Essendo venuto a conoscenza dell'allegato
ordine del giorno, presentato alla Presidente del Consiglio
comunale di Fano, esprimo qui le mie considerazioni.
La legge regionale 30 del 2011 fu approvata qualche mese dopo lo
svolgimento del referendum con il quale in Italia, nelle Marche
e a Fano, si evitò, fra l'altro, l'obbligo della privatizzazione
della gestione dei servizio idrico integrato (SII).
Con quella legge la Regione Marche si preoccupò principalmente
di cambiare la struttura delle 5 autorità d'ambito
precedentemente istituite nelle Marche, in quanto incompatibile
con la sopraggiunta normativa nazionale; e regolò la transizione
alle attuali 5 assemblee d'ambito, lasciando sostanzialmente
invariati i rispettivi perimetri geografici di competenza.
I confini degli attuali 5 ambiti territoriali ottimali, ciascuno
con la propria AATO (Assemblea d'Ambito Territoriale Ottimale)
che ne costituisce organo di governo del SII, vengono quindi "da
lontano"... quando si tenne principalmente conto della
conformazione dei bacini idrografici e degli acquedotti
preesistenti in modo da definire confini che risultassero
ottimali, appunto, per il governo e la gestione della risorsa
acqua e del SII. Ne è prova la circostanza che i confini di
questi 5 ATO (Ambito Territoriale Ottimale) non coincidono con
quelli delle 5 province marchigiane.
Anche con documenti prodotti in occasioni ufficiali s'è
esplicitata la posizione del movimento per l'acqua nelle Marche
circa le eventuali variazioni dei confini (quindi anche del
numero) degli ambiti territoriali...
<<riteniamo che in mancanza di un approfondito studio
sulla valutazione di "ottimalità" scientifica e tecnica dei
possibili confini degli ambiti territoriali risulti di gran
lunga razionale che essi rimangano come sono; e che eventuali
modifiche siano da prendere in considerazione se richieste e
motivate dalle comunità locali attraverso determinazioni degli
enti ad esse più prossimi>>,
<<sono da evitare quindi modifiche dei confini di ambito
"imposte dall'alto">>.
Se comunità locali in ATO 1, o in prossimità, hanno motivi
validi per richiedere alla Regione Marche una modifica dei
confini dell'ambito in cui si trovano (con o senza variazione
del numero totale di ATO) fanno bene ad avanzare tale richiesta
anche attraverso i propri enti comunali.
Al contrario è deprecabile che il Comune di Fano promuova
un'azione legislativa regionale che impone dall'alto un
accorpamento in un unico ATO alle comunità in ATO 3, 4 e 5. E
anche per l'unificazione degli attuali ATO 1 e 2 sarebbe più
accettabile avanzare la richiesta dopo averne concordato
l'opportunità con altri enti comunali coinvolti. Del resto, per
una "fusione" di questo genere, la via democratica sarebbe
quella di un'apposita richiesta alla Regione Marche fatta
propria (sulla base di una complessiva valutazione di
"ottimalità") dalle AATO 1 e 2.
Ecco le mie considerazioni sui "punti in premessa" dell'ordine
del giorno (vedi allegato)...
PRIMO PUNTO
Considerata la natura del gruppo di discussione a cui mi sto
rivolgendo ritengo non ci sia necessità di esprimere cosa penso
dell'obiettivo dichiarato per il quale si propone di cambiare la
legge regionale.
SECONDO PUNTO
Non sussistono impedimenti giuridici a "grandi investimenti
pubblici in tutto il territorio regionale"; se la Regione
Marche, o anche lo Stato, hanno la volontà politica di dare
priorità a finanziamenti di opere nel settore dei servizi idrici
integrati lo possono fare indipendentemente dal numero di ATO.
Possono sempre essere presentati (e, volendo, finanziati con
denaro pubblico) anche progetti che interessano più ATO
confinanti, pure di regioni diverse.
Se invece l'idea è quella d'incanalare la politica per l'acqua
bene comune nelle Marche nel solco tracciato dal Governo che
persegue, subdolamente dal referendum in avanti, la
privatizzazione delle gestioni allora può darsi che qualche
nuovo "presupposto giuridico" possa considerarsi necessario.
TERZO PUNTO
La "frammentazione delle gestioni" negli ATO 1 e 3 delle Marche
è il prodotto di deleterie deroghe alla legge da parte dei
rispettivi organi di governo (AATO).
La "tolleranza ad oltranza" degli organi istituzionali che
potrebbero mettere fine a tali deroghe è anch'essa questione
politica, non giuridica. E, soprattutto, non riguarda gli ATO 2,
4 e 5, dove ciascuna AATO ha affidato la gestione del SII ad un
solo soggetto.
In relazione ai punti "Considerato" occorre osservare che nelle
Marche, correggetemi se sbaglio, tutti gli affidamenti della
gestione del SII sono già "in house" (con tanto di "controllo
analogo") ad eccezione di un affidamento in ATO 1. Ritengo
quindi che il Consiglio comunale di Fano, per affrontare
gl'innegabili problemi in ATO 1, abbia scelto (con questo ordine
del giorno) un percorso non condivisibile.
Non condivido in alcun modo il primo punto delle "sezioni
dispositive" dell'ordine del giorno (sezione "auspica"); mentre
non ho nulla in contrario sul secondo "auspicio"... che però
poteva essere presentato all'Assemblea legislativa delle Marche
senza tirare in ballo la riduzione a due degli ATO.
(La nostra ferma preferenza è per l'affidamento della gestione
del SII ad ente di diritto pubblico, tipologia compresa nella
più ampia di "affidamento diretto".)
Ciao.
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