La Commissione ha altresì stigmatizzato il fatto che vi siano 21 specie cacciate che versano in cattivo stato di conservazione, che per 17 di queste non vi sia un piano di gestione e che per quattro specie (allodola, coturnice, tortora selvatica, moriglione) i piani formalmente approvati siano, nei fatti, ampiamente disattesi.
Come ogni anno, la terza domenica di settembre collima con l'apertura della caccia, al netto delle preaperture; ciò significa che la stagione venatoria 2023 / 2024 avrà inizio ufficialmente domenica 17. La sua conclusione è invece prevista per mercoledì 31 gennaio 2024, con possibili posticipi e deroghe per la cosiddetta caccia di selezione. Ricordiamo che a tal proposito a dicembre 2022 la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento che permette la caccia alla fauna selvatica anche in aree dove in precedenza vigeva il divieto assoluto, come quelle protette e urbane. Inoltre viene data la possibilità di abbattere o catturare gli animali anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Al di là del nuovo emendamento, che non ha nulla a che vedere con la regolare stagione venatoria, l'Italia è finita sotto inchiesta da parte della Commissione Europea proprio per la gestione controversa della caccia, tra circolari che cercano di aggirare i regolamenti sulle munizioni al piombo e il permesso di abbattere specie in sofferenza. Per saperne di più sull'imminente stagione venatoria abbiamo contattato Massimo Vitturi, Responsabile animali selvatici della LAV (Lega Anti Visisezione Italiana). Ecco cosa ci ha raccontato.
Il dato preciso sul numero di cacciatori attivi non c'è. Bisognerebbe chiedere a ogni Regione il numero di tesserini venatori rilasciati. Io una volta l'ho fatto ma è un lavoro improbo, che richiede un impegno costante. Non rispondono, c'è chi lo fa dopo mesi, non capiscono e così via. I dati ufficiali non sono rilasciati, ma la stima ci dice che ci sono circa 450.000 cacciatori a livello nazionale, sulla base del trend che è in continua flessione da anni.
Sì, che porterebbe all'estinzione. Ma è un numero reale, scientifico. Posso fornire tutti i dati. È basato sul carniere di ogni cacciatore. Ogni cacciatore ha la possibilità di uccidere un numero massimo di animali al giorno e durante la stagione venatoria: quello che si ottiene è un numero potenziale. È chiaro che se il cacciatore può uccidere dieci tortore, magari ne uccide una, o ne segna una. Però la Regione gli dà la possibilità di dieci tortore. Assieme a tutti gli altri cacciatori di tutta Italia fanno milioni. È spropositato.
No. Fanno come vogliono. Anche perché sanno benissimo che i controlli sono sostanzialmente inesistenti. Da quando Matteo Renzi ha fuso il Corpo Forestale dello Stato nel Corpo dei Carabinieri e ha cancellato le province, questo è stato un colpo disastroso nei confronti della vigilanza venatoria. Che era sostanzialmente in mano ai forestali e alle polizie provinciali. Che comunque erano poche. Adesso sono praticamente inesistenti. Quindi tutta la vigilanza venatoria è nelle mani delle stesse associazioni venatorie. Che hanno le loro guardie venatorie volontarie. Non serve approfondire, direi. Gli unici che sono pizzicati sono quelli che incappano nelle guardie volontarie del WWF, della LIPU, della LAC. Perché c'è anche qualche guardia volontaria delle associazioni ambientaliste, ma sono veramente pochissime. E bisogna dire che quando le guardie venatorie delle associazioni ambientaliste elevano una sanzione di bracconaggio, nel 98 percento dei casi i coinvolti sono tutti cacciatori. Quando qualcuno viene sanzionato per atti di bracconaggio, quasi nel 100 percento dei casi ha in tasca la licenza di caccia.
Tornando alle specie cacciabili in Italia, la LIPU segnala circa 20 uccelli che sono in cattivo stato di conservazione, eppure possono essere uccisi. Tra essi alcuni sono considerati proprio in pericolo, come il tordo sassello, l'allodola, la coturnice e il moriglione. Consultando per curiosità il calendario venatorio del Lazio abbiamo letto che ogni cacciatore nella stagione 2023 / 2024 potrà uccidere 50 allodole e 10 moriglioni. Ma è normale che sia permessa una cosa del genere?
Questo è il dramma. Vengono fatti questi calendari venatori e noi come associazioni, assieme a LIPU, WWF, ENPA e così via, li impugniamo e vinciamo regolarmente. Non viene azzerato il calendario venatorio, ma si vince in riferimento proprio a queste specie che hanno uno stato di conservazione critico. Purtroppo questo evidenzia quanto le Regioni siano assoggettate e confidenti alle richieste del mondo venatorio. Loro sono sempre sostanzialmente disponibili. Le faccio un esempio: l'apertura della stagione di caccia è la terza domenica di settembre, questa domenica, però tutte le Regioni fanno le preaperture dal primo di settembre. Quella è una facoltà che è scritta sulla legge nazionale sulla caccia. Il presidente della Regione può decidere che per alcune specie si possa anticipare al primo settembre. Bene, nello stesso articolo dove c'è scritta questa cosa, c'è scritto anche che il presidente può ridurre il periodo di caccia per certe specie, a causa magari di condizioni climatiche particolari, difficoltà ambientali e così via. Può ridurre il periodo o annullare la caccia. Nessun presidente di Regione ha mai ridotto, non dico tolto o eliminato, ma ridotto l'apertura della caccia. Mai in restrizione. Nemmeno per i gravi incendi che ci sono stati in Sardegna negli anni passati. Per essere più contemporanei, nemmeno per l'alluvione in Emilia Romagna che ha fatto un disastro. Tant'è che la stessa Regione ha chiesto lo stato di emergenza. Lo stato di emergenza vale per tutti ma non per la fauna selvatica. Abbiamo chiesto formalmente al presidente Bonaccini di limitare la caccia almeno nei territori colpiti dall'alluvione, non dico a Piacenza. Invece zero. Lettera morta. Ma anzi, anticipano. Rispetto alle specie protette, le Regioni vanno sempre e solo incontro agli interessi dei cacciatori.
Arrivata alla quarta edizione, la più grande caccia al tesoro mai vista in Italia coinvolgerà contemporaneamente 100 borghi Bandiera Arancione, pronti a proporre un percorso in 6 tappe, che sveleranno la più profonda e autentica identità del territorio e delle sue comunità ed eccellenze. Non si tratta di una competizione vera e propria ma ogni squadra, che completerà correttamente la caccia, riceverà un dono rappresentativo del territorio.
La Caccia ai Tesori Arancioni è aperta a tutti, adulti e bambini, ma i posti sono limitati. Si può iscrivere la propria squadra sul sito. Per partecipare è richiesta una donazione a importo libero, che andrà a sostenere i progetti del Touring Club Italiano. In questo modo l'associazione potrà continuare a prendersi cura dei piccoli centri nelle aree interne del nostro Paese, impegnandosi nella loro valorizzazione e accompagnandoli nel processo di rigenerazione, come accade da 25 anni.
La gara italiana si sarebbe conclusa molto probabilmente attraverso una strategia a una sosta se solo non fosse intervenuta la Safety Car nel finale a rimescolare le carte. Nel GP di Monza abbiamo visto 9 differenti tipi di tattiche per un totale di 28 pit stop.
La Ferrari può e deve migliorare. I tifosi cominciano a stancarsi della situazione, serve una scossa. Che il team abbia fatto un passo indietro rispetto ad inizio anno è un dato di fatto. È caccia ai responsabili, ma attenzione, bisogna ricercarli nel luogo giusto. Sparare a zero non è sempre la soluzione migliore.
Nella giornata di ieri molte associazioni hanno ricevuto una comunicazione ufficiale dalla Chiesi Farmaceutici dove si dichiara il farmaco Sirio non disponibile su tutto il territorio italiano e si prevede il ripristino presso le farmacie entro giugno. Leggi la comunicazione ufficiale.
In base alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, che ha modificato l'articolo 117 della Costituzione italiana, la potestà legislativa in materia di caccia, non essendo espressamente riservata alla legislazione dello Stato, spetta alle Regioni. Tuttavia, poiché lo Stato si è riservato la potestà legislativa in tema di tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, il potere delle regioni in materia venatoria è in parte limitato. La limitazione non esiste per le Regioni a statuto speciale, in quanto esse hanno la potestà legislativa in tema di ambiente e possono dotarsi di propri corpi di polizia allo scopo.
La caccia viene esercitata sul territorio agro-silvo-pastorale, concetto introdotto dalla legge del 1992, che tuttavia non ne stabilisce criteri e modalità precise per la sua identificazione, ma rimette tale competenza alle Regioni, cui spetta inoltre il compito di pianificazione faunistico-venatoria finalizzata
Ciascuna Regione deve destinare una quota dal 20 al 30% del territorio agro-silvo-pastorale alla protezione della fauna selvatica in cui è vigente il divieto di abbattimento e cattura a fini venatori accompagnato da provvedimenti atti ad agevolare la sosta, la riproduzione e la cura della prole da parte della fauna. Il territorio ricadente nella zona delle Alpi di ciascuna regione è una zona faunistica a sé stante ed il territorio agro-silvo-pastorale destinato a protezione è nella percentuale dal 10 al 20%. La percentuale massima globale destinabile alla caccia riservata a gestione privata e a centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale (aziende faunistico-venatorie o agrituristico-venatorie) è del 15%.
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