tesi copiate

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mmezza

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Jul 7, 2011, 8:28:37 AM7/7/11
to MediaSenzaMediatori.org
Trovo fondamentale il tema della discussione cvhe emerge dal nostro
gruppo,e vorrei che fosse ampliato e moltiplicato per arrivare anche
ad un corpus completo ,da editare o come libro o come sito.
Denuncio subito il mio conflitto d'interessi.
In queste settimane ho infatti deciso di non rinnovare il mio
contratto con l'università di Perugia per il modo casermesco con il
quale si procede in una materia che viene poco frequentata, e ancor
meno, assimilata, ossia la nuova cultura comunicativa digitale.

Io credo che, lo dico subito, il copia incolla sia ormai un linguaggio
del nuovo mondo.Un linguaggio complesso, creativo e maturo, che può
essere respinto ed esorcizzato solo da chi cerca pretesti per
difendersi dall'onda di disintermediazione che sta invenstendo
l'intera società, l'Università per prima.

Come spiegava Roland Barthes l'intera nostra letteratura è un'insieme
di citazioni. Non dichiarate, aggiungo io.
L'intera cultura planetaria, in tutte le sue latitudini, è un
processo di integrazioni e assorbimenti. Siamo tutti sulle spalle dei
giganti, diceva Bernardo da Chartres.
a oggi i giganti sono accerchiati e soverchiati da una moltitudine di
nani, che producono, scambiano, scelgono, citano remixano.
E' cambiata l'economia di base del mercato della creatività,che non è
più caratterizzata da successioni lineari di pensieri, ma dalla
contemporaneità e complementarietà delle momentanee riflessioni.
Tutto questo per dire che copiare, ossia acquisire,
scegliere,.selezionare è il comportamento ordinario del moderno
letterato.
Ovviamente l'accortezza di sengalare la fonte rimane ancora una
convenzione regolamentare. Così come lo è la raccomandazione di non
appropriarsi di contenuti altrui in rete, o , magari, di non usare le
tesi degli studenti per fare libri, tanto per rimanere in famiglia.
Ma la consuentudine ci sta bportando lontano.Copiare in ambienti di
limitata varietà di scarsa offerta è segno di capacità limitate.
Copiare in ambiante segnati da una materia abbondante e alluvionale è
segno invece di grande capacità di destreggiarsi e o rientarsi nei
nuovi linguaggi del networking
Trovo davvero disarmante che in una facoltòà di Scienze della
comunicazione si possa derubricare tutta questa riflessione sotto
l'atto autoritario di un semplice diniego v alla laurea.
Mi era capitato di chiedere, qualche mese fa una riflessione, una
discussione, un confronto, con i colleghi docenti, magari allargato in
rete al mondo che ruota attorno all'indotto universitario. Non si è
potuto realizzare.

Ora vedo che siamo all'estremizzazione della paura del nuovo. Ma ,
come in molti altri campi, credo che solo il calendario deciderà come
e quando seppellire gli inedeguati. nel frattempo, chi può se ne va.
Ma come dicevo vorrei capire se riusciamo a fare noi quello che la
facoltà non ha ritemnuto di fare: cio è discutere e ricercare.
Proviamo ad avviare una discussione, cercando in rete i riferimenti di
un dibattito globale.
Ovviamente copiando, a man bassa.

michele buratti

unread,
Jul 7, 2011, 8:51:04 AM7/7/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
Un piccolo manifesto del copia e incolla d'autore.
Questo si che è uno spunto per riflessione.

Io credo che i dinosauri ancora fatichino a comprendere davvero il
fenomeno. Impedire oggi il riutilizzo dell'informazione equivarrebbe a
negare la portata stessa del cambiamento di paradigma.
Equivarrebbe ad impedire di riprodurre soluzioni architettoniche,
meccaniche, ingegneristiche o matematiche solo perchè si pongono
precedenti all'opera presente.

La cultura, intesa nel suo senso più ampio, è frutto dell'accumularsi,
della rielaborazione e del riutilizzo di tanto materiale precedente.
La differenza è che oggi abbiamo a che fare con concetti astratti che
producono altri concetti astratti. Nozioni che producono altre
nozioni. L'incapacità o il limite è quello di una profonda miopia che
non sa riconoscere un valore ad un idea se questa non diviene oggetto
tangibile e manipolabile. Un utensile, così come un libro diventano
allora il simulacro ed il sacerdote che officiano e sanciscono la
credibilità e la "istituzionalità" del pensiero.
Se un idea non si traduce in qualcosa di concreto non è utile. Ma,
oggi, idee e concetti astratti sono divenuti essi stessi oggetti e
forme da combinare assieme nel tentativo di dare vita ad un insieme
organico, originale e creativo.

Concludo ricordando che in informatica, oggi, la riusabilità del
codice è uno dei prerequisiti della progettualità del software.
Riusabilità=copia, incolla ed eventualmente adatta.

2011/7/7 mmezza <michel...@gmail.com>:

Rocco Pellegrini

unread,
Jul 7, 2011, 9:22:34 AM7/7/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
Condivido anch'io l'essenziale del ragionamento di Michele che sembra sfuggire completamente a chi prende drastiche decisioni
come al solito sempre sulle spalle dei più deboli.
Come possiamo constatare, osservando il modo con il quale si elabora il pensiero al tempo della rete, gli autori apportano nel loro lavoro
piccoli contributi aggiuntivi validando per il resto il pensiero altrui. Non so se c'è mai stato, nell'esperienza umana, un tempo nel quale il singolo
individuo potesse concepire, basandosi solo su stesso, una qualsiasi costruzione logica o letteraria. Già dal tempo della cultura orale, il tempo
di Omero, la critica moderna concorda sul fatto che non sia mai esistito un Omero che ha partorito l'Iliade e l'Odissea inventando tutto da se.
Ci son state generazioni di cantori che hanno cantato le gesta degli eroi achei e di quelli troiani trasmettendoli per via orali finché qualcuno, nel tempo
della nascente scrittura, ha trasferito su un supporto materiale un'esperienza comune e comunemente elaborata. La stessa cosa si può dire nel campo della
musica. Il flamenco, ad esempio, è frutto di un'elaborazione comune che viene da lontano nella quale il nuovo musicista impara la tradizione e, se ne è
capace, aggiunge qualcosa di suo come frutto, ad un certo livello, di spontanea generazione su una base comune e condivisa. Anche Bach veniva da 
una famiglia di almeno 7 generazioni di musicisti ed i suoi figli continuarono la sua stessa professione dopo la sua morte. Dunque, a bene guardare, anche all'epoca dei giganti,
il gigante era sempre un assimilatore di un lavoro collettivo tuttavia è comprensibile che la persona che aveva maggior successo, in vita o postumo, potesse apparire al mondo come per l'appunto il gigante, il fondamento del gusto e del valore.
Con l' avvento della rete le cose si sono chiarite, stavo per dire cambiate ma sono convinto che in fondo si sono estremizzate più che cambiate veramente.
Facendo riferimento alla produzione del software noi notiamo che esistono i giganti anche oggi: sono i fondatori dei linguaggi, dei tool di successo, dei software 
più importanti ma questi personaggi si basano sul lavoro molecolare di nani che nel tempo diventa quantitativamente ed anche qualitativamente più importante del gigante stesso. E' proprio dall'esperienza open source che viene l'esperienza che oggi vediamo generalizzarsi nei commenti di Facebook e nell'esperienza del socialnetwork. 
Chi scrive un software o propone un pensiero, un seme di pensiero subito lo propone al contesto delle persone interessate e si aspetta di avere informazioni importanti dagli altri che possano arricchire e migliorare la proposta originaria.
Tutti gli intellettuali del tempo nostro fanno così e chi sta chiuso in se, nella torre eburnea del suo presunto sapere, oggi appare autistico, privo di capacità di crescita, in una parola un pò estrema, stupido.
Questo è vero dappertutto e soprattutto è vero nelle università americane: quelle dalle quali è nato, tra le tante, Google e non la disoccupazione di massa. 
Penso, ad esempio, al professor Jay Rosen o al professor Jeff Jarvis tanto per fare due esempi accademici.
Dunque che senso ha lottare contro il segno dei tempi?
La nostra facoltà dovrebbe vergognarsi per questa sua involuzione che la rende sempre più sola: nel 2005 gli scritti a scienza della comunicazione erano più di 300 l'anno, quest'anno 2011 sono meno di 80 i nuovi studenti.
Un motivo ci sarà.



2011/7/7 michele buratti <mic.b...@gmail.com>si



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Riccardo Specchia

unread,
Jul 7, 2011, 1:35:17 PM7/7/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
Devo riportare a voi una discussione fatta in privato (cioè fuori dal gruppo e comunque sul web) tra me e il prof. Rocco Pellegrini.
Non voglio uscire fuori traccia ne tradire il mio interlocutore. Con questo mio "copia e incolla" vi rendo quello che è stato, un mio sfogo su come le Università italiane siano ferme e in stasi perpetua). Lo faccio solo perché quello che ho avuto il coraggio di apprendere a 4 anni dalla mia laurea lo devo al loro lavoro, sempre sulle novità e sulla messa in pratica delle stesse. Un insieme nebuloso che ci avrebbe travolto appena fuoriusciti dall'incubatrice "accademia".
Non è una bella notizia per Perugia ed il suo ateneo, perdere dei professori. Significa che qualcosa non va, che non si è mai cresciuti. 
Questo gruppo mi accompagna dal post laurea praticamente da quando è stato creato, leggere da Rocco che questa fonte (almeno per Perugia) chiuderà i battenti è molto strano e provoca un po' di tristezza. 
Chiedo scusa per questo attimo di intimità nel freddo flusso della rete, spero serva a prolungare l'attività di fermento propria di questo gruppo.


<<

Comunque Rocco e mi rivolgo anche a Michele, siete davvero importanti per tutti quei ragazzi che affrontano la facoltà senza sapere dove rivolgere le proprie attenzioni professionali. E' il cuore che parla lo so'. 
Svolgete un lavoro importante per tramandarlo a tutti. Nel tempo mi sono specializzato in comunicazione audiovisiva e devo affermare con orgoglio che molto ho appreso dai voi maestri includo anche P.Pensosi. 
Al contrario di chi ci vedeva all'università come numeri sulla via della disoccupazione.
Il mio elaborato di Specialistica, se avrai voglia di dargli uno sguardo te lo invio per mail, prevedeva un laboratorio audiovisivo in facoltà. Un percorso che mi ha premiato in sede di discussione con molti elogi ma che poi (non so da chi osteggiato, probabilmente dall'ufficio stage, Mancini o chi per lui...) è rimasto fermo alla teoria. Il mio studio di fattibilità prevedeva uno spinoff che avrebbe creato, all'interno della facoltà a perugia, una vera e propria casa di produzione audiovisiva. In 8 mesi ho ricercato anche i finanziamenti e li ho trovati, le partnership e le ho trovate... l'unico blocco è stato nel colosso dell'UNIVERSITA' DI PERUGIA. Probabilmente perché qualche prof. si è sentito escluso dal progetto. Ripeto avevo tutto, bastava che l'università ci mettesse aula e gestione amministrativa. Poi in una facoltà di comunicazione e giornalismo la "manodopera" non manca di certo. 
Ora il progetto è fermo in un cassetto e continuo a girare le facoltà d'Italia per vedere chi avrà il coraggio di promuoverlo. Non chiedo l'america, chiedo solo di mettere in pratica tutto ciò che gli studenti apprendono dai libri. Per essere più chiaro: se proprio devo leggere su come si usa una telecamera o un mixer o un software tanto vale che impari ad usarli manualmente questi strumenti, magari creando documentari, notizie, format...
(prezzo di una telecamera adatta alla riproduzione televisiva in media 5.000 € bazzecole confrontandolo con il prezzo che paghiamo per gli sprechi universitari).
Una cosa bella che ho avuto la fortuna di fare quando per mia scelta sono andato a specializzarmi in Spagna, non in un ufficio stage ma all'università di La Coruna! Questo era il mio modello di facoltà (http://www.cienciasdacomunicacion.es/ ) ma con rabbia e stupore ho scoperto che nel mio paese non se ne parlava affatto. 

Questo è il promo che avevo montato per l'occasione... chissà come poteva cambiare la nostra università con dei laboratori creativi al suo interno. 

http://www.youtube.com/watch?v=VJq_QVYXo6o
>>






Date: Thu, 7 Jul 2011 15:22:34 +0200
Subject: Re: [MSM] tesi copiate
From: r.pell...@gmail.com
To: mediasenzamed...@googlegroups.com

Jimmi Fascina

unread,
Jul 8, 2011, 2:17:45 AM7/8/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
Per mancanza di tempo non entro nel merito della discussione, volevo alcune cose contrastanti tra di loro (perdonatemi se contraddirò me stesso, contengo moltitudini come ha detto nils bohr....)

La prima è che concordo con quanto espresso da Mezza.

Io a chi ha detto che i ragazzi copiavano gli farei vedere obbligatoriamente, 10 ore di fila di questo video legati al pc senza muoversi stile arancia meccanica:



la seconda cosa che voglio dire, è che trovo agghiacciante che la gente copi per le tesi e se qualcuno non li fa pubblicare per questo motivo ha fatto bene.
Perchè?

Perchè la tesi come ho detto altre volte in passato, è la somma e il risultato finale del percorso unico di ogni persona, la somma della sua esperienza, la sua sensibilità dell'impostazione personale che ha dato agli studi di cosa ha approfondito, delle sue idee, del suo approccio alla disciplina in cui ha scelto di laurearsi.
Vanno massacrati senza pietà quelli che copiano, perchè uno dopo anni di studi su suppone che sia in grado di saper fare una ricerca e un elaborato autonomo esprimendo un suo punto di vista unico e personale non copiandolo da altri, l'impegno e la capacità di fornire delle idee proprie non sono optional sono un requisito necessario.
Se uno non è in grado di farlo, altro che laurea, torni alle elementari e riprenda il percorso di studio dalla base, fino a sviluppare la capacità di essere un umano che sa produrre creativamente qualcosa di originale. L'umanità ringrazierà.


Buona giornata a tutti.

Jimmi 



--
Jimmi

Silvia Marini

unread,
Jul 8, 2011, 8:06:37 AM7/8/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
Il fatto che quelli che copiano vadano massacrati senza pietà, mi sembra "un pò" eccessivo :)
Silvia

Rocco Pellegrini

unread,
Jul 8, 2011, 10:51:27 AM7/8/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
Io credo di aver capito quello che Jimmi ci ha voluto dire. Brevemente il suo ragionamento è: almeno nella tesi metterci un pò di amor proprio e di impegno è il minimo che si possa fare: anch'io ne sono convinto. Tuttavia questa storia è un pò diversa perché dei bravi docenti avrebbero il dovere di avvertire dei ragazzi che stanno sbagliando e non massacrarli all'improvviso quando hanno portato il padre, la madre e qualche amico per brindare. E' chiedere troppo? Michel ha allargato la discussione ma tutto nasce dal posti di Valerio... Almeno così mi sembra.

2011/7/8 Silvia Marini <silvia.ma...@gmail.com>

Jimmi Fascina

unread,
Jul 9, 2011, 3:09:20 PM7/9/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
Il giorno 08 luglio 2011 16:51, Rocco Pellegrini <r.pell...@gmail.com> ha scritto:
Io credo di aver capito quello che Jimmi ci ha voluto dire. Brevemente il suo ragionamento è: almeno nella tesi metterci un pò di amor proprio e di impegno è il minimo che si possa fare: anch'io ne sono convinto. Tuttavia questa storia è un pò diversa perché dei bravi docenti avrebbero il dovere di avvertire dei ragazzi che stanno sbagliando e non massacrarli all'improvviso quando hanno portato il padre, la madre e qualche amico per brindare. E' chiedere troppo? Michel ha allargato la discussione ma tutto nasce dal posti di Valerio... Almeno così mi sembra.



Si il mio pensiero in sostanza è questo.




Valerio Martella

unread,
Jul 12, 2011, 9:06:07 AM7/12/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
Salve a tutti,
ieri mattina a proposito dell'argomento sono stato ricevuto dal Prof.
Ponti, uno dei membri della commissione che la scorsa settimana ha
respinto 2 dei quattro ragazzi che non hanno avuto l'opportunità di
discutere la tesi di laurea per i motivi che tutti conosciamo.
Innanzitutto mi ha assicurato che non si tratta di una caccia a
"piccole parti" prese dal web, ma di interi capitoli copiati o da
altre tesi o da articoli presi da internet. Se si citano fonti e si
mettono le rispettive note non è considerato plagio e di conseguenza
per le commissioni non ci sono problemi.
Chiaro è secondo Ponti che seppur citando le fonti e mettendo le
rispettive note, nella tesi manchino considerazioni e riflessioni
personali sull'argomento, la tesi verrà cmq ritenuta lecita dal punto
di vista giuridico, ma sul piano del giudizio verrà considerata di
"scarso"livello. In ogni caso in quest'ultimo punto la discussione si
farà senza problemi in quanto non vi è alcuna tipologia di plagio.
Il prof. si è detto inoltre dispiaciuto per il caos che si è creato e
ha ribadito più volte che le tesi è necessario che contengano
riflessioni personali sugli argomenti trattati e non far passare
ragionamenti fatti da altri autori come propri.
Valerio

Rocco Pellegrini

unread,
Jul 12, 2011, 9:07:11 AM7/12/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
mi sembrano considerazioni ragionevoli.

2011/7/12 Valerio Martella <valerio...@gmail.com>

michele buratti

unread,
Jul 12, 2011, 2:45:04 PM7/12/11
to mediasenzamed...@googlegroups.com
direi che sono più che ragionevoli

ma d'altro canto nell'Italia dei furbetti il merito fatica a trovare
una propria dimensione

2011/7/12 Rocco Pellegrini <r.pell...@gmail.com>:

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