+1 su Alberto e Matteo
aggiungo però qualche etto in più
- contesto open data in italia
tutto sommato la quantità di dati sta crescendo.
in buona parte anche grazie alle iniziative riguardo OGP.
Si tratta però quasi sempre di dati rivolti alla trasparenza e sempre
privi di una regia centrale.
L'arrivo del Team Digitale è stato un po' come lo sbarco degli
americani durante la seconda guerra mondiale.
Il team ha interpretato bene il ruolo e si è messo a lavorare
cercando il bandolo della matassa.
Speriamo solo che, quanto operato, sia una fiamma che continui ad
ardere e siano in altri a portarla.
Fra le luci accese il nuovo modo di dialogare verso l'esterno usando
gli strumenti tipici delle comunità open source.
La scelta poi di passare la documentazione su read the docs ha
aumentato la lettura.
Le linee guida, dal mio punto di vista, rimangono un documento ben fatto.
Pertanto la cornice del contesto opendata esiste.
È il contenuto che continua ad essere un patchwork.
E nemmeno un patchwork fatto bene visto che si presenta con pezzi
mancanti e con molti quelli presenti difficilmente coincidenti e,
addirittura, con qualcuno che sborda dalla cornice.
Il buon Matteo tempo fa mi ha ricordato questo post di Federico Morando
https://groups.google.com/d/msg/spaghettiopendata/8MY2i6HvLUs/3T3qDzCwCQAJ
con incongruenze fra dati che descrivono gli stessi oggetti
In sintesi:
i dati disponibili aumentano, il mantra sembra essere la trasparenza e
siamo ancora n una situazione che prosegue a focolai isolati e senza
pensare alla sostenibilità.
ll rischio di produzione di junk data è dietro la porta
- impatto open data in Italia
Alzi la mano chi ha una storia importante da raccontare sull'impatto
degli open data in Italia.
Parlo di una storia importante dove, gli open data, hanno aiuto a
risolvere un problema o a creare mercato.
Mi sarebbe piaciuto sapere che, qualcuno che è stato indagato per
qualcosa, lo si è scoperto tramite gli open data o di una azienda che
ha cambiato qualcosa.
Mi accontento anche di storie semplici, come quella che gioca il ruolo
di openparlamento o di voglio il ruolo.
Quella più recente penso sia quella di
contrattipubblici.org
Ma dove sta il vero impatto?
Personalmente credo che, per ogni nuovo portale open data creato, ci
sia stata una scossa non da poco all'interno dell'organizzazione.
Questo è giusto, è importante e sarà sempre così, solo che sono
passati 7 anni da quando, con alcuni degli iscritti a questa ML,
abbiamo lanciato Apps4Italy pieni di sogni e speranze.
E la situazione non mi sembra cambiata di molto.
Di certo, guardano i risultati di opendata200, c'è da dire che gran
parte delle aziende(oltre il 50%) che fa uso di open data lavora nel
mondo B2B.
Questo vuol dire, a mio giudizio, che è anche molto difficile vedere
le effettive ricadute se non parlando con queste.
Di contro, spesso si tratta di aziende che già operavano sul mercato
(spesso geospaziale) e che, quindi hanno trovato un vantaggio nel
momento che i dati sono stati aperti.
Diventano competitive quando il dato ha una grossa copertura
territoriale ed è distribuito con standard e per farlo spesso devono
lavorare per affinare il dato stesso (pulendo, arricchendo,
modellando) e più ne hanno è meglio è.
Quello che non cresce è il mercato verso l'utente finale, perchè ci si
scontra con i big player, perchè bisogna stare in una nicchia e
quella, o è ricca o è ancora non conquistata.
Quello che invece cresce è il fatto che l'open data alimenta, in
maniera sempre più crescente, chi lavora per fornire servizi alla PA.
Per carità, è un mercato che ha una sua importanta e che aiuta anche
ad aprire dati, solo che spesso sembra che lavori fine a se stesso ( =
la performance dell'apertura del dato che comunque impatta sul data
provider in bene).
- dati disponibili
aumentano aumentano aumentano ... anche se ... non escono quelli che
in realtà hanno maggior impatto (se non sempre nella situazione a
patchwork).
Perchè c'è il segreto statistico, perchè c'è il codice militare
(l'Istituto Geografico Militare il compito di creare la cartografia
nazionale in Italia), perchè c'è una legge che dice che i dati del
catasto o della camera di commercio vanno venduti (vedi recente caso
del WMS con licenza NC-ND dell'agenzia delle entrate) ecc...
Certo! C'è il FOIA e quello risolve tutto (o quasi).
Ed ora con il FOIA chiediamo i dati che vogliamo anche se costa fatica
e rimaniamo ancora sul tema trasparenza (che poi possiamo sempre usare
per il business, ma quando i tempi sono lenti si arriva tardi).
... e intanto l'agenda open data è quasi sempre la stessa (ma
ringraziamo lo sbarco dell'esercito del team digitale).
- governace open data
l'open data fa parte di una cornice molto più grande che è quella
dell'agenda digitale.
L'inchiesta parlamentare di Coppola ci ha mostrato che c'è molto da
fare e che il Governo però sembra non poter risolvere il problema
(anche se poi spunta una azienda che si becca 3 milioni di euro da
parte dello Stato per valorizzare il made in italy digitale ...).
Il mantra deve essere di pensare all'open data come ad un bene comune
inquadrato in una società che sta perdendo sempre di più il confine
fra analogico e digitale.
Qui serve governance, serve consapevolezza, serve cambiare.
E se qualcuno dice "la comunità open data non si fa più sentire" molto
più probabilmente è perchè è stanca di sentire sempre le stesse cose e
di vedere pochi risultati.
Le aziende avrebbero un ruolo importante, ma guardiamo esattamente
cosa sta accadendo.
Riprendo la metafora di un mio amico imprenditore: "Vogliamo creare
maggior dialogo fra pubblico e privato. Crediamo nel principio di
sussidiaretà ma poi ci invitate a cena, in cucina tutto è pronto ma la
tavola è tutta da apparecchiare perchè mancano piatti, posate,
bicchieri e quant'altro. Ditemelo prima cosa devo portarmi dietro".
Giusto un esempio sulla governance:
ci stiamo rendendo conto di quanto casino c'è ancora con queste
licenze? Di come le aziende, nel momento che si fanno il mazzo ad
unire dati da fonte diverse, poi - se vogliono rispettare le licenze -
devono stare dietro ad ogni singola nota?
Già! Perchè si pensa che una "cc-by" o una "iodl 2.0" non sia un
problema, ma provate a leggervi come, alcune PA, chiedono di citare la
fonte e chiedetevi poi come fare a gestire tutte quelle piccole
modalità. Per non parlare poi di metodi per girare intorno allo share
alike ed altro ancora.
Visto che invece che qualche etto ho raggiunto qualche chilo.
Aggiungo qualche grammo finale per pensare a come è andato questo open
data 2017 in tre punti:
- l'impatto e la governance rimangono ancora deboli
- c'è un hype mostruoso sulla trasparenza
- i dati, quelli buoni, rimangono ancora chiusi in scatola o te li
danno quando il prodotto ha già passato la scadenza
my2kilograms.
Ciao