Lettera del Prelato (maggio 2012)

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Federico De Palo

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May 22, 2012, 2:34:27 PM5/22/12
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"Il mese di maggio ci parla, soprattutto, della continua presenza della Santissima Vergine nel cammino della Chiesa e di ogni cristiano", dice il Prelato nella sua lettera di maggio.

Carissimi: Gesù mi protegga le mie figlie e i miei figli!

L’arrivo del mese di maggio ci infonde sempre nell'anima una gioia speciale. Al giubilo pasquale si aggiunge l’inizio di queste settimane, che in molti Paesi sono particolarmente dedicate alla Madonna. Potrebbero i figli non riempirsi di gioia, sentendo in modo più vivo la vicinanza della madre? È assolutamente logico. Come diceva un antico scrittore della Chiesa, la Madonna, durante la visitazione a santa Elisabetta, «con le sue labbra (…) fece sgorgare per la cugina, come da una sorgente, un fiume di doni divini. In effetti, lì dove giunge la piena di grazia, tutto trabocca di gioia» [1].

Oggi vorrei ripassare con voi alcuni dei motivi di giubilo e di gratitudine che ci porta questo quinto mese dell’anno. Già il primo giorno, festa di san Giuseppe lavoratore, che oggi si commemora, è un momento di autentico gaudium per le donne e gli uomini che, come noi, sono chiamati a cercare la santificazione personale e a esercitare l’apostolato nel lavoro professionale e nelle attività di ogni giorno. Ricordo la gioia di nostro Padre quando si cominciò a celebrare questa memoria liturgica, perché – come scrisse in una delle sue omelie –, questa festa, che è la canonizzazione del valore divino del lavoro, dimostra che la Chiesa, nella sua vita sociale e pubblica, si fa eco di quelle verità centrali del Vangelo che Dio vuole siano meditate in modo speciale in questa nostra epoca [2].

La festa di san Giuseppe lavoratore ci invita a non dimenticare il valore trascendente di un lavoro professionale onesto, ben fatto, come quello svolto dal santo Patriarca per tanti anni. È assolutamente necessario svolgerlo con perfezione soprannaturale e umana, cioè con il desiderio di dare gloria a Dio e di servire il prossimo, indipendentemente dalla considerazione sociale che riceve. Quante volte ho sentito dire da san Josemaría che il valore divino del lavoro umano dipende dall’amore di Dio con cui lo si compie, dallo spirito di servizio con cui lo si comincia e lo si porta a termine!

Approfitto di questa lettera per chiedervi di pregare per i 35 diaconi della Prelatura, ai quali amministrerò l’ordinazione presbiterale tra quattro giorni. In precedenza, ciascuno di loro cercava di santificarsi e fare apostolato nell’ambito della propria professione civile. D’ora in poi, il lavoro sacerdotale sarà, per così dire, la loro professione, cui dedicheranno tutte le ore delle loro giornate, con l’immensa gioia di essere strumenti del Signore per portare alle anime la redenzione. Preghiamo perché siano sacerdoti santi, dotti, allegri e sportivi nel piano soprannaturale, come desiderava san Josemaría: Sacerdoti-sacerdoti, sacerdoti al cento per cento [3].

Un altro motivo di gioia è stato il viaggio che ho fatto in Camerun nella settimana di Pasqua. È un paese che offre tante speranze alla Chiesa in Africa e in tutto il mondo. E, più di recente, i giorni che ho trascorso a Pamplona per il cinquantesimo anniversario dell'inaugurazione della Clinica Universitaria di Navarra. Negli ultimi cinquant'anni, moltissime persone – medici, infermieri, personale amministrativo – si sono dedicate a curare gli ammalati con spirito cristiano; e migliaia di pazienti hanno recuperato la salute, hanno imparato a offrire a Dio le loro sofferenze, alcuni anche la morte, strettamente uniti a Gesù Crocifisso. Ringrazio Dio con tutto il cuore – fatelo anche voi con me – perché la sollecitudine che san Josemaría dimostrò per gli ammalati, fin dall’inizio dell’Opera e ancor prima, è sfociata in questo grande progetto, che il nostro fondatore promosse personalmente, e in tante altre iniziative analoghe, che sono sorte negli anni successivi in diversi Paesi.

Però, figlie e figli miei, il mese di maggio ci parla, soprattutto, della continua presenza della Santissima Vergine nel cammino della Chiesa e di ogni cristiano. È perfettamente logico, quindi, che cerchiamo di ottenere il maggior frutto spirituale e apostolico possibile dalle prossime settimane.

Mi soffermo innanzitutto sulla consuetudine mariana tanto amata della romeria di maggio. Domani, 2 maggio, cade un nuovo anniversario di quella compiuta da san Josemaría al santuario di Nostra Signora di Sonsoles nel 1935, in compagnia di due suoi figli, dando avvio così a questa consuetudine mariana nell’Opera. Da allora, a quante migliaia di cappelle e di santuari mariani ci siamo recati devotamente in visita nel mondo intero, sulle orme di nostro Padre! Chiediamogli di poter fare il cammino della romeria con il suo medesimo raccoglimento e la sua stessa fiducia in Maria, nostra Madre, con il suo stesso spirito apostolico. A questo scopo, invitiamo qualche amico, collega o parente, ad accompagnarci in questa espressione di affetto filiale alla Madonna.

Verso la metà del mese, celebreremo la festa della Madonna di Fatima e l’anniversario della novena di san Josemaría alla Madonna di Guadalupe del 1970: due ricordi che ci invitano a curare con particolare attenzione l'orazione mentale e le preghiere vocali, specialmente il Rosario, tanto raccomandato dalla Madonna ai tre pastorelli. Siamo santamente ambiziosi nelle nostre intenzioni apostoliche, supplicando Maria per la Chiesa e per il Papa, per i frutti dell’Anno della fede al quale ci stiamo preparando, per il rinnovamento della vita cristiana in tutto il mondo.

Il 17 maggio, che quest’anno coincide con la solennità dell’Ascensione del Signore, è il ventesimo anniversario della beatificazione di nostro Padre. Quanti ricordi delle meraviglie della grazia riaccende questa data, vissuta con il Beato Giovanni Paolo II e con l’amatissimo don Álvaro! Che bella occasione di accrescere la nostra gratitudine a Dio e l'ardente desiderio di seguire l’esempio dello strumento fedele scelto dal Cielo per fondare l’Opus Dei!

Nei giorni successivi, potremo stare vicini alla Madonna nella preparazione della festa di Pentecoste, che quest’anno sarà celebrata domenica 27. In quei giorni, o nei giorni seguenti, san Josemaría ci invitava a fare una meditazione personale del decenario allo Spirito Santo. È fondamentale che restiamo molto vicini alla Madonna in quei giorni, imparando da Lei a dialogare più intimamente con il Santificatore delle nostre anime.

Poche settimane fa, considerando la presenza di Maria nel Cenacolo di Gerusalemme, con gli Apostoli e le sante donne, in attesa della venuta del Paraclito, Benedetto XVI faceva notare che con Maria inizia la vita terrena di Gesù e con Maria iniziano anche i primi passi della Chiesa [4]. Dio volle che suo Figlio si incarnasse nel seno purissimo della santa Vergine, e lo stesso Signore ce la diede per Madre sotto la Croce. Per questo, quando i primi discepoli si riunirono nel Cenacolo in attesa del Consolatore promesso, la Beata Vergine Maria era tra loro e «implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l’aveva già presa sotto la sua ombra nell’annunciazione » [5].

Il Papa osserva che la presenza della Madre di Dio con gli Undici, dopo l’Ascensione, non è allora una semplice annotazione storica di una cosa del passato, ma assume un significato di grande valore, perché con loro Ella condivide ciò che vi è di più prezioso: la memoria viva di Gesù, nella preghiera; condivide questa missione di Gesù: conservare la memoria di Gesù e così conservare la sua presenza [6].

Non è difficile immaginare che nel tempo trascorso tra l’Ascensione del Signore e la venuta dello Spirito Santo, i discepoli, stando accanto alla Madre di Gesù, abbiano ascoltato dalla sua viva voce, con grande devozione, i tanti ricordi che custodiva nel suo cuore: dall’annuncio dell’Incarnazione alla nascita a Betlemme; dai mesi avventurosi che seguirono alla persecuzione di Erode, agli anni di lavoro e di vita a Nazaret; dai tempi felici della predicazione e dei miracoli del Signore durante la vita pubblica, ai tristi momenti della sua passione, morte e sepoltura; e poi la gioia della risurrezione, le apparizioni in Giudea e Galilea, gli ultimi insegnamenti del Maestro… Con il succedersi dei ricordi di queste forti esperienze di Maria, lo Spirito Santo preparava gli Apostoli e i primi discepoli alla pienezza di Pentecoste.

Che bella, figlie e figli miei, la scuola del Cenacolo! Scuola di preghiera di cui Santa Maria è ineguagliabile maestra. Maestra di orazione[7]; e anche Maestra del sacrificio nascosto e silenzioso[8]. Lì Maria rimane in ascolto delle ispirazioni del Paraclito e insegna ai primi ad ascoltare Dio nel raccoglimento della preghiera. Venerare la Madre di Gesù nella Chiesa significa allora imparare da Lei ad essere comunità che prega: è questa una delle note essenziali della prima descrizione della comunità cristiana delineata negli Atti degli Apostoli (cfr. 2, 42). Spesso la preghiera è dettata da situazioni di difficoltà, da problemi personali che portano a rivolgersi al Signore per avere luce, conforto e aiuto. Maria invita ad aprire le dimensioni della preghiera, a rivolgersi a Dio non solamente nel bisogno e non solo per se stessi, ma in modo unanime, perseverante, fedele, con un «cuore solo e un’anima sola» (cfr. At 4, 32) [9].

È una missione che la Madonna affida a chi desidera essere suo figlio fedele: insegnare agli altri a rivolgersi a Dio in ogni istante, non solo nei bisogni immediati o nelle situazioni difficili. Tutto questo per qualcuno risulterà familiare, per altri una novità, per tutti arduo. Comunque, scrisse san Josemaría, finché ne avrò la forza, non cesserò di predicare la necessità primaria di essere anime d’orazione: sempre, in qualunque occasione e nelle circostanze più diverse, perché Dio non ci abbandona mai. Non è da cristiani pensare all’amicizia divina come a una risorsa per casi estremi. Potrà mai sembrarci giusto ignorare o disprezzare le persone che amiamo? Certamente no. A coloro che amiamo si rivolgono costantemente le nostre parole, i desideri, i pensieri: c’è come una loro continua presenza. Lo stesso deve essere per Iddio [10].

È quel che ha sempre fatto Maria Santissima: Sul Calvario, accanto al patibolo, è in orazione. Non è un atteggiamento nuovo in Maria. Tale è sempre stato il suo comportamento, nel compimento dei suoi doveri, nelle occupazioni del focolare. Mentre si dedicava alle cose della terra, rimaneva attenta a Dio. Cristo (…) volle che anche sua Madre, la creatura eccelsa, la piena di grazia, ci confermasse nello slancio di innalzare sempre lo sguardo all’amore divino [11].

Ora, dal Cielo, dove vive glorificata nel corpo e nell’anima, la Santissima Vergine segue ciascuno molto da vicino, compiendo alla lettera la missione che le fu affidata da Gesù nella persona di san Giovanni: Donna, ecco tuo figlio! [12]. Affidiamo a Lei ogni fase di passaggio della nostra esistenza personale ed ecclesiale, raccomanda Benedetto XVI, non ultima quella del nostro transito finale. Maria ci insegna la necessità della preghiera e ci indica come solo con un legame costante, intimo, pieno di amore con suo Figlio possiamo uscire dalla «nostra casa», da noi stessi, con coraggio, per raggiungere i confini del mondo e annunciare ovunque il Signore Gesù, Salvatore del mondo [13].

Recitiamo il Dominus tecum dell’Avemaria con la devozione con cui lo ripeteva nostro Padre ogni giorno? Quanto insistiamo presso la Madonna perché ci aiuti a far tesoro dei doni e dei frutti dello Spirito Santo?

Restate molto uniti alle mie intenzioni, che si riassumono in una preghiera intensa per la Chiesa, per il Papa, per i sacerdoti e i religiosi, per la santità di tutto il popolo cristiano. Chiediamo allo Spirito Santo, per intercessione della Santissima Vergine, che susciti in tutti, pastori e fedeli, l’anelito di compiere in ogni momento la santa Volontà di Dio.

Accompagnatemi nel viaggio che penso di fare in Slovacchia tra pochi giorni, perché anche lì si diffonda sempre più lo spirito dell’Opera, seminando in tutti gli ambienti l’amore alla Chiesa e il desiderio di santificarsi e santificare attraverso i doveri quotidiani. Non potete immaginare con quale intensa devozione nostro Padre pregò per questa terra, nel 1968, quando fu fatto un tentativo di liberarsi dal giogo marxista.

Con grande affetto, vi benedice

vostro Padre
+ Javier

Roma, 1° maggio 2012.

Note
[1] PSEUDO GREGORIO TAUMATURGO, Omelia II sull’Annunciazione.
[2] SAN JOSEMARÍA ESCRIVÁ, È Gesù che passa, n. 52.
[3] SAN JOSEMARÍA, Omelia Sacerdote per l’eternità, 13-IV-1973.
[4] BENEDETTO XVI, Discorso durante l’udienza generale, 14-III-2012.
[5] CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 59.
[6] BENEDETTO XVI, Discorso durante l’udienza generale, 14-III-2012.
[7] SAN JOSEMARÍA, Cammino, n. 502.
[8] Ibid., n. 509.
[9] BENEDETTO XVI, Discorso durante l’udienza generale, 14-III-2012.
[10] SAN JOSEMARÍA, Amici di Dio, n. 247.
[11] Ibid., n. 241.
[12] Gv 19, 26.
[13] BENEDETTO XVI, Discorso durante l’udienza generale, 14-III-2012.
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