il Cinema Don Bosco Digital propone: "L’Era Glaciale 4 – Continenti alla deriva" e "The Help"

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Francesco Baietto

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Oct 9, 2012, 5:22:15 AM10/9/12
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L’Era Glaciale 4 – Continenti alla deriva


Trama:
Gli eroi sotto zero sono tornati in un’avventura incredibile... destinata a fare storia. Scrat sta ancora cercando di catturare l’inafferrabile ghianda (e intanto forse troverà il vero amore); Manny ed Ellie attendono la nascita del loro cucciolo di mammuth; Sid il bradipo si mette nei guai quando decide di mettere su famiglia con alcune uova di dinosauro che ha trovato; Diego la tigre dai denti a sciabola si domanda se non si stia “rammollendo” ad andare in giro con i suoi amici. Il gruppo deve all’improvviso partire in missione per salvare lo sfortunato Sid e si avventura in un misterioso mondo sotterraneo, dove avvengono incontri ravvicinati con dinosauri, piante battagliere e altri animali feroci, e dove vive una donnola combattiva di nome Buck, orba di un occhio, sempre a caccia di dinosauri


Scheda:

Titolo originale: Ice Age: Continental Drift
Nazione: USA
Anno: 2012
Genere: Animazione, Avventura, Commedia
Durata: 94''
Regia: Steve Martino, Mike Thurmeier
Sito ufficiale: www.iceagemovie.com
Sito italiano: www.leraglaciale4ilfilm.it
Social network: facebook
Cast (voci): Ray Romano, Queen Latifah, Denis Leary, Jennifer Lopez, John Leguizamo, Chris Wedge, Josh Peck, Peter Dinklage, Jennette McCurdy, Keke Palmer
Produzione: Blue Sky Studios
Distribuzione: 20th Century Fox

Orari:
Sabato
 13 ott
 21,15
Domenica 
 14 ott
17,30 - 21,15
Lunedì 
15 ott
 21,15



Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1887]

Sid e compagni colpiscono ancora. Anche il quarto episodio della fortunatissima franchise (anche in 3D) che ha spopolato in tutto il mondo, prodotta come di consueto dai Blue Sky Studios), non tradisce le attese; anzi, ad avviso di chi scrive è decisamente superiore al terzo episodio, L’alba dei dinosauri. Continenti alla deriva è infatti un film divertente, sentimentale, avventuroso in cui la famiglia e l’amicizia sono i veri trionfatori.
La storia, come sempre, prende il via da una maldestra azione dello scoiattolo Scrat (che assomiglia sempre più a Wile Coyote); alle prese con la sua amatissima ghianda, Scrat non trova di meglio che cercare di nasconderla sotto la neve. Ne consegue un disastro per tutto il mondo: il ghiaccio della calotta terrestre si spacca, il mondo emerso si divide, si formano i mari e gli Oceani: in poche parole, siamo alla deriva de i continenti. Questo fenomeno apocalittico coinvolge tutti gli animali viventi, compresi il bradipo Sid, la tigre dai denti a sciabola Diego, il mammuth Manny con la moglie Ellie e la figlia Pesca. Mentre tentano la fuga per mettersi al riparo da terremoti e maremoti, il gruppo è costretto a dividersi. Ellie, Pesca e un gruppo di amici animali rimangono sulla terraferma mentre Diego, Sid (insieme alla nonna un po’ matta, abbandonata senza scrupoli dai terribili genitori di Sid…) e Manny si ritrovano su una nave di ghiaccio, alla deriva, con un unico scopo: ricongiungersi agli amici e alla famiglia. Il film segue le peripezie degli animali che devono difendersi dalle tempeste, dai miraggi di sirene ammalianti e… dai pirati. Sì perché i naufraghi se la vedono veramente brutta quando si imbattono in un nuovo personaggio, il terribile Capitan Sbudella, uno scimmione pirata che con il suo vascello e con un manipolo di scagnozzi spaventa tutti gli animali dei mari. Ovviamente Sbudella cattura Manny e i suoi amici; ne conseguono una serie di divertenti peripezie che porteranno, come in tutte le favole che si rispettino, al lieto fine. Non solo Manny si ricongiungerà a Ellie e a Pesca, non solo Sid sarà contento di aver ritrovato la nonna ma soprattutto Diego, il duro (!) del gruppo, troverà l’amore di Shira, una bella tigre dai denti a sciabola. Insomma, come potete immaginare il divertimento non manca tanto è vero che, dopo aver visto questo film, non possiamo che prepararci al quinto episodio. Cosa si inventerà Scrat la prossima volta per conquistare la sua ghianda?
Da sottolineare poi la presenza, prime del film, del corto The Longest Daycare di David Silverman in cui la piccola Maggie Simpson viene portata dalla madre in un asilo inquietante (con un terribile bambino killer di farfalle): un breve, esilarante film con tutto l’umorismo e la genialità del mondo Simpson.

Stefano Radice





CINEFORUM

Vi ricordiamo inoltre che è ancora possibile abbonarsi al cineforum del martedì: consulta qui i film in programmazione.

26 film al costo di € 40,00 con in omaggio 5 ingressi per il weekend.

Le schede dei film del cineforum

 

Martedì 16 ottobre - 18,30 e 21,15


The Help


Trama:
Jackson, cittadina del Mississippi, primi anni '60. Finita con successo l'università a New York, Eugenia ritrova le amiche di un tempo e capisce che in quella zona è ancora molto forte il sentimento di razzismo nei confronti delle donne di colore che da sempre si sono prese cura delle famiglie e dei figli. Indignata, decide di reagire, e progetta un libro nel quale raccontare le loro storie. Vinta una iniziale diffidenza (c'è anche la paura di eventuali ritorsioni), trova la complicità dapprima di Aibileen e Minnie, poi a poco a poco anche delle altre domestiche in città. Appena pubblicato, il libro provoca scompiglio e imbarazzo in coloro che, sia pure sotto falso nome, si riconoscono e si sentono sbeffeggiate. E' l'inizio per la comunità afroamericana del cammino verso il conseguimento dei diritti civili.

Scheda:
Titolo originale:  The Help
Nazione:  U.S.A.
Anno:  2011
Genere:  Drammatico
Durata:  137'
Regia:  Tate Taylor
Sito ufficiale:  http://thehelpmovie.com
Sito italiano:  www.thehelp.it
Cast:  Emma Stone, Viola Davis, Bryce Dallas Howard, Octavia Spencer, Jessica Chastain, Ahna O'Reilly, Allison Janney, Anna Camp, Sissy Spacek, Eleanor Henry, Chris Lowell, Cicely Tyson
Produzione:  1492 Pictures, Harbinger Pictures
Distribuzione:  Walt Disney Studios Motion Pictures Italia
Data di uscita:  13 Gennaio 2012 (anteprima)
20 Gennaio 2012 (cinema)

Recensione

Bel melodramma tutto al femminile retto da interpreti bravissime sia tra le bianche (Emma Stone, Bryce Dallas Howard in un ruolo complicato, Sissy Spacek, Jessica Chastain), sia tra le nere (Viola Davis e Octavia Spencer). La forza del film non sta nello stile visivo del regista attore Tate Taylor, che riprende in modo pedissequo i colori saturi dei melodrammi degli anni '60 e dei loro rifacimenti recenti (Lontano dal Paradiso, tra gli altri). Il nucleo emotivo sta invece nella storia “forte” e nell'efficacia delle interpretazioni del cast, molto vero e molto intenso. All'origine della vicenda c'è il romanzo omonimo di Kathryn Sockett che racconta da un punto di vista esterno le vicende di ordinaria oppressione di alcune domestiche nere nell'America non più schiavista ma ancora razzista negli anni 60. Taylor, anche sceneggiatore, imbastisce una narrazione semplice, presentando personaggi ben riconoscibili ma non rinunciando a sfumature. Così, se la Watson è la voce guida del film e il punto di vista dello spettatore coincide totalmente con il suo sguardo, quando si entra nelle linde case dei bianchi o nelle bettole de neri, il discorso si fa complesso. Il razzismo latente e più spesso esibito della buona borghesia è incarnato dal personaggio odioso di Bryce Dallas Howard ma esistono le sfumature di alcuni personaggi e di un ambiente difficile e contraddittorio: le condizioni delle donne nere oppresse dai mariti in casa spesso più violenti dei bianchi; la solitudine delle donne bianche costrette dalle convenzioni sociali a un matrimonio che non sembra dare soddisfazioni e in cui gli uomini sono assenti; una solidarietà che stenta a affermarsi per timore di ritorsioni o per semplice egoismo e tornaconto personale. Inoltre – ed è l'aspetto più interessante e originale del film – la contraddizione della condizione delle domestiche nere, spesso costrette a fare da balia ai bambini delle bianche ma affezionate sinceramente a questi bimbi che vedranno crescere e maturare grazie al loro affetto. Non mancano i difetti: qualche lungaggine nella fase centrale, una regia pulita ma visivamente non molto interessante, il personaggio della Chastain sin troppo sopra le righe, la tentazione di accumulare troppo materiale (personaggi, storie collaterali) senza che si riesca a dire tutto bene, qualche concessione alla retorica. Il cuore del film, che cinematograficamente è molto debitore a Il colore viola di Steven Spielberg è però un altro: il tentativo di raccontare un universo femminile a tutto tondo a partire non da slogan stantii ma da esigenze concrete: il bagno per le domestiche che diventa il casus belli per tutta la vicenda; uno stipendio onorevole, una casa dignitosa, la possibilità di un'amicizia oltre la razza e il rango sociale, la necessità di un aiuto, l'aiuto del titolo, per una felicità possibile e inattesa.

Simone Fortunato



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