinnovamento del corpo docente.
L’attrattiva di insegnanti di seconda carriera può contribuire ad alleviare le carenze, portando competenze diverse nella professione. Sedici dei 28 paesi con dati disponibili offrono percorsi alternativi dedicati per individui che cambiano carriera. Misure complementari per migliorare le condizioni lavorative e fornire opportunità di progressione professionale potrebbero supportare ulteriormente il reclutamento.