La storia ancestrale nacque da un racconto scritto dallo scrittore sudafricano Frank Graves che inizialmente aveva intenzione di farci un romanzo. In seguito su suggerimento di Fergus Fleming il racconto venne diviso in due parti a loro volta divise in 52 fascicoli (26 la prima serie e 26 la seconda serie). Ogni fascicolo riporta un episodio in particolare in cui il protagonista ha a che fare con alcune creature pacifiche e altre ostili e si conclude quasi sempre con uno scontro seguito da un cliffhanger cioè un finale a sorpresa che lascia il lettore sul più bello nell'attesa dell'uscita del fascicolo successivo.
Questo articolo esplora i vertici delle distinte ontologie di Jung, Anzaldúa e Benjamin e il modo in cui si collegano nel riconoscimento condiviso che ciò che è stato estraniato nella storia umana è enigmaticamente incastrato nel tessuto del mondo odierno. Il disagio culturale, in altre parole, è il risultato di ciò che nel tempo è stato ripudiato nel Sé e nel collettivo. In questa prospettiva, l'articolo sostiene che abbiamo la responsabilità collettiva di ascoltare le rivendicazioni dei morti che giacciono nudi nei momenti di pericolo per il mondo reale contemporaneo, ed elabora le dimensioni psichiche dell'essere che vengono coltivate nei momenti di pericolo. Gli Autori affermano che queste presenze psichiche siano i morti della storia umana, inclusa la nostra eredità ancestrale che persiste e che forse può penetrare nella nostra consapevolezza. Perseguitano e detengono il potenziale di animare i nostri movimenti verso un processo sublimatorio che può essere visto come precursore della reattività e dell'azione sociale. Gli Autori esplorano ciò attraverso la propria esperienza con un esempio della nascita dell'attivismo spirituale all'interno del vortice socio-politico collegato all'AIDS.
Febbraio è il mese della storia nera negli Stati Uniti. È il mese in cui noi, come paese, celebriamo i risultati degli afroamericani. Il mese in cui riconosciamo i contributi che uomini e donne afroamericani hanno dato a questo paese. È il mese in cui i bambini in età scolare sono costretti ad ascoltare il discorso del Dr. King "I Have a Dream" e possono essere dati dei fogli contenenti la sua immagine da colorare e appendere alla parete di una classe.
Come accennato in precedenza, il discorso del Dr. King "I Have A Dream" sembra essere il punto di riferimento quando si insegna tutto ciò che riguarda la storia dei neri. Ma come paese ci siamo mai fermati ad ascoltare veramente le parole del suo iconico discorso? Il dottor King ha detto: "Ho un sogno che un giorno questa nazione sorgerà e vivrà il vero significato del suo credo: ... che tutti gli uomini sono creati uguali". Se vogliamo raggiungere questo obiettivo, dobbiamo liberarci dell'idea che la storia dei neri americani sia in qualche modo inferiore alla storia dei bianchi americani e come tale meriti solo 28 giorni di celebrazione. Dobbiamo superare questa pratica divisiva e discriminatoria e abbracciare l'uguaglianza della nostra storia.
Ogni goccia di Calvados è il riflesso di un ricco terroir e di una storia ancestrale. Rinomato per il suo bouquet raffinato e le sue note aromatiche distintive, piace agli intenditori di tutto il mondo.
Dopotutto il desiderio di reiterare la storia che ci appassiona e soddisfa mette radici nella nostra infanzia. Tutti, da bambini, abbiamo spinto chi ci leggeva una favola a rileggerla ossessivamente ogni sera o anche più volte in una sera (e abbiamo pagato il contrappasso quando è toccato a noi leggerla ad un bambino), ricercando in quella storia il posto sicuro della nostra fantasia. Ma un simile approccio alla lunga diventa noioso e anche poco remunerativo per chi produce narrazioni. E se ricerchiamo le radici classiche del tutto basta pensare a Iliade e Odissea quali inizi della narrazione epica, che vennero poi arricchite dagli innumerevoli episodi collaterali nei quali si narravano sequel, prequel, spin off, nelle più varie declinazioni.
168 organizzazioni, che vanno da Greenpeace ai Young Evangelicals for Climate Action, da Sierra Club e 350.org all'Indigenous environmental network, hanno portato più di 40mila persone a manifestare nel weekend del President's Day, davanti alla Casa Bianca ed al monumento a Washington. E' stata la manifestazione centrale della più grande iniziativa ambientalista della storia Usa, che ha visto cortei in più di 20 città ed oltre un milioni di attivisti online che hanno rilanciato l'iniziativa sui blog e sui social-network.
Ai manifestanti è arrivato anche il saluto dei capi pellerossa Abraham, Flurer, Thomas - anche loro della Yinka Dene Alliance -, e capo Billy Redwing Tayac (Tordo Sassello) ha dichiarato: A nome della Piscataway Indian Nation, do il benvenuto a tutti i rappresentanti indigeni ed a tutti gli alleati della nostra patria ancestrale sul fiume Potomac, un luogo ora conosciuto come Washington, DC . Vi siamo grati per il vostro coraggio e la ferma perseveranza per smantellare questo attacco terribile alla nostra Madre Terra: l'oleodotto Keystone XL. Ci uniamo nel chiedere al presidente Obama di respingere il petrolio delle Tar Sands e di desistere immediatamente da ogni ulteriore impegno per l'oleodotto. I nostri antenati ci ha affidato la cura di tutte le nostre relazioni, mantenendo l'equilibrio della vita in modo che la settima generazione possa conoscere questa Terra vivente. Queste sono le nostre istruzioni originali. Non la legge dell'uomo, ma la legge del Creatore. Quando si è iniziato a parlare di cambiamenti climatici, più di dieci anni fa, mi sono preoccupato perché i miei futuri nipoti, un giorno, avrebbero dovuto affrontare la crescita del livello del mare e sarebbero stati puniti dalla siccità. Ora è chiaro che quei pericoli non aspetteranno fino a una data futura. Sono già arrivati e stanno distribuendo angoscia e sofferenza, ora.
Stefano Oss è docente presso il Dipartimento di Fisica dell'Università degli Studi di Trento, dove coordina il Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche. Si è occupato di fisica atomica sperimentale e di struttura della materia teorica presso le università di Grenoble, Princeton e Yale e svolge attività di ricerca in didattica e storia della fisica. Accompagnerà il pubblico in un viaggio che ripercorrerà i passi più importanti della spettacolare impresa scientifica e tecnologica che 50 anni fa vide esseri umani camminare sul suolo lunare: un tappa che ha cambiato per sempre la nostra visione del mondo e il modo di viverlo.
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