Bresciaoggi, venerdì 28
gennaio 2010
IL LUTTO. È morto ieri,
all'età di 85 anni, il regista, sceneggiatore e scrittore salodiano Una vita
passata sul set: dai «corti» dei primi anni '50 agli spot per Carosello, fino ai
film d'inchiesta
Il regista salodiano Angio Zane
Era un uomo curioso della vita, che possedeva quel genio di
impresa così tipico della generazione uscita dal secondo dopoguerra. Un uomo di
pragmatica saggezza e di operosa intelligenza, la cui fantasia era sempre al
lavoro, come capita agli inventori. Così ci piace ricordare Angio Zane, regista
e sceneggiatore, produttore e scrittore, docente di filmologia e «poeta ironico
del sorriso» - la definizione era sua - perché aveva sempre la battuta pronta in
canna. Angio Zane (salodiano, classe 1925) è uscito di scena ieri dopo una
vita che lo ha visto stare sempre sul set, da protagonista. Figlio di Francesco,
uno dei primi senatori della Repubblica, a 18 anni era già «ribelle per
amore», resistente tra le Fiamme Verdi in Valle Sabbia. Un'esperienza
ardimentosa raccontata in «Guerrigliero», un amarcord pubblicato nel 1991 che
qualche anno prima aveva alimentato il documentario «Ribelli. Brigata Perlasca»
(1986), mandato in onda più da Raiuno. Folgorato dalle potenzialità
del cinema, che lui concepiva come fascinoso mostro a più teste (tecnica e
spettacolo, industria e arte, documento e critica...), Angio si era fatto le
ossa dietro la macchina da presa nei primi anni '50 con alcuni corti
(«Motonautica italiana», «Acque dell'Adamello», «Garda antico»...) e nel 1956,
in pieno «neorealismo rosa», debuttò nel lungometraggi con «La capinera del
mulino», un melodrammone ambientato a Borgofiore, località immaginaria sita
nell'entroterra morenico gardesano, interpretato da due divi del fotoromanzo di
allora, Marisa Belli e Franco Andrei. Due anni dopo, cambiamento di rotta.
Zane si dedica al film per ragazzi con cui approda nei maggiori festival
internazionali, guadagnando premi e riconoscimenti. Titoli come «Gli
avventurieri dell'uranio» (1958), «Brigliadoro» (1959), «Pippo, Briciola e
Nuvola Bianca» (1960) e «Ok sceriffo» (1963), addirittura un western con
locations nostrane, dopo essere stato negli Stati Uniti dove aveva conosciuto
John Wayne, costituiscono una pagina importante nel cinema di genere. «Non
voglio vantare diritti di priorità - mi confidò qualche anno fa -, ma gli
scenari del western-spaghetti li abbiamo scoperti noi prima di Sergio Leone. Lui
è andato in Spagna, in Almeria, noi siamo rimasti a casa». Quando arriva
l'epoca di Carosello, Angio è pronto a cogliere l'opportunità: dietro casa sua
costruisce il teatro di posa Onda Studios. Dal 1958 al 1970 quella è la location
in cui sono stati girati centinaia di spot pubblicitari. Ricordate lo sceriffo
con il cappello bianco della «stella di Negroni»? E Johnny Dorelli testimonial
di «Galbani vuol dire fiducia»? E Vianello e la Mondaini interpreti della serie
della Stock? Quello spazio oggi è diventato il suo Museo Archivio Audiovisivo
Gardesano all'aperto per le scolaresche. E' una biografia piena, quella di
Zane. E' impossibile riassumere in breve una carriera inesausta e articolata.
Era un uomo d'azione, che non abitava le «zone grigie». Sempre suo, e in
anticipo sui tempi, quel «Divieto di scarico» (1975), un film d'inchiesta
ecologico sulla nostra provincia, scritto con Renato Borsoni e Ubaldo Mutti. La
sua scomparsa colpisce al cuore il cinema bresciano e non solo, ci rende tutti
più soli e più vuoti. Nino Dolfo |