Ciao a tutti,
Dovete scusarmi se ci metto un po’ a rispondere, sono affogato dagli impegni familiari e lavorativi e sicuramente la chiusura delle scuole è la ciliegina sulla torta che preferivo non gustare :)
Detto questo, rispondo alla domanda originale di Matt Brunati, con Matteo Fortini ci siamo scambiati quattro chiacchiere qualche giorno fa sui temi ex DAF e PDND.
Ebbene, sì diciamo che la sfida principale che è stata raccolta dal Comune di Milano è quella di affiancare al processo di pubblicazione degli OD e LOD un’iniziativa di condivisione di API tra soggetti diversi che operano sulla città e producono dati a partire da servizi.
La delibera che ha citato Matt, fine Maggio 2020, traccia quella strada e vi incollo un estratto che fa da esempio (vedi immagine allegata o in linea, a seconda dei vostri client).
In pratica si tratta di fare un “developer portal” della città, una piattaforma ma prima ancora un catalogo con annesso un sistema di regole (sia licenze, sia formati, ontologie e standard di interoperabilità) che faciliti il fatto di mettere in condivisione delle API, degli open services relativi al proprio ambito di attività, in modo che altri attori possano sfruttarli per fare applicazioni (visto che si tratta di servizi, se no per fare analisi dei dati ovviamente bastano gli OD/LOD).
Un film già visto? Dipende.
Esempio 1
Nel mondo bancario la direttiva PSD2 ha di fatto imposto l’Open Banking, perciò oggi in Europa si possono autorizzare soggetti diversi dalla propria banca ad accedere alle API della banca per applicazioni innovative, per operazioni su conti multipli ecc. ecc. ecc.
Non sono Open Services, ma è un Ecosistema.
Esempio 2
Regione Lombardia da tempo (Expo Milano) ha promosso E015, che è una cosa simile, ma non ha l’accento su open services, poiché chi porta le proprie API tipicamente le può mettere “restricted”, quindi decidere chi è autorizzato a consumarle e chi no. E’ un modello possibile, è consolidato, oggi offre un ventaglio di applicazioni e servizi considerevole.
Presuppone però avere una P.IVa o una persona giuridica per accedere e non riduce la necessità di accordi bilaterali.
Perciò quando è il piccolo a dover fare un accordo bilaterale con un soggetto grande, è chiaro che la negoziazione favorisce il grande, è un rischio legato a quel tipo di schema, ma è anche un modo scelto per favorire l’adesione (intanto aderisci, poi decidi a chi darai i dati….)
L’obiettivo dunque è quello di “federare” le API di provider di soggetti che operano sul territorio, non solo Comune e società partecipate che già comunque sarebbe moltissimo, ma anche ad esempio provider di mobilità condivisa (car sharing, bike sharing ecc.) e fare in modo che con una licenza d’uso “accettabile”, anche piccoli soggetti siano facilitati ad accedere alle API presenti nell’Ecosistema.
Il Comune può inserire l’adesione all’Ecosistema come clausola nella concessione di determinati spazi pubblici, poiché ovviamente spontaneamente pochi si assumono oneri aggiuntivi di loro volontà.
La sfida sta nel riuscire a strutturare queste API in modo che veicolino il giusto livello di dati e servizi, cioè senza pregiudicare il vantaggio competitivo di un’azienda che le fornisce, senza impegnare risorse significative lato IT ovvero senza richiedere investimenti aggiuntivi (pubblicare un’API ha un determinato costo, sostenere traffico e accessi numerosi è ancora di più un ulteriore costo… le regole devono rendere tutto ciò accettabile).
E’ disponibile già l’Ecosistema?
No, non lo è ancora, è attualmente in costruzione, è un passo piuttosto innovativo che per una pA locale è anche un po’ visionario (sebbene il tema OpenServices ed ecosistemi sia già sul tavolo di tanti progetti anche UE), quindi non c’è un copione consolidato da seguire, ma un percorso passo dopo passo che si eleva.
NOn so se ho reso bene le idee… ma mi interessano molto i vostri punti di vista :)
A presto
Tom