Oggetto: | [hyperlink] Piattaforma di mobilitazione "Per un PNRR dei diritti, a difesa dell’acqua e dei beni comuni. No alla privatizzazione del Sud Italia!" |
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Data: | Fri, 24 Sep 2021 10:01:54 +0200 |
Mittente: | Segreteria Forum Acqua <segre...@acquabenecomune.org> |
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L’obiettivo della conversione ecologica di cui si ammanta il PNRR e nello specifico anche la missione “Tutela del territorio e della risorsa idrica” assume come elementi fondamentali da sostenere, a maggior ragione in un periodo di crisi pesante come quella attuale, la competitività, la concorrenza, l’idea della centralità dell’impresa e del mercato come regolatore fondamentale.
Abbiamo già avuto modo di denunciare come il PNRR punti a realizzare una vera e propria “riforma” nel settore idrico fondata sull’allargamento del territorio di competenza di alcune grandi aziende multiservizio quotate in Borsa che gestiscono i fondamentali servizi pubblici a rete (acqua, rifiuti, luce e gas) la quale si sostanzierebbe in una vera e propria strategia di rilancio dei processi di privatizzazione e il cui effetto si risolverà, quindi, nell'ennesima esplicita violazione della volontà popolare espressa con i referendum del 2011.
Nello specifico, il Sud Italia viene individuato come la “nuova frontiera” per l'espansione di questa tipologia di aziende che di norma vengono identificate come gestori “efficienti” ma che in realtà risultano tali solo nel garantire la massimizzazione dei profitti mediante processi finanziari.
A
sostegno di questo progetto si è andata
diffondendo come un mantra la tesi del “water
service divide” (alimentato in primis dallo
stesso PNRR e poi da diversi think tank, da
Utilitalia e da ARERA) secondo cui al Nord e al
Centro la fruizione dei servizi, la realizzazione
degli investimenti, l’attività legislativa
regionale, i meccanismi decisori degli enti di
governo dell’ambito e le capacità gestionali e di
carattere industriale dei gestori sarebbero di buon livello se non
ottimo, mentre nel Meridione persisterebbero
situazioni di forte criticità e arretramento.
E’
evidente come sussistano situazioni di criticità
nel Sud Italia, ma risulta strumentale non
riconoscere alcune eccellenze, a partire da ABC
Napoli, o le pessime gestioni del Centro-Nord
garantite da quel modello societario, le
multiutility, che si vorrebbe espandere a tutta
Italia.
Intendiamo porre in risalto il fatto che proprio dal Meridione può costruirsi una prospettiva diversa che parta dalle gestioni pubbliche come ABC Napoli e l’Azienda idrica dei Comuni Agrigentini – AICA, l’azienda speciale consortile dei Comuni della provincia di Agrigento di nuova costituzione.
Ulteriore prospettiva che risulta assai preoccupante per il sud Italia è quella dell’unificazione della gestione della grande adduzione. A riguardo abbiamo già avuto modo di denunciare come la privatizzazione dell’EIPLI, azienda il cui compito è la gestione delle reti e opere di a valenza interregionale tra Puglia, Irpinia e Lucania, possa giocare un ruolo determinante nel costituire un colosso sul modello delle grandi multiutility quotate in Borsa, magari con la partecipazione di aziende partecipate dallo stato come SNAM, TERNA e con la partecipazione diretta di Cassa Depositi e Prestiti.
Inoltre, denunciamo con forza i
contenuti della nota del Ministero alla
Transizione Ecologica “PNRR –
Proposte di interventi da ammettere a
finanziamento” tramite cui si evidenziano e
riportano le condizioni necessarie ai fini
dell’allocazione delle risorse.
Nello
specifico ci sono due passaggi che risultano
preoccupanti e gravi:
Sì
tratta di un documento di dubbia legittimità rispetto al fatto che una
nota ministeriale possa determinare i criteri
per l'assegnazione delle risorse.
Certamente
risulta un ricatto inaccettabile.
Inoltre ARERA,
l’autorità di regolazione del servizio idrico, non
è rimasta a guardare e intende partecipare a pieno
titolo alla definizione del disegno
privatizzatore.
In una
segnalazione al Parlamento e Governo del 27 luglio
scorso propone alcune pesanti modifiche da
apportare alla normativa vigente tra cui la
definizione di un termine perentorio entro cui
siano perfezionati i processi di affidamento ma
soprattutto la consegna della gestione del
servizio idrico integrato per quattro anni
(eventualmente rinnovabile) ad un soggetto
societario a controllo pubblico, che possa far
ricorso a soggetti dotati di adeguate capacità
industriali e finanziarie per la fornitura del
servizio.
Di fatto una proposta coercitiva per rilanciare la privatizzazione dell’acqua.
Al fine di contrastare l'attuazione
del PNRR, il quale si pone come obiettivo
prioritario la privatizzazione del servizio
idrico del Mezzogiorno, intendiamo mettere in
campo un rinnovato percorso di mobilitazione: una “carovana
dell'acqua” che attraversi vari
territori nei mesi di ottobre e novembre con una
serie di iniziative collegate per
concludersi il 20 Novembre a Napoli con un'iniziativa pubblica
a carattere nazionale.
Una
mobilitazione a partire dai comitati del sud
Italia e che provi a definire una cornice generale
rispetto al Piano Nazionale di
Ripresa e Resilienza.
Con il
referendum di 10 anni fa 27 milioni di persone
hanno detto no alla privatizzazione dell’acqua.
In
questi ultimi anni l’emergenza
climatica ha reso ancora più urgente la
necessità di una gestione della risorsa
idrica finalizzata all’interesse
comune, mentre il mercato e
la finanza guardano
con interesse sempre più predatorio a questo bene.
A nostro avviso si tratta di mettere in campo un intervento a tutto campo sulla risorsa idrica, che, nell’arco dei prossimi 5 anni costruisca investimenti pubblici, tramite il PNRR, nella seguente misura:
Forum
Italiano dei Movimenti per l'Acqua