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19 d. C.: approdo in Sardegna - 1/2

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S'Essere est su D%us meus

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Aug 3, 2003, 3:42:44 AM8/3/03
to
Vi copio il documento con cui Elio Moncelsi, un artista nuorese che ho
avuto l'onore di conoscere durante le mie vacanze, presenta il monumento
agli Ebrei deportati in Sardegna da Tiberio che ha realizzato nel 1999.

(cit)

Il progetto dell'opera da me ideata, dal titolo "19 d.C.: approdo in
Sardegna", prevede la realizzazione ed il posizionamento di un monumento
commemorativo in prossimità del porto di La Caletta di Siniscola
(provincia di Nuoro).

L'opera scultorea si compone di una statua in cemento armato
raffigurante una prua di nave con alcune figure a bordo posizionata su
una piazzola adiacente alla spiaggia.

PREMESSA

L'opera intende rappresentare in maniera sia visiva che gestuale la
realtà multietnica dell'attuale popolazione sarda, che, come la storia
insegna, deriva dal sovrapporsi di varie migrazioni, conquiste,
deportazioni, che hanno riguardato gruppi etnici provenienti da tutto il
bacino del Mediterraneo. Nell'arco dei millenni, uomini di varie genti,
a gruppi o singolarmente, di propria volontà, oppure forzatamente, sono
approdati in Sardegna: essi determinarono piccoli o grandi cambiamenti
nella società e nella cultura di quest'isola che non è rimasta immutata
nel tempo, come sembrerebbe ad un'occhiata superficiale. Questi gruppi
sono stati amalgamati, a volte combattuti ma in ogni caso alla fine
accettati da popolo della nostra terra.

Ho voluto raffigurare in maniera emblematica alcuni di questi elementi
umani ed etnici partendo, come motivo ispiratore, dagli uomini che sono
stati portati in Sardegna con la forza per essere utilizzati come
schiavi e come forza lavoro a causa delle loro idee religiose o anche
semplicemente per via della loro razza e della cultura non in linea con
le idee del potere vigente.

Migliaia di loro sono stati inviati nelle miniere della Sardegna (ad
metalla), altri nei latifondi di proprietà della classe dominante, altri
per combattere il banditismo endemico delle popolazioni dell'interno.
Molti di loro erano uomini di spicco del primo Cristianesimo, come il
Vescovo Ponziano, esiliato "in insula nociva" dall'imperatore Massimino
il Trace.

La popolazione sarda non si può definire un'entità etnicamente pura dato
che alla popolazione indigena si sono aggiunte nel corso dei secoli
migrazioni varie: popoli del mare (Shardana), Micenei, Iberici, Fenici,
Ebrei, Punici, Italici: ne è un esempio la definizione di "Maureddus"
attribuita agli abitanti del Sulcis-Iglesiente e che pare sia da mettere
in relazione con l'introduzione nella regione di gruppi etnici
provenienti dalla Mauritania.

Di questi gruppi etnici, uno in particolare è stato preso in
considerazione dai cronisti dell'epoca ed anche da storici e studiosi
nei due millenni successivi: essi ne intuirono la straordinaria
importanza e l'influenza che ebbero nell'isola dove approdarono nei
primi anni dell'era volgare.

Una delle figure simbolo rappresentate nell'opera e che dà anche il
titolo ad essa, è la figura di un giovane israelita, uno dei quattromila
deportati in massa da Roma in Sardegna dopo essere stati arruolati
forzatamente nelle legioni romane per combattere il brigantaggio sardo.

Questo avvenne nel 19 d. C., sotto l'impero di Tiberio.

MOTIVAZIONI

È importante precisare che il fatto umano, forse conclusivo per la
storia di quegli ebrei, diventa un elemento di storia sarda, per gli
influssi che determinò nella cultura dell'isola. È inoltre doveroso, non
tanto rendere omaggio, quanto non dimenticare l'opera e i sacrifici di
una composita umanità che, fin da un passato lontano ma attuale, è
approdata nei nostri lidi apportando vasti e determinanti contributi
culturali, religiosi, linguistici e tecnologici.

Il gruppo dei giovani ebrei è stato uno dei tanti apporti etnici a
questa nostra isola, molti dei quali dimenticati perché mai riportai dai
cronisti dell'epoca, ed è emblematico e rappresentativo di tutte quelle
genti che sono diventate sarde dopo l'approdo nei nostri lidi. Quei vari
rapporti umani, amalgamandosi con la cultura autoctona, hanno
contribuito a porre la Sardegna in una posizione unica nel Mediterraneo
e nel mondo, non solo da un punto di vista logistico e spaziale, ma
soprattutto culturale, facendone un crogiuolo ed un crocevia tra
l'Europa continentale, l'Oriente e l'Africa.

Tale aspetto della Sardegna attende ancora di essere decodificato e
approfondito; il presente progetto si propone di fornire un'importante
chiave di lettura che contribuisca a meglio comprenderci e conoscerci.

DESCRIZIONE DELL'OPERA

L'opera è realizzata in cemento armato ed è un amalgama di cemento
pozzolanico, sabbia granitica e ghiaia (risone calcareo di Orosei),
rinforzato d'armature di ferro.

La scelta del cemento è stata condizionata dal motivo trainante
dell'opera, cioè rappresentare la fusione e l'amalgama tra gli elementi
etnici estranei oggetto della deportazione e la popolazione autoctona
della Sardegna.

Il cemento rappresenta quindi un elemento ideale che raffiguri gli
uomini (pietre e sabbia) amalgamati in quell'unico grande insieme che
oggi è il popolo sardo.

Per il completamento dell'opera è stato necessario realizzare il getto
di cemento armato con una fusione di pietre locali sarde e pietre che
provengano da Israele. Ho quindi intrapreso un viaggio in Israele per
raccogliere una manciata di pietre da varie località del paese, pietre
affidate nelle mie mani e firmate con grande emozione da tanti ragazzi
incontrari nel mio viaggio-pellegrinaggio; i nomi scritti su di esse
sono gli stessi che probabilmente avevano i ragazzi "coscritti del 19".

È superfluo forse precisare che le pietre vogliono simboleggiare gli
uomini strappati alla loro terra e che il mio viaggio è stato un
linguaggio gestuale che fa ripercorrere alle pietre il loro viaggio;
dalla Terra d'Israele a Roma fino ad arrivare in Sardegna, dove sono
state mescolate alla sabbia, alla ghiaia ed al cemento ricavato dalle
nostre montagne, e costituire così un tutt'uno col materiale del
calcestruzzo dell'opera. In particolare la pietra proveniente da
Gerusalemme è statao posizionata in corrispondenza del cuore dell'uomo
orante sulla prua della nave e all'atto della sua posa è stata avvolta
con un foglio che reca scritti i versi 5 e 6 del Salmo 137.

Ho illustrato il mio progetto in vari paesi della Sardegna in occasione
di incontri artistici ed ho ricevuto dalle mani di centinaia di persone
le pietre con su scritto il proprio nome che rappresentano in maniera
simbolica il loro esser parte di quest'amalgama: quando vedranno la
statua sapranno che lì dentro c'è anche il loro nome.

L'opera intende quindi commemorare e far conoscere tutte le vicende
umane che hanno portato i nostri antenati sui nostri lidi prendendo,
come simbolo, la deportazione in Sardegna degli Ebrei della comunità
ebraica di Roma durante l'impero di Tiberio.

Dopo aver presentato la proposta del mio progetto al comune di Siniscola
ho ricevuto dal sindaco l'invito a procedere con la realizzazione
dell'opera scultorea e con tutte le iniziative che la mia proposta
prevedeva. Il sindaco mi ha assicurato la disponibilità del Comune di
Siniscola per il posizionamento del monumento nel luogo da me
individuato.

Il posizionamento è stato effettuato nella piazzola adiacente il
litorale presso la strada di circonvallazione del porto de La Caletta
all'altezza del canale Vivarelli.

(:cit)

Ciao.

--
ICQ# 193805427 - bSanhedrin 34b - Gregorius Magnus (1:7:8)

Abraham Joshua Heschel: "La Bibbia non è la storia del popolo ebraico,
ma la storia di D%o che cerca l'uomo giusto" (L'uomo non è solo)


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