Dobbiamo subito chiarire un punto fondamentale, perché con Gramsci, interessati - da antimilitaristi nonviolenti - a rivoluzionare la società, siamo convinti che la verità sia rivoluzionaria: i bombardamenti di Israele e USA non stanno affatto ripetendo - come ritiene certo estremismo pacifista ingenuo - il copione di Iraq 2003, quando vi fu l'intervento militare americano con il pretesto di armi chimiche che Saddam Hussein effettivamente non possedeva.
Netanyahu, il premier di Israele obbligato alla guerra anche per problemi personali, sicuramente mente quando afferma che l'Iran può farsi la Bomba praticamente domani. Ma allo stesso modo mentono gli ayatollah italiani quando giurano che i loro piani hanno solo implicazioni energetiche. Per il semplice motivo che il nucleare è una tecnologia della potenza intrinsecamente dual use.
E' Il punto cruciale da comprendere questa doppia faccia della tecnologia nucleare. A differenza di altre forme di produzione energetica, i processi e i materiali necessari per generare energia nucleare a scopi pacifici sono gli stessi, o molto simili, a quelli richiesti per lo sviluppo di armi nucleari.
Ecco perché:
Applichiamo ora questa tesi al contesto menzionato:
In sostanza, entrambe le parti, pur con intenzioni e scopi divergenti, si muovono in un campo in cui la tecnologia stessa permette interpretazioni e preoccupazioni diverse. La complessità non risiede nel determinare se una parte sia "completamente onesta" e l'altra "completamente disonesta", ma nel riconoscere la realtà intrinseca della tecnologia nucleare che rende possibile sia l'uso pacifico che quello militare.
Questa dualità è la ragione principale per cui il programma nucleare iraniano è oggetto di così tanta sorveglianza internazionale e negoziazioni complesse (come l'accordo sul nucleare JCPOA, sebbene ora in discussione). La comunità internazionale cerca di limitare la capacità dell'Iran di acquisire i materiali o le competenze per sviluppare armi nucleari, pur riconoscendo il suo diritto all'uso pacifico dell'energia atomica.
Ecco la verità fondamentale: il nucleare è una "tecnologia della potenza" intrinsecamente dual-use. Questo dato di fatto rende estremamente difficile distinguere nettamente tra un programma nucleare "pacifico" e uno con intenzioni "belliche", in quanto le capacità acquisite per l'uno possono essere rapidamente convertite per l'altro. Questo crea un ambiente di sfiducia e preoccupazione costante nelle relazioni internazionali, specialmente in regioni già tese come il Medio Oriente.
Tutto quanto sopra chiarito va accompagnato alla condanna dei raid di Trump e Netanyahu contro l'Iran, "criminali" in quanto violano il diritto internazionale.
Le escalation belliche sono sempre un azzardo perché è facile iniziare le guerre, il difficile è porvi fine.
Sono a rischio la vita di tante persone, l'ambiente che può restare contaminato da diverse Chernobyl, le possibilità di convivenza pacifica in un'area geopolitica molto tormentata, gli assetti dell'economia globale che vanno modificati, non terremotati.
Quindi è giusto mobilitarsi per chiedere ai governi di fare tacere le armi e al governo italiano di non farsi coinvolgere anche solo di striscio in avventure belliche...
Seguiamo un ragionamento sviluppato dal giurista Domenico Gallo su IL FATTO QUOTIDIANO del 24 giugno 2025 (oggi).
"Il progetto di ordine internazionale, preannunciato dalla Carta Atlantica (14 agosto 1941), partorito con la Carta delle Nazioni Unite (26 giugno 1945) e fondato sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948), non si è mai completamente realizzato e adesso sta attraversando una crisi profonda che mette in dubbio persino l’esistenza giuridica dei suoi assiomi principali. L’ordine internazionale prefigurato dalla Carta Onu raccoglieva la sfida del perseguimento di una pace stabile e universale fra le nazioni da realizzarsi attraverso il diritto. (...)
La novità principale del nuovo diritto internazionale post-bellico consisteva nella messa al bando della guerra, proclamata categoricamente dall’art. 2, comma 4, della Carta di San Francisco: “I membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite”.
La Carta Onu non ha messo la guerra fuori dalla Storia (non avrebbe potuto), ma l’ha messa fuori dal diritto, espungendo dalle prerogative della sovranità lo ius ad bellum, o quanto meno degradandolo. Su questa scia è intervenuta la Costituzione italiana che, con gli artt. 10 e 11, ha messo la guerra fuori dall’ordinamento. Si è trattato di un’innovazione che ha cambiato la natura del diritto realizzando la fusione fra la tecnica giuridica e un’istanza etica di valore universale.
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ha completato questo processo attraverso l’inserimento nel diritto internazionale di una tavola di valori che mette al centro la dignità di ogni essere umano, in questo modo ponendo le basi del diritto internazionale dei diritti umani. Questa è stata la vera lezione positiva che l’umanità ha tratto uscendo dalla notte della Seconda guerra mondiale, il patrimonio morale che l’Occidente ha costruito per l’umanità intera.
Oggi dobbiamo constatare che questo patrimonio morale è stato completamente dilapidato proprio da quei paesi che rivendicano i “valori” dell’Occidente. Con esso è stata demolita l’idea stessa posta a fondamento dell’ordinamento nato sulle ceneri della Seconda guerra mondiale, cioè che il diritto debba regolare le relazioni internazionali per assicurare la convivenza pacifica fra le nazioni".
Ecco su cosa dobbiamo fondare la nostra opposizione all'interventismo militare: non sullo schierarsi dalla parte degli "onesti" ayatollah contro il "bugiardo" Netanyahu (dobbiamo fare la gara al più pulito che ci ha la rogna?) ma per la difesa di un mondo in cui la forza del diritto sia prevalente rispetto al diritto della forza armata!