Il Senato Accademico dell'Università di Palermo,
già più volte e da ultimo nella seduta del 20
settembre 2010, aveva con chiarezza individuato i
punti di maggiore criticità del DDL di Riforma
del sistema universitario evidenziando in
particolare che:
il sistema di governance proposto accentrerebbe
eccessivi poteri decisionali nei vertici
accademici ed in un Consiglio di Amministrazione
dalla composizione numerica troppo esigua;
inoltre la presenza di almeno tre componenti
esterni all'università nella compagine del CdA
induce fondate preoccupazioni su improprie
ingerenze nella gestione degli Atenei, mentre la
rappresentanza degli studenti e del personale
Tecnico- Amministrativo diventerà del tutto
residuale;
l'incertezza normativa associata alla
rivisitazione della strutturazione degli Atenei
in Dipartimenti (che vengono identificati come
sedi primarie di gestione della didattica) e
Scuole introduce ulteriori elementi di disagio e
rischia di creare un lungo e confuso transitorio
prima che si possa pervenire ad un'organica
attribuzione di compiti e definizione di
procedure;
l'introduzione del Ricercatore a Tempo
Determinato, in assenza di un limite alla durata
complessiva dei contratti pre-ruolo, di un
meccanismo di vera tenure-track ed in un contesto
economico caratterizzato da ridottissimi
investimenti dell'industria nel sistema della
ricerca e dell'innovazione, allargherebbe oltre
ogni limite il fenomeno del precariato dei
giovani studiosi, contribuendo in maniera
determinante alla più volte esecrata "fuga dei
cervelli";
la vaghezza delle norme concernenti il "Fondo per
il merito" (totalmente demandate a successivi
decreti di natura non regolamentare), unitamente
alla incerta consistenza finanziaria e alla
previsione della necessaria restituzione delle
somme erogate, pongono seri dubbi sulla
possibilità di rendere effettivo il diritto allo
studio, come sancito dalla Costituzione Italiana
(art. 34);
operare ex-post l'istituto dell'accreditamento
delle sedi e dei corsi di studio da una parte
esporrebbe gli studenti ad un elevato livello di
aleatorietà sulla spendibilità dei titoli
conseguiti e dall'altro finirebbe con
l'accrescere il divario tra Università operanti
nelle regioni più ricche del paese e quelle
dislocate nelle aree economicamente depresse, a
partire ovviamente dal meridione d'Italia;
l'assenza di meccanismi perequativi nel sistema
di valutazione degli Atenei, che appare
deliberatamente orientato alla definizione di un
sistema universitario a due velocità piuttosto
che al necessario miglioramento complessivo
dell'offerta formativa e della capacità di
ricerca e innovazione del complesso degli Atenei
italiani, consoliderebbe di fatto un
trasferimento di risorse dagli Atenei del Sud
verso quelli operanti in aree più ricche con
conseguenze esiziali per i primi.
Il Senato Accademico, il Consiglio di
Amministrazione ed il Consiglio degli Studenti,
riuniti in seduta straordinaria, rilevano con
preoccupazione che nessuna di queste criticità ha
trovato soluzione nell'affrettato e confuso
passaggio parlamentare del DdL alla Camera dei
Deputati, all'interno delle cui Commissioni
Istruttorie si sono addirittura prima approvati e
poi cancellati una serie di emendamenti che,
sebbene in maniera insufficiente, cercavano di
porre rimedio ad una parte dei problemi
responsabilmente evidenziati dalla totalità del
mondo accademico.
Inoltre, le rilevanti contrazioni del FFO, a
valere già dall'anno corrente, non hanno ancora
trovato alcuna adeguata soluzione, dal momento
che la Legge di stabilità, peraltro ancora non
approvata in via definitiva, prevede solo una
parziale e insufficiente riduzione dei tagli
previsti per il 2011 e 2012. Né può essere
considerata una soluzione ai problemi finanziari
degli Atenei la prevista drammatica contrazione
del numero dei docenti e del personale
Tecnico-Amministrativoper effetto dei
pensionamenti, essendo in Italia il rapporto
docenti/studenti già molto più basso della media
UE.
A queste considerazioni si aggiunge l'ulteriore
elemento di preoccupazione legato alla eventuale
approvazione di una legge che contiene
numerosissime deleghe, tra regolamentari e
legislative, in un momento di profonda ed
innegabile crisi politica dagli esiti
assolutamente incerti ed imprevedibili. Al
riguardo, il SA, il CdA e il CdS sottolineano con
forza il pericolo che eventuali diversi
orientamenti di nuove maggioranze parlamentari
potrebbero determinare, come già avvenuto per la
L. 230/05, il rinvio sine die dell'attuazione del
provvedimento, lasciando gli Atenei in una
condizione di profonda indeterminatezza (in
quanto la legge ha l'effetto immediato di
azzerare il sistema vigente, senza introdurne
immediatamente nessun altro).
Sulla base di queste considerazioni gli Organi di
Governo e di Rappresentanza dell'Ateneo di
Palermo rilevano e manifestano l'inopportunità di
procedere ad un'approvazione del DdL prima che si
siano date adeguate soluzioni ai problemi prima
evidenziati. Chiedono quindi al Parlamento
Italiano di sospendere l'iter legislativo del
provvedimento in questione in un momento in cui,
con tutta evidenza, le necessarie e inconfutabili
esigenze di riforma del sistema universitario
vengono condizionate da diverse ed estranee
considerazioni legate all'instabilità del sistema
politico e ai rapporti tra forze parlamentari, al
di fuori della necessaria serenità richiesta dal
dibattito su un ambito di così elevato interesse
strategico per il Paese in genere e per le
giovani generazioni in particolare.
Ritengono infine loro preciso dovere segnalare al
Governo e al Parlamento che l'approvazione di una
riforma nelle attuali condizioni susciterebbe
elevati livelli di conflitto all'interno degli
Atenei tra gli Organi di Governo (che certamente
non si sottrarrebbero all'obbligo istituzionale
di applicare e rendere operative le norme
approvate dal Parlamento) e ampie fasce del corpo
docente che, come già prospettato anche
attraverso Lettere Aperte indirizzate ai vertici
degli Atenei e sottoscritte da numerosissimi
docenti, annunciano iniziative di dissenso e
opposizione quali:
astensione a tempo indeterminato da tutte le
attività didattiche non obbligatorie;
presentazione di mozioni di sfiducia nei
confronti delle cariche di governo dell'Ateneo;
azioni concertate e collettive di non
collaborazione ed ostruzionismo negli organi
collegiali; riconsiderazione della posizione
degli Atenei rispetto alla CRUI.
Il Senato Accademico, il Consiglio di
Amministrazione ed il Consiglio degli Studenti
dell'Università di Palermo confidano pertanto che
i membri del Governo e i Parlamentari Italiani
vorranno porre la necessaria attenzione alle
ragioni esposte in questo documento, rinviando
l'approvazione e/o l'esecutività del DdL di
Riforma del Sistema Universitario al momento in
cui
una più attenta considerazione dei contenuti del
provvedimento (anche attraverso più serene
interlocuzioni con il sistema universitario),
l'integrale restituzione al sistema delle
Università statali delle risorse sottratte al
FFO, l'auspicabile acquisizione di un quadro di
stabilità politica,
siano stati predisposti e resi noti i
provvedimenti attuativi in confronto con la
comunità
accademica, consentiranno di dotare gli Atenei
Italiani di una riforma, largamente attesa, che
permetta di promuovere e valorizzare il merito,
garantire il diritto allo studio, migliorare
l'efficienza del sistema, nell'interesse delle
giovani generazioni e dello sviluppo economico e
culturale del Paese.
Tutto ciò considerato, in segno di protesta, il
Senato Accademico dell'Università degli Studi di
Palermo delibera all'unanimità la sospensione
delle attività didattiche per giorno 30 Novembre
2010.