[ot] emendamento Quintarelli

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Francesco Piero Paolicelli

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Feb 11, 2015, 11:25:01 AM2/11/15
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http://www.dday.it/redazione/15665/rigurgito-di-buon-senso-digitale-in-parlamento-lemendamento-quintarelli-passa-allunanimita

secondo me è una bella cosa in ottica di coordinamento e interoperabilità anche sugli opendata.

Piero

Diego Valerio Camarda

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Feb 11, 2015, 12:14:53 PM2/11/15
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Ho un dubbio che mi attanaglia: non significa andare verso il mono fornitore? Super contratto nazionale carissimo che produce elefantiaco software al quale il sistema paese sarà dipendente per sempre? Perché tutto il mondo parla di interoperabilità dei dati basata su semantica, profili condivisi, interscambio e invece qui si parla di vantaggi derivanti dal fatto che essendo tutti sulla stessa piattaforma allora siamo tutti interoperabili?

Forse ho capito male... Non so
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Diego Valerio Camarda
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Francesco Piero Paolicelli

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Feb 11, 2015, 12:17:50 PM2/11/15
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non penso.

L’emendamento Quintarelli propone di riportare allo Stato non solo la competenza sul formato dei dati che la Pubblica Amministrazione deve adottare, ma anche sui “processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche

è invece un passo per abolire la frammentazione di oggi che ha appunto creato la scarsa interoperabilità perchè ognuno (ogni regione ad esempio) è andata per fatti propri. io la vedo come una cosa positiva.
Non è che hanno abolito CAD art 52 o 68 eh :)

Alberto

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Feb 11, 2015, 12:25:29 PM2/11/15
to spaghett...@googlegroups.com
Piero: hai ragione, ma Diego non ha torto.

Non conosco il caso specifico, ma in generale centralizzare produce efficienza statica ma anche rigidità e il rischio di degenerazioni monopolistiche. Questo trade-off è fondamentale: non puoi avere una cosa senza l'altra. Quindi per fare scelte è fondamentale conoscere bene i parametri specifici; in questo caso io non li conosco, e quindi non esprimo un giudizio.

Francesco Piero Paolicelli

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Feb 11, 2015, 12:27:59 PM2/11/15
to spaghett...@googlegroups.com
è un emendamento all'interno di una riforma più grande..
non penso sia in discussione il lavoro dell'agid ma anzi va nella direzione di italia.login, anagrafe unica della popolazione centralizzata, spid ect.

penso che da tempo si è capito che la delocalizzazione su argomenti forti e collettivi ha portato pochi vantaggi e molti danni.


Il giorno 11 febbraio 2015 18:25, Alberto <alberto...@gmail.com> ha scritto:
Piero: hai ragione, ma Diego non ha torto.

Non conosco il caso specifico, ma in generale centralizzare produce efficienza statica ma anche rigidità e il rischio di degenerazioni monopolistiche. Questo trade-off è fondamentale: non puoi avere una cosa senza l'altra. Quindi per fare scelte è fondamentale conoscere bene i parametri specifici; in questo caso io non li conosco, e quindi non esprimo un giudizio.

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Matteo Fortini

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Feb 11, 2015, 1:15:59 PM2/11/15
to spaghett...@googlegroups.com

Marco Brandizi

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Feb 11, 2015, 1:16:06 PM2/11/15
to spaghett...@googlegroups.com

On 11/02/2015 17:25, Alberto wrote:
Piero: hai ragione, ma Diego non ha torto.

Non conosco il caso specifico, ma in generale centralizzare produce efficienza statica ma anche rigidità e il rischio di degenerazioni monopolistiche. Questo trade-off è fondamentale: non puoi avere una cosa senza l'altra. Quindi per fare scelte è fondamentale conoscere bene i parametri specifici; in questo caso io non li conosco, e quindi non esprimo un giudizio.
Io sono molto d'accordo con questo che dice Alberto. Bisognerebbe andare a vedere cosa esattamente hanno approvato, ma se leggo questo:

L’emendamento Quintarelli propone di riportare allo Stato non solo la competenza sul formato dei dati che la Pubblica Amministrazione deve adottare, ma anche sui “processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche

Mi viene da pensare:

- nel migliore dei casi, è un buon proposito retorico, che di per sé non susciterà nessun effetto. Quali formati e piattaforme? Come fare, in concreto per uniformare la frammentazione di standard e soluzioni software? Con quali soldi?

- nel peggiore dei casi, rischia di tradursi in monoplisti immanicati e magnoni, che vincono appalti nazionali e vanno a sostituire o duplicare quanto di buono esiste già, ancorché non interoperabile, in giro per le varie amministrazioni pubbliche. Magari con soluzioni pessime e molto peggiori di altre già operative.

In base all'esperienza che ho di cose tipo questa: http://www.obofoundry.org/about.shtml, è del tutto irrealistico sperare di calare degli dall'alto in un mondo reale che è molto complesso e caratterizzato da problemi tecnici, sociali e politici (nel senso buono) in cui sono in ballo, tra l'altro, diversi obbiettivi ed esigenze da parte di diversi attori, considerazioni di costo/beneficio, la necessità di continuità con il passato e le cose esistenti, le ambizioni e i punti di vista, anche legittimi, di gruppi e singoli. Pensare di intervenire in uno scenario così articolato (oppure, per usare una espressione più professionale, in un puttanaio del genere :-) ), dicendo: ecco la soluzione, adottatela per legge, se non è la solita politichetta di chiacchiere e annunci, è grande ignoranza, o pura follia.

Almeno, è così in generale, poi magari non ho capito bene cosa hanno fatto e cosa hanno in mente. So però che l'unico approccio che si solito può funzionare è che l'autorità nazionale si faccia promotrice della standardizzazione, senza pretendere una irrealistica imposizione dall'alto, che non è fattibile neanche tecnicamente. Magari, nel fare questo, qualcosa la impone pure, ma soprattutto si fa una idea chiara di quello che esiste già in tutto il paese (e a livello internazionale), collabora molto (e cerca molti compromessi) per unificare, standardizzare, spinge il più possibile perché si adottino delle soluzioni in modo volontario (e convinto).

Che poi sono cose abbastanza ovvie per chiunque abbia avuto esperienze costruzione di soluzioni informatiche, anche in contesti più piccoli, per cui spero bene che, al di là della formulazione velleitaria che lascia perplessi, ci sia consapevolezza.


-- 

=========================================================================
Marco Brandizi <marco.b...@gmail.com> 
http://www.marcobrandizi.info

Luigi Reggi

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Feb 11, 2015, 1:23:41 PM2/11/15
to spaghett...@googlegroups.com
staremo a vedere, sarà molto interessante. 
io, come penso molti di voi, non sono un fan della centralizzazione. però è un fatto che da anni si tenta la strada delle "soluzioni federate", e invece ogni amministrazione locale/regionale è andata per conto suo, duplicando gli sforzi in modo inefficiente e inefficace.

per dire: provate a cercare "sistema informativo" su OpenCoesione. 

morena ragone

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Feb 12, 2015, 7:33:48 AM2/12/15
to spaghett...@googlegroups.com
Se si va verso la specializzazione finalizzata al riuso degli applicativi prodotti dalle in-house  che dovranno specializzarsi su autonomi e distinti settori - ma voglio vedere come - ottima cosa.
Temo anch'io la deriva monopolistica, per vari motivi.

Morena
p.s. - non ho capito perchè off-topic..:)


Il giorno mercoledì 11 febbraio 2015 19:23:41 UTC+1, Luigi Reggi ha scritto:
staremo a vedere, sarà molto interessante. 
io, come penso molti di voi, non sono un fan della centralizzazione. però è un fatto che da anni si tenta la strada delle "soluzioni federate", e invece ogni amministrazione locale/regionale è andata per conto suo, duplicando gli sforzi in modo inefficiente e inefficace.

per dire: provate a cercare "sistema informativo" su OpenCoesione. 
2015-02-11 13:15 GMT-05:00 Matteo Fortini <matteo....@gmail.com>:
Qui un commento che tenta di chiarire:
http://www.agendadigitale.eu/egov/1346_ecco-che-cosa-cambia-con-la-centralizzazione-delle-competenze-it-della-pa.htm

Il 11/02/2015 18:27, Francesco Piero Paolicelli ha scritto:
è un emendamento all'interno di una riforma più grande..
non penso sia in discussione il lavoro dell'agid ma anzi va nella direzione di italia.login, anagrafe unica della popolazione centralizzata, spid ect.

penso che da tempo si è capito che la delocalizzazione su argomenti forti e collettivi ha portato pochi vantaggi e molti danni.

Il giorno 11 febbraio 2015 18:25, Alberto <alberto...@gmail.com> ha scritto:
Piero: hai ragione, ma Diego non ha torto.

Non conosco il caso specifico, ma in generale centralizzare produce efficienza statica ma anche rigidità e il rischio di degenerazioni monopolistiche. Questo trade-off è fondamentale: non puoi avere una cosa senza l'altra. Quindi per fare scelte è fondamentale conoscere bene i parametri specifici; in questo caso io non li conosco, e quindi non esprimo un giudizio.
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Dario Bottazzi

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Feb 12, 2015, 8:06:07 AM2/12/15
to spaghett...@googlegroups.com
penso che ci siano grossi problemi con l'emendamento Quintarelli.
1) stiamo parlando di un emendamento alla Costituzione repubblicana. Se le cose non andassero nel verso che il relatore auspica sarebbe molto difficile correggerle.
2) è molto difficile e costosa la transizione verso il modello centralizzato e, una volta che ci riusciamo ci troveremo con software che fatica a rispondere a tutte le esigenze dei diversi ambienti operativi
3) Il modello economico che il legislatore ha in qualche modo promosso per es. con le politiche su Open Source permetteva anche alle piccole imprese di emergere ed operare, con benefici sociali, economici, tecnologici per l'intero paese. In questo caso rischiamo di avere un monopolio in una (non proprio) "nicchia" che è di 30% del mercato IT. 
4) Oltre al monopolio esiste il rischio di lock-in e la difficoltà conseguente nell'innovazione
5) Spesso le iniziative più innovative (es. Open Data) sono nate in ambito regionale come piccole sperimentazioni che si sono poi estese al territorio nazionale. Questo sarà ancora possibile? 
6) la PA deve acquisire software open source (quindi gli operatori del settore non possono vivere di quello), se adesso i servizi vengono presi da un solo fornitore rischiamo di desertificare un intero settore produttivo 

Non dico che Quintarelli sbagli su tutta la linea, ma la scelta di cosa centralizzare e cosa lasciare decentralizzato dovrebbe essere fatta caso per caso con la dovuta flessibilità. 

Credo che sia necessario discuterne al prossimo raduno. Sarebbe meraviglioso se qualcuno potesse invitare il relatore dell'emendamento

ciao
  dario 





Il giorno giovedì 12 febbraio 2015 13:33:48 UTC+1, morena ragone ha scritto:
Se si va verso la specializzazione finalizzata al riuso degli applicativi prodotti dalle in-house  che dovranno specializzarsi su autonomi e distinti settori - ma voglio vedere come - ottima cosa.
Temo anch'io la deriva monopolistica, per vari motivi.

Morena
p.s. - non ho capito perchè off-topic..:)


Il giorno mercoledì 11 febbraio 2015 19:23:41 UTC+1, Luigi Reggi ha scritto:
staremo a vedere, sarà molto interessante. 
io, come penso molti di voi, non sono un fan della centralizzazione. però è un fatto che da anni si tenta la strada delle "soluzioni federate", e invece ogni amministrazione locale/regionale è andata per conto suo, duplicando gli sforzi in modo inefficiente e inefficace.

per dire: provate a cercare "sistema informativo" su OpenCoesione. 
2015-02-11 13:15 GMT-05:00 Matteo Fortini <matteo....@gmail.com>:
Qui un commento che tenta di chiarire:
http://www.agendadigitale.eu/egov/1346_ecco-che-cosa-cambia-con-la-centralizzazione-delle-competenze-it-della-pa.htm

Il 11/02/2015 18:27, Francesco Piero Paolicelli ha scritto:
è un emendamento all'interno di una riforma più grande..
non penso sia in discussione il lavoro dell'agid ma anzi va nella direzione di italia.login, anagrafe unica della popolazione centralizzata, spid ect.

penso che da tempo si è capito che la delocalizzazione su argomenti forti e collettivi ha portato pochi vantaggi e molti danni.

Il giorno 11 febbraio 2015 18:25, Alberto <alberto...@gmail.com> ha scritto:
Piero: hai ragione, ma Diego non ha torto.

Non conosco il caso specifico, ma in generale centralizzare produce efficienza statica ma anche rigidità e il rischio di degenerazioni monopolistiche. Questo trade-off è fondamentale: non puoi avere una cosa senza l'altra. Quindi per fare scelte è fondamentale conoscere bene i parametri specifici; in questo caso io non li conosco, e quindi non esprimo un giudizio.
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Luca Talamazzi

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Feb 12, 2015, 8:39:47 AM2/12/15
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Il giorno 12 febbraio 2015 14:06, Dario Bottazzi <dario.b...@gmail.com> ha scritto:
penso che ci siano grossi problemi con l'emendamento Quintarelli.
1) stiamo parlando di un emendamento alla Costituzione repubblicana. Se le cose non andassero nel verso che il relatore auspica sarebbe molto difficile correggerle.
2) è molto difficile e costosa la transizione verso il modello centralizzato e, una volta che ci riusciamo ci troveremo con software che fatica a rispondere a tutte le esigenze dei diversi ambienti operativi

punto interessante, non oso pensare quante difficoltà incontreranno le amministrazioni  per integrare i loro contenuti  sulle nuove piattaforme. Però forse è uno sforzo necessario che va fatto.
 
3) Il modello economico che il legislatore ha in qualche modo promosso per es. con le politiche su Open Source permetteva anche alle piccole imprese di emergere ed operare, con benefici sociali, economici, tecnologici per l'intero paese. In questo caso rischiamo di avere un monopolio in una (non proprio) "nicchia" che è di 30% del mercato IT. 

questo invece non lo capisco, potresti essere più chiaro? Cosa impedirebbe alle terze parti di sviluppare nuovi servizi (tra l'altro immediatamente integrabili con l'intero territorio nazionale)  come moduli aggiuntivi alla piattaforma se l'architettura lo permettesse? Date per scontato che dietro questa centralizzazione organizzativa nasca un monopolio che escluderà ogni intervento esterno? Secondo me l'ente centrale dovrebbe soltanto avere un ruolo di certificazione, chiamata a validare tutte le funzionalità aggiuntive sulla base di determinati requisiti (uno su tutti il riuso come ricorda Morena).

4) Oltre al monopolio esiste il rischio di lock-in e la difficoltà conseguente nell'innovazione
5) Spesso le iniziative più innovative (es. Open Data) sono nate in ambito regionale come piccole sperimentazioni che si sono poi estese al territorio nazionale. Questo sarà ancora possibile? 

Secondo me si se il nuovo software (per l'implementazione di servizi specifici e territoriali) potrà godere di una architettura standardizzata e modulare. In quel caso anzi le componenti aggiuntive potrebbero essere messe a disposizione di tutto il network con benefici enormi per tutta la comunità.

6) la PA deve acquisire software open source (quindi gli operatori del settore non possono vivere di quello), se adesso i servizi vengono presi da un solo fornitore rischiamo di desertificare un intero settore produttivo 


Se la centralizzazione diventerà l'ennesimo regalone a qualche big dell'IT  per imporre il proprio monopolio siamo fregati (e purtroppo la vedo anche assai probabile). Se invece si costruirà una infrastruttura aperta ed architettata a modo, con margini di flessibilità per le singole amministrazioni di estendere le funzionalità software dietro certificazione dall'ente centrale,  secondo me non potremo che avere benefici da questa operazione.



Nicolò Gnudi

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Feb 12, 2015, 8:45:00 AM2/12/15
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Per quanto riguarda la deriva monopolistica, segnalo la risposta di Quintarelli stesso a un tweet che paventava questa possibilità.

Riporto uno stralcio della breve discussione: 

@fedecapu: @NickGnd Ottimo, @quinta rocks. Ora attenzione al monopolio all'italiana
@quinta: @FedeCapu @NickGnd quando definisci degli standard e dei protocolli, è diificile. NB, è centralizzato il coordinamento, non l'execution

link al tweet: https://twitter.com/quinta/status/565623550552580096

Non conosco bene lo stato dell'arte attuale, quindi sono l'ultima persona che ha diritto di parola in questa discussione. Certo è che il passaggio dell'emendamento ha fatto parecchia rumba e pure io ho accolto la notizia con entusiasmo. Personalmente spero possa trovare seguito e avviare un confronto costruttivo che faccia presente anche tutti i dubbi che stanno emergendo.


Ciao,
Nicolò

Andrea Maurino

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Feb 12, 2015, 9:18:50 AM2/12/15
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l'articolo oggetto di modifica è il 117 lettera r della costituzione:

"
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:

r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell'amministrazione statale, regionale e locale; opere dell'ingegno;
"
la proposta dice dopo le parole “dei dati”  aggiungere anche “dei processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche”

ovvero lo stato centrale ha competenza esclusiva su 
coordinamento informativo statistico e informatico dei dati, dei processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche dell'amministrazione statale, regionale e locale.

il coordinamento si può fare in modo più o meno forte; per esempio  tutte le pa devono avere almeno uno  standard di interoperabilità (senza dire quale), tutte le pa devono usare qual  particolare standard, ma anche  tutte le pa devono usare il prodotto xyz

chiaramente dipenderà da come verrà esercitato il coordinamento centrale,  fino a che livello di coordinamento vorrà spingersi e le reazioni delle pa locali e regionali.

personalmente trovo che il principio di coordinamento a livello dello stato centrale (se fatto come lo immagina Quintarelli) è un fatto solo positivo.

andrea maurino

--

Alberto

unread,
Feb 13, 2015, 6:28:31 PM2/13/15
to spaghett...@googlegroups.com
Comunque: bella discussione, gente. Si capisce quanto è difficile fare norme, sapendo che mentre la scrivi già c'è gente che cerca il modo per aggirare, travisare e cavillare.

In economia questo problema si chiama "del principale-agente". In questo caso il principale è Quintarelli, l'agente sono i grandi technology provider per il settore pubblico.

Matteo Brunati

unread,
Feb 14, 2015, 8:03:34 AM2/14/15
to spaghett...@googlegroups.com

il coordinamento si può fare in modo più o meno forte; per esempio  tutte le pa devono avere almeno uno  standard di interoperabilità (senza dire quale), tutte le pa devono usare qual  particolare standard, ma anche  tutte le pa devono usare il prodotto xyz

chiaramente dipenderà da come verrà esercitato il coordinamento centrale,  fino a che livello di coordinamento vorrà spingersi e le reazioni delle pa locali e regionali.

personalmente trovo che il principio di coordinamento a livello dello stato centrale (se fatto come lo immagina Quintarelli) è un fatto solo positivo.



ping per una discussione davvero bella: pure io mi ritengo moderatamente ottimista come Andrea.
Seguendo un po' negli anni Quintarelli, sono certo che la direzione che sta spingendo è proprio quella che Andrea ha giustamente sintetizzato.
Poi, a maglie larghe, è proprio una questione politica alla fine.

Nel senso che si deve abilitare e trasmettere quella vision tra interoperabilità di standard e piattaforme e libertà di azione tra Mercato e n attori che vogliano inserirsi. Molto simile a quel disegno politico dietro agli standard del Web, se vogliamo. ( che sono prima di tutto politici, e non tecnologici come si potrebbe pensare )

 matt

Stefano Quintarelli

unread,
Feb 14, 2015, 3:58:03 PM2/14/15
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Hello world!

Anche per rispondere ad alcuni commenti che avete fatto qui, ho scritto questa cosa qui http://stefanoquintarelli.tumblr.com/post/111000924305/di-norme-e-fatti che vorrebbe essere una "interpretazione autentica" del mio pensiero, disintermediata..

vi chiederei di leggerla prima di andare oltre in questa mail.

per rispondere a un paio di osservazioni di Dario, io sono molto sensibile al tema del lockin  e relativi effetti escludenti (non c'entra direttamente, ma aiuta a capire il mio pensiero http://bit.ly/saggioquintarelli)
trovo che avere degli standard pubblici, frutto di un processo con elementi di garanzia, dia rassicurazioni migliori di apertura del mercato rispetto a interfacce proprietarie, non standard,  non documentate. ad esempio se la ditta D ha fatto il software S, in una situazione di API non standard, difficilmente il newcomer potrà inserirsi.
in generale penso che la standardizzazione aiuti a rompere i lockin e favorire la competizione mentre penso che la l'assenza di standard favorisca gli incumbent. 

in merito alla desertificazione di un settore, mi sembra che siamo già abbastanza desertificati ed in via di ulteriore disidratazione.

premetto che penso che una cosa giusta vada fatta a prescindere da vested interests (per chi mi conosce meno, mi sembra che il discorso linkato in questo post possa dare qualche elemento sul mio pensiero e modo di agire http://goo.gl/vXngP0)... che succederà, se in futuro l'italia userà la possibilità offerta dall'emendamento per favorire l'estensione delle best practice di una regione alle altre ? (NB, è una possibilità offerta, non un obbligo)  beh, potrebbe succedere che le c.d. "in house" siano portate a specializzarsi. (di certo il pubblico non chiude le aziende e licenza le persone). quindi invece di avere tutte che fanno tutto, potrebbe accadere che qualcuna fa una cosa, qualcun altra ne fa un'altra, ecc. accelerando la quantità di cose sviluppate. Ed i fornitori non avrebbero N persone a fare le stesse cose in M amministrazioni, ma a fare M cose diverse in M amministrazioni

credo comunque che sara' difficile ascrivere ad un emendamento che apre delle possibilita', ma non fa nulla direttamente, eventuali delta incrementali positivi o negativi.

ciao, s.

p.s. perdonatemi se saro' lento a rispondere, ho troppi fronti aperti per una persona sola (che interagisce direttamente cercando di rispondere a tutti nel merito..)

Michele d'Alena

unread,
Feb 15, 2015, 8:59:44 AM2/15/15
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Ciao a tutti!

Finalmente una discussione approfondita su quanto accaduto.

Anch'io penso che un coordinamento centrale sia necessario sulla carta ma ciò che mi spaventa è l'attuazione.

Faccio un esempio pratico seguendo Dario, che non a caso è come me è parte dell'ecosistema dell'Emilia Romagna, regione che con altre ha fatto da laboratorio al paese.

L' esempio è concreto e d'impatto: alla luce dei fatti non rischiamo di perdere le politiche digitali di turismo emilia romagna per lasciare il passo al verybello di turno?

Cioè, vediamo il processo reale e non solo le intenzioni considerato che spesso le periferie sono laboratori d'innovazione e con questa norma rischiamo immobilismo in nome di un coordinamento che rischia di diventare livellare tutti al ribasso. 
Badate che non dico che non serva coordinamento (sopratutto a livello di turismo poi...) ma dico che oltre a ciò che ci sembra giusto, dobbiamo fare attenzione alla reale attuazione, al come verrà gestito il processo, all'impatto su tutta la filiera considerando che il paese non è una territorio uniforme ma ha sue peculiarità territoriali, con punti di forza e debolezza.


Michele


Alfredo Serafini

unread,
Feb 15, 2015, 10:19:24 AM2/15/15
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Ciao a tutti

la discussione è infatti bella ed utile, e spero esportabile dentro SOD15.

Sottoscrivo le perplessità di Diego, Dario e Michele circa l'implementazione concreta della cosa.
Volendo essere ottimisti, in partenza credo che sia già di per sè un buon risultato che qualcosa si stia muovendo creando attenzione sui temi, portandoli alla luce: per esempio il tema dei lock-in è IMHO centralissimo e strettamente connesso con l'interoperabilità e le possibilità di continuare a fare innovazione su proposte / progetti decentralizzati come diceva Dario. 
Personalmente sono curioso di capire se e quanto da qui sia possibile migliorare la continuità delle strategie, se verrà proseguito il lavoro iniziato con SPC, e mi chiedo perché -se qualcosa di centralizzato deve esistere- non esista già una sorta di "anagrafe" degli stack e degli applicativi, in particolare per tracciare i contorni di ciò che è o non è opensource, di ciò che introduce costi, di quali siano i requisiti di utilizzo delle applicazioni potenzialmente riutilizzabili altrove.
Per quanto concerne l'attuazione sono curioso insomma di capire se si andrà verso una centralizzazione intesa come "federazione" di servizi (magari su indicazioni e verifiche di un gruppo di lavoro centrale), o piuttosto verso una adozione sistematica di buone prassi e forse anche sistemi, stack etc, scelti unilateralmente. La prima richiederebbe certamente tempi più lunghi, ma credo aprirebbe alla possibilità delle proposte locali e di "revisione", la seconda mi spaventa un po' per vari motivi, incluso il rischio che possa produrre un ripartire da zero ad ogni cambio di legislatura.

Francesca Gleria

unread,
Feb 15, 2015, 11:03:08 AM2/15/15
to spaghett...@googlegroups.com
​Cito dalla mail di Quintarelli

"che succederà, se in futuro l'italia userà la possibilità offerta dall'emendamento per favorire l'estensione delle best practice di una regione alle altre ? (NB, è una possibilità offerta, non un obbligo)  beh, potrebbe succedere che le c.d. "in house" siano portate a specializzarsi. (di certo il pubblico non chiude le aziende e licenza le persone). quindi invece di avere tutte che fanno tutto, potrebbe accadere che qualcuna fa una cosa, qualcun altra ne fa un'altra, ecc. accelerando la quantità di cose sviluppate. Ed i fornitori non avrebbero N persone a fare le stesse cose in M amministrazioni, ma a fare M cose diverse in M amministrazioni​"

Questa è la cosa che mi invischia di più 

E' un passaggio  non facile 
- ma peraltro anche non riuscire ad accelerare sul fronte interoperabilità diciamo che è un continuo non facile - 

perché tutti facciamo già tutto - ma è anche vero  che chi fa qualcosa di buono già ora sta offrendolo in riuso e viene riusato

Si tratta forse di immaginare nuovi modelli di mercato per le in-house,  meno legati a mercati facili, locali, garantiti  ma un po' alla volta andare verso specializzazioni su eccellenze

si tratta forse di immaginare una possibile riconversione dell'esistente verso un mercato più innovativo e sfidante

forse anche pensare meno ad una concorrenza interna al nostro Paese ma pensare ad una eccellenza per fare diventare il Paese competitivo nel suo insieme.

non sarebbe male 

Francesca

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Cellulare 380.4908599  Casa 0461.982380 Lavoro 0461 494436

Andrea Raimondi

unread,
Feb 16, 2015, 11:29:02 AM2/16/15
to spaghett...@googlegroups.com
Uno di quei thread per cui SOD è casa. 
Sul tema, alla fine, mi trovo ad essere concorde con Alberto. Per quanto nessuno qui sia insensibile ai problemi di monopolio e di decentralizzazione dei progetti  mi pare ci sia un punto della questione che slega queste difficoltà dal fatto che stiamo discutendo. L'approvazione dell'emendamento e gli effetti che (possibilmente) avrà hanno modalità differenti. Come ha detto Quintarelli, non possiamo associare un valore positivo o negativo ad una cosa che in sé crea soltanto condizioni. Proprio perché, se abbiamo l'emendamento non è detto che abbiamo necessariamente tutti gli effetti che ci aspettiamo. 
Ad esempio a me, per quanto piacerebbe vedere gli effetti di questo emendamento sul settore pubblico, sarei ancora più curioso di quali effetti avrà sull'attuale relazione pubblico-privato e su come cambierà il "mercato italiano dell'innovazione". 

Michele d'Alena

unread,
Feb 16, 2015, 1:00:33 PM2/16/15
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bel post di Moriondo:

"Ma quale rivoluzione? Riforma costituzionale ha valore simbolico.

NUOVO ARTICOLO 117

Affermare che è stata scritta una pagina della storia italica è una forzatura rispetto alla reale portata del provvedimento. Ma è vero: è una sciocchezza il fatto che le regioni si trovassero nella condizione di dover legiferare su questi temi"


Dario Bottazzi

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Feb 17, 2015, 4:11:37 PM2/17/15
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On. Quintarelli, 

     la ringrazio per avere risposto almeno in parte ad alcune mie perplessità. Spero che le sia possibile partecipare al raduno SOD. Sarebbe certamente una interessante occasione per discutere il tema in modo franco e approfondito. 

Sino ad ora il titolo V ha consentito allo Stato di definire protocolli standardizzati a livello nazionale. Domani lo Stato si occuperà del coordinamento di processi e piattaforme. Certamente esistono ricoperture e duplicazioni ma le scelte tecnologiche riflettono (o dovrebbero riflettere) modelli organizzativi della PA. Un coordinamento troppo forte in tema di processi e piattaforme rischia perciò di essere un limite rispetto all’autonomia organizzativa degli Enti. Come può un ente essere autonomo se gli strumenti di cui dispone non sono pensati per implementare i suoi processi? Questo problema si sente in modo particolare nel caso dei Comuni, data l’eterogeneità della situazione italiana (che va dal piccolo Comune di Pedesina a Roma e Milano). 

Inoltre, l’esigenza di autonomia nella realizzazione dei sistemi è spesso causata dal legislatore. Non c’è coordinamento di processo o piattaforma che tenga se ognuno degli oltre 8000 comuni italiani può, per esempio, decidere l’algoritmo per il calcolo TASI. Su questo tema le amministrazioni comunali si sono dimostrate molto creative e, in taluni casi, hanno proposto algoritmi (specialmente per le detrazioni) non verificabili data l’impossibilità di reperire le informazioni necessarie ad effettuare i controlli. Il problema è aggravato dal fatto che le imposte locali sono variate anche più volte nello stesso anno e che, per varie ragioni, le amministrazioni mantengono dati, codice di gestione e per il controllo evasione degli ultimi 5 anni. 

L’autonomia è stata fonte di innovazione. Ho esempi di innovazione di processo (es. Registro dei controlli in agricoltura della Regione Emilia Romagna), di prodotto (es. lodview), e nella definizione di partnership fra pubblico e privato (es. MyCicero) che non possiamo ignorare. Alcune scelte strategiche come quella della promozione del software open source hanno permesso la diffusione di competenze e imprenditorialità, la creazione di posti di lavoro, e la nascita di un mercato in cui gli operatori lavorano in regime di concorrenza. Il tema dell’Open Data ha avvicinato i cittadini alle amministrazioni e ora si sono diffuse iniziative oggettivamente interessanti che vanno dagli hackathon, ai monithon, ai coder dojo. Questo movimento ha portato alla nascita di progetti e startup spesso innovativi che dovrebbero essere sostenuti e considerati in prospettiva come una leva strategica per lo sviluppo del Paese. 

Per concludere, non credo che abbiamo bisogno di un coordinamento che viene dallo Stato centrale. Penso al contrario che dovremmo aprire i processi decisionali e lavorare nell’ottica del pragmatismo seguendo le regole che ci hanno permesso di realizzare Internet: “rough consensus and running code”.

a presto 
i miei più cordiali saluti
    Dario 
 




Il giorno sabato 14 febbraio 2015 21:58:03 UTC+1, Stefano Quintarelli ha scritto:

Alberto

unread,
Feb 17, 2015, 6:35:31 PM2/17/15
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In effetti il caso TASI è veramente esemplare (in negativo). Non riguarda gli open data, ma è molto pertinente a questa discussione – per me interessantissima – su decentralizzato vs. centralizzato.

Francesco Piero Paolicelli

unread,
Feb 17, 2015, 6:46:44 PM2/17/15
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Battuta: il mio [ot] nell'oggetto vedo che ha sortito un thread inaspettato :) 

Inviato da iPhone

Il giorno 18/feb/2015, alle ore 00:35, Alberto <alberto...@gmail.com> ha scritto:

In effetti il caso TASI è veramente esemplare (in negativo). Non riguarda gli open data, ma è molto pertinente a questa discussione – per me interessantissima – su decentralizzato vs. centralizzato.

--

Stefano Quintarelli

unread,
Feb 18, 2015, 7:07:51 AM2/18/15
to spaghett...@googlegroups.com
Dott. Bottazzi (;-) )
le rispondo inline


On Tuesday, February 17, 2015 at 10:11:37 PM UTC+1, Dario Bottazzi wrote:

On. Quintarelli, 

     la ringrazio per avere risposto almeno in parte ad alcune mie perplessità. Spero che le sia possibile partecipare al raduno SOD. Sarebbe certamente una interessante occasione per discutere il tema in modo franco e approfondito. 

Sino ad ora il titolo V ha consentito allo Stato di definire protocolli standardizzati a livello nazionale. Domani lo Stato si occuperà del coordinamento di processi e piattaforme. Certamente esistono ricoperture e duplicazioni ma le scelte tecnologiche riflettono (o dovrebbero riflettere) modelli organizzativi della PA. Un coordinamento troppo forte in tema di processi e piattaforme rischia perciò di essere un limite rispetto all’autonomia organizzativa degli Enti. Come può un ente essere autonomo se gli strumenti di cui dispone non sono pensati per implementare i suoi processi? Questo problema si sente in modo particolare nel caso dei Comuni, data l’eterogeneità della situazione italiana (che va dal piccolo Comune di Pedesina a Roma e Milano). 

solo per questioni la cui competenza e' nazionale.
ne e' la riprova che N sistemi non interoperino
aggiungo che ci sono stati anche ricorsi alla corte costituzionale quando lo stato ha chiesto - ad esempio - di avere dati sugli appalti
 

Inoltre, l’esigenza di autonomia nella realizzazione dei sistemi è spesso causata dal legislatore. Non c’è coordinamento di processo o piattaforma che tenga se ognuno degli oltre 8000 comuni italiani può, per esempio, decidere l’algoritmo per il calcolo TASI. Su questo tema le amministrazioni comunali si sono dimostrate molto creative e, in taluni casi, hanno proposto algoritmi (specialmente per le detrazioni) non verificabili data l’impossibilità di reperire le informazioni necessarie ad effettuare i controlli. Il problema è aggravato dal fatto che le imposte locali sono variate anche più volte nello stesso anno e che, per varie ragioni, le amministrazioni mantengono dati, codice di gestione e per il controllo evasione degli ultimi 5 anni. 

l'emendamento njon dice "tutto deve essere deciso dallo stato"  ma "è facoltà esclusiva dello stato coordinare a livello nazionale"
questo potrebbe aiutare forse a chiarire

L’autonomia è stata fonte di innovazione. Ho esempi di innovazione di processo (es. Registro dei controlli in agricoltura della Regione Emilia Romagna), di prodotto (es. lodview), e nella definizione di partnership fra pubblico e privato (es. MyCicero) che non possiamo ignorare. Alcune scelte strategiche come quella della promozione del software open source hanno permesso la diffusione di competenze e imprenditorialità, la creazione di posti di lavoro, e la nascita di un mercato in cui gli operatori lavorano in regime di concorrenza. Il tema dell’Open Data ha avvicinato i cittadini alle amministrazioni e ora si sono diffuse iniziative oggettivamente interessanti che vanno dagli hackathon, ai monithon, ai coder dojo. Questo movimento ha portato alla nascita di progetti e startup spesso innovativi che dovrebbero essere sostenuti e considerati in prospettiva come una leva strategica per lo sviluppo del Paese. 

non credo io abbia mai detto qualcosa in contrario. anzi, mi pare il contrario
oltre a quanto al punto precedente, "processo" in termini giuridici != "processo" in termini infromatici (aka "runinng program")
 

Per concludere, non credo che abbiamo bisogno di un coordinamento che viene dallo Stato centrale. Penso al contrario che dovremmo aprire i processi decisionali e lavorare nell’ottica del pragmatismo seguendo le regole che ci hanno permesso di realizzare Internet: “rough consensus and running code”.

coordinamento != determinazione
coordinamento != execution
il rough consensus and running code è il metodo di decisione di un pezzo del coordinamento globale, ovvero dell'IETF
se internet funziona è perché **c'e' un coordinamento** globale

i miei omaggi, ;-)
ciao, s.


Francesco Piero Paolicelli

unread,
Feb 20, 2015, 2:03:52 AM2/20/15
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Aggiungere alla discussione l'approfondimento di Fulgetta

Alberto

unread,
Feb 20, 2015, 3:36:02 AM2/20/15
to spaghett...@googlegroups.com
Bello l'articolo di Fuggetta. Mi piace perché è ordinato, sistematico.

Vincenzo Patruno

unread,
Feb 20, 2015, 3:53:10 AM2/20/15
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Concordo! Fuggetta ha sempre un punto di vista molto pragmatico ed efficace, "fuffa free", come piace a me!
E  le "poche e semplici cose" elencate a fine articolo sono esattamente quelle che alla fine fanno la differenza. 
Vinc


 



2015-02-20 9:36 GMT+01:00 Alberto <alberto...@gmail.com>:
Bello l'articolo di Fuggetta. Mi piace perché è ordinato, sistematico.

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Sergio Farruggia

unread,
Mar 1, 2015, 4:35:42 PM3/1/15
to spaghett...@googlegroups.com

Anch’io ho trovato questa discussione molto interessante e stimolante, soprattutto per quei pareri lontani dal mio punto di vista, che è assolutamente in sintonia con i contenuti dell’emendamento in questione  e le puntualizzazioni di Quintarelli stesso nei suoi interventi nel seguito.  Ma comprendo le perplessità e le paure (in alcune mi è sembrato di sentire già le ansie per il proprio futuro). Spero anch’io che di questo argomento si continui a parlare, anche a Bologna, non solo approfondendo gli ipotetici scenari positivi e negativi che potrà produrre questo emendamento, ma per chiederci anche quali azioni (come singolo e comunità) possono essere adottate e perseguite perché la probabilità che le cose seguano il bene comune sia la più elevata possibile.  Perché non sfruttare l’onda stimolante provocata da questa norma “alta” per provare ad articolare un elenco di cose da fare/comportamenti  da tenere, per esempio seguendola traccia della “lista Fulgetta”?

Se può essere utile: mi sono ricordato di questa intervista  http://www.scribd.com/doc/40017684/Saremo-Tutti-Cittadini-Digitali. L’ho riletta con piacere, mi pare ancora attuale.

Proviamoci non per i nostri figli, ma per quelle centinai di migliaia di immigrati di cui abbiamo tanto bisogno http://blog.quintarelli.it/2010/10/con-un-amico-e-collega-inglese-ieri-commentavamo-landamento-demografico-dellitalia-ha-osservato-quindi-le-elezioni-si-vi.html


Il giorno mercoledì 11 febbraio 2015 17:25:01 UTC+1, Francesco Piero Paolicelli ha scritto:
http://www.dday.it/redazione/15665/rigurgito-di-buon-senso-digitale-in-parlamento-lemendamento-quintarelli-passa-allunanimita

secondo me è una bella cosa in ottica di coordinamento e interoperabilità anche sugli opendata.

Piero

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