Newsletter BoccheScucite n.216

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Nandino Capovilla

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Oct 7, 2015, 1:52:29 PM10/7/15
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7 ottobre 2015

n.216


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Perché

Non c’è un perché da assecondare quando si apprende la notizia di un’uccisione. Non può mai esserci, perché uccidere, per qualsiasi malsana ragione, significa sempre e innanzitutto  azzerare la vita. Di un innocente, di un aggressore, di un vero o presunto terrorista. Comunque di una persona.

Non c’è una conta degli uccisi da iniziare quando si innesca un’escalation di violenza sanguinaria, anche quando le disparità numeriche sono evidenti e ripetute nel tempo.

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È scoppiata la guerra per Gerusalemme (di Paola Caridi)

“Ma J. ancora non arriva…”.

“Aspettiamo ancora un poco, prima di ordinare la pizza. Magari è per strada.”

“Guarda che ti squilla il telefonino. Rispondi, habibi” “Ehi, J., guarda che stiamo aspettando te. Ti muovi? Come non puoi! Mi avevi detto che saresti venuto… Come? No, non ci credo… Fammi sapere, vedi se ci riesci”. I bambini avevano suppergiù 11 anni. Amici e compagni di classe. Dall’inizio. Compleanni da festeggiare tutti assieme, in pizzeria. E tutti erano arrivati. Tutti meno J.

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Il sangue di un israeliano è più rosso di quello di quello di un palestinese? (di Gideon Levy)

Sulla strada per Elon Moreh, nei pressi del bivio di Beit Furik, Naama e Eitam Henkin sono stati uccisi nella loro auto nella notte di giovedì davanti ai loro figli. È stato un crimine scioccante. Sulla strada per Elon Moreh, nei pressi del bivio di Beit Furik, Ahmed Khatatbeh è stato colpito a morte nella sua auto un paio di giorni prima. Anche questo è stato un crimine scioccante.

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I residenti di Gerusalemme Est sentono di non aver più nulla da perdere (di Amira Hass)

Rami ha ottenuto la cittadinanza israeliana due anni fa. È uno studente nel mezzo dei suoi vent’anni, nato e abitante a Gerusalemme est. Avverso al lancio delle pietre, ha intrapreso una cosciente e autonoma scelta di “israelizzazione” fin dalla scuola superiore. Rami (non è il suo vero nome) è arrivato alla conclusione che non sarebbe andato avanti nella vita senza imparare l’ebraico, familiarizzare con la cultura ebraica e addirittura farsi degli amici ebrei, e proseguire gli studi e cercare opportunità di lavoro attraverso le istituzioni israeliane. Ha inoltrato due richieste di cittadinanza al Ministero dell’Interno, che le ha respinte entrambe. Solo dopo aver pagato ad un avvocato una cospicua cifra che lo ha indebitato, ha ottenuto la cittadinanza.

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Israele? Faro di civiltà! (e venti Risoluzioni Onu contro Israele…)

dal discorso di Netanyahu alle Nazioni Unite

 

“Il processo di pace è iniziato più di due decenni ma nonostante gli sforzi di sei primi ministri israeliani, Rabin, Peres, Barak, Sharon, Olmert e il sottoscritto, i palestinesi continuano a rifiutarsi di arrivare a una pace finale con Israele e porre fine al conflitto. Avete sentito l’intransigente rifiuto dei palestinesi ripetuto ancora una volta proprio qui, ieri, dal presidente Abu Mazen. Come può Israele fare la pace con un partner palestinese che si rifiuta persino di sedersi al tavolo dei negoziati? Abu Mazen la smetta di diffondere menzogne circa il Monte del Tempio, dove Israele è impegnato a preservare lo status quo. In una regione afflitta da violenze e intolleranze inimmaginabili in cui fanatici islamisti stanno distruggendo gli antichi tesori della civiltà, Israele spicca come un faro di civiltà e tolleranza. Lungi dal mettere in pericolo i luoghi sacri, è Israele che garantisce la loro sicurezza.

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