Gesù era sposato oppure no?

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CENTRO ANTI-BLASFEMIA

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Aug 18, 2011, 10:10:23 PM8/18/11
to CENTRO CONTRO LE ERESIE SUL SANTO GRAAL
BIBBIA: LE DOMANDE SCOMODE



a cura di Mons. Gianfranco Ravasi

Gesù era sposato oppure no?

Un recente successo editoriale ripropone la vexata quaestio del
celibato volontario di Gesù. Il polpettone romanzesco Il codice da
Vinci dell’americano Dan Brown è stato scambiato da molti come frutto
di documentate ricerche storiografiche e non, come effettivamente è,
una sequenza di libere fantasie. Una delle spezie da lui usate è stata
anche quella di riproporre un eventuale amore segreto di Gesù per
Maria Maddalena. Vorremmo affrontare la questione da una visuale più
seria, pur se il tema non riceve una giustificazione sufficiente di
trattazione all’interno della documentazione evangelica. Intendiamo
riferirci a un ipotetico matrimonio di Gesù sostenuto da qualche
studioso, tenendo conto del contesto sociale e culturale in cui
operava Cristo: nell’antico Israele quello matrimoniale era, infatti,
lo stato civile normale e il celibato era considerato abnorme e
stravagante. All’argomento si è dedicato con insistenza una trentina
d’anni fa uno studioso americano, William E. Phipps, con l’opera Was
Jesus Married? The Distortion of Sexuality in the Christian Tradition,
edito da Harper & Row 1970, New York (lo stesso autore ha ripreso il
tema in un secondo volume, The Sexuality of Jesus, pubblicato dal
medesimo editore nel 1973). Dirò anche che normalmente il cosiddetto
argomento ex silentio, che è appunto scelto da Phipps (il silenzio dei
vangeli sul "matrimonio" di Gesù sarebbe una conferma della sua
"normalità"), è dagli storici adottato a livello generale con ritrosia
ed esitazione. Vorrei far osservare che l’argomentazione potrebbe
essere persino un boomerang per chi la usa troppo apoditticamente,
come fa lo studioso americano. Il Nuovo Testamento è ben lungi
dall’essere silenzioso sui legami familiari di Gesù. Tutti i vangeli
ma anche gli Atti degli Apostoli e persino Paolo (allusivamente)
parlano della madre Maria, di un padre legale di nome Giuseppe, di
quattro "fratelli" (lasciamo stare il grado di parentela sotteso al
vocabolo) dei quali vengono elencati i nomi (Giacomo, Ioses, Giuda e
Simone) e delle "sorelle" non nominate, per non parlare della parente
di Maria, Elisabetta, e del relativo marito Zaccaria col figlio
Giovanni. C’è poi un’altra lista di donne che accompagnano Cristo nel
ministero pubblico, con qualche traccia parentale ulteriore (Mt 27,55;
Mc 15,40; Lc 8,2-3). Data questa sorprendente loquacità del Nuovo
Testamento – confermata da altri autori immediatamente posteriori come
lo scrittore giudeo-cristiano Egesippo del II secolo che introduce
anche uno zio di Gesù di nome Cleopa e un cugino, Simone – il silenzio
sulla moglie di Gesù ha un valore storico antitetico rispetto a quello
ipotizzato da Phipps: i vangeli non parlano mai di sua moglie per il
semplice fatto che non esisteva. Ma andiamo al cuore dell’argomento di
Phipps che, tra l’altro, nel suo libro si lascia tentare anche dalla
fantasia, riproponendo il solito luogo comune, evocato pure da Brown,
di Maria Maddalena sposata a Gesù prima dei vent’anni (sic!). È vero
che nel giudaismo lo stato coniugale era la norma, soprattutto per i
maestri, e quindi Gesù da buon ebreo avrebbe dovuto osservarla. Ma, a
parte il fatto che Cristo non fu così tanto "buon ebreo" osservante
(il processo finale del Sinedrio dirà pure qualcosa, come le frequenti
contestazioni opposte a lui dall’autorità religiosa giudaica), bisogna
notare che anche per l’ebraismo di quel periodo la norma non fu così
costante e uniforme. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio, il filosofo
ebreo della Diaspora Filone e lo storico latino Plinio il Vecchio
concordano nel presentarci gli Esseni, cioè la comunità giudaica che
aveva una delle sedi anche a Qumran (luogo del ritrovamento dei
celebri manoscritti), come celibi. Con motivazioni differenti da
quelle che sosterranno il celibato secondo la visione di Gesù, anche
il profeta Geremia era stato celibe ed è quasi certo che lo fosse il
Battista, che forse aveva avuto qualche contatto, sia pure generico,
con gli Esseni. Anzi, con argomentazioni simbolico-rituali, il
giudaismo giungerà al punto di presentare come celibe persino Mosè al
Sinai. Ma nello stesso ceto dei maestri rabbinici del I secolo si
segnala il caso di Simeon ben Azzai, che rimase celibe perché –
affermava – «la mia anima è innamorata della Torah e il mondo può
essere portato avanti da altri». C’è poi il caso del celibato
"vocazionale" di personalità religiose pagane del tempo, come lo
stoico Epitteto e il mistico pitagorico Apollonio di Tiana. Per capire
la scelta celibataria di Cristo – che risulta, quindi, storicamente
parlando, il dato più sicuro – c’è una frase che egli pronunzia in un
dibattito sul divorzio e che meriterebbe una lunga analisi. In Mt
19,12 dice: «Vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre
e vi sono eunuchi che sono stati resi tali dagli uomini e vi sono
eunuchi che si sono resi tali a causa del regno dei cieli». La frase è
molto forte, ma illustra nitidamente la finalità di dedizione assoluta
che Cristo attribuiva a una scelta che non era stata quindi non
meramente anagrafica.



Gianfranco Ravasi

Da 'Vita Pastorale' Aprile 2005

http://digilander.libero.it/davide.arpe/Gesu%20non%20era%20sposato.htm



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