articolo di mercoledì 28 luglio 2010
Le super star di Jesus Christ superstar
di Paolo Scotti
Mario Venuti, Max Gazzè, Matteo Becucci e Simona Bencini: per
celebrare il quarantesimo anniversario del colossal di Broadway arriva
una nuova versione italiana. Che scommette sulle voci e sull’azione
scenica
Roma - «Con un fisico così che altro avrei potuto fare, se non il
cattivo tutto d’un pezzo?». E ride, agitando il mantellone rosso
porpora, sopra la corazza dai pettorali scolpiti. Ma non è solo grazie
alla rocciosa muscolatura, che Mario Venuti appare un credibile
Pilato. È soprattutto il suggestivo colore «soul» della sua ugola, a
renderlo assai intrigante nei panni del procuratore romano che
condannò Cristo alla croce. E che -assieme ad un insolito cast di
colleghi «alternativi»- arricchirà l’edizione celebrativa di Jesus
Christ Superstar: quella che -sotto la direzione di Massimo Romeo
Piparo- dall’estate fino all’inverno prossimo girerà l’Italia per
ricordare il quarantesimo anniversario del celebre musical firmato
Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. Nonchè il quindicesimo della sua
applauditissima versione italiana. «È la produzione nostrana in lingua
inglese che vanta più record di tutte -enumera soddisfatto Piparo-
Undici anni consecutivi di repliche; più d’un milione di spettatori;
più di cento artisti alternatisi nel cast. E proprio per celebrarla ne
abbiamo approntato un’edizione speciale, con -accanto al “veterano”
Paride Acacia, nei panni di Gesù- interpreti del calibro di Mario
Venuti (Pilato), Max Gazzè (Erode), il vincitore di X-Factor Matteo
Becucci (Giuda) e la solista dei Dirotta su Cuba Simona Bencini (la
Maddalena)». Ma non c’è dubbio che, al di là della felice idea di
affidare il trascinante rock anni 70 di Webber ad interpreti
inconsueti, la novità del nuovo cast sia soprattutto lui. L’ex
cantante dei Denovo, singolare band anni ’80, nel frattempo giunto a
un’apprezzatissima carriera da solista. E stavolta al (quasi) debutto
in uno spettacolo teatrale.
«A dire il vero, il mio primo musical fu lo sfortunato Datemi tre
caravelle, con Alessandro Preziosi, smontato dopo poche repliche -
precisa il cantante- E poi avevo già cantato nei Persiani di Eschilo,
per la regia di Martone e le musiche di Battiato. Ma questo è il mio
primo musical “classico”». L’idea di strapparlo all’allure un po’
appartata dei suoi concerti, per catapultarlo in una mega-produzione
stile Broadway (che dopo il debutto il 31 luglio a Tindari
raggiungerà, fra gli altri, il Sistina di Roma in ottobre, e lo
Smeraldo di Milano in novembre) è stata dello stesso Piparo. «Lui ha
capito subito che col mio fisico e la mia voce sarei risultato
intrigante nei panni di questo, che è un Pilato ironico e beffardo,
più che crudele; un po’ diverso dalla tradizione». Un «cattivo
inconsapevole», insomma: cioè, in omaggio al relativismo con cui
Webber e Rice “riabilitano” le colpe degli antagonisti di Gesù, (Giuda
ed Erode compresi) «un uomo che non si rende conto fino in fondo di
quel che fa. E che forse lo fa senza vera colpa».
In linea, insomma, con quello che giustamente Piparo definisce: «Un
musical tutt’altro che religioso. Jesus Christ Superstar è, infatti,
una messinscena laica. In essa Gesù stesso è solo un uomo, e non il
figlio di Dio. Non fa miracoli. Soprattutto muore senza risorgere. E
proprio la mancanza della resurrezione non ha consentito alla Chiesa
Cattolica di accettarlo pienamente». In attesa del debutto,
l’esperienza si sta rivelando per Venuti preziosissima. «Ho accettato
di viverla per staccare un po dalla routine dei concerti; per imparare
qualcosa sul piano della presenza scenica e della sottigliezza
interpretativa. E poi, nascosta nelle mie canzoni, c’era già un bel
po’ di teatralità».
Lo spartito di Webber lo ritiene coinvolgente ma tutt’altro che
facile, «musicalmente obliquo, con tempi dispari e melodie
dissonanti». Ma il cantante (che ha già scritto metà delle canzoni per
la sua prossima incisione) non teme che questa scelta rappresenti un
rischio, nei confronti dei fan che lo amano soprattutto interprete
sofisticato.
«Sono passati i tempi in cui il rock di Webber era considerato
“facile”, troppo orecchiabile e commerciale. Oggi, proprio in virtù
della sua cifre inconfondibilmente “anni 70”, Jesus Christ è a tutti
gli effetti, e per tutti, finalmente un classico». Fedele alla veste
originale, «che è quella in cui tutti lo ricordano e lo conoscono», lo
spettacolo sarà in inglese. «E senza soprattitoli luminosi -precisa
Piparo- che distraggono troppo dall’azione scenica. Tanto questa è una
storia che tutti conoscono. E uno spettacolo che dev’essere
soprattutto visto ed ascoltato. Non letto».
http://www.ilgiornale.it/spettacoli/le_super_star_jesus_christ_superstar/28-07-2010/articolo-id=463882-page=0-comments=1
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