intervento di Emilio Molinari,
Considerazioni sul movimento dell'acqua. Con tanti "se" e tanti "ma".
Il referendum, la politica nel contesto della crisi.
Emilio Molinari, 1 gennaio 2012
A pochi mesi dal referendum la disastrosa crisi finanziaria ha di fatto cancellato, la straordinarietà di quell'evento, nella memoria dei cittadini.
Per i lavoratori i pensionati, per la gente comune che ha votato, schiacciati da problemi contingenti, l'acqua e il rispetto dei referendum sembrano passare in secondo piano. Purtroppo però l'amnesia ha contaminato gran parte del popolo di sinistra, ripiombato come sempre nel proprio incubo totalizzante: l'antiberlusconismo, senza idee, senza principi, senza alternativa. Anche per molti movimenti a noi vicini, la chiusura autoreferenziale o gli interessi corporativi, il referendum è ormai lontano.
“L'ineluttabilità del mercato” disarma la gente, crea paura, Berlusconi cade e questo è bene, ma che il popolo di centro sinistra esulti e finga di non vedere che non cade per iniziativa dell'opposizione e di un programma alternativo, non è di buon auspicio per la politica di questo paese, come non lo è non vedere che la crisi è mondiale e ha travolto oltre gli USA, la Grecia, la Spagna (ricordate Zapatero idolatrato dal centro sinistra? ) Il Portogallo, l'Irlanda ecc... Il governo italiano vara l'ennesimo programma a fotocopia, dettato giorno per giorno dai mercati.
Stiamo assistendo a qualcosa che non si era mai visto: il mercato e la speculazione, che vivono alla giornata, decidono la politica i programmi di lacrime e sangue per la maggioranza del popolo, commissariano le nazioni europee, formano i governi con propri esponenti.
Ma può la politica inseguire i mercati e vivere alla giornata?
Se così fosse, allora la crisi sarebbe ancora più drammatica perché la politica risulterebbe morta e il governo Monti sarebbe l'attestato di questa morte.
Inoltre la democrazia è in coma, quando la politica, agli occhi della gente meno abbiente e dei lavoratori, viene screditata, ridicolizzata dai comici e resa inutile.
Il programma è unico e le privatizzazioni, la svendita del patrimonio nazionale, restano un punto fermo per tutti.
Oggi, dopo il referendum, il movimento dell'acqua è più forte e più ramificato sul territorio però è innegabilmente in difficoltà.
La minaccia dell'ingresso del privato nelle SPA pubbliche è di nuovo all'ordine del giorno, Cremona e Salerno e persino a Milano ci sono assessori (Tabacci Sole 24 ore) che affermano la volontà di privatizzare anche l'acqua. Solo Napoli, dopo 6 anni di movimento, sembra avviarsi verso la ripubblicizzazione.
In un simile contesto, la strada della ripubblicizzazione ha ancora bisogno di accumulare forze, facendo leva su chi, sindaci e imprese, intende resistere alla spinta privatizzatrice sulle loro SPA in house e se possibile spingerle ad organizzarsi ed associarsi in comitati e in associazioni come Acqua Pubblica Europea presieduta da Anne le Strat e a cui partecipano tante SPA in house europee. E da qui ripartire per la ripubblicizzazione.
Forse possiamo puntare ad un asse Napoli-Milano-Bari, tre realtà che nell'immaginario popolare rappresentano le punte più avanzate della partecipazione.
Affrontare la nuova realtà nel confronto.
I cittadini, con il loro voto, hanno inteso, al di la degli specifici quesiti, affermare che tutti i servizi pubblici locali e il servizio idrico in particolare devono essere pubblici e l'acqua non deve generare profitti.
Ma oggi, non c'è istituzione italiana che interpreterà questo spirito del mandato popolare o anche solo e semplicemente il suo risultato. (nemmeno il Presidente Napolitano farà sentire la sua voce sulla palese violazione della Costituzione)
La crisi economica, devasta il vivere sociale, devasta la politica che dovrebbe dare risposte, così a noi, a tutti i movimenti sociali, vengono affidate inedite responsabilità, che non si possono più affrontare dentro la gabbia di consolidate certezze.
Tornando a noi.
Con il primo quesito (abrogazione della legge Ronchi) abbiamo eliminato solo l'obbligatorietà alla gara per tutti i servizi pubblici locali.
Da qui partono tutti i tentativi di smontare il referendum, violando la costituzione, con il bastone (le minacce di commissariamento) e la carota (il premio una tantum per chi fa entrare il privato):
- ignorando il responso referendario che toglie l'obbligatorietà alla privatizzazione per tutti i servizi pubblici locali e non solo per l'acqua;
- avvalendosi della libera facoltà dei sindaci di scegliere il tipo di gestione, per forzarli alle gare o alle fusioni, anche per il servizio idrico;
- e per il secondo quesito sul 7% di profitti, cercando cavilli giuridici per non attuarlo.
Una strategia che non ci lasci privi di continuità nell'iniziativa.
Privi di finanziamenti, isolati, ricattati dai partiti, spesso loro stessi indifferenti, privi di ogni visione politica per molti sindaci non sarà facile trovare il coraggio politico di respingere i bastoni, le carote e contrastare l'ingresso dei privati e intraprendere la strada della ripubblicizzazione (che malgrado tutte le nostre denunce non decolla).
Forse dovremmo dotarci di una strategia più articolata:
- Dovremmo sollecitarli ad associarsi in (sindaci ed imprese contro la privatizzazione); premessa indispensabile ad ogni percorso di ripubblicizzazione;
- Dovremmo affrontare il problema dello scorporo dell'acqua dalle multiutility, come Iren a Genova / Reggio Emilia, A2A a Brescia, ACEA a Roma, sapendo che sarà quasi inevitabile il passaggio dell'acqua in una SPA in house e che forse occorreranno interventi legislativi, calcolare e accantonare risorse per il recupero delle quote attinenti all'acqua (attingendo dal 7%, ruolo della Casa Depositi e prestiti?) tenendo presente che il 2013 e le elezioni sono vicine....e anche noi dovremmo attivarci nella campagna elettorale, misurarci coi partiti , con le coalizioni e con i programmi;
- Allo stesso modo dovremmo affrontare il nodo delle partecipate come quelle Toscane e anche in questo caso, individuando gli interventi nazionali e i passaggi graduali con i quali trovare o accantonare le risorse per riprendersi le quote dei privati;
- Dobbiamo impedire che la strada ormai tracciata ed evidente della privatizzazione porti, (svendendolo) l'intero servizio idrico italiano e parte di quello energetico nelle mani dei privati. Le SPA in house saranno messe a gara, le SPA quotate e non, in poco tempo diverranno totalmente private e il privato non sarà altro che: le ormai onnipresenti multinazionali francesi, più qualche banca internazionalizzata. La Cassa depositi e prestiti sarà funzionale a tale disegno e definitivamente trasformata in una banca privata al servizio delle privatizzazioni di tutte le infrastrutture italiane.
E' nell'apertura di trattative e nell'individuazione di percorsi, nel dare gradualità e tempi, sta forse ciò che può tenere aperte le porte dell'iniziativa dei comitati e determinare l'esistenza di un soggetto partecipativo legittimato a concorrere alla determinazione delle scelte.
Le contraddizioni politiche, passata l'euforia per il governo dei tecnici e avviandoci alle elezioni del 2013, si riapriranno sia nel centro sinistra, che nella Lega con il suo essere all'opposizione e al governo ed è su questo che occorre fare leva.
La campagna di obbedienza civile, va sostenuta senza riserve, ma non sfugge a nessuno quanto sia difficile la sua generalizzazione e la sua realizzazione in gran parte delle situazioni.
E se non decolla? la domanda è: esiste un piano B o ci limitiamo ad urlare contro tutti i partiti compresi quelli che danno qualche segno di ascoltarci?
E' possibile accompagnare questa campagna con una strategia più flessibile verso gli enti locali in cui l'ingresso del privato non è ancora avvenuto?
E' possibile una trattativa che non si limiti alla tariffa e al quantificare la riduzione della tariffa corrispondente al 7% dei profitti abrogati? Ma che forte di un rapporto con le realtà che non vogliono privatizzare, rimetta sui tavoli, l'insieme delle nostre proposte?
Affrontando i 50 litri gratuiti, la fiscalità generale, il risparmio d'acqua fissato nei piani di ambito, la progressività della tariffa, gli strumenti e le forme della partecipazione, le modalità di finanziamento del servizio, il reinvestimento nell'ammodernamento degli impianti e, (perché no), l'accantonamento generalizzato del Centesimo di euro ogni metro cubo, per la cooperazione internazionale, cercando anche nelle ONG interlocutori attivi.
La chiusura ai profitti per i privati è per noi scontata, ma possiamo al contempo pretendere (come a Berlino è stato fatto con un referendum) la pubblicizzazione dei bilanci, dei profitti, degli investimenti, della formazione della tariffa. E' cosa così disdicevole porre e perseguire con iniziative anche questi obbiettivi?
Una iniziativa per rimettere il movimento nell'agenda della coscienza popolare annichilita dalla crisi.
L'abbiamo forse scordato, ma il referendum l'abbiamo vinto perché abbiamo parlato per 12 anni il linguaggio universale dell'acqua, non abbiamo accettato il piano che i contabili volevano imporci parlando solo di tariffe, di soldi che non ci sono e di efficienza dei privati. E' necessario ritornare tutti a comunicare e formare.
La manifestazione del 15 ottobre ha comunicato cose negative, ha collocato l'acqua e il movimento, nello spazio di un'area politica e di una strategia precostituita più o meno antagonista. Siamo tutti antagonisti al neoliberismo, ma questo termine nel nostro paese non è un aggettivo, è una proposta politica, strategica e organizzativa, con alle spalle una lunga storia di sovrapposizione sui movimenti e di fallimenti.
La storia del movimento dell'acqua è cosa diversa, sta agli antipodi, è articolata, è frutto di un lavoro capillare locale, nazionale e internazionale, non urlato, non testimoniale, educativo delle coscienze, rivolto a tutti, ricostruttivo del perduto senso comune dell'interesse generale e della solidarietà con chi ne soffre l'assenza, è fatto di carovane nei punti caldi del mondo.
Il mercato e la politica
Il mercato cancella la politica, le istituzioni, il respiro universale e, ancora più grave, cancella l'idea di partecipazione.
Ricordare al popolo di sinistra e ai movimenti alcune verità è opportuno:
- vincere sull'acqua è vincere tutti e bisognerebbe concentrare le forze di tutti i movimenti per respingere l'attacco al referendum sull'acqua;
- fare politica non è la cancellazione dei partiti, ma non può più essere la ricerca del potere, non può più essere l'esercizio, spesso tifoso, di far vincere il proprio partito, la propria squadra, la propria ipotesi più o meno coerente, rivoluzionaria o riformista che sia..
- Fare politica è, prima di tutto, far crescere la coscienza e la partecipazione del popolo e costruire un nuovo senso comune tra la gente.
- la politica sta oggi in bilico tra il “coma profondo” procurato dal mercato e la “vita” che i movimenti le infondono con i loro contenuti.
A loro tocca la grande responsabilità di riscriverla ...
Riprendere la nostra storia.
E' necessario limitare gli angusti spazi dei dilemmi sulle forme aziendali, ci rendono rissosi tra noi e immiseriscono la forza del nostro messaggio.
Occorre riprendere ancora l'insieme della narrazione dell'acqua, il diritto umano, il nesso con la crisi finanziaria, con una agricoltura e consumi insostenibili, con la natura che ci presenta i conti, con i limiti del paradigma della crescita, con i tagli della spesa pubblica, ecc... Abbiamo parlato di un nuovo senso comune affermando che i Diritti Umani non sono cancellabili dall'andamento dei mercati.
Che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 non è cosa che si sospende sulla base dei responsi di Standard and Poor, perché sono punti fermi del percorso della civilizzazione umana.
L'acqua sta rendendo visibile e percepibile alla gente la rottura di ogni relazione collettiva nella nostra società, la tragedia delle alluvioni, i mutamenti climatici, il degrado del territorio e del patrimonio culturale del nostro paese, la decadenza delle reti dei servizi pubblici.
In una parola la messa in sicurezza del nostro paese come risposta politica e una occasione di rilancio occupazionale che fa a pugni con i tagli della spesa pubblica.
E ancora, lrispondere al “dove trovare i soldi” colpendo la speculazione finanziaria con la patrimoniale o con un movimento mondiale sulla Tobin Tax è cosa che riguarda il movimento dell'acqua dentro ai Forum Sociali Mondiali e nel Forum Sociale Europeo entrambi in piena crisi.
E' incredibile pensate: i Forum Sociali Mondiali hanno lanciato la Tobin Tax quando le istituzioni di tutto il mondo la osteggiavano e la ignoravano, ora che ne parlano molti governi, il Forum Sociale Mondiale tace, non ne parla più.
Forse è il momento di riprenderla nell'ambito delle delibere di iniziative popolari europee che si intendono lanciare.
Dopo il referendum.
Subito dopo la vittoria c'è chi ha pensato che si chiudeva un ciclo di 12 anni e che pertanto dovevamo proiettarci verso un più ampio movimento dei beni comuni.: dall'acqua, ai servizi pubblici, dal lavoro ad internet ecc...
Dentro tale prospettiva l'acqua diluisce la propria forza e non serve nemmeno alla crescita di altre narrazioni. Quali sono beni comuni? Ma sopratutto: quale comune denominatore, quali obbiettivi comuni, quale vertenza li può tenere assieme?
Altri hanno pensato alla nascita di uno spazio alternativo, di lotta dentro al quale far convergere tutto ciò che si scontra nei territori e nel sociale (dalla TAV ai precari).
Entrambe sono state delle scappatoie che hanno allentato la nostra guardia.
Quali e quanti sono i beni comuni è un esercizio che ci porta solo a teoriche disquisizioni: il lavoro è un bene comune? L'acqua è un servizio pubblico come gli altri?
Oggi i beni comuni da affrontare in modo convergente sono i grandi elementi della vita: Aria - Acqua – Terra/cibo - Fuoco/Energia, caratterizzati da Esauribilità, Indispensabilità, Insostituibilità, Universalità del diritto, necessità di partecipazione.
Auspicabile è la crescita di narrazioni mature su questi beni fondamentali, che possano trovare poi convergenze ed obbiettivi comuni.
Oggi un movimento con la stessa o forse superiore maturazione di quello dell'acqua è il movimento sulla Terra, la sovranità alimentare, il cibo sostenibile, dell'agricoltura compatibile e della difesa del territorio dal degrado; l'altro può essere quello dell'energia.
Tra questi vanno trovate convergenze.
Il movimento dell'acqua ha cercato consenso tra tutti, non “l'avversità” verso tutti. Il movimento dell'acqua può e deve essere un modello per il nuovo ciclo di lotte e di pensiero, che si annuncia con i giovani in piazza a New York, a Madrid e con i ragazzi che spalano il fango a Genova ecc...
Anche per loro la chiusura nel recinto degli antagonisti, è un qualcosa con cui dovranno fare i conti.
Abbiamo parlato a tutti.
Pensiamoci: 27 milioni di italiani hanno votato il referendum. Da oltre 30 anni il PCI/PD, con alchimie politiche, insegue un “centro” senza mai riuscire ad acchiapparlo ed ecco che il movimento dell'acqua su di un tema forte, che da solo può esemplificare il cammino dell'alternativa politica, ha conquistato il centro, la destra, i credenti e i non credenti e questo deve pur insegnare qualcosa a tutti i movimenti accomunati nella duplice crisi in cui si dibatte il mondo.
Forse non abbiamo riflettuto sufficientemente su:
Quale modo di fare politica, quale rivoluzione culturale sta dietro allo straordinario risultato del referendum?
Quale responsabilità viene consegnata oggi ai movimenti?
Emilio Molinari, 1 gennaio 2012
Emilio Molinari, 1 gennaio 2012
Basta con la raccolta firme!
Quello che Molinari non dice:
A) Abbiamo sciolto, smantellato di fatto il comitato delegando ai partiti il "mantenimento" dell'impegni referendari sull'acqua e sui Beni comuni in generale.
Questo tradendo lo spirito dei Beni Comuni fino ad allora propagandato "pubblico non vuol dire dello Stato", quindi dei partiti.
Si era detto che la lotta sull'acqua pubblica era il primo tassello per la difesa di tutti gli altri beni comuni e invece si è chiuso la saracinesca.
Invece di incominciare a costruire diverse forme di gestione dell'acqua in modo "pubblico", con la prospettiva di estenderlo poi agli altri beni comuni si è abdicato, La direzione del comitato ha fatto come il capitano della nave affondata al largo dell'isola del giglio.
Si era fatto un comitato apposito e non un'interpartitica proprio per ribadire l'universalità del concetto di "bene comune" e dopo il referendum si è fatto il contrario.
Il comitato referendario è il suo successo erano anche il sintomo (annunciato) che il sistema di rappresentanza in vigore era assolutamente inadeguato e passatista e bisognava costruire qualcosa di nuovo.
B) Ci si era detto che i beni comuni dovevano uscire dalla visione mercatista, dalla pensiero unico del mercato. Si diceva che bisognava sottrarli al concetto di proprietà borghese. Ma questo non voleva voleva dire che restassero Statali, come patrimonio dello Stato (quindi a garanzia del debito Statale e vendibili ai debitori). Ma che dovevano etrare in nuove economie da riscoprire (per es quella del Dono), paralleli e distinti da quelle del mercato.
C) Non si riesce a capire che fine hanno fatto i rimborsi elettorali, dovevano essere investiti sul mantenimento e il rafforzamento dei Beni Comuni PUBBLICI, invece siamo di capo a 12, non c'è trasparenza, e c'è sudditanza verso i partiti (perchè da alcune voci risulta che lì sono finiti i fondi).
Con tutto il rispetto che ho con Alex ed altri, ma dato che non siamo burattini, prima bisogna che ci chiariamo bene cosa si intende per Bene Comune.
Ci sono oggetti materiali (acqua, aria, energia ecc.)e oggetti immateriali , sociali (cultura, arte ecc), e sui sistemi di cittadinanza, su come ci si organizza e sui metodi di ordinamento sociale di cooperazione che ci si dà.
D) di fronte alla crisi attuale i Beni comuni potevano essere occasione unica, una palestra di gestione alternativa invece, per una gestione scellerata del comitato referendario, i beni comuni sono ritornati al punto di partenza.
Con la promozione della raccolta firme ci stanno prendendo per il culo, non serve a nulla, se non c'è un progetto complessivo CREDIBILE sui Beni Comuni, serve solo a scaricare i responsabili di ogni cazzata fatta e a farci girare in tondo come criceti, come asini davanti alla carota, è una impresa inutile con la forte puzza di campagna elettorale.
Scusatemi della franchezza, ho chiesto più volte spiegazioni senza aver avuto mai risposte, continuerò ad insistere.
Antonio Savino
ex comitato referendario.
Nessun virus nel messaggio.
Controllato da AVG - www.avg.com
Versione: 2012.0.1901 / Database dei virus: 2109/4740 - Data di rilascio: 13/01/2012
Carissima Katia,
Non sono incazzato con te per la questione/gestione del comitato dell'acqua, mi sembrava ovvio, comunque lo ribadisco, non ti volevo offendere in alcun modo. Scusami.
Ma ritorniamo alla direzione del "comitato".
Meglio tardi che mai che si discuta dei fondi, se si faceva prima era meglio e, visto che sono arrivati i fondi, sarebbe meglio mettere anche qualche cifra e pubblicare tutto sul sito.
Sarebbe cosa buona e onorevole!
Invece ribadisco che non mi è piaciuta la gestione "politica" del comitato.
Qui da noi all'indomani del referendum, al comitato è arrivato un "rompete le righe".
Questo è stato un gravissimo errore perchè la questione dei Beni Comuni di cui l'acqua era la parte trainante, è passato in cavalleria; non si è aperto un dibattito prima, durante, e nemmeno dopo sul tema; molti dei militanti non sapevano (e non sanno) neppure cosa sono i Beni Comuni, si è rinunciato (dopo che era stato annunciato) ad allargare il tema dell'acqua, a tenere viva la fiammella, a dare continuità e prospettiva ad una esperienza organizzativa qualitativamente nuova.
Una occasione di rivedere le forme di partecipanza alla gestione dell'acqua e stata sprecata.
Nessuno sapeva delle iniziative parlamentari per ridefinire giuridicamente e costituzionalmente (proposta Lucarelli &C) i Beni Comuni.
La smobilitazione organizzativa e culturale dei comitati ha di fatto rimandato, delegato tutto alla gestione dei partiti.
Di fatto si è tornati alla gestione "istituzionale" dell'acqua - bene comune, si è abbandonato tutto alle loro dialettiche elettorali, ai loro equilibri, alle loro alleanze di governo.
Tutta la difesa del referendum e dei Beni Comuni è stata ri-delegata ai partiti.
Si è consegnato ai partiti l'esito del referendum su un piatto d'argento (mi ricordo bene anche i passaggi pavoneschi dei partiti in TV, dove il comitato non compariva mai).
Ancora oggi, nei documenti del comitato che leggo si parla solo di difesa dell'acqua, di Beni Comuni, di gestioni collettive dell'acqua, di proposte avanzate di economie parallele, non mercatiste e/ "di economie di Stato", niente.
Gestioni sociali dell'acqua e dei Beni Comuni (come tra l'altro aveva consigliato anche i premi Nobel dell'economia), non se ne parla più.
Anche dal punto di vista organizzativo si è tornati alla raccolta firme come se vivessimo in un mondo circolare come i criceti sulla ruota.
Anche in questa congiuntura economica in cui il capitalismo arretra, facendosi "neo-rentier" rendita totale, lasciando progressivamente allo scoperto tanti lavori, tante braccia, tanti cervelli; ai più questa situazione potrebbe sembrare una occasione buona da prendere al volo per pensare ad alternative al sistema, non viene neppure adombrata dai nostri amici del comitato.
Mi sento totalmente raggirato.
Ti abbraccio
Antonio Savino
Il 18/01/2012 15.06, Katia Lumachi ha scritto:
Caro Antonio fai troppe domande per risponderti in una volta sola, tra l'altro questa lettera di Emilio ha scosso tante discussioni, e non è che mi va tanto di rispondere a degli affronti, non credo che sia il senso di questa lettera, probabilmente però lascia alle persone il modo di esprimersi in libertà e di sicuro tocca qualche punto sensibile . per ora ti rispondo solo sulla questione finanziamenti ti invio il report I finanziamenti sono arrivati solo qualche settimana fa, e non so se sono già sul conto corrente.
Intanto in breve: i cittadini avranno i rimborsi per primo, come pattuito, parte andranno a sostegno delle vertenze e quelle che verrannoin corso sui territori, altre saranno usati e tenuti per i costi di segreteria, che ha impegnato + due persone (una è andata in maternità, forse avrà uni sostegno, non lo so). tutti gli anni al Forum vengono fatte offerte per il mantenimento della segreteria operativa, che arrivano dai territori, penso che questanno anche in fede al rimborso elettorale non saranno necessari contributi dai territori, anche a motivo della crisi e appunto serviranno a ridurre l'onere economico delle numerose vertenze locali, quindi datti da fare :-)!. quindi è bene anche per tutti che c'è un pò di ossigeno almeno per questo anno speriamo anche per il prossimo.
Per il resto rispondo quando finisce la valanga di improperi che ha smosso questa lettera, in realtà è un articolo che si trova al link consumi etici con allegata una intervista vi passo a tutti il link così potete usufruire di una maggiore visione,
forse le cose staccate dal contesto dove sono nate, le persone le leggono con attribuzioni
pervenute dalla propria fantasia trasformano i significati in quello che non sono rusciti a dire finora., o trovare consensi che non hanno ricevuto fino a questo momento Mi sembra però
che qui vacilla il rispetto, la fiducia e il confidare negli altri nel processo in corso, che senz'altro tutti avvertiamo, ne sono convinta però è ora che ci si superi un pò....uso un tono sarcastico a nessuno conviene che rimangono "i pochi ma buoni"
comincio a capire che c'è un vuoto insanabile che accompagna le nostre ore in questo percorso,
mi dispiace, ma bisognerà pure chiedere alle nostre aspettative di andare a tempo con i muscoli e le ragioni.e il cuore
Vorrei dire anche di restare informati riguardo gli avvenimenti altrimenti si prendono fischi per fiaschi. Io do molta importanza alla percezione anche istintuale, però attenzione dopo la percezione appurare e verificare i fatti per rispetto verso le persone quelle presenti e non presenti, dire che si è affidato delegato ai partiti il mantenimento referendario è un'offesa a tutti noi a te compreso che lo sputi come se così fosse ( può essere che succeda su livelli locali, se lo dci immagino avrai qualche ragione). Se vigili e sei testimone di azioni compromettenti, ora non si tratta di sputarlo in lista come fare di tutt'erba un fascio.
senza xoncorrere a contrastarle; compromettente è in primo luogo per chi lo denuncia e non reagisce....secondo luogo se pur così fosse rimangono allo stato di calunnie senza una partecipazione diretta a contrastare una cattiva piega.
Mi dispiace risponderti in questo modo , so di quella rabbia che muove quando soprattutto le aspettative sono superiori alle risposte presenti, pensalo come un work in process
questo è il percorso che ti attiva, inventati un rap.... si cordiale con te stesso e magari la rabbia
passa prima....
da quello che sento e vedo ne avremmo tantissime di tempeste irrazionali,
di queste ripide e correnti e bruschi sbarramenti
... bè avevamo iniziato .....il mio rap...
--------------------------------------------------------------------- Per cancellarsi, scrivi a: altremarche...@altraofficina.it Se vuoi conoscere altri comandi, scrivi a: altremar...@altraofficina.it
Versione: 2012.0.1901 / Database dei virus: 2109/4749 - Data di rilascio: 17/01/2012