STOP ALLA GELMINI
La legge Gelmini non è stata ancora approvata. Per merito della
positiva congiunzione tra la mobilitazione dell'università e
l'opposizione parlamentare. All'orario previsto per il termine dei
lavori, alle tredici di oggi, erano stati approvati 17 dei 25
articoli. A quel punto la maggioranza è stata costretta ad
aggiornare la discussione a martedì prossimo. Abbiamo giorni
preziosi per estendere la mobilitazione, per diffondere la
consapevolezza dei guasti che produrrebbe la legge, per ampliare i
consensi e le alleanze verso le nostre iniziative.
Decisivo è stato il vigoroso intervento di Pierluigi
Bersani(consiglio di vedere il video sul sito
www.camera.it) che ha
rivendicato la solidarietà portata ai ricercatori sui tetti. Alla
Gelmini che aveva avuto l'impudenza di chiamarlo un "ripetente"
il segretario ha lanciato una sfida politica e anche personale: "Io
pubblicherò sul sito i voti dei miei esami universitari - ha detto
rivolgendosi al ministro - Lei faccia altrettanto e con l'occasione
ci spieghi anche il giro turistico a Reggio Calabria per l'esame di
Stato per l'abilitazione alla professione di avvocato. Ha poi chiesto
il ritiro del provvedimento per tornare in commissione a discutere i
punti davvero prioritari della riforma dell'università e trovare
le risorse necessarie. Il Pd è pronto a prendersi le proprie
responsabilità se si abbandona la propaganda e si fanno cose
concrete a favore del sapere e dei giovani.
L'intervento del segretario ha suscitato reazioni nervose e
scomposte dal centrodestra e in un clima surriscaldato siamo arrivati
fino all'orario previsto per la fine della discussione. La seduta si
è interrotta con l'approvazione proprio dell'articolo 18 che
forse è l'unico punto positivo della legge: l'utilizzazione del
metodo peer review per la valutazione di progetti, non a caso
introdotto al Senato per iniziativa del Pd su proposta del nostro
senatore Ignazio Marino. Pur confermando il nostro giudizio positivo
nel merito, abbiamo votato contro per sottolineare la richiesta
politica generale, avanzata un attimo prima dal segretario, relativa
al ritiro della legge e al riesame in commissione.
Tutto il gruppo Pdha partecipato con grande impegno alla
battaglia parlamentare. C'è stata un'azione corale, coordinata
dai nostri deputati della commissione Istruzione (Ghizzoni, Nicolais,
Mazzarella, BacheletŠ) e arricchita da interventi molto qualificati
di tanti altri colleghi che hanno portato argomenti di grande
efficacia, sia nella critica sia nella proposta, ad esempio il bel
discorso di Guido Melis. Consiglio di leggere il resoconto degli
interventi sul sito della Camera.
Nel mio intervento ho chiesto alla Gelmini di ritirare il decreto
che trasforma il Cepu in una pubblica università con lo stesso rango
della Bocconi o della Cattolica. C'è stato ampio sconcerto
nell'aula e un certo imbarazzo perfino nei banchi della maggioranza.
Il deputato Barbareschi ha paventato addirittura il rischio che simili
provvedimenti del governo favoriscano il "rimbecillimento". Non
avrei osato esprimermi in modo tanto crudo. Il tempestivo intervento
di Piero Fassino ha convinto la maggioranza a non respingere il mio
emendamento, che è stato rinviato alla prossima seduta.
Sul piano politico va sottolineato l'atteggiamento ondivago dei
finiani. Prima hanno chiesto garanzie nei finanziamenti e poi si sono
accontentati di un emendamento che non solo non risolve il problema ma
introduce un nuovo vulnus nelle regole parlamentari. Infatti, i
concorsi per associato non possono essere finanziati, perché la
legge di stabilità è ancora un disegno di legge all'esame del
Senato. Questo conferma che non si doveva neppure cominciare la
discussione del ddl prima della conclusione della sessione di
bilancio. Sul recupero degli scatti per i ricercatori invece il
governo ricorre a fondi già stanziati per altre finalità, senza
risorse aggiuntive. Cercano di fare finta di risolvere un problema
operando un altro taglio alle risorse attualmente disponibili. I soldi
sono pochi e sempre gli stessi. Di volta in volta li spostano su
problemi diversi per dare l'idea che tutto va bene, grosso modo come
gli aerei di Mussolini che venivano spostati da una parata
all'altra.
La battaglia non è perduta, ci sono ancora molte carte da
giocare. Voglio ringraziare gli studenti, i ricercatori e i professori
che si sono mobilitati contro la legge e a sostegno di una vera
riforma dell'università. E' un grande piacere fare una battaglia
parlamentare sapendo che nelle piazze ci sono tante persone mobilitate
per la cultura italiana. Dedico a tutti quelli che sono scesi in
piazza le parole che ho usato in aula per elogiare la lotta dei
ricercatori sui tetti.
Signor Ministro, lei non ha ascoltato, o forse non ha proprio
compreso i ricercatori. Un anno fa li ha dipinti come figure
residuali, quasi una zavorra dell'università italiana; poi, quando
hanno cominciato a protestare, ha cercato di blandirli con qualche
briciola, facendo intravedere qualche concessione corporativa,
promettendo soldi che non aveva. Pensava che i ricercatori seguissero
la sua stessa logica? I ricercatori invece non chiedevano solo soldi:
ponevano una domanda di qualità del sistema universitario.
Signor ministro, i ricercatori hanno davanti gli studenti
tutti i giorni, e prima di tutto sanno che devono conquistare la loro
stima. Per questo hanno scelto forme di mobilitazione anche molto
civili, voglio dirlo in Aula: hanno portato gli studenti in piazza a
fare lezione. Volevano dire: "noi teniamo alla cultura sopra ogni
altra cosa"; volevano dire: "noi continueremo a studiare, a fare
ricerca anche se ci rendete la vita difficile".
Hanno tenuto le lezioni in piazza per dire a tutti noi che
bisogna mettere il sapere al centro della politica nazionale. Sono
saliti sui tetti per rappresentare l'idea di innalzare l'università,
il suo prestigio e la sua credibilità.
Era una domanda di qualità: voi avete risposto con i tagli e
le burocrazie. Ma la vera riforma, se un giorno si farà una vera
riforma, dovrà attingere a queste risorse, dovrà coinvolgere gli
aspetti migliori dell'università, che sono tanti, dovrà utilizzare
queste passioni civili. Ci sono e voi non le avete viste perché non
le avete volute ascoltare.
Walter Tocci
25-11-2010