Come sta l'opposizione alla guerra? Proposta della costituzione di un gruppo parlamentare europeo per l'obiezione alle guerre - primo incontro online

0 views
Skip to first unread message

alfonso...@virgilio.it

unread,
Jun 15, 2024, 2:24:31 AMJun 15
to fermiamo-il-...@googlegroups.com, semprecont...@googlegroups.com, no-nuclear...@googlegroups.com, lista-di-li...@googlegroups.com, cercala...@googlegroups.com
Come sta l'opposizione alla guerra dopo il voto alle europee?
 
 
Alfonso Navarra, per conto  dei Disarmisti esigenti, ti sta invitando ad un incontro online su Piattaforma Zoom  - domenica 16 giugno alle ore 17:30

Join Zoom Meeting
https://us06web.zoom.us/j/9691565016?pwd=Ur4I5jgQBFKuloQbV7hUblxdiF85dx.1
Meeting ID: 969 156 5016
Passcode: ptq152
Find your local number: https://us06web.zoom.us/u/kbgemtE4ci

L'obiettivo della discussione, libera e aperta, è fare un bilancio delle prospettive dell'opposizione alla guerra dopo il voto europeo di questo giugno (8-9 giugno in Italia).
Alcuni di noi, nei Disarmisti esigenti & partners, hanno caldeggiato la strada del "partito della pace che non c'è". La lista Pace Terra Dignità non ha raggiunto il quorum del 4%. Vuol forse dire che possiamo considerare chiusa l'ipotesi?
All'Arena di Verona Papa Francesco ha benedetto lo sforzo di Padre Alex Zanotelli per un nuovo movimento pacifista organizzato. Come ci poniamo rispetto ad esso?
E' possibile che questi percorsi si incrocino per camminare dei tratti insieme?
Vi sono poi le campagne che abbiamo lanciato con l'appello "per riportare al voto e alla politica di base i delusi e gli arrabbiati".
L'appello con le proposte lo troviamo al link: https://www.petizioni24.com/listapaceterraeuropee
Su una idea intendiamo comunque lavorare: costituire al Parlamento europeo un gruppo parlamentare incentrato, per l'intanto, sull'uscita dell'Europa dalla guerra. 
Occorrono 23 deputati e, in teoria, tra M5S italiano, eletti pacifisti come Strada, Tarquinio, Salis, Lucano, con l'aiuto del Partito comunista portoghese e di altre organizzazioni della sinistra radicale in Europa, sarebbe possibile metterlo insieme. 
Noi comunque, eredi di una cultura e di una organizzazione antimilitarista nonviolenta "centenaria", continuiamo.
Se è vero che è stato scavato un baratro tra rappresentanza e popolo (più del 50% non si è recato alle urne!), e se è vero che in questa tornata europea si è addirittura allargato (complice la paura del fascismo che ha sovrastato la paura della guerra), faremo la nostra parte perché non si disperda la mobilitazione entusiasta che abbiamo visto svilupparsi in questi mesi. Magari, se si riesce a costruire un movimento organizzato degno di questo nome, potrà dare il suo frutto democratico con le elezioni politiche programmate tra tre anni...
 
 
 
________________________________________________________________

da parte di Alfonso Navarra - coordinatore dei Disarmisti esigenti. Per contatti: cell. +39 340-0736871
 
con il sostegno di prime/i firmatarie e firmatari dell'appello per una lista dei pacifici alle elezioni europee (circa 1.400 aderenti)
 
gruppo organizzativo (persone disposte a trasferirsi anche a Bruxelles per gestire eventualmente incontri e colloqui diretti: Ennio Cabiddu, Cosimo Forleo e altre/i che volessero aggiungersi)
 
OGGETTO: Proposta della costituzione al Parlamento europeo di un gruppo parlamentare per l'opposizione alle guerre
 
 
Care elette ed eletti in Italia che avete puntato, nella campagna elettorale per queste europee 2024, alla centralità delle tematiche pacifiste per l'opposizione alle guerre: incontriamoci e parliamone!
 
E' logico ora aspettarsi da voi che, conseguentemente, poniate a Strasburgo, nei dibattiti al Parlamento e nella iniziativa politica, le questioni più cruciali di questo momento storico. 
In cima a tutte, fermare la deriva verso uno scontro sempre più diretto tra Stati Uniti/NATO e Russia, sul conflitto armato ucraino che questa estate giunge ad una stretta decisiva.
Ma anche frenare la collisione tra il cosiddetto "Occidente" e la Cina e il Sud del mondo. E dare voce, senza ovviamente parteggiare per Hamas, all’indignazione per la complicità italiana e europea con il massacro che il governo Netanyahu sta commettendo a Gaza.
 
Potete, se lo volete, rappresentare un punto di riferimento per le idee, i sentimenti e la volontà di coloro che obiettano al dominio dei complessi militari-industriali-nucleari al servizio delle élites della economia finanziarizzata, oggi orientata verso l'economia di guerra, nella consapevolezza che lavorare per la pace con la Natura rappresenta la condizione per perseguire programmi di giustizia sociale e ambientale.  
 
Il risultato elettorale, a nostro parere, non ha affatto colmato il deficit di rappresentanza che affligge l'opinione pubblica contraria alla guerra nella politica, sia in Italia che in Europa.
Andiamo ora, brevemente, a ragionare proponendo argomenti proprio per suffragare questa drammatica ma - ahinoi - realistica ipotesi.
 
Molto voto è stato decisamente determinato dalla retorica di uno scontro radicalizzato e deformato centrodestra vs. centro-sinistra che ha distolto dalle questioni fondamentali su cui gli schieramenti sono indistinguibili. Benché disgustino le modalità e le simbologie nazifasciste tornate di moda e vadano contrastate, e benché esistano differenze significative ad esempio su temi valoriali rispetto ai diritti, sul tema della pace e della guerra i principali "blocchi" politici europei sono sostanzialmente allineati.
Ci sembra che la realtà sia oscurata da una rappresentazione distorta e manipolatoria da parte dei media mainstream: in realtà è proprio la logica della guerra che sta sguinzagliando l’estrema destra che, in modo preoccupante, cresce elettoralmente in Europa.
 
Fratelli d'Italia - lo annuncia Giorgia Meloni - voterà nel parlamento europeo per la bellicista e neoliberista Ursula von der Leyen che, in Europa, è espressa da una maggioranza popolari-socialisti- liberali; e, nel nostro Paese, finora è stata sostenuta anche dal PD e da Forza Italia. Probabilmente lo sarà anche nel prossimo quinquennio col voto anche dei Verdi europei che, giustificandolo con il diritto all'autodifesa dell'Ucraina dall'invasione russa, condividono di fatto il sostegno alla guerra e al riarmo in atto. Non potranno rinnovare il loro appoggio i liberali Calenda, Renzi e Bonino rimasti questa volta fuori dal parlamento europeo.
 
La lista PACE TERRA DIGNITA', programmaticamente un passo verso il "partito della pace che non c'è", con dispiacere da parte nostra, non è riuscita a raggiungere il quorum. 
Ma, al di là dei "santoriani" (chiamiamoli così per comodità), altre forze e soggetti, proprio in Italia, hanno portato dentro la competizione elettorale posizioni contro la guerra che possono considerarsi incompatibili con un pacifismo soft e burocratico di sostanziale copertura alle forze "pacifinte", quelle che fondano la pace sulla conduzione della guerra; e non - come sarebbe giusto e appropriato - sul perseguimento del dialogo e sui primi passi di disarmo.
 
Il dato politico di questa campagna elettorale è che in Italia la guerra non mette in crisi i partiti che la sostengono e anzi esce penalizzata una formazione come il M5S che, pur avendo votato inizialmente per l’invio di armi all'Ucraina, ha assunto infine una posizione per non gettare ulteriore benzina sul fuoco della guerra. Ma l'opinione pubblica, per quello che ci riferisce la stessa "stampa con l'elmetto", non ha cambiato le sue opinioni e continua a dissentire dal coinvolgimento dell'Italia nella corsa al riarmo e alle guerre.
 
Una crisi democratica profonda dei sistemi liberali e il crescente distacco delle classi popolari dalla politica è testimoniata dall'astensione altissima. Si tratta, almeno per i movimenti di base alternativi che non rinunciano a costruire un progetto di società intrinsecamente pacifica fondata sulla conversione ecologica, della principale urgenza perché proprio i soggetti più penalizzati dalle politiche neoliberiste tendono alla passivizzazione, alla spoliticizzazione e alla non partecipazione.
 
Ma noi, care elette ed eletti, ci indirizziamo a voi con lo spirito di chi ritiene che scelte intelligenti possano riuscire a cavare qualcosa di buono anche da questa deludente tornata elettorale. L'unione che, prima delle elezioni, in vista delle elezioni, avrebbe forse potuto portare ad una lista unitaria della pace capace di puntare al massimo dei consensi, forse possiamo ancora realizzarla adesso, dopo le elezioni. 
Si può mettere insieme un Gruppo parlamentare di opposizione alle guerre. Un gruppo parlamentare di obiezione alle guerre. 
Se non andiamo errati, perché al Parlamento europeo un gruppo parlamentare possa essere riconosciuto occorrono almeno 23 deputati eletti in almeno un quarto degli stati, che possono afferire a diversi partiti politici.
Quindi voi, elette ed eletti del Movimento Cinque Stelle (in numero di otto: Gaetano Pedullà, Sabrina Pignedoli, Carolina Morace, Pasquale Tridico, Valentina Palmisano, Mario Furore, Giuseppe Antoci, Gianluca Ferrara), voi di Alleanza Verdi Sinistra (in numero di sei Ilaria Salis, Mimmo Lucano, Ignazio Marino, Francesco Borrelli*, Leoluca Orlando*, Benedetta Scuderi*,Cristina Guarda*), voi candidati pacifisti del PD (Brando Benifei, Cecilia Strada, Marco Tarquinio) che pensate al superamento della NATO; voi diciassette potete essere il motore porta a questo raggruppamento che potrebbe veramente dare uno scossone a un quadro politico stagnante e produrre frutti importanti, magari non da subito, ma in periodi non biblici.
Per i sei eurodeputati da aggiungere (17+6=23) dagli altri Stati potete rivolgervi al Gruppo LEFT, specialmente a quei partiti, come il Partito comunista portoghese, che non hanno votato per gli aiuti militari all'Ucraina.  
 
Per quanto riguarda i contenuti, ci permettiamo di sottolineare e ripresentare quanto avevamo già proposto nel documento citato, rinvenibile al link: 
 

L’Unione Europea per la quale ci battiamo deve (e si tratta di obiettivi che hanno una loro plausibilità e fattibilità):

1) Denuclearizzare sia in campo militare, sia in campo civile

2) Convertire le spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici) e per la conversione ecologica: dire no alla guerra e sì alla pace significa considerare anche la guerra sociale ai beni comuni e l'utilizzo delle armi finanziarie come il debito.

3) Predisporre un modello di difesa che, nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, attui il transarmo progressivo verso la resistenza nonviolenta quale capacità di opporsi all’ingiustizia con mezzi costruttivi, basati sulla for

L'iniziativa da mettere in campo dobbiamo rivolgerla non, in modo limitato, alla "tribù pacifista" ma, in modo più ampio, ai “pacifici”, ad uno spontaneo atteggiamento e sentimento della maggioranza popolare, in Italiaza dell’unione popolare.

Alcune campagne dei movimenti di base vanno sostenute da una sponda istituzionale più salda, sicura, convinta:

1- La proibizione delle armi nucleari che va messa in rapporto con il No First Use.

2- L'opposizione al ritorno del nucleare civile.

3- Object War per il diritto internazionale al non partecipare direttamente ai combattimenti armati.

4- L’obiezione di coscienza nelle sue varie forme e modalità: oltre a quella al servizio militare, le obiezioni alle spese militari, alle banche armate, alle produzioni e ai traffici bellici.

5- Il contrasto alla militarizzazione della scuola, dell’università, della ricerca scientifica. legittimato da una Costituzione esplicitamente e marcatamente pacifista. Deve servire a riconquistare alla politica di base settori che si sono relegati, per disperazione e per rabbia, nell’astensionismo.

Questa crisi di partecipazione ha un motore da non sottovalutare anche nel disprezzo dimostrato da tutto il quadro politico istituzionale verso il ripudio della guerra provato dal sentire popolare maggioritario. Gli stessi “media con l’elmetto” continuano a riferire di cinque punti in cui sia il governo che l’opposizione contraddicono la volontà popolare: 1) no aiuti militari ai belligeranti, incluso il governo ucraino (la popolazione va sostenuta in tutti gli altri modi possibili); 2) no aumento delle spese militari e della militarizzazione; 3) no sanzioni economiche distruttive e autodistruttive; 4) cessate il fuoco immediato senza condizioni e avvio di trattative per la sicurezza globale; 5) rispetto dei referendum sui beni comuni per l’acqua pubblica e contro l’energia nucleare da fissione.

L’Arcobaleno deve spuntare per dare una rappresentanza coerente al no alla guerra. Dipende da tutte/i noi far emergere la pacifica e spontanea volontà popolare senza il quale non sono credibili neanche i percorsi per il clima e la giustizia sociale. Sottolineando lo spirito dell’aggiunta nonviolenta: non dobbiamo considerare i concorrenti elettorali come un nemico, tanto più se, anche grazie alla nostra sollecitazione, si pongono in qualche modo il tema del disarmo e della fine della guerra con una soluzione diplomatica.

L’alternativa al sistema di guerra deve concretizzarsi in un impegno per la quale la società strutturalmente pacifica, contro la decrescita infelice provocata dal conflitto bellico, si fa pane quotidiano, coinvolgendo gli operatori economici in politiche e pratiche per una economia della solidarietà contro la logica del neoliberismo e del profitto illimitato. Proviamo a partire dal settore agricolo, che rappresenta una quota consistente del bilancio complessivo dell’UE.

Dobbiamo distinguere le logiche di organo comunicativo, movimento politico organizzato e lista, cercando di armonizzarle, ma sapendo gestire bene lo specifico di ciascuna.

Quando Alexander Langer diceva: “Più lento, più dolce, più profondo” è perché nel modo di fare politica intendeva adottare la differenza femminile, nel praticare “atteggiamenti più includenti, più comprensivi, più capaci di dialogo, più capaci di creare delle convergenze, delle condivisioni anche su fronti diversi ma per comuni obiettivi, per comuni ideali, per comuni necessità da soddisfare”.

La comunità politica che si va a creare deve realizzare quella libertà di potere fare insieme le cose, la libertà come partecipazione, la libertà “eguale” come fondamento della democrazia di cui parla anche la Costituzione italiana. Citiamo Nelson Mandela: «Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri».

 
Reply all
Reply to author
Forward
0 new messages