STUDI • LOREDANA PENNATI
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Storia di Maria Maddalena
TRATTO DA DIVA E DONNA N.21, DIRETTO DA SILVANA GIACOBINI - CAIRO
EDITORE, PP.62-66 • 30 MAGGIO 2006
Meretrice pentita e redenta, seguace di Gesù e poi Santa secondo la
tradizione cristiana e recentemente, secondo le controverse teorie di
Dan Brown che tanto clamore hanno provocato in ambito cristiano e tra
le gerarchie ecclesiastiche, sposa di Cristo col quale avrebbe
generato una figlia (Sarah) di Sang Real - sangue reale in lingua
francese, vero significato di "Sacro Graal" - e infine capostipite
della stirpe dei Merovingi: chi era in realtà Maria Maddalena?
I Vangeli ne parlano in maniera sfuggente. Purtroppo una buona dose di
confusione su di lei e sul suo vero ruolo pare sia stata introdotta
non dalla Chiesa delle origini ma bensì più tardi, quando, intorno al
590 d.C., Papa Gregorio Magno dichiarò: "Crediamo che questa donna che
Luca chiama peccatrice e che Giovanni chiama Maria, sia quella Maria
dalla quale - afferma Marco - furono cacciati sette demoni". Si
trattava di un'ipotesi personale, non di una certezza, la quale
offriva alla Chiesa una forte motivazione per esaltare il gesto di una
donna che, resasi conto del proprio peccato, ottenne dal
misericordioso figlio di Dio il perdono.
Quanto contenuto nei Vangeli rinvenuti nel I secolo e narrato
separatamente da Luca, Marco, Matteo e Giovanni, menziona la Maddalena
come pia seguace di Gesù, dal quale era stata liberata da sette
demoni; la ripropone sul Calvario e alla sepoltura, testimone della
sparizione del corpo fisico di Gesù e privilegiata dall'incontro del
Risorto, il quale le affida il compito dell'annuncio del Suo ritorno
ai discepoli. Gli evangelisti la citano come facente parte del gruppo
di donne che seguiva il Maestro; ma i ruoli che le sono stati
attribuiti dalla tradizione successiva sarebbero in realtà
riconducibili a due o tre donne diverse, in un'epoca e in un contesto
geografico nel quale molte donne portavano il nome di Maria (come la
stessa madre di Gesù) e venivano distinte tramite la menzione della
provenienza o della parentela. Nel suo caso si tratta di Maria della
città di Magdala. A posteriori sbrigativamente identificata con una
meretrice probabilmente anche a causa del fatto che era stata liberata
da sette demoni, non sarebbe nemmeno stata protagonista dei due
episodi evangelici di unzione dei piedi del Signore: il primo compiuto
dalla vera meretrice, che ottiene la remissione dei peccati bagnandoli
con le proprie lacrime, ungendoli di olio profumato e poi asciugandoli
coi lunghi capelli; il secondo invece compiuto da Maria di Betania,
sorella di Marta e di Lazzaro.
Dopo aver recato l'annuncio "Ho visto il Signore", Maria di Magdala
svanisce dal quarto Vangelo e dal Nuovo Testamento.
Secondo gli studiosi non vi fu mai, nei primi secoli, l'intenzione di
screditare la figura della Maddalena e della sua santità; anche la
tardiva ipotesi di accostamento alla meretrice compiuta da Papa
Gregorio Magno serviva più che altro ad esaltare lo stato di grazia
derivato dal pentimento che le consentì il privilegio di essere la
prima testimone alla Resurrezione.
Si deve all'insigne umanista e filosofo francese Jacques Lefèvres
d'Étaples (meglio conosciuto come Faber Stapulensis, circa 1450-1536),
uomo dal temperamento profondamente religioso, il primo organico
tentativo di rimettere in discussione il problema dell'identità di
Maddalena, di Maria di Betania e della peccatrice come figure
distinte, innescando la polemica tra studiosi nota come "questione
delle tre Marie".
La "leggenda" dello sbarco nella Francia meridionale della Maddalena e
di altre due Marie, episodio che avrebbe dato il nome al piccolo
villaggio provenzale Les Saintes Maries de la Mer, cominciò invece a
circolare nel IX secolo. Per motivi più prosaici che spirituali, i
benedettini dell'Abbazia di Vézelay in Borgona iniziarono ad asserire
di custodire il corpo della Santa, allo scopo di ravvivarne il culto e
di promuovere così i pellegrinaggi. Nel 1265-67 i monaci nella
basilica ormai ribattezzata col nome della Santa organizzarono
l'ostensione e la traslazione dei presunti resti della Maddalena,
facendo fiorire tutta una letteratura agiografica relativa alla
Maddalena e al lancio del suo culto religioso in Francia e in Italia.
Ma di lei come sposa di Gesù nessun accenno venne mai fatto se non
dalla fine dell'ottocento.
Approfittando della recentissima uscita del volume curato da Mariano
Tomatis Dietro il Codice Da Vinci - Antologia critica nella collana "I
quaderni del Cicap" n.7, abbiamo intervistato Andrea Nicolotti, il
quale nel libro ha trattato la figura della Maddalena in maniera
esaustiva. Andrea Nicolotti, laureato in letteratura cristiana antica
e dottore di ricerca in storia, è anche curatore del sito
www.christianismus.it.
Professor Nicolotti, oltre ai vari svarioni storici compiuti da Dan
Brown, pare che, come da lei indicato, il rapporto tra Gesù e la
Maddalena ricavato dal Vangelo di Filippo sia in realtà poco
conciliabile con la sua autentica dottrina.
"La lettura di qualche isolato passo, estrapolato dal contesto, non
permette al lettore di farsi un'idea adeguata delle caratteristiche di
quel testo. Si tratta di un'antologia di passi tratti da sermoni,
catechesi, o scritti dei seguaci di Valentino, uno gnostico nato in
Egitto attorno all'anno 100 d.C. Una prima stesura del testo avvenne
probabilmente in Siria, tra il II ed il III secolo, in greco; ma del
Vangelo di Filippo ci rimane solo una traduzione in copto che risale
al IV secolo. Lo gnosticismo di Valentino si caratterizzava tra
l'altro per un infinito disprezzo del mondo creato, elemento che
generalmente si esplicitava in un'assoluta condanna della fisicità e
nel rifiuto della riproduzione e della sessualità, intesa come
impurità. Il Gesù del Vangelo di Filippo non è un Gesù più "umano" di
quello dei quattro Vangeli della tradizione, come Brown sembra
ritenere: è invece un uomo apparente, un essere fondamentalmente
spirituale. Non è certamente una figura che desideri sposarsi e dare
origine ad una discendenza di carne "
La frase riferita alla Maddalena "Cristo l'amava più di tutti gli
altri discepoli e soleva baciarla spesso sulla bocca", contenuta in
quelli che Teabing - il personaggio che nel romanzo impersona lo
storico che conosce tutti i retroscena del sacro Graal e delle sue
origini - designa come "Rotoli di Nag Hammadi" (in realtà codici in
pelle a forma di libro, non papiri arrotolati), ritrovati intorno al
1945 - non sarebbe leggibile, così come non si parlerebbe mai di una
"moglie" di Gesù.
"La pagina del manoscritto in cui si dice che Gesù baciava la
Maddalena è in parte illeggibile; secondo alcuni studiosi avrebbe
potuto esserci scritto "baciare sulla bocca", secondo altri
qualcos'altro ("sulla guancia" o "sulla fronte", ad esempio). In ogni
caso, il bacio sulla bocca in quel contesto culturale non era un segno
di amore carnale, ma un bacio rituale e spirituale che gli Gnostici si
scambiavano tra loro. È per questo che in altri testi affini Gesù e la
Maddalena baciano gli altri apostoli, indifferentemente. Secondo
l'autore del romanzo, poi, il fatto che la Maddalena sia detta
"compagna" di Gesù significa, "come ogni esperto di aramaico potrà
spiegare", che ne era la moglie. Ma Brown non sa che l'aramaico
c'entra col copto ed il greco come l'italiano col cinese, e che il
termine koinonos va preferibilmente tradotto "compagna, amica, socia,
compartecipe". Per indicare la moglie, il Vangelo di Filippo usa una
parola diversa (shime)".
La tesi secondo cui Sacro Graal sarebbe in realtà il Sang Real, nel
libro viene rafforzata dall'ipotesi che la stirpe reale avrebbe
un'origine non solo paterna - cioè Gesù Cristo della stirpe di Davide
discendente di Salomone, re dei giudei - ma anche materna, in quanto
Maria Maddalena proveniva dalla Casa di Beniamino. Cosa può dirci in
proposito?
"La provenienza dalla Casa di Beniamino è completamente inventata, e
non compare in nessuna fonte antica, né canonica né apocrifa"
Un'ultima domanda: la Maddalena non sarebbe mai giunta in Provenza, e
la tradizione più antica la collocherebbe in tutt'altri luoghi, negli
ultimi anni della sua vita.
"Prima del secolo X non vi è traccia alcuna di qualche luogo di culto
in occidente dedicato alla Maddalena. La tradizione più antica
riteneva che il corpo della santa fosse stato conservato prima a
Efeso, poi a Costantinopoli; proprio a Efeso, si credeva, la Maddalena
aveva terminato la sua esistenza terrena, vivendo accanto a Maria e a
Giovanni.
Per quanto riguarda le successive leggende nate sulla figura della
Maddalena chiediamo lumi a Mario Arturo Iannaccone, studioso di Nuovi
Movimenti Religiosi e mitologie moderne, autore di numerosi testi tra
i quali la partecipazione al già citato quaderno del Cicap.
Dottor Iannaccone, lei sta lavorando ad un libro dedicato alla figura
moderna di Maria Maddalena. Conterrà qualcosa di utile per comprendere
il successo del Codice da Vinci?
"Ne sono certo. Ho studiato il femminismo neopagano, detto anche
"spiritualità della dea", di cui il Codice è una specie di manifesto e
la Maddalena una specie di figura-chiave. Il libro s'intitolerà Maria
Maddalena e la dea dell'ombra e uscirà a breve".
Quando nasce questa idea della Maddalena sposa di Gesù?
"In pratica, nasce nella "controcultura" parigina di fine Ottocento
formata da artisti contestatori, spesso impegnati nell'occultismo, che
volevano scuotere le convenzioni. Per esempio, nel 1888 fu
rappresentata a Parigi l'opera L'amante du Christ scritta da Darzens e
l'amante era naturalmente la Maddalena".
Perché la Maddalena?
"E' una figura chiave. La più vicina a Gesù. Dunque, "aggiustare" lo
status della Maddalena significava, per riflesso, "aggiustare" anche
la figura di Gesù. Nel 1896 fu pubblicato il Vangelo di Maria
(Maddalena), un apocrifo importante che rafforzò il femminismo. Nei
quadri, nei romanzi, la Maddalena divenne una femme fatale. Lawrence,
autore de L'amante di Lady Chatterley, scrisse un racconto sulla
Maddalena e Gesù intitolato Il risorto, pieno di doppi sensi."
Brown paragona la coppa del Graal al grembo della Maddalena. Possibile
che questo paragone non sia mai affiorato prima?
"No, è idea moderna con una precisa origine Fu elaborata dalla più
celebre società magica dei primi del Novecento, l'Alba Dorata, che
aveva sedi a Parigi e Londra. Ben frequentata, molto chic, le sue
dottrine s'ispiravano alla gnosi. Sosteneva che ogni aspetto maschile
andava bilanciato con uno femminile, il "femminino sacro". Gli adepti
inventarono meditazioni collegando la femminità al Graal dove appare
un'Iside che dice "Io sono la coppa del Graal, io porto il sangue
regale"."
E gli studiosi del cristianesimo antico, i biblisti, che ruolo hanno
avuto?
"Sono arrivati molto dopo. L'interesse è montato quando è iniziata la
caccia all'apocrifo più clamoroso, una caccia che ha costruito
carriere importanti. Arrivò il Sessantotto, i Jesus Freaks, Jesus
Christ Superstar. E nel 1970 due libri: Gesù era sposato? di Phipps,
che coinvolgeva la Maddalena. E Il mortale segreto dei templari
dell'occultista Ambelain per il quale la sposa di Gesù non era la
Maddalena ma Salomé. E il matrimonio era conosciuto dai Templari.
Ovviamente. Ambelain e Phipps ispirarono 25 anni fa Il Santo Graal di
Baigent e soci…
…gli ispiratori di Brown. Che conclusione possiamo trarre
dell'immagine della Maddalena presentata nel Codice?
"La presunta Maddalena dell'Ultima Cena è in realtà Giovanni. Lei
guardi il Giovanni della Deposizione di Raffaello: sembra una donna..
Direi che bisogna guardare al Codice non come ad un libro di
"rivelazioni" ma come ad un fenomeno di costume. C'è però un punto che
non è ancora stato notato: l'ossessione per una figura "che è uomo ma
potrebbe essere donna" riflette l'interesse per l'androgino che è
tipico della "spiritualità della dea". E non è un caso: il Codice
infatti è un libro di propaganda della "spiritualità della dea".
© 2011 Mariano Tomatis Antoniono
http://www.renneslechateau.it/rennes-le-chateau.php?sezione=studi&id=art_pennati