Sulla riduzione delle aliquote fiscali...

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Rocco Artifoni

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Feb 20, 2024, 8:49:41 AM2/20/24
to ARDeP gruppo gruppo
Cara Anna, Gian Cesare e Nicola, sono contento che il mio articoletto abbia suscitato questo interessante confronto tra noi ardeppini sul rapporto tra fisco e debito.
La mia critica all’accorpamento di due aliquote fiscali prende le mosse dal fatto che questa riforma costa circa 4,3 miliardi di euro: l’ho scritto nell’articolo pubblicato da Avvenire il 31/12/2023, nel quale retoricamente chiedevo: “Davvero vale la pena utilizzare 4,3 miliardi di euro per fare uno sconto fiscale relativamente piccolo soprattutto per chi è sicuramente tra i più abbienti?”.
Non va dimenticato che questi 4,3 miliardi sono finanziati a debito, così come due terzi dell’ultima manovra.
Quando poi ho scoperto (perché queste cose non le dicono in conferenza stampa…) che lo sconto fiscale vale anche per i 70 mila che hanno un reddito superiore a 240 mila euro, mi sono domandato se fosse un effetto voluto o indesiderato (e il mio articolo oscilla tra queste due interpretazioni).
Pertanto a me pare assurdo che il Governo abbia messo sulle spalle delle prossime generazioni un altro pezzetto di debito per finanziare uno sconticino anche a chi non ne ha bisogno. Mi auguro che si tratti di un errore (e non di una scelta). Ma se è davvero un errore, allora non mi pare che la frase (ovviamente discutibile) “dilettanti allo sbaraglio” sia poi così fuori luogo. Io stesso ho scritto che questo “giudizio può sembrare a prima vista eccessivo”, ma non ho trovato spiegazioni più convincenti.
Aggiungo che - matematicamente - per mantenere invariato il gettito, se si abbassa un’aliquota è necessario alzare quelle successive per compensazione. Oppure intervenire in altro modo. Personalmente continuo a pensare che sia migliore il sistema fiscale tedesco, che dai 14.754 euro ai 57.918 euro di reddito non prevede scaglioni ma un’imposta progressiva variabile dal 24% al 42%.
Recentemente ho sentito il viceministro Leo dichiarare che la prossima modifica sarà relativa all’aliquota marginale del 43% che è considerata eccessiva. Vista la situazione del nostro debito pubblico mi sembra francamente una dichiarazione irresponsabile, perché in quel caso davvero si tratterebbe di uno sconto fiscale esclusivamente per i più abbienti a scapito di tutti gli altri, in particolare dei posteri, poiché la riduzione dell’aliquota più alta non può che essere fatta a debito.
Cordialmente
Rocco

Anna Paschero

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Feb 20, 2024, 6:47:59 PM2/20/24
to ardep-...@googlegroups.com
Caro Rocco, non sara' inutile continuare ad affermare le ragioni che ci fanno ritenere questa riforma ingiusta e dannosa per il nostro paese. Grazie per continuare a farlo. Ho ricevuto molti apprezzamenti sul tuo articolo anche da parlamentari della Repubblica. Anna

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pasquale....@libero.it

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Feb 21, 2024, 5:58:56 AM2/21/24
to ardep-...@googlegroups.com, Anna Paschero

Grazie cara Anna. Condivido.

Abbiamo sempre evidenziato una correlazione tra debito pubblico ed evasione fiscale ed è giusto continuare a farlo, così come è giusto sottolineare i 5 punti programmatici sui quali come associazione avevamo raggiunto un bell'accordo.

Un caro saluto a tutti,

Pasquale

 

Nicola Paglietti

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Feb 22, 2024, 1:56:06 AM2/22/24
to ardep-...@googlegroups.com
Caro Rocco,
questa mi sembra politica e non tecnica! Come puoi sostenere che chi guadagna meno di 50K siano “sicuramente tra i più abbienti”? 
E l’abbassare le tasse non “costa”! Va nella giusta direzione di ridurre i costi.

Sono tra quei 70.000 italiani che pagano orgogliosamente e felicemente, alla Padoa Schioppa, centinaia di migliaia di euro di imposte ogni anno portando avanti l’Italia con il proprio lavoro. Ma davvero pensi che quello sconticino, laddove esista perché ho qualche dubbio, possa essere di rilievo? Anche se fossero, 70.000 x 260 e’ una somma irrilevante per giudicare la misura sul piano tecnico!

Sono in viaggio e ti risponderò con maggiori dettagli tecnici la settimana prossima, ma molti amici di Roma mi chiedono di tornare ad una posizione più tecnica e meno politica. Mi sembra giusto. 

Sul piano economico, dopo le splendide parole del Prof. Romagnoli, non c’è nulla da aggiungere!

Grazie come sempre per tutto.

Un caro saluto.
Nicola

Inviato da iPhone

Il giorno 20 feb 2024, alle ore 14:49, Rocco Artifoni <roccoa...@gmail.com> ha scritto:


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Francesco Pallante

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Feb 22, 2024, 3:19:25 AM2/22/24
to ardep-...@googlegroups.com
Buongiorno,

mi permetto di intervenire anche se sono più uno spettatore che un protagonista di questo gruppo.

Mi colpisce molto l'idea che la riduzione della spesa pubblica possa essere considerata un bene in sé. Giustamente, viene ricordato che ridurre la spesa significa ridurre le tasse. Bisognerebbe però esplicitare che ciò significherebbe altresì ridurre l'attuazione dei diritti costituzionali, specialmente i più costosi. Già siamo fanalino di coda nell'Unione europea (e nell'Ocse) per finanziamento alla scuola, all'università, all'assistenza sociale. Per non dire della sanità, campo in cui Germania e Francia oramai ci doppiano sia in spesa rispetto al Pil, sia in spesa pro-capite. Altri diritti sociali sono stati praticamente cancellati, su tutti il diritto alla casa e quello alla lotta all'indigenza (5,6 milioni in povertà assoluta, 14,3 milioni in povertà relativa). Vogliamo scivolare ulteriormente in basso?

In più, abbiamo un divario Nord-Sud spaventoso (nessun Paese Ue è così disuguale), con riguardo alle infrastrutture - un danno, oltre che per i cittadini, per il sistema delle imprese - e ai singoli diritti, al punto che oramai ne risente persino la mortalità infantile!

Il problema, a mio parere, non è il peso del carico fiscale, ma la sua iniqua distribuzione: per questo penso che Rocco abbia fatto benissimo a denunciare con fermezza l'ultimo intervento governativo. Il mio modello (ovviamente da attualizzare) rimane il sistema a 32 scaglioni con aliquota più alta al 72% e più bassa al 10% di Bruno Visentini, ma con l'accortezza di riunificare la base imponibile in modo da colpire allo stesso modo tutte le fonti di reddito (quel che avrebbe voluto Cesare Cosciani e che negli ultimi anni a livello internazionale reclama Warren Buffett).

Molto cordialmente,
Francesco Pallante





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Professore ordinario di Diritto costituzionale
Università di Torino
Dipartimento di Giurisprudenza
Campus Luigi Einaudi, Lungo Dora Siena 100 - 10153 Torino
Tel. 0116709491

Guido Grossi

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Feb 22, 2024, 3:32:55 AM2/22/24
to ardep-...@googlegroups.com
condivido le riflessioni di Francesco

e aggiungo che una riforma del fisco come quella proposta (progressiva, e applicata in maniera uniforme sulle diverse fonti di reddito) sarebbe molto coerente non solo con un chiaro senso di equità naturale, ma anche con la lettera e lo spirito della Costituzione, oggi, purtroppo, totalmente tradita e ignorata.

guido

pasquale....@libero.it

unread,
Feb 22, 2024, 5:58:56 AM2/22/24
to ardep-...@googlegroups.com, Guido Grossi

Condivido, cari Guido e Francesco!

E poi dovremmo riflettere su quale sia il confine e discrimine tra Tecnica e Politica e se debbano essere intese in antitesi o non interconnesse e in funzione l'una dell'altra, per sortirne insieme.

Ma in questo Luciano potrebbe regalarci una delle sue preziose riflessioni.

Un caro saluto,

Pasquale

Rocco Artifoni

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Feb 22, 2024, 8:42:15 AM2/22/24
to ardep-...@googlegroups.com
Anzitutto ringrazio Francesco, Guido e Pasquale per aver contribuito al vivace confronto.
Vorrei ricordare che due anni fa il governo Draghi ha ridotto di due punti (dal 27% al 25%) l'aliquota del secondo scaglione (da 15.000 a 28.000 euro). Di conseguenza sono state ridotte le imposte anche per i redditi più elevati. Mario Draghi aveva proposto di evitare la riduzione almeno per i contribuenti dello scaglione più alto (oltre 75.000 euro). Ma Draghi è stato messo in minoranza dalla coalizione che aveva dato la fiducia al suo Governo (dalla Lega al Pd).
Due anni dopo con il governo Meloni si è ripetuto il medesimo canovaccio: sconto fiscale di ulteriori due punti in percentuale per il secondo scaglione, con vantaggio pieno per lo scaglione successivo e persino per chi ha redditi superiori a 240.000 euro. La differenza rispetto a Mario Draghi è che Giorgia Meloni non si è opposta e non è stata messa in minoranza.
Due anni fa e anche adesso ho scritto che si tratta di una (mini) riforma che va a favore soprattutto dei più abbienti. Perché per i più abbienti? Per stabilirlo si possono utilizzare la matematica e la statistica. Se prendiamo i dati più recenti disponibili delle dichiarazioni dei redditi (2022), sappiamo che i contribuenti sono stati 41.497.318 e il reddito complessivo è stato di 912.363.572.464 euro. Ne consegue che il reddito medio è stato di 21.986 euro. Ne deduco che i meno abbienti sono i contribuenti con redditi al di sotto della media e che i più abbienti sono quelli sopra la media.
Dato che la riforma Draghi e la riforma Meloni con la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione hanno comportato per i meno abbienti uno sconto fiscale da zero a 140 euro, mentre per i più abbienti si va dai 140 euro a 260 euro (e addirittura fino a 920 euro con Draghi), mi sembra chiaro chi ha avuto maggiori vantaggi.
Non solo: dato che si tratta di sconti fiscali concessi a debito, ciò comporta di fatto una riduzione dei servizi e una compressione dei diritti costituzionali (come ha opportunamente segnalato Francesco). Chi subisce il maggiore danno per questi tagli? Evidentemente i meno abbienti, che non hanno altre possibilità.
In conclusione, le riduzioni dell’aliquota del secondo scaglione irpef decise dagli ultimi due governi, oltre ad aver aumentato il debito pubblico, sono andate tendenzialmente a vantaggio dei più abbienti e a svantaggio degli altri, posteri compresi.
Cordialmente
Rocco

Anna Paschero

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Feb 22, 2024, 9:20:46 AM2/22/24
to ardep-...@googlegroups.com
Aggiungo solo che la classe di reddito da 20.000 a 26.000 €uro è quella che contribuisce percentualmente in maggior misura al gettito IRPEF . (13,3%) Tutte le altre contribuiscono in misura minore, anche quella dei 240.000 € (da 200.000 a 300.000) che contribuisce al totale del gettito IRPEF per il 3,3%.  . Ne consegue che l'apporto maggiore alla spesa pubblica è data proprio da quella fascia di reddito che si trova maggiormente penalizzata dalla riduzione della spesa pubblica costituzionalmente garantita.
Anna



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Anna Paschero
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