Il dibattito sulla sottrazione delle risorse
territoriali dalla morsa speculativa dei grandi centri di potere finanziario,
che nel giugno 2011 (Referendum Acqua Pubblica) ha aperto un grande spazio di
partecipazione attiva sui territori, resta, ad oggi, attualissimo e presente in
tutto il Paese. Non solo. La questione della riappropriazione dal basso dei beni
comuni, è un filo conduttore che fornisce una lettura di fase di quanto si sta
dando nelle battaglie che esplodono in tutto il globo. Le proteste a Gezi Park,
le rivolte che montano per le strade brasiliane (entrambi Paesi emergenti) ci
mostrano la crescente volontà di riappropriazione dei propri diritti di
autodeterminazione, attraverso la sottrazione dei beni comuni dal profitto
privato.
Le azioni collettive per una maggiore giustizia
sociale, devono giocare contemporaneamente una messa in discussione dei
paradigmi della modernità, con la contestazione radicale dell'esistente ordine
(sociale, istituzionale, culturale) ma anticipando anche forme di vita e di
organizzazione a venire. Molti sono gli esempi che ordiscono la trama di uno
scenario socio-culturale capace di mettere al centro la valorizzazione del
lavoro cooperativo sottratto alla logica del profitto, disegnando embrioni di
alternativa alla mercificazione delle risorse e della vita: dai mercati
autogestiti, alle esperienze di modificazione dal basso del sistema produttivo
sorte sulle macerie di vecchi poli industriali che hanno prodotto devastazione
territoriale e povertà, passando alle lotte per il diritto all'abitare e contro
la speculazione edilizia, senza tralasciare la grande fioritura di comitati che
si battono per la difesa del territorio e la ripubblicizzazione dei
servizi.
La portata innovativa del discorso che vogliamo intraprendere
deve essere quella di incrociare le trasformazioni economiche-istituzionali,
agendo contemporaneamente sul piano dell'immaginario e del simbolico, come su
quello delle azioni collettive svolte pubblicamente, avendo la capacità di
trasformare lo spazio pubblico. Rimettendo al centro la questione della
sottrazione delle risorse comuni dal sistema finanziario.
Il portato che
le esperienze di lotta sul territorio hanno accumulato fino ad ora parlando di
"comune" e avendo la capacità immaginativa di pensare e praticare uno spazio
altro tra le istituzioni (locali, statali e sovranazionali) e la “società
civile”, deve necessariamente muovere uno scatto in avanti mettendo a valore la
naturale propensione a giocare l'autonomia per riconquistare quello spazio
politico soggiogato dai grandi accordi politico-finanziari. Un percorso
dialettico che sappia individuare i centri di strozzamento per gli enti locali,
che pongono il fiscal compact e il patto di stabilità come elementi determinanti
per l'impossibilità di uscita dal ricatto delle multiutility e delle grandi
lobbies finanziarie, producendo una caduta a cascata verso la privatizzazione
delle risorse e della gestione dei servizi.
“
[...]I Comuni offrono il
maggior potenziale di privatizzazione [...]” Si legge nel rapporto
“
Guadagni, concorrenza e crescita”, presentato da Deutsche Bank nel
dicembre 2011 alla Commissione Europea, a proposito del nostro Paese.
E si
legge soprattutto nelle scelte istituzionali che hanno coinvolto la gestione dei
territori, acuendo speculazione finanziaria, impoverimento sociale e
devastazione territoriale.
Paradigmatico è ad esempio il piano di gestione
rifiuti. Un argomento tra i più scottanti per il nostro Paese, che assume sempre
più la forma dell'emergenza, e su cui si innestano, in modo drammatico,
questioni quali: devastazione del territorio, biocidio, annientamento del
diritto alla salute ed ecomafie.
La lunga emergenza che ha vissuto la
Campania non è che la più eclatante che l'Italia abbia vissuto in questi anni.
Certo non la sola. I numeri relativi alle zone del nostro paese coinvolte
nell'emergenza rifiuti sono da incubo.
Eppure di esperienze virtuose di
gestione dei rifiuti non ne mancano,sono molti gli esempi di come poter
utilizzare i rifiuti come risorsa.
Resta il fatto, comunque, che
l'attuale modello di smaltimento basato su grandi discariche e inceneritori, sia
estremamente proficuo per chi lo gestisce, a danno del territorio e delle
comunità residenti. Complice, e prima colpevole, la miopia di una classe
dirigente - impresariale e politica - il cui sguardo si dimostra incapace di
lungimiranza alcuna.
L'emergenza rifiuti e la proliferazione di impianti
mortiferi come inceneritori, gassificatori e discariche rappresentano un
problema ancora aperto ed attualissimo.
IL CASO PARMA : Il potere di
Iren e la debolezza delle amministrazioni localiParma, la food valley
maglia nera per inquinamento ambientale, è ormai tristemente nota nello scenario
mediatico degli ultimi mesi per la vicenda “termovalorizzatore”.
Un faro
acceso sull'inadeguatezza delle amministrazioni locali a solcare un percorso di
uscita netto e coraggioso rispetto quell'approccio amministrativo
tecnicista-aziendale che il debito comunale e il patto di stabilità riducono a
mantenimento dello status quo. Un'aberrazione ambientale, che fornisce linfa
vitale agli interessi economici della
multiutility Iren, sotto i
riflettori anche per l'eventualità della cessione del servizio idrico dal Comune
alla
Società Mediterranea Acque (di fatto una privatizzazione, in
completa controtendenza con l'esito del referendum 2011), e delle lobbies
politico-economiche collegate.
La gestione aziendalistica delle casse
comunali, il mantenimento di contratti che legano il pubblico ai profitti
privati, la politica fatta di salvaguardia dei dividendi e di entrismo nei
consigli di amministrazioni nelle grosse multiutility, sono i risvolti a cui
assistiamo continuamente nelle amministrazioni comunali. Risvolti che ci mettono
di fronte alla necessità di un cambio di paradigma che sappia ripartire dal
basso, e parli di democrazia (non solo formale), ripartendo dai bisogni della
gente, attraverso la radicalità delle lotte.
Attraverso la riappropriazione
degli spazi lasciati all'abbandono per ridargli nuova linfa vitale, in contrasto
alla speculazione edilizia, l'apertura di piani vertenziali che rompano i
contratti tra enti locali e multiutilities o altri soggetti privati per la
gestione dei servizi, disobbedendo al patto di stabilità e ristabilendo la
sovranità decisionale delle comunità residenti, laddove le amministrazioni
locali sono svuotate del loro potere.
Per questo parteciperemo il 21
settembre a Torino al convegno “Ripubblicizzare si può, ripubblicizzare si deve”
promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
L'appuntamento del
28 Settembre a Parma è un passaggio intermedio per approfondire il nodo
della privatizzazione finanziaria e per creare un momento di confronto che possa
lanciare le linee di azione verso la stagione autunnale, ragionando in modo
sinergico e coordinato.
PROGRAMMA DELLA DUE GIORNI DI SETTEMBRE SUI BENI COMUNI A
PARMA:
- 26 Settembre, dalle ore 16.00 in Casa Cantoniera Autogestita –
Confronto con realtà resistenti contadine e per il diritto alla terra, contro
la privatizzazione dei terreni demaniali e per il riconoscimento dei mercati
autogestiti genuini e clandestini. Presentazione della Campagna Terra Bene
Comune. Sono invitati a partecipare Genuino Clandestino, Campi Aperti,
Terre Resistenti, Mercatiniera Parma, gas e produttori locali.
- 28 Settembre, dalle 10.30 alle 17.00 presso la Fattoria di
Vigheffio - “Dall’Amiata a Parma: finanziarizzazione dei beni comuni
e pratiche di liberazione” Incontro nazionale tra comitati verso un
autunno in difesa dei beni comuni e contro la speculazione finanziaria.
INFO LOGISTICHE PER RAGGIUNGERE LA FATTORIA DI VIGHEFFIO
Per chi arriva in auto:
Dall’autostrada A1 prendere l’uscita in direzione Parma centro/Fiera
e proseguire dritto per Parma centro. Alla rotonda prendere la 2a uscita e
imboccare Via San Leonardo. Prendere lo svincolo per
Fiera/Aeroporto/Piacenza/Milano. Entrare in SS9. Prendere l’uscita
verso Tangenziale uscite da 10 a 19/La Spezia/Langhirano ed entrare in
Tangenziale Ovest. Prendere l’uscita 12-Via La Spezia per SS62
verso La Spezia. Alla rotonda prendere la 1a uscita e imboccare SS62
direzione La Spezia/Fornovo/Collecchio. Alla rotonda prendere la 3a
uscita per Vigheffio e imboccare Strada Tronchi. Svoltare a destra
e imboccare Strada Vigheffio. Proseguire sempre dritto per circa 1,4km e
svoltare a sinistra (al cartello La Giunchiglia). La Fattoria di
Vigheffio è a circa 150m sulla sinistra.
Per chi arriva in treno:
Dalla stazione ferroviara di Parma andare a destra fino al semaforo.
Attraversare la strada e imboccare Viale Paolo Toschi.
Prendere l’autobus
n°6 in direzione Baccanelli e fermarsi alla
rotonda di Baccanelli su via La Spezia (di fronte alla
Sidel spa),
dove vi verremo a prendere, oppure chiamare direttamente i numeri di contatto:
320.6466309
(Luigi), 349.6164320 (Francesca),
320.9450471 (Anna)