silvia
unread,Apr 7, 2008, 5:08:46 AM4/7/08Sign in to reply to author
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to allergie
je vous colle un article en italien sur une nouvelle thérapie en
italie, et je sollicite le docteur Auriol pour avoir son sentiment. en
effet j'ai obtenu pour mon fils allergique à risque vital au blé une
hospitalisation pour le mois d'octobre, mais je voudrais y aller
l'esprit tranquille ou laisser tomber si c'est trop dangéreux. mon
allergologue m'a tenu un discour peu clair: ici, on en fait pas parce
que c'est trop dangéreux, mais là-bas vous pouvez y aller tranquille,
c'est fait en milieu hspitalier, rien ne peut arriver, les réactions
ne sont jamais irrécupérables. ?!
soit c'est dangéreux et les italiens sont des fous, soit ça ne l'est
pas et je comprends mal qu'on ne le fasse pas partout...
bon, de toute manière je vous explique ce que je sais: dans cet
hôpital très renommé depuis 6 ans ils hospitalisent des enfants
hyper alllergiques pour tenter sur 14 jours une désensibilisation
alimentaire sur 1 seul aliment, avec 35% d'échec (enfants qui sortent
sans aucune amélioration) et 65% de succès plus ou moins grand
(tolérence partielle ou totale qui écarte le risque vital par
ingestion accidentelle, et possibilité de manger des quantités plus ou
moins grandes de l'aliment YOUPI!!!). à ce jour aucun décès n'est à
déplorer. les enfants ont été traités foncièrement pour le lait et
l'oeuf, que 6 cas pour le blé.
coût du séjour pour les non-italiens: 5000 euros (est-ce que la sécu
les prend en charge, au moins en partie? je ne sais pas); logements
prévus pour les parents; attente moyenne: 6-8 mois, vu le nombre de
demandes.
un bel espoir pour nous tous? je l'espère, et je suis impatiente de
lire la réponse du docteur Auriol
(ps sites cités dans l'article, à visiter)
Salute Sono bambini estremamente reattivi ad alcuni alimenti
Bimbi superallergici: la cura <<crescente>>
Messa a punto a Trieste un nuovo trattamento, risolutivo in un caso su
tre
TRIESTE - Curare le allergie alimentari somministrando dosi crescenti
dell'alimento sotto accusa. Fino a riaddestrare l'organismo a
tollerare anche i cibi che inizialmente scatenavano la reazione. È
questa la nuova terapia con cui alla Clinica pediatrica
dell'universitá di Trieste-Irccs Burlo Garofolo gli specialisti sono
riusciti a guarire oltre un terzo dei bimbi superallergicì agli
alimenti, e in particolare i piccoli ipersensibili alle proteine del
latte e dell'uovo. Soltanto in Italia sono almeno 400 mila i bambini
5-15enni colpiti, di cui 3 mila a rischio di gravi reazioni anche dopo
minimi contatti con l'allergene incriminato. Il successo della
metodica di desensibilizzazione alimentare - in controtendenza con la
strada comunemente seguita, ossia la totale eliminazione del cibo
allergizzante dalla dieta del bimbo - è stato decretato da uno studio
pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.
LA SPERIMENTAZIONE - La ricerca è durata tre anni e ha reclutato in
tutta la Penisola 60 bambini diagnosticati come superallergici a latte
e uova. Al termine del periodo di rieducazione, più di un terzo degli
arruolati (36%) ha riacquistato la capacità di nutrirsi liberamente
senza manifestare reazioni avverse. E oltre la metà (54%) del campione
è comunque riuscito a tollerare nella dieta quantità limitate dei cibi
che prima rigettava del tutto. <<A questi soggetti - spiega Giorgio
Longo, responsabile dell'Unità operativa di Allergologia dell'ospedale
Burlo Garofolo - basta un contatto minimo e accidentale con la
sostanza incriminata (l'allergene), talvolta il semplice odore, per
scatenare una reazione violenta potenzialmente fatale>>. La terapia
d'urgenza a base di adrenalina e cortisone risolve la crisi, ma il
bimbo e i suoi familiari continuano a vivere nell'ansia di incontrare
gli allergeni <<killer>>. E se i bambini normo o medio-allergici tendono
a guarire spontaneamente, quelli più gravi erano finora destinati a
una vita di rinunce.
CURA IN DUE FASI - <<Nel suo complesso la nostra procedura è faticosa e
richiede un impegno continuo da parte dei genitori - precisa Longo -
ma regala a queste famiglie una qualità di vita nuovamente serena>>. Lo
schema di desensibilizzazione si articola in due fasi: la prima, a
maggior rischio di reazioni, dura 10 giorni e si svolge in ospedale
con il bambino ricoverato. Durante la degenza il latte viene
somministrato a dosi rapidamente crescenti, iniziando da diluizioni
quasi omeopatiche, e aumentandole rapidamente ogni due ore, finché
alla dimissione il bimbo riesce ad assumere tra 10-20 millilitri di
latte puro. La seconda fase prosegue quindi a casa dove i genitori,
seguendo lo schema indicato, continuano a somministrare il latte, ma
una sola vola al giorno e con aumenti molto più lenti e graduali. In
questo modo il bambino arriva a tollerare dosi sempre crescenti del
cibo sotto accusa, fino a liberalizzare del tutto la sua dieta.
Nell'esperienza triestina <<non abbiamo avuto casi letali - dice Egidio
Barbi della Clinica pediatrica - ma in alcuni casi la
desensibilizzazione può dare qualche complicazione>>. È però <<un
rischio che vale la pena correre per una ragione precisa: la strategia
protettiva, cioè l'eliminazione di un cibo, è altrettanto pericolosa.
Statisticamente, infatti, anche chi non mangia l'alimento incriminato
entro 5 anni dall'inizio della dieta si imbatte casualmente
nell'allergene - assicura - E di solito sviluppa una reazione molto
violenta>>, avverte l'esperto. La lista di superallergicì in attesa di
entrare nel protocollo del Burlo si allunga di giorno in giorno, e
dopo aver desensibilizzato una bambina americana (la cui famiglia ci
ha dedicato il sito Allergyhope.com/Italian.htlm, sempre dagli States
ne stiamo aspettando un'altra>>, conclude.