--
Hai ricevuto questo messaggio perché sei iscritto al gruppo "Spaghetti Open Data" di Google Gruppi.
Per annullare l'iscrizione a questo gruppo e non ricevere più le sue email, invia un'email a spaghettiopend...@googlegroups.com.
Visita questo gruppo all'indirizzo http://groups.google.com/group/spaghettiopendata.
Per altre opzioni visita https://groups.google.com/d/optout.
La mia considerazione di riutilizzatore di dati prodotti da altri.
Alla tua domanda sulla licenza si può rispondere in vari modi, io ti farò un'altra domanda: quanto costerebbe al concorrente produrre quei dati?
Se prevedi un costo minore di 1% del loro fatturato consideralo già fatto. Non appena uscirete coi dati lo faranno anche loro.
Preferirei approfondire il discorso dati.
Per una azienda rilasciare dati ha senso se esiste già una comunità di hacker che da quei dati produrrà un lavoro che non essendo il core business dell'azienda non vedrebbe mai la luce. Per tutto il resto è solo attività inutile o al max una breve attività di mktg (soprattutto se non saranno aggiornati nel tempo).
Voi distribuendo i dati attraverso delle API immagino li aggiornerete periodicamente e svilupperete altri servizi di contorno per cui i dati finiranno in un secondo piano e probabilmente per attirare più interessati cercherete di aggregare altri dati.
Come vedi la licenza potrebbe essere cc0 al massimo potreste obbligare il concorrente a fare altrettanto. Uno scherzo che potrebbe anche costringerlo ad abbandonare l'idea di fare altrettanto.
Il business sta nel trattamento, nella "garanzia della qualità del dato" e non nella distribuzione del dato.
Spero di aver centrato il tema,
Berti
Non ho capito qual'è il vostro modello di business. Chi rilascia open data lo fa affinché i dati vengano riutilizzati e diffusi. Se chi riutilizza si arricchisce buon per lui
--
Non saprei è un caso molto interessante. Mi viene in mente che se usi un ccby li obblighi a farti pubblicità
-- ========================================================================= Marco Brandizi <marco.b...@gmail.com> http://www.marcobrandizi.info
Marco penso che tu abbia centrato il problema. Ma forse la questione è da valutare in senso culturale in quanto le due aziende degli opendata non hanno capito niente. Lo vedono come una risorsa proprietaria a cui attribuire una licenza perché qualcun'altro non lo utilizzi!!!!!!
--
Hai ricevuto questo messaggio perché sei iscritto al gruppo "Spaghetti Open Data" di Google Gruppi.
Per annullare l'iscrizione a questo gruppo e non ricevere più le sue email, invia un'email a spaghettiopend...@googlegroups.com.
Visita questo gruppo all'indirizzo http://groups.google.com/group/spaghettiopendata.
Per altre opzioni visita https://groups.google.com/d/optout.
Il 08/apr/2015 15:06, "Andrea Zanni" <zanni.a...@gmail.com> ha scritto:
>
> Io ho provato a spiegare quale secondo me è il problema, ma sono d'accordo nel sottolineare che un "timore" di venire "copiati" non debba bloccarci dal mettere i dati in open data, cosa che comunque faremo.
>
> Ribadisco comunque che noi questi dati non li vendiamo: liberamente li prendiamo e liberamente vorremmo restituirli, anche dopo la nostra cura digitale.
Andrea non mi pare che tu sia nuovo al mondo OpenData oppure io ti confondo con un omonimo. Sai che i dati liberi non hanno alcun 'valore commerciale'. Inoltre confermi che i dati hanno il valore del tuo tempo impiegato a produrli, per cui un 'valore' definito, misurabile e magari automatizzabile al punto da ridurre al max il suo costo.
Mentre quando il dataset in più diventa un valore aggiunto, lo dici tu stesso "vince il bando", allora per me avete qualche problema di business model. Se il dataset da costo operativo si sposta nel valore aggiunto e a questo punto il numero di dataset diventa un punto di fallimento della vostra impresa la licenza c'entra poco, dovete rivalutare il business model e cercare di eliminare/arginare questo grave handicap.
Ti cito un ritornello del mondo startup: il prezzo più basso non è un valore aggiunto. Tutti sono capaci a praticarlo.
Di riflesso: Un dataset in più non è un valore aggiunto. Tutti ne possono aggiungere uno.
> Ritengo anche che se uno ha il dubbio di favorire la concorrenza usare più di due punti esclamativi non lo aiuta a capire meglio!!!!!!
>
Mi scuso. Volevo solo enfatizzare l'assurdità della mia affermazione.
Ciao, Berti
Il 08/apr/2015 15:06, "Andrea Zanni" <zanni.a...@gmail.com> ha scritto:
>
> Io ho provato a spiegare quale secondo me è il problema, ma sono d'accordo nel sottolineare che un "timore" di venire "copiati" non debba bloccarci dal mettere i dati in open data, cosa che comunque faremo.
>
> Ribadisco comunque che noi questi dati non li vendiamo: liberamente li prendiamo e liberamente vorremmo restituirli, anche dopo la nostra cura digitale.Andrea non mi pare che tu sia nuovo al mondo OpenData oppure io ti confondo con un omonimo. Sai che i dati liberi non hanno alcun 'valore commerciale'. Inoltre confermi che i dati hanno il valore del tuo tempo impiegato a produrli, per cui un 'valore' definito, misurabile e magari automatizzabile al punto da ridurre al max il suo costo.
Mentre quando il dataset in più diventa un valore aggiunto, lo dici tu stesso "vince il bando", allora per me avete qualche problema di business model. Se il dataset da costo operativo si sposta nel valore aggiunto e a questo punto il numero di dataset diventa un punto di fallimento della vostra impresa la licenza c'entra poco, dovete rivalutare il business model e cercare di eliminare/arginare questo grave handicap.
Ti cito un ritornello del mondo startup: il prezzo più basso non è un valore aggiunto. Tutti sono capaci a praticarlo.
Di riflesso: Un dataset in più non è un valore aggiunto. Tutti ne possono aggiungere uno.
> Ritengo anche che se uno ha il dubbio di favorire la concorrenza usare più di due punti esclamativi non lo aiuta a capire meglio!!!!!!
>
Mi scuso. Volevo solo enfatizzare l'assurdità della mia affermazione.
Ciao, Berti