La battaglia Pfas si può ancora vincere.

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RETE Ambientalista

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Sep 20, 2025, 2:06:39 AMSep 20
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Scoop. La verità’ sul caso Miteni/Solvay che nessuno ha raccontato.

  Santa Maria e Balza
Considerata la lunghezza del testo e la complessità giuridica, pubblichiamo (clicca qui) la prima parte del documento esplosivo La verità’ sul caso Miteni/Solvay che nessuno ha raccontato che l’avvocato Luca Santa Maria, punta di diamante del collegio di difesa della Solvay nei precedenti processi penali, ha trasmesso in queste ore alle Procure della Repubblica di Alessandria e Vicenza.
 
La tragedia dei PFAS: il nuovo amianto e la silenziosa strage degli innocenti. Al centro delle inedite rivelazioni: la regia occulta di Solvay che ha pianificato la catastrofe ambientale e sanitaria tra Veneto Piemonte e non solo; i registi che restano a piede libero dopo i processi di Alessandria e Vicenza; come scoperchiare i processi penali e le responsabilità delle Istituzioni, fare giustizia, salvare migliaia di vite umane.
 
Il documento dell’avvocato Luca Santa Maria “scopre gli altarini” e apre nuovi scenari, non solo penali. Il 2026, infatti, è alle porte e rappresenta uno snodo cruciale per i Pfas in Italia e per la Solvay, come evidenziato nella meticolosa analisi di Lino Balza,
clicca qui Il 2026 è alle porte. Snodo cruciale per i Pfas della Solvay.
che a sua volta prospetta anche più efficaci strumenti oltre le sedi penali. 

I Comuni per la messa al bando dei Pfas in Italia.

Clicca qui l’elenco dei Comuni che hanno già approvato la Mozione per la messa al bando dei Pfas in Italia, ovvero, conditio sine qua non, per la chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo.
Come anticipavamo (clicca qui) Il 2026 è alle porte. Snodo cruciale per i Pfas della Solvay, ci mette lo zampino anche l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), che ha appena annunciato che dividerà la restrizione Ue sui Pfas, escludendo otto categorie di utilizzi dal processo di valutazione del divieto: stampa, sigillature, macchinari, esplosivi, militare, tessili tecnici, usi industriali più ampi e altre applicazioni mediche.
Secondo la rete Chemsec, un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro che promuove la sostituzione dei Pfas con alternative sicure, che già esistono, questo dell’Echa è “un precedente pericoloso e inaccettabile”. Contraddice chiaramente gli impegni presi nella Chemicals Strategy for Sustainability, che prevede l’eliminazione dei Pfas da tutti gli usi nell’Ue (dunque le produzioni Solvay di Spinetta Marengo).
 
La Commissione UE dovrebbe considerare inaccettabile la decisione dell’ECHA.

Neppure il tribunale di Vicenza ha fatto giustizia sui Pfas.

La sentenza del tribunale di Vicenza può essere definita “storica” perché per la prima volta, a differenza dei tribunali di Alessandria, ha condannato gli inquinatori di Pfas per “dolo”: avvelenamento dell’acqua e disastro ambientale (141 anni di carcere). Ma non ha fatto giustizia fino in fondo. Non ha condannato Solvay (si legga il documento dell’avvocato Santa Maria). Si è limitata a risarcire 300 parti civili: 15mila euro sarebbero un risarcimento per le mamme che hanno trovato livelli enormi di PFOA nel sangue dei loro figli, sapendo che non esiste un limite minimo innocuo?
 
E gli altri bambini avvelenati? E gli altri 300.000 abitanti tra Padova, Verona e Vicenza? contaminati da Pfas “sostanze chimiche eterne” che evidenzieranno i loro effetti tossici e cancerogeni (al sistema immunitario e riproduttivo, disfunzioni tiroidee ecc.) nel corso degli anni, anche fra dieci, venti anni, come per l’amianto? A tacere le bonifiche che non verranno.

I bambini a rischio dei Pfas.

I PFAS si accumulano nel corpo umano già dalla nascita, entrando in circolo già durante la gravidanza e continuando poi attraverso l’allattamento, l’alimentazione, l’acqua potabile o l’aria inquinata. Un nuovo studio dell’Università dei Paesi Baschi rivela ancora una volta la loro diffusione nei bambini. La ricerca, pubblicata su Enviromental Research e condotta nell’ambito del Progetto INMA (Infancia y Medio Ambiente), ha analizzato i campioni di plasma di 315 bambini tra i 4 e i 14 anni, raccolti tra il 2011 e il 2022 nelle aree di Goierri e Urola, territori baschi caratterizzati da una forte presenza industriale.
 
Nei bambini più piccoli prevalgono i cosiddetti PFAS “classici” come PFOA e PFOS, sottoposti a restrizioni a partire dal 2006. Negli adolescenti, invece, si riscontrano con maggiore frequenza i nuovi PFAS emergenti, introdotti sul mercato come sostituti dei composti più vecchi: il cC6O4 di cui ha il brevetto Solvay.
 
Il team dei ricercatori avverte: “Per i Pfas non esistono limiti di sicurezza definiti per l’uomo, anche quando oggi non riscontriamo concentrazioni preoccupanti o danni in atto, non possiamo escludere che diventino un problema tra dieci anni, ciò che non sembra rischioso ora potrà esserlo in futuro”.

Va da sé che in Italia analoga ricerca NON è stata fatta per l’area di Spinetta Marengo per la Solvay, unica produttrice italiana dei Pfas.

I bambini sono i più a rischio per i Pfas.

I pediatri della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (Simri), in convegno a Verona, allarmano i danni da smog e Pfas per la salute respiratoria dei bambini, e sopraggiungono a confermare la nostra ripetuta denuncia che il rischio maggiore delle emissioni, pfas e non solo, della Solvay di Spinetta Marengo avviene in atmosfera (dalle ciminiere) ancor più che nelle acque profonde e superficiali (Bormida).
 
Stefania La Grutta, presidente Simri: “L’inquinamento e le sostanze tossiche come PFAS influiscono sullo sviluppo polmonare sin dai primi giorni di vita. I bambini sono particolarmente vulnerabili: assorbono più inquinanti in rapporto al peso corporeo, hanno un sistema respiratorio immaturo, una limitata capacità di termoregolazione e una maggiore sensibilità alle infezioni“.
Giacomo Toffol, pediatra di famiglia: “Le microplastiche ritrovate nel sangue, nei polmoni e persino nella placenta, possono trasportare sostanze tossiche come PFAS e metalli pesanti, con rischi per lo sviluppo fetale, il sistema endocrino e il metabolismo”.

Rischiamo grosso. Allarme Pfas per tutti i pesci selvatici avvelenati.

Il nuovo rapporto pubblicato dall’European Environmental Bureau EEB denuncia la diffusione dei Pfas, nelle acque e nei pesci d’Europa. In Italia, ben il 9,3% dei prelievi sono risultati superiori ai limiti di sicurezza attuali e tutti i campioni analizzati superano il nuovo limite di sicurezza (77 ng/kg) in via di approvazione in Ue, dove i governi stanno spingendo per ritardare la conformità di un altro decennio o più.
 
I campioni di pesce superano anche di centinaia o migliaia di volte i nuovi standard proposti.  In alcune zone, già oggi, una sola porzione di pesce può bastare a superare la dose settimanale massima tollerabile fissata dall’Efsa. Nel cuore del Veneto, a pochi chilometri da Padova, scorre un canale noto come Fossa Monselesana, circondato da campi coltivati e piccoli centri abitati. Ma proprio qui, secondo EEB, è stato rilevato uno dei livelli più alti di contaminazione da PFOS in pesci selvatici in Italia: 69,1 microgrammi per chilo, quasi 900 volte oltre il nuovo limite di sicurezza proposto dall’UE. Un valore simile è stato registrato anche in un corso d’acqua locale a Campagna Lupia, nella laguna sud di Venezia: qui il campione di pesce ha mostrato 68,5 microgrammi per chilo. L’indagine estende il perimetro anche al Delta del Po, al mantovano e al fiume Secchia. Qui, acque in apparenza limpide nascondono un inquinamento che non si vede ma che si trasmette lungo la catena alimentare, arrivando fino ai consumatori.
 
I Pfas, attualmente scaricati in acqua suolo aria a Spinetta Marengo, oltre aver devastato il Veneto tramite Miteni, sono utilizzati per decenni in industrie tessili, conciarie, chimiche e alimentari, sono ormai ovunque: nei fiumi, nei laghi, nel corpo dei pesci (carpe, trote, persici, anguille ecc.)  e, di riflesso, nei nostri piatti. In particolare, secondo l’EFSA, il consumo di pesce può rappresentare fino al 90% dell’esposizione alimentare al PFOS. E non si parla solo di rischio cancerogeno: i PFAS sono associati a danni al fegato, alterazioni ormonali, infertilità, effetti sul sistema immunitario.
 
Ma l’impatto non è solo sulla salute umana. I PFAS compromettono anche la biodiversità acquatica, alterando metabolismo, riproduzione e sviluppo di molte specie. Alcuni pesci migratori contaminati, come le anguille o i salmoni, possono diffondere gli effetti anche ad altri ecosistemi, trasportando queste molecole lungo fiumi, mari e catene alimentari.
Centinaia di associazioni europee sono firmatarie del “Ban Pfas Manifesto” per l’urgente messa al bando dei Pfas con deroghe minime e affrontando la contaminazione già esistente, avviando bonifiche, applicando il principio “chi inquina paga”.


Non solo le fabbriche, esempio Solvay che scaricano in atmosfera e nelle acque, ma per la catena alimentare umana il suolo agricolo è una grande fonte di PFAS.
 
L’inchiesta in Usa, nel Maine, quando si è appurato che una fattoria, convinta di produrre biologicamente, stava invece allevando mucche avvelenate dai Pfas. Hanno scoperto che decenni prima i campi erano stati fertilizzati con fanghi di depurazione contaminati da Pfas (devastante pericolo ancora non controllato in Italia). Dunque, le mucche si erano avvelenate pascolando il foraggio avvelenato, avvelenato al pari di frutta e verdura (in particolare a foglia larga), e ovviamente delle uova del pollame. Dunque, il latte delle mucche era contaminato e neppure la carne di manzo macellata era commestibile, pericolosa come cancerogena soprattutto per i bambini. Così dichiararono gli scienziati del Dipartimento dell’Agricoltura. Dunque l’allevamento fu chiuso.
 
Lo Stato del Maine sta testando sistematicamente le aziende agricole per rilevare l’eventuale presenza di PFAS. Uno studio del 2021 ha stimato che il mangiare anche solo un ravanello coltivato in un terreno con dei livelli elevati di PFAS potrebbe significare superare il limite di esposizione giornaliera prevista dalle linee guida.

Saranno mai fatte le bonifiche dei disastri Pfas?

La risposta è stata negativa anche dopo la sentenza di Cassazione che ha condannato Solvay di Spinetta Marengo: società inadempiente. Il punto interrogativo si scrive in grassetto dopo la recente sentenza del tribunale di Vicenza di condanna alla Miteni: società fallita.
 
Sarà per gli esempi italiani che perfino gli svizzeri si allarmano. Lo fa un team di ricercatori dell’ Accademia svizzera delle scienze naturali (SCNAT): “Nessuna regione della Svizzera è risparmiata da questi agenti inquinanti eterni. Essi si depositano anche nei luoghi più remoti, trasportati dall’aria o dall’acqua. Sono inoltre molto diffusi nelle acque sotterranee. Si trovano nella fauna, nella flora e inevitabilmente nel corpo umano. Negli ultimi anni, le loro concentrazioni nell’ambiente sono aumentate”.
 
“Ridurre l’inquinamento causato dai PFAS richiederà anni o addirittura decenni: ci vorrà un grande impegno e una stretta collaborazione tra politica, economia, scienza”: i ricercatori hanno fiducia nelle Istituzioni. Svizzere, si intende.

I Pfas non si possono distruggere.

Piuttosto che mettere al bando i Pfas e fermare le fabbriche che li producono e usano, c’è chi confonde le idee illudendo su invenzioni che distruggerebbero i Pfas. La ditta Spuma cerca sponsor per Il bioadditivo che consente ai PFAS di emergere sulla superficie dell’acqua inquinata con le bolle di risalita e catturarle come spugna molecolare. Poi… basta incenerirle… creando Pfas.
 
Più seriamente, si può cercare di mettere una toppa. Ad esempio, l’installazione di filtri a carboni attivi in grado di bloccare la presenza di Pfas ed evitare che entrino nell’acquedotto. I costi sono sbalorditivi anche per piccoli impianti, fermo restando che i filtri poi… bisogna incenerirli.
 
 Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma (Legge di Lavoisier).

Altri ricercatori hanno introdotto batteri capaci di accumulare PFAS nell’intestino di alcuni topi: dopo due giorni di esposizione al PFNA (acido perfluorononanoico ), i microrganismi lo hanno accumulato rapidamente con gli PFAS ingeriti dai topi, che poi li hanno espulsi con le feci. Poi si devono incenerire le feci… con le carcasse dei topi.

Le alternative ai Pfas già esistono. Bloccate dalla lobby chimica e politica.

Il polo chimico di Spinetta Marengo ha sempre dichiarato insostituibili linee produttive tossiche e cancerogene, anzi minacciando che la loro chiusura avrebbe provocato la chiusura dell’intero stabilimento, chiusura poi rivelatasi -tramite impianti sostitutivi- un bluff intimidatorio.  La storia si ripete con i PFAS.
 
Fra i vari esempi che abbiamo già trattato di alternative, aggiungiamo quella del gruppo di ricercatori e ricercatrici della North Carolina State University (Stati Uniti), che sta testando l’olio di semi di cotone modificato chimicamente come possibile alternativa green. E i risultati dei primi esperimenti, presentati al convegno dell’American Chemical Society (Acs) attualmente in corso a Washington, sembrano promettenti. Una molecola di origine naturale, utilizzando un processo a base acquosa, rende i tessuti di cotone lisci e idrorepellenti, idrofobici, resistenti alla formazione di pieghe, protetti dalle macchie; insomma è proprio studiata per rimpiazzare i famigerati Pfas forever chemicals.
 
A sua volta, il laboratorio di chimica e tossicologia dell’ambiente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano ha già individuato, nell’ambito di uno studio condotto con il ministero dell’Ambiente, una ventina di composti che possono essere utilizzati in sostituzione dei famigerati Pfas.
 
A trovare un’alternativa ci sta provando da anni un team di ricerca del Fraunhofer Institute for Manufacturing Technology and Advanced Materials IFAM che è riuscito a sviluppare soluzioni in grado di sostituire l’applicazione dei PFAS in alcuni settori, tra cui l’ingegneria medica. Le soluzioni sviluppate dagli scienziati tedeschi sono già state introdotte in alcuni settori come l’industria alimentare, dove hanno soddisfatto gli standard richiesti, ed ora potrebbero essere usati anche per la tecnologia medica. Dall’istituto tedesco assicurano che molte proprietà possono essere ottenute anche senza fluoro mediante rivestimento in fase gassosa o chimico umido, per cui tra le diverse tecnologie per la sostituzione dei PFAS, rientra la tecnologia al plasma, in cui i rivestimenti idrorepellenti, ad esempio su articoli monouso, sono realizzati con gas privi di fluoro, innocui per l’uomo e l’ambiente.
 
IN CONCLUSIONE, AL DI LÀ DEL DETTAGLIO TECNICO, QUESTI E ALTRI LAVORI HANNO IL PREGIO DI DIMOSTRARE CHE, QUANDO CI SONO LA VOLONTÀ POLITICHE E IL SOSTEGNO ECONOMICO NECESSARIO, È POSSIBILE SVILUPPARE COMPOSTI CHIMICI CON CARATTERISTICHE ANALOGHE A QUELLE DI TOSSICHE E CANCEROGENE COME I PFAS. COSA SI FRAPPONE? L’ENORME BUSINESS DEI PROFITTI DELLA LOBBY CHIMICA DEI PFAS, IN ITALIA DIRETTA DA SOLVAY.


Pfas vietati in Usa, ma non in tutti gli States.

Mentre il Decreto Legge italiano ha messo la testa sotto la sabbia per non scontrarsi con Solvay, la legislatura della California vota per eliminare le “sostanze chimiche eterne” PFAS in pentole antiaderenti, prodotti per la pulizia, filo interdentale, sciolina da sci, imballaggi alimentari e alcuni prodotti per bambini, dopo aver limitato, con più di una dozzina di altri Stati, tessuti, schiume antincendio e cosmetici. Tutti gli States sono concordi che l’esposizione ai PFAS è collegata a numerosi effetti negativi sulla salute, tra cui, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, il cancro ai reni e ai testicoli, danni al fegato e ai reni e danni al sistema nervoso e riproduttivo.
 
Evidentemente non tutti, se si parla di “scandalo New Mexico” (come si parla di “scandalo Italia “). In quello stato, da anni tra i più contaminati degli USA, la situazione è  grave, come è emerso anche da un rapporto pubblicato nel mese di agosto, esito del New Mexico PFAS Blood Testing Project. Lo studio è finalizzato alla presenza dei Pfas nel sangue delle persone che lavorano o risiedono vicino alla base aeronautica militare di Cannon; la quale ha infatti rilasciato, per anni, tonnellate di schiume antincendio, che hanno contaminato le falde acquifere, compresi cento pozzi privati e almeno uno pubblico, quello di Clovis, che serve una cittadina da 40mila abitanti. Anche con concentrazione di PFAS pari a 27mila volte quella considerata massima dalla Environmental Protection Agency (EPA).
 
Il risultato dell’analisi del sangue di 628 persone ha così confermato che nel 99% dei casi erano presenti PFAS (PFOS, PFOA, PFHxS e PFNA) con concentrazioni anche tre volte la media nazionale. Secondo l’Environmental Working Group una situazione simile si ritrova in molte zone contaminate dalle schiume antincendio, e cioè, oltre alle basi militari, in quelle vicine alle caserme dei pompieri e a industrie che, per vari motivi, le usano. E’ quello che per i vigili del fuoco è successo in Italia, dove per anni si è fatto finta di nulla.

Quanti PFAS rilascerà il ponte di Messina?

La Calabria è una delle regioni con le più alte percentuali di campioni di acqua potabile positivi ad almeno un PFAS, 92% contro 79% della media italiana. E quando si decideranno a fare un biomonitoraggio sui calabresi, troveranno Pfas in almeno il 95% del sangue degli abitanti.  Per quanto riguarda i siciliani, uno studio dell’Università di Catania aveva dimostrato la presenza di PFAS in tutti i 61 bambini di età 6-11 anni studiati, in quantità che suggerivano un’estesa esposizione a queste molecole. Per i calabresi non siamo a conoscenza di studi che abbiano analizzato il loro sangue alla ricerca dei PFAS.
 
Ma perché dobbiamo preoccuparci tanto dei PFAS e cosa c’entrano con il ponte sullo Stretto? Ce lo spiega il dottor Vincenzo Cordiano, ISDE Medici per l’Ambiente, uno dei maggiori esperti in materia. Clicca qui.

Ciao, sono Davide Pelanda. Finalmente è in uscita a brevissimo il mio libro/romanzo VADO A VIVERE IN CAMPAGNA (PAV EDITORE – ROMA) che tratta dei PFAS, il cui ricavato andrà all’Istituto ISDE – medici per l’Ambiente sezione di Vicenza. Rimango disponibile per presentazioni e incontri da calendarizzare assieme. 
davide....@yahoo.it  3406995010

A parte gli ignoranti, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Ci contesta Carlo Alberto Stator casa...@yahoo.it:
 
>>Una quantita’ enorme di inquinamenti ha afflitto (ed affligge ancora,
anzi, sempre di piu’) la pianura padana. Acqua, aria, terreni,
agricoltura, alimentazione, eccetera.
L’industrializzazione del nordest, inutile nascondercelo, ha minato
pesantemente la salute dei cittadini.
Io credo che il tema PFAS sia un “di cui”, un dettaglio, forse nemmeno
il piu’ importante, come qualcuno vorrebbe farci credere.
Attribuire quindi ai PFAS malattie che hanno mille origini diverse,
facendo finta che tutto dipenda per forza dai PFAS, e’ una comoda
falsificazione della realta’. Comoda sappiamo per chi.>>



Messaggio di pace e salute a 42.173 destinatari da Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro tramite RETE AMBIENTALISTA - Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

Nel rispetto del Regolamento (UE) 2016/679 del 27.04.2016 e della normativa di legge. Eventualmente rispondi: cancellami.



Twitter: @paceambiente


Via Mario Preve 19/7 – 16136 Genova cell.3470182679 lino.balza.2019...@gmail.com - lino.balza@pec.it
Sottoscrizioni a favore della Ricerca Cura Mesotelioma: IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215

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RETE Ambientalista

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Sep 20, 2025, 7:21:27 AMSep 20
to acqua-bene-...@googlegroups.com
Ci contesta Carlo Alberto Sartor casa...@yahoo.it:
 
>>Una quantita’ enorme di inquinamenti ha afflitto (ed affligge ancora,
anzi, sempre di piu’) la pianura padana. Acqua, aria, terreni,
agricoltura, alimentazione, eccetera.
L’industrializzazione del nordest, inutile nascondercelo, ha minato
pesantemente la salute dei cittadini.
Io credo che il tema PFAS sia un “di cui”, un dettaglio, forse nemmeno
il piu’ importante, come qualcuno vorrebbe farci credere.
Attribuire quindi ai PFAS malattie che hanno mille origini diverse,
facendo finta che tutto dipenda per forza dai PFAS, e’ una comoda
falsificazione della realta’. Comoda sappiamo per chi.>>



Messaggio di pace e salute a 42.173 destinatari da Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro tramite RETE AMBIENTALISTA - Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

Nel rispetto del Regolamento (UE) 2016/679 del 27.04.2016 e della normativa di legge. Eventualmente rispondi: cancellami.



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