El viernes, 26 de agosto de 2016, 5:18:58 (UTC-4), V. Trovò escribió:
> Dear Rafael
> thank you for your intervention, aimed at confrontation and not to the offense.
> Your intervention is structured, and requires an articulated response. Please, allow me to answer you in Italian, my native language.
>
> Il punto centrale della questione è il ruolo della logica nella scoperta scientifica;
> più precisamente, il ruolo degli esperimenti concettuali.
> Affronterò il problema rispondendo alle seguenti domande.
> - Si deve privilegiare il dato empirico o l'esperimento concettuale?
> - Il fatto che una legge empirica possa essere inquadrata in un dato ambito teorico, è sufficiente per affermare che la teoria rappresenta la realtà fisica?
>
> La prima domanda può essere parafrasata nel seguente modo: il fatto che tutte le macchine termiche reali non riproducano perfettamente il ciclo di Carnot (esempio supremo di esperimento concettuale) significa che il teorema di Carnot, con tutti i suoi corollari, è falso? A parte i pochi che ancora oggi si esercitano nella ricerca del moto perpetuo, penso che nessuno si disposto a mettere in discussione il teorema di Carnot. Ma come tu sai, gli esperimenti concettuali sono stati strumenti formidabili per isolare i principi cardine della fisica. Oggi non c’è alcun motivo perché il loro ruolo sia sminuito. Tutti hanno usato esperimenti concettuali, da Galilei, passando per Kirchhoff, fino a Faymann.
> In definitiva, sulla risposta a questa prima domanda non ho dubbi: le verità che si conseguono attraverso esperimenti concettuali devono prevalere sull’interpretazione dei dati empirici.
> Vengo ora alla seconda domanda.
> Anche in questo caso userò un esempio concreto, esplicativo.
> Tutti sanno che le due teorie oggi in vigore, quella di Einstein e la Meccanica Quantistica, sono teorie antitetiche. La prima è una teoria deterministica, per certi aspetti ricade nell’ambito della fisica classica. La secondo è una teoria probabilistica, completamente estranea alla fisica classica. Ciò che le rende antitetiche è il “principio di indeterminazione”: nell’ambito delle teoria di Einstein il moto di una particella che si muove di moto rettilineo uniforme, può essere determinato ( in linea di principio) con assoluta certezza. Questo invece non è possibile nell’ambito della Meccanica Quantistica. Ora, sono molti le leggi empiriche che hanno un duplice inquadramento teorico: relativistico e quantistico. L’effetto Compton è una di queste.
> La questione che si pone è quindi la seguente: se le due teorie sono antitetiche, qual è la vera natura dell’effetto Compton? Relativistica o Quantistica?
> Rispondere “entrambe” è come attribuire un comportamento schizofrenico alla natura. É possibile fidarsi delle risposte di uno schizofrenico?
> Quindi, il fatto che una legge empirica possa essere derivata nell’ambito di una data teoria non significa che la teoria rappresenti la realtà.
> D’altra parte, ho mostrato che dalla legge di Ritz-La Rosa si possono derivare le formule dell’ “effetto Doppler” e dell’ “effetto Sagnac”. Questo risultato non avrebbe alcun valore se prima non avessi dimostrato che la “legge balistica” è condizione necessaria per la validità del principio di Galilei. La legge di Ritz-La Rosa è logicamente coerente con tutti i principi e le leggi della meccanica di Newton. A questo punto immagino che la tua obiezione sia: e le equazioni di Maxwell? Se mi sarà data l’opportunità, dopo che la comunità scientifica si sarà espressa positivamente rispetto alla legge di Ritz-La Rosa renderò pubblica la parte del mio lavoro sulle equazioni di Maxwell.
> In definitiva, la questione è la seguente: nel mio esperimento concettuale c’è qualche errore logico? il funzionamento del dispositivo è quello da me descritto ?
> Spero di aver risposto alle tue domande, malgrado non sia entrato nel merito delle singole questioni che tu mi hai posto.
>
> Grazie, per le tue obiezioni, mi hanno offerto l’occasione di esprimere il mio pensiero.
>
> Cordialmente, V. Trovò.
My native language is Spanish, fortunately sharing with Italian the Latin as a
common origin, making me able to understand the essential of your post (I think
so), but not without some effort. By the way, I was on 1971 at the ICTP
(Trieste) attending a one month scientific activity, being then the director
the future Nobel Prize Abdus Salam (in those days P. Dirac was making a visit
to the Center).
I do not think that in the scientific method (Galileo is a pioneer in its
development) exists any priority between theory and practice, both are the
faces of the same coin. The point is not if you have or not a logic error in
your derivation (more probable it does not exist at all), but if from the
premises that you take for granted, an agreement is reached or not between
theory and practice.
The not existence of a logic error does not assure the validity of any theory
derivation; and the simple accumulation of empirical data means absolutely
nothing (from the scientific point of view) if you have not a theory in
agreement with them.
In my comment I include many specific assertions about 1686 Newton and 1905
Einstein theories. I expect from you to express an opinion about them, clearing
if you accept or not them, pointing at least one that you consider false or not
valid for any reason.
From my part I pointed already my not agreement with the symmetric character
that you take for granted in the Lorentz transform mentioned on your
derivation, referring the available huge experimental evidence to support my
position.
I appreciate a lot the respectful character of our dialogue, not common at all
in this group when debating any thing.
RVHG (Rafael Valls Hidalgo-Gato)