c.annoni
unread,Dec 31, 2007, 3:04:34 PM12/31/07Sign in to reply to author
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to Circolo Politico-Culturale Liberali e Laburisti Piacentini - Per una sintesi Neo-DEM?
Il documento Dini-D'Amico: un utile contributo alla definizione delle
priorità del Governo Prodi.
Il documento presentato dai sen.Dini e D'Amico a fine 2007 ha dato
luogo a svariate reazioni, alcune incentrate sul metodo altre sul
merito del documento.
Sul metodo qualcuno ha obiettato al carattere ultimativo del
documento, salvo dimenticarsi che di ultimatum ne arrivano tutti i
giorni da sindacati vari, corporazioni e simili, e nessuno se ne
scandalizza.
Come uomo di idee liberali aderente al centro-sinistra, ritengo il
documento vada discusso nel merito e, se del caso, criticato.
Vorrei anzitutto ricapitolare brevemente i 7 punti per dare modo a
tutti i lettori di farsene una idea adeguata.
I punti sono:
1. Una decisa azione per la riduzione della spesa pubblica. A
partire dall'uscita anticipata di almeno il 5% dei lavoratori
pubblici.
2. Il ridimensionamento delle persone che vivono di politica. A
partire dall'abolizione delle Province; le Regioni che volessero
mantenerle in vita dovranno finanziarle con le proprie tasse.
3. Una riduzione del carico fiscale per i contribuenti, secondo un
percorso graduale ma annunciato in partenza.
4. La rinuncia alle centinaia di programmi inconcludenti nei quali
vengono disperse le risorse europee dei fondi strutturali, che
lasciano il Meridione nella penosa situazione in cui si trova.
5. La realizzazione del sistema nazionale di valutazione dei
risultati scolastici, per legare ogni incremento reale delle
retribuzioni degli insegnanti a livello e dinamica della preparazione
scolastica degli allievi.
6. La riduzione da 45 a 15 giorni della sospensione feriale dei
termini processuali.
7. Il ridimensionamento del ruolo della politica nella gestione
della sanità pubblica.
I punti, come si nota, impattano direttamente ed in modo non
trascurabile con gli interessi di categorie e corporazioni forti e
agguerrite (a partire dal pubblico impiego e dalla magistratura).
Personalmente trovo tutti i punti condivisibili, salvo un necessario
approfondimento sulle modalità attuative degli interventi.
1. Nel caso dell'uscita anticipata del 5% dei lavoratori pubblici
ritengo che l'interesse dell'Italia sia nell'uscita dei cosi detti
"fannulloni", che purtroppo, a sentire le statistiche, sono ben
rappresentati nel settore. Ma questo richiederebbe uscite anticipate
su base non volontaria. Se questa è la direzione della battaglia
liberale, ben venga!
2. La soppressione delle Province ha da leggersi come trasferimento
del costo delle Province dalla fiscalità generale a quella locale
(Regioni). Su questo sono completamente d'accordo, ma ovviamente
l'operazione ha senso se inquadrata in una profonda riforma in senso
federale della fiscalità. Quindi è attuare un profondo federalismo
fiscale la vera priorità. Senza un forte e reale federalismo fiscale
quello che si otterrebbe sarebbe ancora di premiare le Regioni furbe
contro quelle virtuose, come purtroppo constatiamo nella sanità e
nella gestione rifiuti.
3. La riduzione del carico fiscale per i contribuenti è da tempo
bandiera di destra e sinistra, salvo nei fatti trovarsi incapaci a
perseguirla. Bene l'obiettivo, anche se la proposta andrebbe meglio
articolata per capire se l'intervento, per essere significativo, non
debba concentrarsi verso la fiscalità di impresa piuttosto che verso
il contribuente. Perché la finalità di questo pacchetto deve essere il
rilancio del Paese. E il rilancio del Paese richiede che
l'attrattività dell'Italia verso gli investimenti nazionali ed esteri.
4. Concentrare le risorse comunitarie su obiettivi prioritari è
necessario e nel caso del Mezzogiorno ancora di più. Le infrastrutture
sono indubbiamente una priorità (e non solo per il Sud).
5. Il sistema nazionale di valutazione dei risultati è indubbiamente
necessario. Senza misure è impossibile attuare il governo di un
sistema e oggi la scuola è governata senza misurazioni. Purtroppo poi
ci si scontra con la capacità dello Stato di effettuare con serietà e
imparzialità queste misurazioni. Nella mia "liberale" sfiducia nelle
capacità di questo Stato, preferirei mettere come priorità
l'abolizione del valore legale del titolo di studio. Una battaglia
questa che da Einaudi in poi non siamo mai riusciti a vincere. Con
danno e perdita per l'intero Paese.
6. Passare dai 45 giorni a 15 della sospensione feriale sembra
obiettivo minimo, ma conoscendo le resistenze che susciterà, non posso
non appoggiare con entusiasmo questo obiettivo.
7. Il ridimensionamento del ruolo della politica nella gestione della
sanità pubblica rischia di essere poco più che uno slogan; più che
questo intervento in se, è nel federalismo fiscale e nella conseguente
responsabilizzazione dei politici locali che sta la vera priorità.
Fino a che l'incapacità dei politici locali viene mascherata dai
trasferimenti finanziari dello Stato centrale sarà ben difficile
estromettere la politica politicante di peggiore tipo dalla gestione
di settori come la sanità.
In sintesi, come liberale aderente al progetto del partito
democratico, consiglierei ai vertici nazionali del PD di accettare un
confronto con i Liberal-Democratici diniani.
Le priorità proposte sono indubbiamente delle maggiori per il paese.
Nel merito dei punti consiglierei di rimodularli nel seguente modo:
* Riduzione del 5% pubblico impiego su base non volontaria ma di
merito.
* Attuazione di una profonda e radicale riforma in senso federale
della fiscalità e dello Stato.
* Riduzione fiscale (da approfondirne l'ambito ma non i tempi e
l'ampiezza)
* Concentrazione aiuti comunitari per il Sud nei progetti
infrastrutturali
* Abolizione del valore legale dei titoli di studio.
* Riduzione a 15 giorni della sospensione feriale dei termini
processuali.
* Responsabilizzazione dei soggetti istituzionali ad ogni livello
(centrale e locale). Quindi ancora Federalismo fiscale responsabile!
Tutti gli obiettivi sono perseguibili sull'arco dei 6 mesi? forse no,
ma a 6 mesi è sicuramente possibile attuarne almeno un paio per poi
completare gli altri nell'arco di 18 mesi. Sicuramente l'attuazione in
6-18 mesi di questi punti così rimodulati significherebbe affrontare
in modo serio il declino dell'Italia.
E il senso di urgenza che trasmette il tono ultimativo del documento
Dini-D'Amico non può essere interpretato in modo negativo come
minaccia, ma come consapevolezza di due illustri tecnici dell'economia
per la situazione drammatica del nostro Paese.
Carlo Annoni
31/12/07