Il Cinema Don Bosco Digital propone: "Tutti i santi giorni" e "Posti in piedi in paradiso"

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Francesco Baietto

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Oct 30, 2012, 11:46:30 AM10/30/12
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Tutti i santi giorni

Trama:
Due protagonisti oggi ad Acilia, quartiere periferico di Roma. Guido, carattere riservato con una passione per la cultura latina classica, che avrebbe potuto aprirgli una bella carriera accademica, ha invece rinunciato per fare il portiere di notte in un grande albergo. Antonia è irrequieta, fin troppo vivace, appassionata di canzoni. Quando Guido torna a casa, lei esce e va al lavoro in un autonoleggio all'aeroporto. La sera canta in piccoli locali brani da lei stessa composti in lingua inglese. In queste occasioni il pubblico è volgare, distratto, rumoroso. Guido chiede rispetto ma va a finire male tra pugni e botte. Niente di grave, perché Guido e Antonia si amano.Quando il pensiero di avare un figlio si fa in loro più pressante, comincia qualche preoccupazione. Fanno ricorso ai medici: un ginecologo cattolico viene respinto con sufficienza da Antonia; in un ospedale pubblico la dottoressa è 'simpatica' ma i risultati non cambiano. Il dolore per una gravidanza che non arriva non attenua il loro affetto, anzi forse li induce a rafforzare il legame.

Scheda:
Titolo originale: Tutti i santi giorni
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Commedia
Durata: 102'
Regia: Paolo Virzì
Sito ufficiale: http://tuttiisantigiorni.libero.it
Cast: Micol Azzurro, Thony, Luca Marinelli, Katie McGovern, Fabio Gismondi, Robin Mugnaini, Donatella Barzini
Produzione: Motorino Amaranto
Distribuzione: 01 Distribution
Nota: il film è preferibilmente per un pubblico adulto. In questa prospettiva attenzione è da tenere in seguito per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.

Orari:
SABATO 3 NOVEMBRE: ore 21,15
DOMENICA 4 NOVEMBRE: ore 17,30 – 21,15
LUNEDI’ 5 NOVEMBRE: ore 21,15

Recensione:

Guido e Antonia sono diversi e innamoratissimi: lui colto, timido, gentile; lei ignorante, permalosa, irascibile. Convivono da un po’ e, pur nella loro precarietà (lui lavora come portiere di notte in un albergo, lei in un’agenzia di noleggio auto, si incrociano solo di mattina presto, la casa è piccolissima) vorrebbero “fare” un figlio. Perché si amano, alla follia. Ma il figlio non arriva. E invece arrivano problemi, tensioni, equivoci, che mettono a rischio il loro amore.
Non è scontato e immediato entrare in sintonia, a causa di situazioni fin troppo sopra le righe che a tratti potrebbero infastidire, con il nuovo film di Paolo Virzì, liberamente ispirato al romanzo La generazione di Simone Lenzi, che ha collaborato alla sceneggiatura con lo stesso Virzì e con il suo fidato storico cosceneggiatore Francesco Bruni (che ha esordito nella regia con Scialla!). Il
regista livornese sembra tornare sui passi consueti: da vent’anni ormai propone le sue storie di personaggi fuori posto e vitalissimi, scostumati e sopra le righe ma sempre con un grande cuore: a volte con esiti più felici (Ferie d’agosto e La prima cosa bella, ma il suo miglior film rimane Ovosodo, 1997), a volte con buone idee che si fermano a metà strada (Baci e abbracci, My name is Tanino, Tutta la vita davanti). Ma l’autore livornese disegna sempre personaggi, soprattutto giovani, che fanno simpatia, grazie anche alla grande capacità di valorizzare gli attori. Qui trova nel giovane Luca Marinelli (apprezzato in La solitudine dei numeri primi) e nell’esordiente Thony (una cantante siciliana scovata su Internet, che porta in dote al film anche il suo talento musicale) una coppia fresca e convincente, che rende credibile una divertente, incasinata e tenera storia d’amore dei nostri giorni.
Per questo gli si perdona volentieri qualche personaggio meno definito (i rozzi vicini di casa e i loro amici), qualche situazione un po’ scontata, qualche volgarità di linguaggio e di gag (come le solite situazioni nella clinica per uomini che temono di essere sterili). E non solo per i tanti ritratti gustosi (le famiglie, così diverse, di lei e di lui) e le non poche battute riuscite. Ma soprattutto quando, dopo una sbandata di Antonia che ritrova un suo vecchio compagno di musica e di vita (un cantante punk velleitario e dall’esistenza a dir poco disordinata) si capisce dove va a parare la storia di Guido e Antonia. Non in un vicolo cieco: anzi, in una promessa che – in un finale molto bello – invera la prima intuizione di un classico colpo di fulmine (che bello quel flashback che mostra il loro primo incontro), e tiene dentro errori e limiti. E non è poco sentire, in tempi di presunta autonomia individuale, una ragazza che dice «stammi vicino sempre, perché non ce la faccio».

Antonio Autieri





CINEFORUM

Vi ricordiamo inoltre che è ancora possibile abbonarsi al cineforum del martedì: consulta qui i film in programmazione.

26 film al costo di € 40,00 con in omaggio 5 ingressi per il weekend (omaggio dal valore di € 32,50 !)

Le schede dei film del cineforum

 

MARTEDI’ 6 NOVEMBRE - 18,30 e 21,15

(Fuori abbonamento)

Posti in piedi in paradiso

Trama:
Ulisse (Carlo Verdone), Fulvio (Pierfrancesco Favino) e Domenico (Marco Giallini) sono tre padri separati costretti a versare quasi tutto quello che guadagnano in alimenti e spese di mantenimento per ex mogli e figli. Un tempo stimati professionisti, tutti e tre vivono ora in grandi difficoltà economiche e si ritrovano a sbarcare il lunario come possono. Ulisse, un ex discografico di successo, vive nel retro del suo negozio di vinili e arrotonda le scarse entrate vendendo "memorabilia" su e-bay. Ha una figlia, Agnese (Maria Luisa De Crescenzo), che vive a Parigi con la madre Claire (Diane Fleri), un’ex cantante. Fulvio, ex critico cinematografico, scrive di gossip e vive presso un convitto di religiose. Anche lui ha una bambina, di tre anni, che non vede quasi mai a causa del pessimo rapporto con l’ex moglie Lorenza (Nicoletta Romanoff). Domenico, in passato ricco imprenditore, è oggi un agente immobiliare che dorme sulla barca di un amico e, per mantenere ben due famiglie, fa il gigolo con le signore di una certa età. Ha un rapporto conflittuale con i due figli più grandi ed è perennemente in ritardo con gli alimenti da versare alla sua ex moglie e all’ex amante Marisa (Valentina D’Agostino), da cui ha avuto un’altra figlia. Dopo un incontro casuale, durante la ricerca di una casa in affitto, Domenico realizza di avere incontrato due poveracci come lui e propone ad Ulisse e Fulvio di andare a vivere insieme per dividere le spese di un appartamento. Inizia così la loro convivenza e la loro amicizia. Una sera, dopo uno dei suoi "tour de force" amatori, Domenico si sente male. Preoccupati, Ulisse e Fulvio chiamano il pronto intervento. Arriva Gloria (Micaela Ramazzotti), una cardiologa che, mollata su due piedi poco prima dal fidanzato, si presenta ai tre in uno stato pietoso. Tra lei ed Ulisse nasce fin da subito una particolare sintonia. Insomma un incontro perfetto tra due disastri nelle relazioni sentimentali. Anche Fulvio ha un incontro folgorante, con Gaia (Nadir Caselli), una starlette tanto bella ed attraente quanto superficiale ed arrivista. Purtroppo la situazione economica dei tre amici peggiora sempre di più! Dopo una serie di avventure tragicomiche, per i tre uomini giunge il momento di fare i conti con le proprie responsabilità. In loro aiuto arriveranno i figli. Nonostante il trauma della lontananza dai rispettivi padri e un rapporto spesso tormentato, saranno loro la chiave di volta che consentirà a Ulisse, Fulvio e Domenico di riprendere in mano la propria vita e di intravedere finalmente uno spiraglio di "Paradiso"…

Scheda:
Titolo originale:  Posti in piedi in paradiso
Nazione:  Italia
Anno:  2012
Genere:  Commedia
Durata:  119'
Regia:  Carlo Verdone
Sito ufficiale:  www.postinpiediinparadiso.it
Cast:  Carlo Verdone, Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Micaela Ramazzotti, Nicoletta Romanoff, Nadir Caselli, Diane Fleri
Produzione:  Filmauro
Distribuzione:  Filmauro

Recensione
[tratta da http://www.loccidentale.it/node/114088]

Carlo Verdone dopo alti e bassi, successi e appannamenti, torna a girare una commedia davvero eccellente. “Posti in piedi in paradiso” ci libera al contempo da giovanilismi, derivazioni televisive, scelleratezze e sconcezze, meridionalismi e settentrionalismi. Protagonisti del film sono tre sciagurati, affannati da esistenze sbagliate di lavoratori, mariti e padri di famiglia. I tre, date le ristrettezze, si trovano costretti a condividere un appartamento malmesso a Roma. Non sono più ragazzi.
Il primo, Ulisse (Carlo Verdone), faceva il produttore discografico; ora sbarca il lunario vendendo dischi in vinile, con una moglie e una figlia quasi diciottenne, che vivono a Parigi. Il secondo, Fulvio (Pierfrancesco Favino), era un promettente critico cinematografico; ora si deve accontentare di scribacchiare di cronaca rosa e “gossip”, rimpiangendo la moglie a la piccola figlia, lasciate a causa di un tradimento con la moglie del capo-redattore, che gli è costato anche il declassamento lavorativo. Il terzo, Domenico (Marco Giallini), era un imprenditore; ora gestisce malamente un’agenzia immobiliare, ha due figli grandi (uno perfetto, bravo ragazzo e brillante laureando; l’altra un disastro di volgarità e immaturità) e una piccola (avuta con un’altra donna).
Tre uomini molto diversi, costretti a condividere il tetto per risparmiare, legati da infelicità, debolezze e rimpianti. La commedia aveva bisogno di addolcirsi con la presenza femminile. Le debolezze del cuore di Domenico la fanno entrare in scena. Al suo capezzale accorre Gloria (Micaela Ramazzotti), cardiologa carina quanto svampita, appena abbandonata dal più maturo fidanzato e in preda ad una crisi di nervi. Adesso il quadro è completo. Resta comunque l’esistenza dei tre giovani-vecchi, assai dura, tra conti da pagare, alimenti famigliari da onorare, ristrettezze economiche da nascondere.
Ogni giorno è un vortice di peripezie, bugie, promesse, astuzie e meschinità. I tre hanno perso, per motivi assai diversi, mogli, figli, famiglie. Una condizione esistenziale sin troppo comune nella vita moderna. Ulisse, pignolo e rompiscatole, è stato vittima degli eventi per troppo amore; Fulvio, faccia pulita dietro la quale si nasconde ben altro, è stato davvero sfortunato; Domenico, un cialtrone a tutto tondo, è privo di giustificazioni.
Verdone guarda con estrema bontà a questi tre padri, mariti, professionisti  disgraziati, partiti con grandi speranze e trovatisi a dover gestire problemi più grandi di loro. Li ritrae con simpatia, benevolenza e umorismo. I meccanismi della commedia sono perfetti. Si ride dalla prima all’ultima inquadratura, con un paio di momenti esilaranti. La trivialità e gli ammiccamenti sessuali sono banditi, così com’era abitudine nella migliore commedia italiana.
Sulle prime “Posti in piedi in paradiso” potrebbe apparire un film sulla crisi economica. In realtà è un film sulla crisi di sentimenti e di valori. Crisi contrastata da Verdone con un finale che, oltre a rappresentare un evidente elogio dell’amicizia e della solidarietà, è un invito al perdono e alla riconciliazione tra padri e figli. A molti commentatori questo finale è apparso posticcio: un messaggio consolatorio e furbesco per assolvere i padri dalle loro colpe e mondarli di ogni peccato. Invece non lo è.
Il percorso di Verdone nella commedia italiana, ormai della durata trentennale (ha esordito nella regia nel 1980 con “Un sacco bello”), ha lambito sempre l’apologo etico, talvolta sfiorandolo, talvolta fallendo il bersaglio. “Posti in piedi in paradiso” è un tentativo di meditazione, divertente e leggera, attorno alla tematica del perdono e della riconciliazione, in senso cristiano, oltreché di comprensione dei limiti della persona umana e di accettazione della vita. Accettazione della vita nonostante crisi economiche e barriere culturali. Vale più l’arrivo di una nuova vita o un prezioso cinturone appartenuto a Jim Morrison? La risposta sta nel finale.        

di Claudio Siniscalchi


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