Ricorso
alla CEDU
"Perchè
si scrive Acqua, ma si legge Democrazia"
E' il motto che ci accompagna da ormai quasi vent'anni e
che, ancora oggi, 20 marzo 2025, è la principale
motivazione per la quale abbiamo presentato alla Camera
dei Deputati il nostro ricorso che depositemo alla Corte
Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU).
Con questa azione, il Forum Italiano dei Movimenti per
l'Acqua, custode del vittorioso esito referendario del
giugno 2011 con il quale 27 ml di italian* hanno
espresso la chiara volontà perchè la gestione dell'acqua
fosse estromessa dalle logiche di mercato e di profitto,
intende far valere un diritto attualmente ancora negato
a tutt* noi e che, a causa di ciò, rappresenta un serio
pericolo di inasprimento della situazione di
disuguaglianza sociale già presente nel nostro Paese.
Negazione di un diritto perpetrato negli ultimi
quattordici anni da tutti i governi che trasversalmente
hanno attraversato il nostro Paese: dal governo
Berlusconi che emanò quello che allora chiamammo il
"Decreto di Ferragosto" con il quale dopo nemmeno un
mese dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei
Decreti del Presente della Repubblica con i quali si
accoglieva il Si per l'Acqua Bene Comune, l'esecutivo di
allora intendeva rimettere tutto in discussione, fino ad
arrivare al decreto attuativo della legge delega a firma
Mario Draghi che estromette Enti di diritto pubblico
dalla gestione dei servizi "a rete" tra i quali quello
idrico.
Non poteva essere certo da meno l'attuale governo Meloni
che ha tentato un ulteriore attacco, per fortuna non
andato a buon fine, modificando il testo unico
sull'Ambiente con una disposizione che avrebbe
"consentito" l'ingresso nelle gestioni a totale capitale
e partecipazione pubblica di soggetti privati mediante
un velato ricatto (ma nemmeno poi tanto velato), in
termini di tagli a trasferimenti statali, esercitato
dallo stesso governo rispetto a quegli Enti locali che
non avessero deliberato in tale direzione.
Una negazione di democrazia e di controllo civico di
cittadine e cittadini appartenenti a comunità
territoriali che si sono vist* esurpare la gestione del
servizio idrico della propria Amministrazione
territoriale dalla logica di accentramento a livelli
sovracomunali che non rappresentano altro che un invito
alle multiutility quotate in borsa che si stanno già
spartendo il nostro territorio nazionale, quali "le
quattro sorelle": HERA S.p.a., IREN S.p.a, A2A S.p.a. e
ACEA S.p.a..
Quindi un serio pericolo dell'aggravarsi delle
disuguaglianze socio-economiche perchè grazie al metodo
di calcolo elaborato dall'Autorità di Regolazione per
Energia Reti e Ambiente (ARERA) le tariffe dal 2011 al
2024 (il periodo di comparazione che abbiamo preso in
considerazione nell'estensione del nostro ricorso) a
fronte di un aumento dell'inflazione del 25% le tariffe
sono aumentate del 75% (nei 10 capoluoghi di provincia
considerati, analizzando le bollette pervenuteci da quei
territori) evidenziando comunque maggiori aumenti dove
presenti gestioni attraverso S.p.a. quotate in borsa
rispetto a dove la gestione è a totale capitale e
partecipazione pubblica.
Sono questi sostanzialmente i motivi per i quali oggi, a
2 giorni dalla Giornata Mondiale dell'Acqua istituita
dall'ONU nel 1993, presentiamo il nostro ricorso, come
prima iniziativa nazionale che intende anche ricordare
quest'appuntamento perchè ci sia un richiamo pubblico
sull'importanza vitale dell'acqua. Altre iniziative
avranno luogo nei prossimi giorni in vari territori,
anche su vertenze locali, collegate con un unico filo
comune riguardante il contrasto alla privatizzazione
dell'acqua, il cambiamento climatico, la situazione
drammatica delle nostre reti per una loro
ristrutturazione e la qualità dell'acqua.
Perchè si scrive Acqua, ma si legge democrazia.