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Il Piccolo 03/03/09 La vera storia dei fanti della " demoghela "

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Pytheas

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Mar 3, 2009, 1:44:07 PM3/3/09
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ALLA SOCIETÀ MARIA THERESIA SI PARLA DEL 97° REGGIMENTO

La vera storia dei fanti della «demoghela»


«Guerra 1914-1918 K.u.K. Infanterieregiment nr.97-Metamorfosi sul fronte
orientale». È questo il tema che affronterà Bernardino de Hassek, ospite
oggi alle 17.30 nella sala Baroncini delle Generali, della Società Maria
Theresia.
Con l'ausilio di immagini, la conferenza ripercorre le diverse traversie di
un protagonista, padre del relatore e propone, attraverso documenti
familiari originali, la storia del 97° Reggimento di fanteria austriaca
inviato a sul fronte orientale a difendere la Galizia dall'attacco delle
armate zariste. Questo Reggimento, di stanza a Trieste, era costituito da
triestini, goriziani, istriani e dalmati. Esso si trovò in una situazione
critica ai primi di giugno 1916 per la grande offensiva russa guidata dal
generale Brussilov, che riuscì a fare ben 200mila prigionieri fra
austro-ungarici e germanici, compresa buona parte del Reggimento «giuliano».
A Trieste il 97° venne soprannominata con l'appellativo denigratorio
«demoghela» in quanto si sosteneva che i militari avessero disertato non
volendo più combattere. In realtà, essi si arresero alle soverchianti forze
nemiche.
Ma il fatto meno conosciuto, e che il relatore riferirà, riguarda la
metamorfosi che essi subirono dopo essere caduti prigionieri e internati nei
lager russi. Essendo quasi tutti di lingua italiana, furono recuperati dalla
Missione militare italiana in Siberia e inquadrati, dopo il giuramento di
fedeltà, nel Regio esercito italiano - Legione Redenta di Siberia.
Oltretutto, mentre la Grande guerra finì alla fine del 1918, questi soldati
che attraversarono tutta la Russia e la Siberia, fino a Vladivostok,
mantennero la divisa fino alla fine del 1919 e solo nei primi mesi dell'anno
successivo finalmente riuscirono a ritornare a Trieste. Essi partirono
all'inizio della guerra con le insegne di Francesco Giuseppe e rientrarono
in patria con quelle del re d'Italia.
Ma le vicissitudini non finirono: il rientro a Trieste dei militari avvenne
attraverso due strade: l'Oceano Pacifico, e quindi la circumnavigazione ad
oriente o attraverso la Cina, per mezzo della cosiddetta concessione
italiana di Tientsin, visto che la via occidentale era preclusa a causa
della guerra civile russa in atto.
Il Governo italiano nel 1920 disconobbe l'attività dei militari sotto le
insegne italiane a cui fece seguito un riconoscimento tardivo del Ministero
della guerra nel 1928 con il conferimento della Croce al merito di guerra.
Dopo pochi anni dal suo ritorno a Trieste, in base a due Decreti
ministeriali del Governo italiano, il padre del relatore fu costretto a
italianizzare il cognome che fu trasformato da von Hassek in D'Asse.
Gianni Pistrini

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