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La vignetta di Biani è senza commento.
Sono usciti i dati INAIL relativi ai primi sei mesi del 2025: 495 morti sul lavoro, inclusi quelli “in itinere”. L’Osservatorio di Bologna, alla stessa data, ne ha registrati 517 solo sui luoghi di lavoro. Sommando gli uni e gli altri, come fa INAIL, si superano i 650 morti. Ma i dati ufficiali vengono spesso presentati come se fossero rappresentativi dell’intero panorama lavorativo, quando in realtà mancano all’appello intere categorie. Basti pensare agli agricoltori, esclusi dal conteggio ufficiale: solo gli schiacciati dal trattore sono già 94 quest’anno.
La politica tace. Nessun partito sembra avere il coraggio di mettere in discussione il monitoraggio parziale di un colosso economico e mediatico come INAIL. E le Commissioni parlamentari? A cosa servono se non riescono nemmeno a contestare una situazione che denuncio da 18 anni?
Carlo Soricelli
Curatore dell’Osservatorio di Bologna Morti sul Lavoro
Fine anni ’70. Il PCI riafferma la sua natura di rappresentante della classe lavoratrice. L’epopea di Unità Operaia in Montedison. L’onda rivoluzionaria del Sessantotto si infrange alla Fiat. Puntata 19, realizzata da Mattia Servettini.
“Lega Salvini e lascialo legato” è uno degli striscioni che hanno sventolato a Messina nella manifestazione organizzata dai Comitati No Ponte. Una lunga scia di persone arrivate da tutte le parti della Sicilia e della Calabria, più di 10 mila persone hanno marciato per le vie del centro città, sono più del doppio delle persone in protesta l’anno scorso sempre ad agosto.
Costoso, dannoso per l’ambiente, a rischio sismico, non ha progetto esecutivo: si inizia a pagarlo senza sapere se potrà essere costruito. Tutte le magagne .
Clicca qui Gaetano Benedetto*Presidente del Centro Studi del Wwf.
Il due agosto abbiamo indetto una manifestazione in Contrada Ulmo, con partenza dal presidio no muos e arrivo alla base militare della US Navy, preceduta la sera prima dalla proiezione del film “Valentina e i MUOStri” in piazza Vittorio Emanuele a Niscemi. Ci teniamo a raccontare cosa è successo il giorno della manifestazione per rendere noto a tutti/e come in Contrada Ulmo si vive in uno stato di polizia. Clicca da No Muos.
Lettera ai sindaci del Presidente di Isde Italia, Roberto Romizi. Leggi il resto
Proponiamo una sintesi dell’interessante articolo pubblicato da Vincenzo Cordiano (Isde Vicenza) nel suo blog. L’articolo evidenzia come l’inquinamento atmosferico sia una causa significativa di cancro ai polmoni anche nei…Leggi il resto
Nel 2031 l’aria a Taranto sarà peggiore di oggi, anche se si spegnessero due altoforni su tre e ci fosse l’attivazione di due forni elettrici EAF. E la nuova AIA rende priva di valore giuridico la chiusura degli altoforni che rimetterebbero in funzione se le condizioni di mercato fossero avverse e le risorse economiche carenti. Oggi viene raccontata una storia, quella della decarbonizzazione contenuta nell’Accordo di Programma...
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Il governo Meloni vuole perpetuare una produzione che uccide, piuttosto che una vera riconversione.
Intervista a Massimo Ruggieri, leader di “Giustizia per Taranto”.
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Non solo acqua ma anche atmosfera. Infatti, con l’esposto in Procura ...
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Lettera aperta inviata a Regione Liguria e Comune di Genova circa le ventilate ipotesi relative a potenziali impianti di incenerimento nella nostra Regione. Le responsabilità delle maggioranze e delle minoranze politiche. Clicca qui.
La soluzione di uno Stato unico, o soluzione bioregionale, ripresa qui sotto da Moni Ovadia (forse per utopia o per provocazione), è un approccio proposto per venire a capo del conflitto israelo-palestinese. I sostenitori di questa soluzione propongono la creazione di un unico Stato che comprenda l’intero territorio di Israele/Palestina, con il riconoscimento di cittadinanza e pari diritti per tutti gli abitanti, a prescindere da etnia o religione. Sebbene questa soluzione, basata su un dato di fatto, sia ragionevole e foriera di pacificazione, essa è stata sinora ignorata nelle trattative di pace.
Di fatto, in Palestina, prima dell’immigrazione sionista dal 1947 in poi, esisteva una forma di equilibrio, convivevano arabi, ebrei, cristiani di varie fedi e persino laici ed atei .Il problema del mantenimento di questa convivenza pacifica è subentrato con la pretesa dei vertici sionisti di affermare un diritto ancestrale sulla terra palestinese ma questa è una assunzione non corroborata da fatti reali, questo diritto di proprietà univoca è un titolo indebitamente assunto e tale acquisizione è basata su una falsa “distinzione razziale” e sulla reiterata asserzione di un diritto definito “ereditario” sul territorio palestinese.
Nella foto: Moni Ovadia.
Alcuni leader occidentali in questi ultimi giorni si stanno affrettando a dichiarare che riconosceranno lo Stato di Palestina. Il nostro governo, verosimilmente, sarà fra gli ultimissimi secondo un’inveterata tradizione, temporeggiare, perché non si sa mai. Da cosa dipende questa tardiva corsa al riconoscimento virtuale di uno Stato dei palestinesi?
A mio modesto parere trattasi di puro opportunismo. Vuoi mai che l’ondata di sdegno che sta montando dal basso contro il “genocidio intenzionale” – la definizione è di Amos Goldberg, professore di storia dell’Olocausto, nel dipartimento di storia ebraica, dell’Università ebraica di Gerusalemme – perpetrato dallo Stato sionista contro il popolo palestinese travolga le loro miserabili carriere politiche.
Dietro al supposto riconoscimento si riaffacciano i consueti balbettii sui “due popoli e due Stati”. E come? Con 800 mila coloni sionisti fanatici insediati in Cisgiordania e Gaza ridotta in un cumulo di macerie? E come pensano di metterla con il Sionismo, un’ideologia, colonialista, razzista, genocidaria che si fonda sull’eccezionalismo e il suprematismo ebraico. Non ci sarà nessuna soluzione, né i due Stati né altro, finché il pensiero sionista dominerà l’orizzonte politico dello Stato di Israele, che per il momento è più opportuno definire Stato sionista o Stato terrorista.
Una delle opzioni disperate che si fanno strada è quella di scaricare tutta la responsabilità per la mancanza di una soluzione su Hamas, tutta colpa di Hamas. Ma come è nata Hamas, l’ha portata la cicogna? Chi l’ha voluta? Chi l’ha finanziata, armata? Ritengo che le risposte a queste domande creerebbero problemi notevoli per primi ai sionisti. E poi, in Cisgiordania Hamas non c’era.
Riconoscere lo Stato di Palestina significa riconoscerne la terra e i confini sulla base del diritto internazionale, ma i sionisti ne hanno fatto carne di porco con la piena complicità dei loro sodali stelle e strisce ed europei che hanno garantito loro la piena impunità. Inoltre, i sionisti non hanno mai stabilito i loro confini al fine di tenersi le mani libere e fottere tutta la terra dei palestinesi con la pratica dei fatti compiuti sul territorio.
E, dulcis in fundo, chi convincerebbe 800 mila coloni sionisti, privilegiati, pasciuti, armati fino ai denti, fanaticamente convinti di avere il Santo Benendetto dalla loro parte a levare le tende dalla Samaria e Giudea senza provocare una guerra civile?
Ritengo che l’unica soluzione possibile sia quella di uno Stato laico democratico per tutti gli abitanti di quella terra con gli stessi identici diritti per i suoi cittadini.
Moni Ovadia
Il pianeta funziona grazie a più di 100 materie prime essenziali, ma 20 lo sostengono. Queste sono: litio, rame, ferro, oro, argento, alluminio, petrolio, gas naturale, carbone, terre rare, coltan, nichel, manganese, uranio, acqua dolce, fosfati, grafite e cereali essenziali come grano, mais e soia. A queste si aggiungono silicio e idrogeno verde. Tutte sono essenziali per l’energia, i trasporti, la difesa, l’alimentazione, i fertilizzanti e le infrastrutture, e tutte sono concentrate in pochi territori. Le attuali controversie geopolitiche non si spiegano più solo con le ideologie; si spiegano con questo elenco.
E questa lista non è neutrale; è una mappa del potere. Chiunque controlli queste risorse controlla il XXI secolo. Cina, Russia, Stati Uniti, Brasile, Australia, Canada, India, Sudafrica, Venezuela e Arabia Saudita rappresentano oltre il 90 percento della produzione o del controllo di queste materie prime chiave. L’Africa possiede oltre il 30% dei minerali strategici del pianeta, ma continua a esportarli senza valore aggiunto e sotto controllo straniero. L’America Latina concentra litio, rame, ferro, bauxite, petrolio, oro e cereali, ma non controlla il prezzo o la catena di produzione.
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La vignetta dedicata da Meloni: non è vero che il carrello della spesa costa di più, basta non riempirlo.
A luglio il tasso di variazione dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona – quello che viene definito in gergo il “carrello della spesa” – sale su base annua da +2,8% a +3,2% (la stima preliminare indicava +3,4%). A renderlo noto è l’Istat aggiungendo che aumentano i prezzi anche per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,0% a +2,3%). “Solo per mangiare aggravio spesa da +356 euro annui a famiglia” è il grido di allarme di Assoutenti, che specifica: “Gli italiani devono affrontare una stangata alimentare che, a parità di consumi, vale 6,4 miliardi di euro annui in termini di maggiore spesa per l’acquisto di cibi e bevande”.
“Tutti i prodotti alimentari di più largo consumo stanno registrando sensibili rincari: basti pensare che i prezzi della frutta fresca salgono a luglio del +8,8% su anno, pomodori +12,3%, latticini +7%, burro +16,9%, uova +7,2%, cioccolato +13,2%, caffè +23,4%, una situazione che preoccupa perché si tratta di beni primari, i cui aumenti incidono sulla capacità di spesa delle famiglie erodendo i redditi e cambiando profondamente le abitudini alimentari degli italiani”
Nella foto il famoso manifesto: Un milione di nuovi posti di lavoro
Meloni ha trionfalmente festeggiato i mille giorni del suo governo brandendo lo scettro del tasso di occupazione più alto della storia italiana. I dati diffusi dall’Istat, infatti certificano che, nella fascia d’età 15-64, nel primo trimestre del 2025 si sarebbe osservato un tasso di occupazione pari al 62,5%. Questo dato, se letto da solo, rappresenterebbe un risultato positivo, con un aumento dell’1,9% rispetto al primo trimestre del 2023 e circa 600mila occupati in più, che diventerebbero circa 870 mila se si guardasse ai dati tra l’ottobre del 2022, mese dell’insediamento, e maggio 2025. Insomma, un altro milione di occupati di berlusconiana memoria.
Anche sorvolando sulla capziosità di intestarsi tutta la crescita degli occupati sin dal giorno dell’insediamento, i dati restituiscono un’immagine del mercato del lavoro tutt’altro che rosea.
Gli occupati sono aumentati di un milione, perché questo dato si riferisce alla fascia d’età 15-89 anni e quindi risente maggiormente di quanto accaduto alle classi d’età di adulti e anziani. Appare evidente, dunque, il ruolo svolto dalle riforme pensionistiche come indirettamente confermato dall’Inps che, nell’ultimo rapporto annuale, registra un calo dei prepensionamenti in media del 25% tra il 2022 e il 2024. Anche l’aumento sbandierato dei contratti a tempo indeterminato rappresenta, in parte, un effetto ottico del mantenimento a lavoro di lavoratori anziani. Meno giovani e più anziani over 50 occupati. L’aumento degli occupati si è concentrato in settori caratterizzati da basse tutele come servizi, turismo e costruzioni, mentre il settore industriale, che in genere ha salari, produttività e qualità del lavoro maggiori, è in calo da oltre due anni, con ricorso crescente alla cassa integrazione.
A questa falsa crescita della nuova occupazione si aggiunge la stagnazione, se non addirittura la riduzione dei salari reali per il mancato recupero della recente inflazione.
Clicca qui Pasquale Tridico e Davide Romaniello.
Il disegno di legge delega sul nucleare sperpera uno stanziamento complessivo di 7,5 milioni di euro nei soli anni 2025 e 2026 per finanziare campagne informative sull’energia nucleare e la sua sicurezza rivolte alla cittadinanza e azioni di comunicazione capillare nei territori che potrebbero ospitare impianti nucleari. In un contesto di risorse pubbliche limitate, si sceglie di finanziare con priorità la comunicazione di una tecnologia non disponibile nell’immediato, mentre si continua a sottovalutare il ruolo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili.
La relazione tecnica dell’esecutivo, infatti, traccia una road map per il nucleare nella quale i primi impianti nucleari saranno operativi verso il 2035, mentre, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), nel 2050 il nucleare rappresenterà appena il 10% della produzione elettrica mondiale. A tutto ciò si aggiunge l’incertezza tecnologica ed economica che circonda le soluzioni nucleari di nuova generazione, in particolare i reattori modulari di piccola taglia (SMR), per i quali i costi di realizzazione e di gestione sono ancora non noti, come confermato da numerosi studi internazionali, dalle prime esperienze industriali, fino ad oggi fallimentari, e dall’assenza di SMR già operativi e non sperimentali.
Alla vigilia dell’Hiroshima day 2025 – 80esimo anniversario – nelle chat “pacifiste” stranamente (?) quasi non esistono post che ricordano i funghi sulle città giapponesi che hanno cambiato il paradigma storico del mondo, inaugurando l’era della possibile autodistruzione dell’umanità.
A testimoniare il ricordo dell’orrore di Hiroshima e Nagasaki sono rimasti meno di 100.000 “Hibakusha”: i sopravvissuti alla violenza di Little Boy e Fat Man (nomignoli che vennero attribuiti alle due bombe, la prima all’uranio e la seconda al plutonio).
Nei primi 10 anni dopo la strage in Giappone era un tabù parlarne: il dolore era immenso e scottante e bisognava anche tenere conto dell’occupazione americana, da non infastidire con argomenti scomodi.
Nel 2024 il Nobel per la pace è stato assegnato proprio ad una organizzazione rappresentante gli Hibakusha: la Nihon Hidankyo. Questo riconoscimento è stato definito “tardivo ma fondamentale” per onorare la memoria e la resilienza di chi ha vissuto l’orrore nucleare e ha trasformato la propria esperienza in un impegno attivo per il disarmo e la pace. Il Comitato norvegese ha voluto sottolineare come gli Hibakusha abbiano contribuito a mantenere vivo il tabù nucleare, evitando l’uso di armi atomiche in guerra.
Una Conferenza di oltre 1.000 delegati, antisionisti ebrei e non ebrei, tenuta recentemente a Vienna, ha rivolto un fermo appello a tutti gli Stati e le comunità ad adempiere ai loro obblighi ai sensi della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio e ad adottare tutte le misure necessarie per fermare il genocidio in corso a Gaza, comprese le sanzioni…” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2025/07/la-conferenza-ebraica-antisionista.html Questo primo evento del suo genere in Europa, ha già gettato le basi per la pianificazione di una seconda conferenza nel 2026…

Il 29 luglio in una stazione di servizio del Nord Italia sarebbe stata insultata una famiglia di turisti che portava la kippah, segno di appartenenza ebraico. Anche Moni Ovadia porta la kippah e corre il rischio di essere aggredito? Certo che sì. Da sempre gli ebrei hanno dovuto fare i conti con la violenza razzista. A loro tocca la sorte che tocca (in misura assai maggiore) ai migranti di origine africana o nord-africana che sono facilmente riconoscibili anche se non portano la kippah.
Il problema è che per le comunità ebraiche di tutto il mondo si sta avvicinando uno tsunami di odio e di violenza, pari all’immenso orrore che suscita il Sionismo nella sua fase genocidaria. Lo Stato di Israele nacque abusivamente con uno sterminio e deportazioni di massa che la comunità internazionale non ebbe la forza e neppure la volontà di fermare, perché i sionisti promettevano di creare un luogo sicuro per gli ebrei. Gli europei, responsabili diretti o indiretti dell’Olocausto, non potevano fare obiezioni. Inghilterra e Stati Uniti videro nella formazione di quello Stato uno strumento per controllare l’area petrolifera mediorientale.
Ma oggi, col genocidio dei palestinesi in atto, appare evidente che lo Stato di Israele ha costituito fin dal suo inizio una continuazione del Terzo Reich hitleriano. Israele è certamente il luogo più pericoloso per un ebreo, oggi. Ma quel che scopriremo presto è il fatto che le politiche di questo Stato, illegale e colonialista e disumano, sono destinate a riattivare l’odio per gli ebrei in ogni zona del mondo.
Anche quest’anno, lontano dalle attenzioni dei grandi media, Val Susa ha accolto migliaia di giovani, nel Comune di Venaus, diventato famoso dopo le giornate di lotta e sgombero dell’8 dicembre 2005: a fine anno saranno vent’anni e sono trent’anni da quando l’opposizione alla “grande opera” è iniziata. Qui, 30 luglio 2025, le navette da una corsa all’altra continuano a sfornare centinaia di ragazzi, sotto il sole o sotto la pioggia, niente li ferma. Arrivano da tutta Italia e anche dall’estero, arrivano in auto fino a Susa, in treno, in moto e poi usano le navette gratuite per raggiungere il piccolo comune montano (900 abitanti). Arrivano con zaini, borracce, “tende a strappo”. Un’onda di tende come il grido che risuona per tutta l’area da centinaia di ragazzi che scandiscono: “Siamo tutti antifascisti”. In coda per colazioni, bagni, pastasciutte, panini, prelibatezze spadellate dai “Fornelli in lotta”. E perché no anche polente, panini e grigliate.
Nella tre giorni di musica e incontri, parlano della loro esperienza: la voce di Gaza, lotta delle fabbriche, disabilità, nucleare, guerra alla guerra… Impossibile elencare tutti gli eventi organizzati anche dall’altro palco postazione “autogestita”. Impossibile elencare tutti i gruppi musicali, gratuiti, che hanno riempito le serate fino a tardi.
I giornali non hanno riportato un rigo su tutto quello che c’è stato di positivo. Più facile tornare a parlare di “frange” violente che non di ragazzi che hanno percorso la manifestazione ballando e cantando. Sui social è partito il dibattito sulla valle pacificata o no. E quali strumenti sia più giusto usare. Pensando di pareggiare i conti è stato dato fuoco al presidio No Tav di San Didero. E la storia continua.
Clicca qui un articolo di Chiara Sasso.
GEA Scuola di Giustizia Ecologica e Ambientale: un’associazione nata nel 2021 per promuovere e diffondere la visione, la cultura, le proposte e le pratiche legate alla Giustizia Ecologica e Ambientale. “Collaboriamo con movimenti, realtà sociali, centri di ricerca, agenzie internazionali e intellettuali consapevoli della relazione tra sostenibilità ambientale ed equità sociale, impegnati a livello internazionale nella costruzione di una visione integrale dell’ecologia. Tra gli obiettivi, c’è l’organizzazione della
Scuola Gea: un progetto formativo di interesse strategico per i giovani attivisti. Ogni anno organizziamo il
Festival dell’Ecologia Integrale Relazioni inseparabili: tre giorni di alta formazione politica gratuita per giovani ecoattivisti fatto di incontri, trekking, dibattiti e vita comunitaria. Quest’anno il Festival si svolgerà a
Trevignano Romano presso il campeggio “L’isola che non c’è” dal 5 al 7 settembre, relatrice internazionale
Sharon Lavigne, nel 2021 “Nobel per l’Ecologia“.
Clicca qui per partecipare.
Contro il Disegno di Legge annunciato dal Ministro Lollobrigida e presentato al Senato, questa nostra proposta di Legge di iniziativa popolare vuole dare rappresentanza a quella stragrande maggioranza degli italiani contraria da decenni alla caccia e tanto più alle estensioni dell’attività venatoria, all’uccisione degli animali per divertimento.
Questa nostra proposta sarà così iscritta all’esame del Parlamento assieme al Disegno di Legge voluto dal Ministro dell’Agricoltura che punta a ottenere più caccia, sempre e ovunque, più armi, più animali uccisi, meno controlli, meno sicurezza per i cittadini e, su ognuna di queste, registreremo e faremo conoscere il voto favorevole o contrario di ogni senatore e deputato.
Questa nostra proposta è coerente con il nuovo articolo 9 della Costituzione e con l’articolo 13 del Trattato Europeo, oltre a essere una necessità la pacifica convivenza con le altre specie animali, importanza dovuta anche a livello sociale.
L’introduzione di un divieto generale dell’attività venatoria, principio etico di grande evoluzione, accompagnato da metodi di gestione non cruenti della fauna in caso di pericolo, rappresenta un passo ulteriore verso un modello di tutela integrale degli animali selvatici e, soprattutto, di pacifica convivenza. Per saperne di più e firmare, clicca qui.
Il Ministero degli esteri della Russia ci ha sopravvalutato. Ha appreso che l’ultimo annuale “Premio Attila” è andato a Sergio Mattarella “Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori“, ma, se è vero che il Presidente della Repubblica è stato il più votato tra i nostri lettori (42mila ecopacifisti), questo non significa che il riconoscimento valga anche per la maggioranza degli italiani (che non sono ecopacifisti). Infatti, il suo indice di gradimento raggiunge il 70% (94% tra gli elettori del PD, l’80% tra AVS e Forza Italia, il 65% tra i M5S, il 50% tra Fratelli d’Italia).
C’è da dire che la figura dei nostri capi dello Stato è sempre stata (anche quando non si chiamavano Pertini) collocata su un podio più alto dei politici, c’è da dire che attualmente la classe politica italiana (e non solo) ha indici di gradimento a una cifra percentuale, c’è da dire che la maggioranza degli italiani (e non solo) neppure va a votare (e probabilmente fra essi si collocano i nostri lettori). Detto questo, il Cremlino, quando ha attaccato Mattarella inserendolo nella “lista nera dei russofobi”, non si aspettava che tutti i partiti, proprio tutti, scandalizzati ne prendessero le distanze.
Delle tre l’una. Per russofobia imperante. O perché lo considerano addirittura un russofilo in tutta la sua lunghissima carriera politica. Oppure i nostri lettori gli avevano immeritatamente conferito il Premio Attila 2024. Per rileggerlo: clicca sul titolo.
La rassegna dei “Premi Attila” dal 2004 (pagg.132) è disponibile a chi ne fa richiesta.
Messaggio di pace e salute a 42.133 destinatari da Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro tramite RETE AMBIENTALISTA - Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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