chiara meloni
unread,Jul 3, 2008, 5:15:28 PM7/3/08You do not have permission to delete messages in this group
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Ero solo una ragazzina, piuttosto sola ed introversa, appena giunta
alla pubertà, con nessuna esperienza e tante fantasie, che alimentavo
da libri proibiti letti di nascosto dalla libreria di mio Padre o da
film notturni, visti le rare volte che restavo sola a casa fino a
tardi.
Normale, abbastanza carina anche se piuttosto mingherlina direi, non
passava giorno che non controllassi se i miei piccoli seni crescevano
e se il ciuffetto di peli che avevo fra le gambe si infoltiva.
Il problema è che ero totalmente sprovveduta, dal punto di vista delle
cose del Mondo: non che fossi all'oscuro delle cose del sesso, sapevo
in ogni dettaglio cosa avvenisse nei rapporti sessuali, e sapevo anche
di cosa potevo aspettarmi dai ragazzi, ed anche dei potenziali
pericoli che poteva correre una ragazzina come me; infatti mia Madre
me lo ripeteva sempre di stare attenta a questo ed a quello, di non
andare in posti isolati, non lasciarmi avvicinare da uomini--insomma le
solite cose. Ed Io ci credevo, in teoria lo facevo. Il fatto è che in
pratica a volte non mi rendevo conto di fare cose pericolose, come se
non potessero capitare a me. Dovete sapere che abitavo in una villetta
in un complesso privato, sui colli vicino Roma, ed è una zona isolata
e selvatica, in cui oltre alle villette ci sono boschi e prati, in cui
vanno le pecore, o famiglie con bambini a fare picnic, cercatori di
funghi etc..
Ed Io da un paio di anni, sola, avevo l'abitudine di andare a zonzo
nei boschi, che conoscevo come le mie tasche, godendo della solitudine
e del silenzio, sicura di non correre rischi. Non mi rendevo conto di
essere una ragazzina di soli 13 anni, sola in un bosco, dove spesso
andavo anche a correre, in maglietta e calzoncini; a pensarci oggi mi
sembra incredibile essere stata tanto sciocca.
Un giorno stavo proprio correndo, o meglio saltellando sul sentiero
del Cerquone, era maggio e faceva caldo, ero tutta sudata; in una
radura di lontano c'era un uomo, lo intravidi appena e non ci feci
caso. Però poco dopo, mi ero fermata un attimo per prendere fiato, mi
accorsi che quell'uomo era poco lontano da me, mi stava seguendo--in un
attimo mi sentii gelare e mi prese il panico, ma ancora non volevo
credere di essermi cacciata nei guai, e quasi con noncuranza mi rimisi
a correre, in realtà tremando di paura. Di paura che in breve divenne
terrore quando ovviamente constatai che l'uomo correva anche lui e mi
stava raggiungendo. Il misto di paura e stupidità, quasi avessi paura
di farlo arrabbiare di più, non stavo seriamente scappando, forse
avrei anche potuto farcela, ma saltellavo senza convinzione, quasi
volessi negare l'evidenza.
Infatti un breve mi fu addosso, mi prese da dietro e mi spinse a
terra. Io lo vidi in faccia era piuttosto anziano, sulla cinquantina,
e ridacchiava-- a terra sulle foglie tremavo ed in quegli istanti
farfugliavo qualcosa di sconnesso, tipo di non farmi male, avrei fatto
quello che voleva--purtroppo sapevo cosa poteva volere, ma il terrore
che volesse uccidermi era maggiore, e così obbedii e lo lasciai fare
senza oppormi in alcun modo.
Senza dire una parola, ma sempre con riso sulla faccia l'uomo mi venne
subito addosso, sollevandomi la maglietta e toccandomi tutta; un
attimo dopo mi sfilò i calzoncini da ginnastica e in tutta fretta mi
strappò le mutandine: fu allora che mi resi conto che stavo realmente
per essere violentata, e il terrore mi paralizzò mentre lui mi
prendeva come una bambola di pezza inerte e mi apriva le gambe; il
pensiero che fra poco non sarei stata più vergine mi giunse come
inaspettato, come una idea incredibile per me, ma mi resi conto che
ormai era tardi per tornare indietro.
Spinse il suo sesso contro il mio e in pochi istanti mi sentii toccare
allargare penetrare, sempre ferma ed obbediente, anche quando l'uomo
spinse con forza entrando tutto dentro di me, nonostante il bruciore.
In breve l'uomo cominciò a muoversi sempre più veloce, dentro e fuori
da me, sbattendomi sul tappeto di foglie, come un forsennato, facendo
versi rauchi e gemiti; ricordo il bruciore nel mio sesso ogni volta
che il suo pene usciva e rientrava, e la sensazione di sentirmi come
trafitta fino allo stomaco, e il fastidio, i graffi e il prurito delle
foglie e dei rametti sulla schiena e sul sedere nudo, mentre lui mi
spingeva. Sobbalzava sempre più veloce, mentre io cercavo di
sopportare il dolore che avevo fra le gambe, quando ad un tratto lo
sentii dare una spinta ancora più forte, entrare ancora più in fondo,
fermarsi, ed avvertii il suo sesso diventare più grosso, irrigidirsi,
ed una sensazione di calore riempirmi dentro mentre lui urlava
strizzandomi i seni, riprendendo a muoversi; ora mi faceva meno male,
sembrava entrare più facilmente, e presto si fermò, accasciandosi
sopra di me. Me che rimasi ferma, con lui sopra ed ancora dentro di
me. Quindi si alzò e ora scappò via, senza voltarsi, ed in breve non
lo vidi più. Rimasi per un bel po li per terra, nuda e con le gambe
aperte come me le aveva lasciate, quasi avessi ancora paura di
contrariarlo; poi ripresi fiato e mi sentii contenta di essere ancora
viva, quasi non mi rendevo conto della gravità del fatto di essere
stata violentata. Mi bruciava li, mi guardai, la vagina era tutta
arrossata, mi alzai in piedi calandomi la maglietta, e subito mi
sentii sgocciolare qualcosa lungo le gambe e sui piedi, una cosa
viscida, poi mi accorsi che c'era anche del sangue. Mi resi conto che
l'uomo ovviamente era venuto dentro di me, e quello era sperma. L'idea
di restare incinta non mi era nemmeno passata per la testa; le
mutandine erano stracciate, indossai i calzoncini e tornai a casa,
zoppicando per il dolore, e con la sgradevole sensazione di bagnato
fra le gambe, c'era qualcuno in giro, tremavo al pensiero che si
accorgesse di qualcosa, che vedesse quelle gocce che mi colavano giù,
ma per fortuna riuscii ad entrare in casa, sola ed andare a lavarmi.
Non dissi mai niente e non successe niente per fortuna. Ma da quel
giorno persi l'innocenza.