Ruffino risponde:
La p la usi subito dopo.
Secondo me qui occorre una piccola premessa.
Prima tutti gli autori scrivevano:
m = g*m0
p = g*m0*v
E = g*m0*c^2
Ora molti autori la m =g*m0 non la usano più. Si continua ad usare la p e la E con m al posto di m0,
m chiamata semplicemente massa.
La p e la E diventano così:
p = g*m*v
E = g*m*c^2
Come hai scritto tu ponendo c = 1.
Per g=1 ( basse velocità, o a riposo) si ha p = m*v , quindi m è proprio la massa a riposo.
Ruffino risponde:
Non è vero.
Il termine g è contenuto dentro p. ( p = g*m*v )
Infatti sostituendo nella (5) si ottiene:
w*g*m|v| = q|v||B| , quindi |v| g* m* |v|/r = q|v||B| , da cui g*m = q*B*r/v ,
ora posso ricavare B = g*m*v/ q*r
Se la massa della particella fosse rimasta costante, e pari a m, il valore di B per ottenere la stessa traiettoria circolare sarebbe minore ( g volte minore ).
Il valore di B più elevato ( che produce una forza centripeta maggiore) dimostra che alla velocità v (prossime a c) la particella ha massa maggiore, pari a g*m, e non più m che aveva a riposo o alle basse velocità.
Per verifica eguagliamo la forza centrifuga alla forza di Lorentz (centripeta):
m'* v^2/r =q*v*B con m' , per ora incognita, indico la massa alla velocità v.
B è già stato calcolato prima, sostituendo si ottiene: m'*v^2/r = q*v*g*m*v/q*r
da cui m' = g*m,
quindi la particella alla velocità v ha massa m' = g*m .
Allora g*m è una massa che varia con la velocità.
( Questo è anche evidente dalla E = g*m*c^2 , perché c^2 è costante ).
Non volete più chiamarla massa relativistica, va bene, neanche a me piace questo nome.
Rimane pur sempre una massa variabile con v.
Quindi quando usiamo le formule della p e della E, queste implicitamente contengono una massa variabile con v.
>
> > Con i dati sperimentali hanno fatto i grafici del rapporto m/m0 in
>
> > funzione della velocità e corrispondono pienamente all'andamento
>
> > del fattore gamma.
>
> Hanno fatto? Li hai visti?
>
Sono nei libri : Marion - La Fisica e l'universo fisico - Zanichelli pag. 23
Resnick Halliday - Fisica - Casa Editrice Ambrosiana vol 1° pag. 163
Anche in un altro libro che adesso non ricordo.
> 2. Urto elastico.
>
> Siano m le masse delle particelle (uguali).
>
> Indico con p, E impulso ed energia della particella incidente (la
>
> particella ferma ha impulso nullo ed energia m).
>
> Indico con p1, p2, E1, E2 impulsi ed energie delle due particelle dopo
>
> l'urto.
>
> Da conservazione di impulso ed energia:
>
>
>
> p1 + p2 = p
>
> E1 + E2 = E + m. (7)
>
>
>
> I quadrati delle due equazioni danno:
>
>
>
> |p1|^2 + |p2|^2 + 2 p1.p2 = |p|^2
>
> E1^2 + E2^2 + 2 E1 E2 = E^2 + 2mE + m^2.
>
>
>
> Sottraendo la prima dalla seconda:
>
>
>
> E1 E2 - p1.p2 = mE.
>
>
>
> Se th è l'angolo fra gli impulsi finali:
>
>
>
> |p1| |p2| cos(th) = E1 E2 - mE.
>
>
>
> E' facile dimostrare che il secondo membro è positivo, tenendo conto
>
> della (7).
>
> Ciò indica che l'angolo th è acuto.
>
> Solo al limite non relativistico, quando E1 ed E2 sono raticamente m,
>
> il secondo membro si annulla e th = pi/s.
Bene. Se l'angolo è acuto questo indica che la particella incidente con velocità maggiore ha massa maggiore.
Perché nell'urto elastico tra due particelle uguali le traiettorie divergono di 90°.
>
> 3. Urti anelastici (quelli che chiami "urti distruttivi...").
>
> > Dopo un urto distruttivo tra due protoni con velocità prossima a c,
>
> > la somma delle masse delle particelle che si formano (e che subito
>
> > si annichiliscono) è maggiore della somma delle masse dei due
>
> > protoni.
>
> > Per dirla con le parole di Rubbia, è come se dopo l'urto tra due
>
> > cinquecento (una delle due portata a velocità prossima a c) la somma
>
> > dei rottami che si forma corrispondesse alla massa di qualche tir.
>
> Benissimo: questo dimostra che in un urto anelastico la somma delle
>
> masse *non si conserva*: può benissimo aumentare.
>
> Invece l'energia si conserva.
>
> Come fanno i fisici a determinare quali particelle sono state
>
> prodotte?
>
> Semplice: misurano energie e impulsi delle particelle prodotte (di
>
> solito è fuori questione misurare le velocità) e usano la (1).
>
>
Facciamo un semplice esempio. Abbiamo due protoni fermi, poniamo la loro massa uguale a 1, nel complesso abbiamo quindi massa 2.
Ora ne acceleriamo uno fino a gamma 7000, come dici tu più avanti, e lo facciamo urtare con l'altro.
Dopo l'urto il rivelatore di particelle valuta che la massa complessiva dei frammenti prodotti dall'urto vale 7001.
Per me 1 è la massa del protone fermo, e 7000 la massa del protone che viaggiava a gamma 7000.
Ora devo andare.
Ti ringrazio per l'esteso post che mi hai "dedicato".
Giovanni Ruffino
> Primo: chi te lo dice i protoni hanno g = 50 ? (che poi è
che>