Lori
unread,Nov 20, 2014, 3:31:35 AM11/20/14You do not have permission to delete messages in this group
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Cari amici, sono ancora qui a proporre a me e a voi le parole di Papa
Francesco tratte da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV,
n.264, Mer. 19/11/2014.
Io le ho lette e sento che mi stanno facendo bene e penso che faranno
bene anche a voi. E poiché sono certa che faranno meglio e che cioè
produrranno buoni frutti in me e in voi se insieme nell'amore fraterno e
nell'umiltà le leggiamo e le meditiamo, eccomi di nuovo a proporre a me
e a voi quanto può veramente e concretamente aiutarci tutti a realizzare
in noi e intorno a noi il vero Bene, quello capace di darci serenità e
gioia anche in questo difficile e penoso momento storico, prima di
renderci infinitamente felici nell'eterno che ci attende.
E allora a me e a voi buona lettura, possibilmente sempre con l'anima in
ginocchio e perciò possibilmente sempre pensando alla situazione reale e
concreta della nostra anima, senza farci distrarre dalla possibile
situazione delle anime dei fratelli e delle sorelle.
Con affetto in Gesù e nella Sua e nostra Madre. Lori
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PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE -Martedì, 18 novembre 2014
Ma io sono vivo dentro?
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«La Parola di Dio è capace di cambiare tutto» ma noi «non sempre abbiamo
il coraggio di credere» in essa. Nell’omelia pronunciata durante la
messa a Santa Marta martedì 18 novembre, Papa Francesco ha affrontato il
tema della conversione e, commentando la liturgia del giorno, è entrato
nel merito di tre categorie, cioè di «tre chiamate alla conversione».
Perché, ha spiegato, «Convertirsi non è un atto della volontà»; non si
pensa: «Io adesso mi converto, mi conviene...», oppure: «devo farlo...».
No, la conversione «è una grazia», è «una visita di Dio: è il Figlio
dell’Uomo che è venuto a cercare e a salvare», è Gesù «che bussa alla
nostra porta, al cuore, e dice: “Ma, vieni”».
Quali sono dunque queste tre chiamate? La prima si incontra nel libro
dell’Apocalisse (3, 1-6, 14-22), dove il Signore chiede la conversione
ai cristiani perché sono divenuti «tiepidi». È, ha spiegato il
Pontefice, «il cristianesimo, la spiritualità della comodità: né troppo
troppo, né meno meno», l’atteggiamento di chi dice: «Tranquillo...
faccio le cose come posso, ma sono in pace, che nessuno venga a
disturbarmi con cose strane». È il caso di colui che si sente comodo e
afferma: «Non mi manca niente. Vado a messa le domeniche, prego alcune
volte, mi sento bene, sono “in grazia di Dio”, sono ricco, mi sono
arricchito con la grazia, non ho bisogno di nulla, sto bene».
Questo stato d’animo, ha sottolineato Francesco, «è uno stato di
peccato: la comodità spirituale è uno stato di peccato». E infatti
nell’Apocalisse si legge: «Tu dici: “sono ricco, mi sono arricchito, non
ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un infelice, un miserabile,
un povero, cieco e nudo». Il Signore non risparmia parole «a questi
cristiani comodi», «le dice tutte, e in faccia». Tanto che nella
Scrittura si legge ancora: «perché sei tiepido sto per vomitarti dalla
mia bocca». Un’espressione, ha fatto notare il Papa, «molto forte». Allo
stesso tempo il Signore, per aiutare la conversione del cristiano, «si
permette un consiglio», gli consiglia di vestirsi, perché «i cristiani
comodi sono nudi». Poi, dopo la parola dura, il Signore «si avvicina un
po’ e parla con tenerezza: “Sii dunque zelante, convertiti”»: è questa,
ha detto il Pontefice, «la chiamata alla conversione: “Io sto alla porta
e busso”». Così il Signore si rivolge al «partito dei comodi, dei
tiepidi» e invita a «convertirsi dal tepore spirituale, da questo stato
di mediocrità».
Poi, c’è una seconda chiamata: ed è quella per quanti «vivono delle
apparenze». È sempre l’Apocalisse a nominarli: «Ti si crede vivo, ma sei
morto». A chi pensa di essere vivo solo grazie all’apparire, il Signore
dice: «“Sii vigilante”, per favore, “rinvigorisci ciò che rimane e sta
per morire”: ancora c’è qualcosa di vivo, rinvigorisci quello». E
aggiunge un consiglio di tenerezza: «Ricorda come hai ricevuto e
ascoltato la parola: custodiscila e convertiti, perché se non sarai
vigilante verrò come un ladro». Tre, in questo caso le parole —
«memoria», «custodia» e «vigilanza» — sottolineate dal Papa, che
immagina che questo tipo di uomo pensi: «Io appaio cristiano, ma dentro
sono morto». Le apparenze, ha detto, «sono il sudario di questi
cristiani: sono morti». E il Signore «li chiama alla conversione: “Ma
ricordati, sii vigilante e vai avanti. Ancora c’è qualcosa di vivo in
te: rinvigoriscilo”».
Ognuno di noi è allora chiamato a chiedersi: «Io sono di questi
cristiani delle apparenze? Sono vivo dentro, ho una vita spirituale?
Sento lo Spirito Santo», lo ascolto? Al contrario occorre fare
attenzione alla tentazione di ripetersi: «se tutto appare bene, non ho
niente da rimproverarmi: ho una buona famiglia, la gente non sparla di
me, ho tutto il necessario, sono sposato in chiesa... sono “in grazia di
Dio”, sono tranquillo». Attenzione, perché «i cristiani di apparenza...
sono morti». Occorre invece «cercare qualcosa di vivo dentro e, con la
memoria e la vigilanza, rinvigorire questo perché vada avanti». Occorre
«convertirsi: dalle apparenze alla realtà. Dal tepore al fervore».
C’è infine la terza chiamata alla conversione, quella di Zaccheo. Chi
era? «Era capo dei pubblicani e ricco»; un «corrotto» che «lavorava per
gli stranieri, per i romani, tradiva la sua patria. Cercava i soldi
nella dogana» e ne dava «una parte al nemico della patria». Era, cioè,
«uno come tanti dirigenti che noi conosciamo: corrotti»; persone che,
«invece di servire il popolo», lo sfruttano «per servire se stessi».
Zaccheo, ha commentato Francesco, «non era tiepido; non era morto. Era
in stato di putrefazione. Corrotto, proprio». Eppure davanti a Cristo
«sentì qualcosa dentro: ma, questo guaritore, questo profeta che dicono
che parli tanto bene, io vorrei vederlo, per curiosità». Qui si vede
l’azione dello Spirito: «lo Spirito Santo è furbo e ha seminato il seme
della curiosità»; e quell’uomo per vedere Gesù ha fatto anche «un po’ il
ridicolo»: un dirigente, un «capo dei dirigenti» è addirittura salito
«su un albero per guardare una processione». Che ridicolo «comportarsi
così». Eppure lui ha fatto proprio questo, «non ha avuto vergogna. “Io
voglio vederlo”».
Dentro di lui — ha spiegato il Papa — che era un tipo sicuro di sé,
«lavorava lo Spirito Santo. E poi è successo quello che è successo: la
Parola di Dio è entrata in quel cuore e con la Parola, la gioia». Anzi,
gli uomini che vivevano nella «comodità» e quelli «dell’apparenza
avevano dimenticato cosa fosse la gioia»; mentre «questo corrotto la
riceve subito».
Il Vangelo di Luca racconta che egli «scese in fretta e lo accolse pieno
di gioia»: accolse cioè «la Parola di Dio, che era Gesù». E in lui
avvenne «subito» ciò che capitò a Matteo (facevano «lo stesso
mestiere»): «il cuore cambia, si converte, e dice la sua parola
autentica: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri,
e se ho rubato a qualcuno” — tanto — “restituisco quattro volte tanto”».
Un passaggio illuminante secondo Francesco: «questa è una regola d’oro.
Quando la conversione arriva alle tasche, è sicura», e ha spiegato:
«Cristiani di cuore? Tutti. Cristiani di anima? Tutti. Ma, cristiani di
tasche? Pochi». Eppure, davanti alla «parola autentica» la conversione
«è arrivata subito». A confronto c’è «l’altra parola» quella di quanti
non volevano convertirsi: «Vedendo ciò, mormoravano: “È entrato in casa
di un peccatore”. Si è sporcato, ha perso la purezza. Deve purificarsi
perché è entrato in casa di un peccatore».
In conclusione, tre chiamate alla conversione fatte «dallo stesso Gesù»:
«ai tiepidi, a quelli della comodità», poi «a quelli dell’apparenza, a
quelli che si credono ricchi ma sono poveri» anzi, «non hanno niente,
sono morti» e infine a chi è «oltre la morte: nella corruzione». Di
fronte a costoro «la Parola di Dio è capace di cambiare tutto. Ma la
verità — ha detto il Pontefice — è che non sempre abbiamo il coraggio di
credere nella Parola di Dio», di ricevere quella Parola che ci guarisce
dentro» e per la quale «il Signore bussa alla porta del nostro cuore».
Questa, ha concluso il Papa, «è la conversione». Conversione alla quale
«la Chiesa vuole che in queste ultime settimane dell’anno liturgico
pensiamo molto seriamente» affinché «possiamo andare avanti nel cammino
della nostra vita cristiana». Perciò dobbiamo «ricordare la Parola di
Dio», «fare appello alla memoria», «custodirla», «obbedirle» e
«vigilare», per incominciare «una vita nuova, convertita».