Le guerre: più facile prevenirle che fermarle

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Jun 22, 2025, 2:44:03 PMJun 22
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https://disarmistiobiettori.webnode.it/stop-rearm-europe/

Stop Rearm Europe

Resoconti e commenti sulle due manifestazioni a Roma per il 21 giugno QUI i testi completi degli articoli

Si ricorda l'incontro online convocato, nell'ambito di STOP REARM EUROPE, per il 27 giugno dalle ore 17:00 alle ore 20:00. 

SI partecipa al seguente link:

https://us06web.zoom.us/j/88436423243?pwd=xQj2ANitRlkZTSRn9vDgbqxV4fMQQV.1

Le guerre: più facile prevenirle che fermarle

Partiamo dalla consapevolezza che gazawi martellati e martoriati possiamo diventarlo anche noi tra breve.  Nel senso che, nel gorgo che si sta formando, possono prima o poi caderci in senso letterale le bombe sulla testa. Il problema allora diventa: dobbiamo muoverci bene da subito per evitare questa fine. E - secondo voi - questa necessità di organizzarsi per sopravvivere ci avvicina o ci allontana dalla solidarietà con i più di gran lunga disgraziati - al momento- abitanti della Striscia?

Sì - vi chiederete - ma come li si ferma questi guerrafondai,  porca miseria? Come si ferma la corsa alla guerra?

Diceva Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza laico che quando le guerre partono pretendere di fermarle è come sforzarsi di arrestare il vento con un retino acchiappafarfalle. Come possiamo organizzare con il senno del prima condizioni di sopravvivenza collettiva migliori?

Anche se dovessimo focalizzarci solo sulle ristrettezze della economia di guerra?

Proviamo a chiederlo a META e vediamo cosa ci risponde.

Ecco alcune strategie che possono essere adattate per prevenire un precipizio bellico. Ecco come:

1. Diplomazia preventiva: incoraggiare il dialogo e la negoziazione tra le parti in conflitto per trovare soluzioni pacifiche.

2. Cooperazione internazionale: lavorare con organizzazioni internazionali e governi per condividere risorse e conoscenze e coordinare gli sforzi per prevenire il conflitto.

3. Sostegno alle iniziative di pace: rafforzare le capacità delle comunità locali di promuovere la pace e la riconciliazione.

4. Gestione delle crisi: identificare le aree di tensione e sviluppare piani di emergenza per rispondere alle crisi.

5. Educazione e consapevolezza: promuovere l'educazione e la consapevolezza sulla importanza della pace e della cooperazione internazionale.

Metterci insieme per prevenire il conflitto:

1. Costruire relazioni: costruire relazioni solide tra le nazioni e le comunità per promuovere la comprensione e la cooperazione.

2. Promuovere il dialogo: incoraggiare il dialogo e la negoziazione tra le parti in conflitto per trovare soluzioni pacifiche.

3. Sviluppare la cultura della pace: promuovere la cultura della pace e della non violenza attraverso l'educazione e la consapevolezza.

4. Supportare le organizzazioni pacifiste: sostenere le organizzazioni pacifiste e le iniziative di pace per promuovere la risoluzione pacifica dei conflitti.

Lavorando insieme e utilizzando queste strategie, possiamo cercare di prevenire un precipizio bellico e promuovere la pace e la stabilità internazionale.

Nel nostro comunicato, sopra riportato, abbiamo avanzato una proposta relativa alla domanda: se, ipotesi fantastica, dovessimo indire e condurre noi un corteo in Italia di migliaia, decine di migliaia di persone, con che contenuti proveremmo a caratterizzarlo?

  • Una risposta potremmo darla. Avremmo sostanzialmente da aggiornare il nostro appello "per un partito della pace", lanciato nell'estate 2023, proponendo una manifestazione che sia orientata sotto i palazzi del Potere, predisposta a trasformarsi in una "acampada" permanente.
  • Questa iniziativa andrebbe vista più come inizio che come conclusione, come l'avvio di un percorso dentro una prospettiva più ampia di rappresentanza e di rivoluzione nonviolenta.

Domanda finale: il nostro disgusto per i guerrafondai è giusto che sia a senso unico, deve riguardare solo Israele e gli USA, "pericoli unici per l'Umanità"?

Forse è più saggio e aderente alla verità provare disgusto verso tutti i sistemi militaristi, nessuno escluso, e quindi esprimerlo - questo disgusto - attraverso dichiarazioni di obiezione alla guerra e alla preparazione bellica. 

Noi abbiamo predisposto un testo sul quale chiediamo adesioni per questo rifiuto di coscienza, sia politica che etica, e sul sito in cui è pubblicato riportiamo varie iniziative e varie opzioni per manifestarlo anche come impegno per la difesa nonviolenta.

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