il Cinema Don Bosco Digital propone: "L’Era Glaciale 4 – Continenti alla deriva" e "Niente da dichiarare"

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Francesco Baietto

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Oct 16, 2012, 9:19:23 AM10/16/12
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L’Era Glaciale 4 – Continenti alla deriva


Trama:
Gli eroi sotto zero sono tornati in un’avventura incredibile... destinata a fare storia. Scrat sta ancora cercando di catturare l’inafferrabile ghianda (e intanto forse troverà il vero amore); Manny ed Ellie attendono la nascita del loro cucciolo di mammuth; Sid il bradipo si mette nei guai quando decide di mettere su famiglia con alcune uova di dinosauro che ha trovato; Diego la tigre dai denti a sciabola si domanda se non si stia “rammollendo” ad andare in giro con i suoi amici. Il gruppo deve all’improvviso partire in missione per salvare lo sfortunato Sid e si avventura in un misterioso mondo sotterraneo, dove avvengono incontri ravvicinati con dinosauri, piante battagliere e altri animali feroci, e dove vive una donnola combattiva di nome Buck, orba di un occhio, sempre a caccia di dinosauri


Scheda:

Titolo originale: Ice Age: Continental Drift
Nazione: USA
Anno: 2012
Genere: Animazione, Avventura, Commedia
Durata: 94''
Regia: Steve Martino, Mike Thurmeier
Sito ufficiale: www.iceagemovie.com
Sito italiano: www.leraglaciale4ilfilm.it
Social network: facebook
Cast (voci): Ray Romano, Queen Latifah, Denis Leary, Jennifer Lopez, John Leguizamo, Chris Wedge, Josh Peck, Peter Dinklage, Jennette McCurdy, Keke Palmer
Produzione: Blue Sky Studios
Distribuzione: 20th Century Fox

Orari:
Sabato
  20 ott
 21,15
Domenica 
  21 ott
17,30 - 21,15
Lunedì 
22 ott
 21,15



Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1887]

Sid e compagni colpiscono ancora. Anche il quarto episodio della fortunatissima franchise (anche in 3D) che ha spopolato in tutto il mondo, prodotta come di consueto dai Blue Sky Studios), non tradisce le attese; anzi, ad avviso di chi scrive è decisamente superiore al terzo episodio, L’alba dei dinosauri. Continenti alla deriva è infatti un film divertente, sentimentale, avventuroso in cui la famiglia e l’amicizia sono i veri trionfatori.
La storia, come sempre, prende il via da una maldestra azione dello scoiattolo Scrat (che assomiglia sempre più a Wile Coyote); alle prese con la sua amatissima ghianda, Scrat non trova di meglio che cercare di nasconderla sotto la neve. Ne consegue un disastro per tutto il mondo: il ghiaccio della calotta terrestre si spacca, il mondo emerso si divide, si formano i mari e gli Oceani: in poche parole, siamo alla deriva de i continenti. Questo fenomeno apocalittico coinvolge tutti gli animali viventi, compresi il bradipo Sid, la tigre dai denti a sciabola Diego, il mammuth Manny con la moglie Ellie e la figlia Pesca. Mentre tentano la fuga per mettersi al riparo da terremoti e maremoti, il gruppo è costretto a dividersi. Ellie, Pesca e un gruppo di amici animali rimangono sulla terraferma mentre Diego, Sid (insieme alla nonna un po’ matta, abbandonata senza scrupoli dai terribili genitori di Sid…) e Manny si ritrovano su una nave di ghiaccio, alla deriva, con un unico scopo: ricongiungersi agli amici e alla famiglia. Il film segue le peripezie degli animali che devono difendersi dalle tempeste, dai miraggi di sirene ammalianti e… dai pirati. Sì perché i naufraghi se la vedono veramente brutta quando si imbattono in un nuovo personaggio, il terribile Capitan Sbudella, uno scimmione pirata che con il suo vascello e con un manipolo di scagnozzi spaventa tutti gli animali dei mari. Ovviamente Sbudella cattura Manny e i suoi amici; ne conseguono una serie di divertenti peripezie che porteranno, come in tutte le favole che si rispettino, al lieto fine. Non solo Manny si ricongiungerà a Ellie e a Pesca, non solo Sid sarà contento di aver ritrovato la nonna ma soprattutto Diego, il duro (!) del gruppo, troverà l’amore di Shira, una bella tigre dai denti a sciabola. Insomma, come potete immaginare il divertimento non manca tanto è vero che, dopo aver visto questo film, non possiamo che prepararci al quinto episodio. Cosa si inventerà Scrat la prossima volta per conquistare la sua ghianda?
Da sottolineare poi la presenza, prime del film, del corto The Longest Daycare di David Silverman in cui la piccola Maggie Simpson viene portata dalla madre in un asilo inquietante (con un terribile bambino killer di farfalle): un breve, esilarante film con tutto l’umorismo e la genialità del mondo Simpson.

Stefano Radice



CINEFORUM

Vi ricordiamo inoltre che è ancora possibile abbonarsi al cineforum del martedì: consulta qui i film in programmazione.

26 film al costo di € 40,00 con in omaggio 5 ingressi per il weekend (omaggio dal valore di € 32,50 !)

Le schede dei film del cineforum

 

Martedì 23 ottobre - 18,30 e 21,15


Niente da dichiarare


Trama:
Nel 1993, alla nascita della Comunità Europea, per Ruben e Mathias, agenti di dogana sul confine franco-belga, cominciano i veri problemi. I due si detestano e, contro ogni attesa, vengono designati per costituire insieme il primo distaccamento misto incarivato di sorvegliare il territorio. La storia d'amore tra Mathias e Louise, sorella di Ruben, viene tenuta nascosta fin quando Mathias non prende coraggio e dice tutto. Forse le divergenze si appianeranno. Ma intanto sono in arrivo i cinesi...

Scheda:
Titolo originale:  Rien à déclarer
Nazione:  Francia, Belgio
Anno:  2010
Genere:  Commedia
Durata:  107'
Regia:  Dany Boon
Cast:  Benoît Poelvoorde, Dany Boon, Julie Bernard, Karin Viard, François Damiens, Bouli Lanners, Olivier Gourmet, Michel Vuillermoz, Chritel Pedrinelli, Joachim Ledeganck, Philippe Magnan
Produzione:  SCOPE Invest, Pathé, Les Productions du Ch'timi, TF1 Films Production, Scope Pictures, Canal+
Distribuzione:  Medusa

Recensione

Scritto, girato e interpretato da Dany Boon, autore della commedia transalpina sbanca botteghino Giù al Nord, questo nuovo film ha diversi punti in comune con essa, a partire dal tema della scoperta, attraverso l’incontro, dell’altro al di là di pregiudizi storici e miopie.
Ambientata nell’Europa che si accinge a diventare una con l’abolizione delle frontiere, Niente da dichiarare? riesce nell’intento di parlare di un argomento attuale come il razzismo senza diventare predicatoria grazie al doppio atout dell’operazione nostalgia (e peccato per gli spettatori più giovani, che nemmeno si ricorderanno le code alla frontiera per i documenti e le gite oltre confine per la benzina e i prodotti a buon mercato) e della scelta dei protagonisti.
L’attore-regista Dany Boon si sceglie il personaggio, a lui congeniale, del mite doganiere francese innamorato di una bella cioccolataia belga, ma il vero protagonista della storia è Ruben Vandevoorde (interpretato con convinzione e autoironia da Benôit Poelvoorde), belga fierissimo della storia patria e ferocemente antifrancese, pronto a tutto per difendere (ed eventualmente anche allargare con nascoste spedizioni notturne) i confini del “Grande Regno del Belgio”. Un personaggio che farebbe impallidire anche i più folkloristici rappresentanti della Padania ma che, pur esibendosi in esagerate manifestazioni di intolleranza e rappresaglie colorite verso gli odiati vicini, non perde mai una sua amabile umanità.
E fa sorridere che a ricordare le ragioni dell’accoglienza a Vandervoorde sia il suo parroco, che giunge a minacciargli il rifiuto dell’assoluzione e preconizza un blocco alla “dogana del paradiso” per la sua incapacità di amare il proprio prossimo (anche quello francese), e non per convenienza ma per il semplice fatto che è un figlio di Dio come lui. Stesso concetto che con disarmante semplicità esprime anche suo figlio quando, di fronte alle magniloquenti manie “espansioniste” del padre, gli chiede a che paese appartengano le stelle che stanno in cielo. 
Le contese e le punzecchiature franco-belghe (o belgo-francesi…) sono di lunga data e assai popolari oltralpe, ma l’evidente esagerazione dell’odio “razziale” di Vandevoorde nei confronti di vicini che parlano la sua stessa lingua, anche se con un accento diverso (un particolare su cui giocano parecchie gag della pellicola e che nel doppiaggio italiano purtroppo non rendono nello stesso modo) e la storica irrilevanza sullo scacchiere mondiale della sua piccola patria fa sì che l’apologo sulla tolleranza mantenga la sua efficacia senza scadere nel buonismo (una volta superato l’odio antifrancese bisognerà vedere come il belga se la caverà con i nuovi vicini cinesi).
Come in Giù al Nord, la forza della pellicola sta nella simpatia con cui è descritta la comunità del paese che si raccoglie attorno alla dogana: un piccolo mondo per cui l’abolizione delle frontiere, al di là dei trionfalismi della politica, significa la fine di una realtà fino a poco prima immutabile (come il capo doganiere francese che considera l’introduzione di computer e stampante un modo escogitato dal governo per privarlo della carta carbone). 
Un cambiamento che faticano ad accettare ma che, se affrontato insieme anziché divisi, può diventare l’occasione per conquistare qualcosa di nuovo anziché la certezza di perdere il vecchio.

Laura Cotta Ramosino

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