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Il Parsifal del Maggio Musicale Fiorentino

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v i n i x ©

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May 14, 1997, 3:00:00 AM5/14/97
to

Bellissimo Parsifal questo di Firenze per il Maggio Musicale. Lo
abbiamo atteso per 32 anni ed e' stato un ritorno alla grande.

Gli interpreti:

Amfortas: Bernd Weikl
Gurnemanz: John Tomlinson (8.5) e Harald Stamm (13.5)
Parsifal: Paol Elming
Kundry: Waltraud Meier
Klingsor: Franz-Joseph Kapellmann
Titurel: Andrea Silvestrelli

Scene: Gilles Aillaud
Regia: Klaus Michael Grueber

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Bellissimo Parsifal, come detto, ma come in tutte le cose ci sono
state luci e ombre.

le luci:
Semyon Bychkov
i cantanti (che cantano)
alcuni cantanti (che recitano)
un pezzo dell'orchestra

le ombre:
l'altro pezzo dell'orchestra
la messa in scena
alcuni cantanti (che recitano)

il buio totale:
la regia

Andiamo per ordine.

Concertazione e orchestra:
Grandissimo Bychov! Ha diretto con tempi e scelte agogiche, secondo
me, assolutamente perfetti. Ha dimostrato di averlo veramente capito
il Parsifal. Non ha prediletto il fraseggio ma (come preferisco io di
gran lunga) ha messo in luce in modo stupendo i varii piani sonori, il
colore e la straordinaria tensione di questa partitura.
Fluidissimo, e' riuscito a cogliere appieno il respiro di questo
lavoro, il "subliminale wagneriano", con magistrali modulazioni delle
dinamiche orchestrali . In certi momenti, soprattutto nel secondo atto
e parte del terzo (il preludio!!!), ha raggiunto vette interpretative
straordinarie. Mai cedimenti ma neppure semplici momenti di
rilassamento. L'unico difetto che ho colto e' stato che, qualche volta
(cori primo atto e fiori), l'orchestra ha sovrastato il canto. Ma non
c'era il poderoso coro di Bayreuth! e comunque lo spettacolo del 13,
sotto questo aspetto, e' andata molto meglio di quello dell'8.

L'orchestra non e' stata all'altezza del suo direttore. Nonostante gli
ottimi archi, i difetti (secondo me cronici) dei legni ma soprattutto
degli ottoni dell'orchestra del Maggio Musicale Fiorentino si sono
manifestati ancora una volta.
Qui il discorso si fa complicato. Di chi e' la colpa? Se l'orchestra
(o parte di essa) mostra limiti evidenti quanta colpa va attribuita al
direttore? Non so rispondere. Posso solo fare una constatazione.
Conosco questa orchestra dal 1981 e ho assistito a tre lavori
wagneriani; Il Crepuscolo, il Tristano e il Parsifal. Tre direttori
diversi (Metha-81, Kuhn-88 e Bychov-97) ma gli stessi identici difetti
dei fiati: attacchi incerti, stonature, mancanza di coesione,
fracassonaggine. Anche da questo punto di vista il 13 c'e' stato un
notevole miglioramento nel primo e nel secondo atto. Nel terzo
problemi a non finire.

Amfortas - Bernd Weikl
Secondo me e' un cantante tecnicamente non disdicevole. E' vero che ha
qualche problema nell'intonazione ma mi sembra che il difetto maggiore
sia tutto sommato quello che Amfortas non e', drammaturgicamente
parlando, un ruolo che a lui si addice molto.
Io ho in mente l'Amfortas di Van Dam (il piu' grande!) o di London.
Sono interpretazioni queste di grande sofferenza e di straordinario
spessore tragico.
Qualcuno ha detto che e' un po' tronfio. Forse e' vero. Certo non e'
riuscito minimamente a rendere la sofferenza del personaggio.
Piuttosto sembra un Amfortas arrabbiato, acido. Pero' anche qui,
quanta colpa dare a Weikl e quanta alla regia? Come attore anche
Weikl ha delle pecche evidenti, ma il regista ha disegnato un
personaggio ridicolo e patetico.
Insomma, piu' che l'Amfortas dolorante e anelante l'oblio, sembrava un
vecchio ubriacone barcolllante. Dimenticandosi che il dolore deve
essere soprattutto nella psiche e volendo far vedere che la ferita
provocava immani sofferenze si toccava spesso la pancia (prominente).
Identico al mio amico Gino quando aveva attacchi di gastrite. Dicono
sia notevole come Hans Sach; ecco li ce lo vedo molto meglio.

Gurnemanz - John Tomlinson (8.5)
Vale anche qui lo stesso discorso. Piuttosto bravo come cantante ma un
pessimo personaggio. Non ubriaco fradicio come Amfortas, ma
leggermente alticcio sembrava anche lui. Diciamo che dava l'idea di un
accattone sempre un po' stralunato e decisamente sopra le righe.

Gurnemanz - Harald Stamm (13.5)
Come cantante forse non bravo quanto Tomlinson, soprattutto nel
fraseggio, ma come attore di un altro spessore. Finalmente, nonostante
la regia, un Gurnemanz sufficientemente nobile e spirituale.

Parsifal - Poul Elming
Notevole interpretazione. A me ha ricordato spesso Peter Hofmann. Un
po' gli assomiglia fisicamente ma anche come caratteristiche vocali e
interpretative ho rilevato delle analogie. Elming, rispetto
all'Hofmann di Karajan, mi e' parso comunque superiore. Non ha una
voce poderosa ma di bella tessitura piuttosto profonda e gli acuti
sono molto belli e saldi. Sicuro di se si e' destreggiato con abilita'
e scioltezza tra le innumerevoli trappole predisposte con cattiveria
dal regista.

Klingsor - Franz-Josef Kappelmann
Grande, grande, grande!!! Un Klingsor straordinario per capacita' di
cogliere l'oscurita' del personaggio. Veramente un peccato che canti
solo per mezzo atto. Bravissimo e perfido si inserisce alla grande
nelle migliori tradizioni di questo personaggio (Neidlinger e
Nimsgern). Sensazionale il duetto con Kundry.
Kappelmann, Meier e Bychov hanno creato, in questo bellissimo secondo
atto, un affresco espressionista straordinario. Forse mai come stasera
ho capito il filo che lega Wagner a Berg. Attore grandioso, mi ha
richiamato alla mente il Carmelo Bene del Riccardo III. Qui,
oltretutto, anche la messa in scena ricreava abbastanza bene la magia
e l'atmosfera perversa del regno di Klingsor. Sono riuscito anche a
sopportare, senza incazzarmi piu' che tanto, uno squalo lungo un paio
di metri appeso al soffitto.

Kundry - Waltraud Meier
Che aggettivi usare? Immensa? Stratosferica? Forse basta dire che
Waltraud Meier e' il piu' grande soprano drammatico wagneriano che
oggigiorno calchi le scene. E anche storicamente occorre andare alla
Dalis o alla Moedl per scovare una Kundry di questo spessore
psicologico. Kundry e' forse il personaggio wagneriano piu' complesso
e piu' misterioso. Difficilissimo da interpretare, trova nella Meier
una rappresentazione straordinaria. La sua capacita' di piegare la
voce e di modularla alle esigenze drammatiche e' assoluta. Sono
rimasto stravolto e senza parole in totale ammirazione. Cantante
fenomenale, attrice sublime, donna straordinaria. Bellissima nella
scena della seduzione. C'e' stato un momento unico che non ho trovato
uguale in nessun Parsifal ascoltato:

Ich sah' Ihn - Ihn -
und ... lachte

Quel "lachte"! Da urlo! Bychov a questo punto ha fermato tutto, ha
fatto una pausa che sara' durata sette o otto secondo. Gli archi e i
fiati dopo, su "da traf mich ... sein blick!", sono venuti fuori con
una tensione di una intensita' impossibile da descrivere a parole.
Chissa' se mi capitera' mai di rivederla, ma la Meier in questo
Parsifal la ricordero' fin che campo.

Titurel - Andrea Silvestrelli
Titurel non ha una grande parte. In questo Parsifal e' racchiuso in
una armatura e pertanto ho potuto apprezzare solo la voce bella e
profonda di Silvistrelli

Cavalieri, Paggi, Fiori e Coro
Li metto insieme anche se forse meriterebbero un approfondimento
maggiore. La prima cosa da notare e' che sono tutti italiani. Se
questo poteva far venire dei dubbi a priori questi vengono spazzati
via all'ascolto. L'unico difetto che posso rilevare (e cerco il pelo
nell'uovo) e' la "leggerezza" del coro. Ma come ho detto prima, i cori
di Bayreuth sono solo a Bayreuth. Particolarmente brave e sensibili le
fanciulle fiore. Specialmente Patrizia Ciofi e Monica Colonna (ammesso
che l'ordine con cui compaiono nel programma corrisponde all'ordine in
partitura). Anche i due cavalieri delle prime scene del primo atto
sono stati molto bravi, particolarmente Francesco Ruta.

Messa in Scena e Regia:
Messa in scena inutile (o meglio dannosa) e regia patetica.
Nelle due serate a cui ho assistito io non e' comparso nessuno di
questi criminali e pertanto non ci sono stati i fischi sonori della
prima. Fischi che da quello che ho potuto vedere trovo assolutamente
giustificati.
La messa in scena si e' salvata, secondo me, nel rito del Graal nel
primo atto, nella scena di Klingsor e, a voler essere buoni alla fine.
Orripilante e grottesco il giardino incantato; sopportabile l'inizio
del primo atto; stile Engel alla Scala nei momenti peggiori, il terzo.

Luci improprie e, di concerto col regista, una totale incapacita' di
esprimere in qualsiasi modo azione e simbolismo. La prima sera ero
molto vicino al palco e ancora adesso mi sto chiedendo che cosa fosse
il Graal. Spiraleggio tra le seguenti ipotesi: un meteorite; un
frammento di un modellino dorato di gondola veneziana; un prodotto di
scarto di una lavorazione al tornio.
Ovviamente compare solo nel primo atto. Nel terzo dove la sua presenza
ha un significato anche maggiore non si vede mai. Un calice anche
stilizzato era effettivamente troppo banale. Il regista e' da
fucilazione immediata. Straordinaria l'idea di dotare Amfortas di una
protesi al braccio lunga un metro e mezzo e terminante con una
rotella. Doveva rappresentare la lettiga.
Non perdonero' mai al regista di avere deturpato la figura di
Amfortas. Ha fatto scientificamente il contrario di quello che avrebbe
dovuto fare. Meno male che Kundry e Klingsor hanno fatto
(probabilmente) di testa loro.

Ho finito, grazie

P.S. C'e' qualcuno che l'ha registrato alla radio e mi puo' fare una
copia dei nastri? Ovviamente contraccambio.


-----
Vinicio Matteucci
Pistoia, Italy
vi...@sirius.pisa.it
-----
Tu vedi, figlio mio,
spazio qui diventa il tempo.
(Gurnemanz)


Rodolfo Canaletti

unread,
May 14, 1997, 3:00:00 AM5/14/97
to

vi...@sirius.pisa.it ( v i n i x © ) wrote:

>Bellissimo Parsifal questo di Firenze per il Maggio Musicale. Lo
>abbiamo atteso per 32 anni ed e' stato un ritorno alla grande.

Grazie Vinix per il tuo post. Adesso ho capito dov'eri!!! Eri a
vederti il Parsifal, il briccone!!
E ci hai abbandonati al nostro destino...

Comunque hai fatto una splendida recensione, molto migliore di quelle
che di solito si leggono sui giornali. Come hai visto io ho un po' il
dente avvelenato contro quei presuntuosi che liquidano o esaltano
un'opera, così, alla bersagliera, senza un minimo approfondimento
critico.
Vedo che sei un entusiasta della Meier. Ti diro' che è una mia vecchia
(si pare dire) conoscenza, poiche' l'ho ascoltata due volte dal vivo:
una proprio nel Parsifal, diretto da Muti, con Domingo. L'ho ancora
nelle orecchie, e nessuno dei due Parsifal che possiedo in video
(Quello di Levine... ohibo', nel quale c'e' pero' la nostra, e quello,
molto tetesko di Horst a Bayreuth) mi è sembrato migliore, anzi!...
Quello di Karajan, che ho solo in audio, beh, quello e' un'altra cosa.
Comunque tornando alla divina Waltraud, ebbene sì, e' semplicemente
favolosa, e poi, cio' che non guasta, e' anche molto bella.
Pero' prima di proclamarla prima wagneriana del momento, farei un
attimo attenzione alla Jane Eaglen. L'ho sentita quest'anno nel
Sigfrido, e francamente mi è piaciuta immensamente (anche se,
decisamente, e' meno bella).
C'era stato un momento in cui sembrava che sarei potuto andare a
vedere questo Parsifal (mi attirava molto la direzione di Bychov). Poi
tutto è sfumato. Peccato.
Vedo che l'allestimento non ti è piaciuto. So che non sei superficiale
al punto da liquidare un allestimento solo perche' non corrisponde ai
canoni che ti sei fatto in precedenza. Quindi probabilmente era brutto
sul serio (rimane pero' il dissenso fra me e te sulla valutazione
della Walkiria di Engel...)
Sarà bello continuare la discussione su Wagner magari a voce, se
riusciremo a combinare la famosa cena. Intanto ti dirò che Mike
Richter (una specie di vinix in opera-l) ha risposto al mio posting
sull'Otello, che e' d'accordo che in Verdi ci siano parti
interpretabili, ma che ci siano anche parti che non possono essere
interpretate se non come voleva lui.
Io ovviamente non sono d'accordo e gli rispondero'. Tutti i creatori
di opere d'arte vivono in un periodo di tempo ben preciso, con
*quella* cultura, *quella* società, *quei rapporti umani*, *quelle*
conoscenze. Se la loro opera e' un'opera d'arte, ci si puo' scavare
dentro e tirar fuori cose che ai loro tempi con *quelle* cose che ho
detto sopra, non erano neppure immaginabili. Questo per dire che
l'Otello ideale di Verdi era Tamagno. Credo che se sentissimo ora
Tamagno, manderemmo in visibilio i cosiddetti loggionisti, ma non
aggiungeremmo una virgola alla comprensione di una tragedia come
l'Otello.
D'altra parte Verdi non ha fatto un'operazione analoga con l'Otello di
Shakespeare, o più ancora con Le allegre comari di Windsor.
Certo, interpretare la musica non è come crearla, ma anche
l'interpretazione, come la creazione, è un atto creativo, magari un
po' meno, ma quanto basta.

Ciao e a presto.

Rudy
Rodolfo Canaletti
lil...@ns.altrimedia.it

****************************************
"Oh Leporello mio, va tutto bene!"
"Don Giovannino mio, va tutto male".

Don Giovanni, Atto I, scena XV°
******************************************


Giampaolo Lomi

unread,
May 14, 1997, 3:00:00 AM5/14/97
to

On Wed, 14 May 1997 00:14:56 GMT, vi...@sirius.pisa.it ( v i n i x Š
) wrote:

>Bellissimo Parsifal questo di Firenze per il Maggio Musicale. Lo
>abbiamo atteso per 32 anni ed e' stato un ritorno alla grande.


Complimenti Vinicio per i tuoi commenti. Mi spiace aver perso questo
Parsifal, ma venire da Roma mi rimaneva complicato per le date.
Pur non avendo visto l'opera mi e' ugualmente piaciuta la tua critica,
perche' ha dimostrato un metro di giudizio obbiettivo che riconosce il
bello dal brutto, gli errori dalle cose fatte bene.
Ho visto in tutta la mia vita due sole volte il Parsifal, una volta a
Munchen, molto ben fatta, con regia, scene e coro eccezionali. Un po'
meno i cantanti, dei quali non ricordo ahime' i nomi. Fu un'opera che
mi impressiono' molto nel suo insieme, con qualche punto un po' noioso
tipo il monologo di Gurnemanz, ma voglio invocare a scusante il fatto
che era la prima volta che l'ascoltavo e ancora molto giovane. La
secondo ( ed ultima putroppo ), fu invece a Vienna diretta da Karajan
con Uhl, la Ludwig, Wachter e Walter Berry. Il tutto avvenne nel
lontano 1961 e ne rimasi sconvolto.
In teatro non l'ho piu' vista. Non ho neppure una videocassetta ma il
CD diretto da Solti, anche con la Ludwig, in condizioni vocali ben
diverse purtroppo, da quando l'ascoltai a Vienna.
In quella di Vienna mi ricordo, tra l'altro, che il ruolo di Kundry fu
cantato nel primo e terz'atto da un'altra cantante di cui non ricordo
il nome, mentre il secondo lo canto' la Ludwig con una voce
indescrivibile. Non avevo letto il programma e all'inizio quando
Kundry attacca a cantare, rimasi di sasso perche' era una voce quasi
da mezzo soprano per dipiu' molto scura. Un mio amico, grande
Wagneriano, mi spiego il mistero nell'entre acte.
Mi dispiace aver perso questo di Firenze. Da come hai esordito nel tuo
articolo e dai tuoi commenti ho capito che ne sarebbe valsa la pena,
anche con i "buchi neri" della regia e delle scene. Vedo soprattutto
che la Waltraud Meier ti ha entusiasmato.
Sono contento di avere almeno letto il tuo parere, perche' di musica,
come si dice dalle nostre parti "te ne intendi".
Se qualcuno ti mandera' i nastrini, te ne saro' grato se me ne farai
una copia anche a me. In cambio posso mandarti qualcosa del "bel
canto" che comunque rimane piu' vicino alla mia sensibilita', anche se
poprio da poco, ho deciso (complice tuo nipote) un riavvicinamento al
grande Wagner.
Ciao e grazie
Giampaolo


P.S. gastronomico. Ma la grande bouffe si fa o no ? Io avrei potuto
domenica prossimma oppure dopo il 20 giugno al mio ritorno da Denver.
Riciao

Marco Marcelli

unread,
May 14, 1997, 3:00:00 AM5/14/97
to

Acc....
Ecco dov'eri finito, avrei dovuto immaginarlo!!!!


--

**************************************
Marco Marcelli
marc...@ge.itline.it [casa]
marco.m...@elsag.it [ufficio]
**************************************

Isidoro Ferrante

unread,
May 14, 1997, 3:00:00 AM5/14/97
to

Bene Vinicio.
Aspettavo la tua recensione sul Parsifal per dire la mia con poca
fatica. Innanzitutto qualche considerazione generale sull'opera.
Questa e' la mia seconda esperienza teatrale di un'opera di Wagner
nella mia vita: la prima e' sempre stata al comunale con i maestri
cantori diretti da Mehta ormai quasi undici anni fa, con Weikl nella
parte di Sachs e un eccellente Prey nella parte di Beckmesser.
Per il resto, Wagner lo conosco attraverso il disco.
Il Parsifal in particolare ho cominciato ad ascoltarlo adesso, in
seguito alle dichiarazioni d'amore entusiastiche che si son viste in
questo gruppo, ma soprattutto in previsione di questo spettacolo.
Ho acquistato l'edizione di Solti guidato da ragioni varie, non ultime
quelle di costo, piu' una generale diffidenza verso il Karajan degli
anni '80.
Vedere l'opera completa in teatro, e' stata un'esperienza che posso
tranquillamente definire affascinante, direi quasi catartica.
La musica e' davvero bellissima, e le cinque ore e passa di
spettacolo compresi gli intervalli son volate via, non dico senza un
attimo di noia, che quelli ci son stati, ma di breve durata.
Pero', pero', scusate, ma a un vecchio illuminista neoclassico come mi
autodefinisco quando ho bevuto un goccio di troppo, non possono non
risultare irritanti tutti gli aspetti esoterici e messianici del
testo.
Questo insistere sulla redenzione, sull'uomo predestinato, sulla
purificazione, etc, mi fanno istintivamente portare la mano allo
stomaco nello stesso gesto di Amfortas (vedi oltre), e mi fanno capire
quella mia amica tedesca che all'uscita dal teatro proponeva di andare
ad invadere la Polonia.
Non credo, insomma, che il Parsifal diverra' mai LA mia opera
preferita, a meno che con l'eta' e col diminuire dei miei non ancor
sopiti giovanili bollori non possa essere disposto a passare su queste
cose.

Veniamo all'opera: mi scuso per le citazioni eccessivamente lunghe, ma
il lavoro di ritaglio rischiava di essere eccessivamente faticoso.
Wed, 14 May 1997 00:14:56 GMT, vi...@sirius.pisa.it ( v i n i x © )
ha scritto:
[......]


>Concertazione e orchestra:
>Grandissimo Bychov! Ha diretto con tempi e scelte agogiche, secondo
>me, assolutamente perfetti. Ha dimostrato di averlo veramente capito
>il Parsifal. Non ha prediletto il fraseggio ma (come preferisco io di
>gran lunga) ha messo in luce in modo stupendo i varii piani sonori, il
>colore e la straordinaria tensione di questa partitura.
>Fluidissimo, e' riuscito a cogliere appieno il respiro di questo
>lavoro, il "subliminale wagneriano", con magistrali modulazioni delle
>dinamiche orchestrali . In certi momenti, soprattutto nel secondo atto
>e parte del terzo (il preludio!!!), ha raggiunto vette interpretative
>straordinarie. Mai cedimenti ma neppure semplici momenti di
>rilassamento. L'unico difetto che ho colto e' stato che, qualche volta
>(cori primo atto e fiori), l'orchestra ha sovrastato il canto. Ma non
>c'era il poderoso coro di Bayreuth! e comunque lo spettacolo del 13,
>sotto questo aspetto, e' andata molto meglio di quello dell'8.
>

Approvo. Bychkov e' una delle personalita' emergenti in campo
direttoriale, e mi aspetto grandi cose da lui.
Mi aveva fatto un'ottima impressione anche nell'Idomeneo dell'anno
scorso.

>L'orchestra non e' stata all'altezza del suo direttore. Nonostante gli
>ottimi archi, i difetti (secondo me cronici) dei legni ma soprattutto
>degli ottoni dell'orchestra del Maggio Musicale Fiorentino si sono
>manifestati ancora una volta.
>Qui il discorso si fa complicato. Di chi e' la colpa? Se l'orchestra
>(o parte di essa) mostra limiti evidenti quanta colpa va attribuita al
>direttore? Non so rispondere. Posso solo fare una constatazione.
>Conosco questa orchestra dal 1981 e ho assistito a tre lavori
>wagneriani; Il Crepuscolo, il Tristano e il Parsifal. Tre direttori
>diversi (Metha-81, Kuhn-88 e Bychov-97) ma gli stessi identici difetti
>dei fiati: attacchi incerti, stonature, mancanza di coesione,
>fracassonaggine. Anche da questo punto di vista il 13 c'e' stato un
>notevole miglioramento nel primo e nel secondo atto. Nel terzo
>problemi a non finire.

Non mi ero mai accorto di questo problema, se non adesso che Vinicio
me lo fa notare; ho risentito parte della Lucia dello scorso anno e mi
pareva che Mehta riuscisse a tenerli un po' piu' a bada.
E uno dei meriti della cavalleria dello scorso anno era quello di aver
attenuato le sonorita' fracassone della sezione dei fiati.
non e' che ci sia un boicottaggio di Wagner in atto?:-)

>Amfortas - Bernd Weikl
>Secondo me e' un cantante tecnicamente non disdicevole. E' vero che ha
>qualche problema nell'intonazione ma mi sembra che il difetto maggiore
>sia tutto sommato quello che Amfortas non e', drammaturgicamente
>parlando, un ruolo che a lui si addice molto.
>Io ho in mente l'Amfortas di Van Dam (il piu' grande!) o di London.
>Sono interpretazioni queste di grande sofferenza e di straordinario
>spessore tragico.
>Qualcuno ha detto che e' un po' tronfio. Forse e' vero. Certo non e'
>riuscito minimamente a rendere la sofferenza del personaggio.
>Piuttosto sembra un Amfortas arrabbiato, acido. Pero' anche qui,
>quanta colpa dare a Weikl e quanta alla regia? Come attore anche
>Weikl ha delle pecche evidenti, ma il regista ha disegnato un
>personaggio ridicolo e patetico.
>Insomma, piu' che l'Amfortas dolorante e anelante l'oblio, sembrava un
>vecchio ubriacone barcolllante. Dimenticandosi che il dolore deve
>essere soprattutto nella psiche e volendo far vedere che la ferita
>provocava immani sofferenze si toccava spesso la pancia (prominente).
>Identico al mio amico Gino quando aveva attacchi di gastrite. Dicono
>sia notevole come Hans Sach; ecco li ce lo vedo molto meglio.

Si, nella parte di Sachs mi piacque moltissimo: ma devo riconoscere
che in quel caso ascoltavo l'opera per la prima volta e il mio
interesse era catalizzato dalla musica e dalla vicenda.
Comunque vocalmente mi e' sembrato alla frutta: la voce balla, non si
impone come quella di Tomlinson, spesso e' sgradevole.
Niente a che vedere con la sua interpretazione di re Marke nel
Tristano di Bernstein.
Hai dimenticato, a proposito del personaggio, di citare la corona di
latta, trovata probabilmente in un uovo di Pasqua dalla figlia del
regista.


>Gurnemanz - John Tomlinson (8.5)
>Vale anche qui lo stesso discorso. Piuttosto bravo come cantante ma un
>pessimo personaggio. Non ubriaco fradicio come Amfortas, ma
>leggermente alticcio sembrava anche lui. Diciamo che dava l'idea di un
>accattone sempre un po' stralunato e decisamente sopra le righe.

Io non sapevo bene che tipo di rappresentazione mi sarei dovuto
aspetttare per questo personaggio, per cui non son rimasto troppo
disturbato. Il cantante, invece, mi e' sembrato eccellente: una voce
tonante, granitica, ben appoggiata, non sfigurava accanto alla Meier.

>Parsifal - Poul Elming
>Notevole interpretazione. A me ha ricordato spesso Peter Hofmann. Un
>po' gli assomiglia fisicamente ma anche come caratteristiche vocali e
>interpretative ho rilevato delle analogie. Elming, rispetto
>all'Hofmann di Karajan, mi e' parso comunque superiore. Non ha una
>voce poderosa ma di bella tessitura piuttosto profonda e gli acuti
>sono molto belli e saldi. Sicuro di se si e' destreggiato con abilita'
>e scioltezza tra le innumerevoli trappole predisposte con cattiveria
>dal regista.

Anche a me e' piaciuto. La voce era ferma, tenorile, musicale.
All'attore era richiesto per il 90% del tempo di rimanere in posa
statuaria, cosa che peraltro gli riusciva benissimo.

>
>Klingsor - Franz-Josef Kappelmann
>Grande, grande, grande!!! Un Klingsor straordinario per capacita' di
>cogliere l'oscurita' del personaggio. Veramente un peccato che canti
>solo per mezzo atto. Bravissimo e perfido si inserisce alla grande
>nelle migliori tradizioni di questo personaggio (Neidlinger e
>Nimsgern). Sensazionale il duetto con Kundry.
>Kappelmann, Meier e Bychov hanno creato, in questo bellissimo secondo
>atto, un affresco espressionista straordinario. Forse mai come stasera
>ho capito il filo che lega Wagner a Berg. Attore grandioso, mi ha
>richiamato alla mente il Carmelo Bene del Riccardo III. Qui,
>oltretutto, anche la messa in scena ricreava abbastanza bene la magia
>e l'atmosfera perversa del regno di Klingsor. Sono riuscito anche a
>sopportare, senza incazzarmi piu' che tanto, uno squalo lungo un paio
>di metri appeso al soffitto.
>

Ecco, a me e' piaciuto poco. Come cantante non era IMHO all'altezza
egli altri due bassi, e a volte era cosi' cattivo da farmi quasi
ridere. La somiglianza con il Bene del riccardo terzo l'ho trovata
soprattutto nel trucco e nella bellissima vestaglia di velluto rosso,
che mi sembra essere un indumento amato da quest'attore (o sbaglio?).


>Kundry - Waltraud Meier
>Che aggettivi usare? Immensa? Stratosferica? Forse basta dire che
>Waltraud Meier e' il piu' grande soprano drammatico wagneriano che
>oggigiorno calchi le scene. E anche storicamente occorre andare alla
>Dalis o alla Moedl per scovare una Kundry di questo spessore
>psicologico. Kundry e' forse il personaggio wagneriano piu' complesso
>e piu' misterioso. Difficilissimo da interpretare, trova nella Meier
>una rappresentazione straordinaria. La sua capacita' di piegare la
>voce e di modularla alle esigenze drammatiche e' assoluta. Sono
>rimasto stravolto e senza parole in totale ammirazione. Cantante
>fenomenale, attrice sublime, donna straordinaria. Bellissima nella
>scena della seduzione. C'e' stato un momento unico che non ho trovato
>uguale in nessun Parsifal ascoltato:
>
>Ich sah' Ihn - Ihn -
>und ... lachte
>
>Quel "lachte"! Da urlo! Bychov a questo punto ha fermato tutto, ha
>fatto una pausa che sara' durata sette o otto secondo. Gli archi e i
>fiati dopo, su "da traf mich ... sein blick!", sono venuti fuori con
>una tensione di una intensita' impossibile da descrivere a parole.
>Chissa' se mi capitera' mai di rivederla, ma la Meier in questo
>Parsifal la ricordero' fin che campo.

Concordo appieno. Bella e brava. Brava e bella. E i lamenti del terzo
atto, non erano da far rizzare i capelli? E poi una voce calda,
espressiva, uguale in tutti i registri.....fossi stato al posto di
Parsifal nel secondo atto la storia sarebbe andata in un'altra
direzione...

[considerazioni su altri personaggi]


>Messa in Scena e Regia:
>Messa in scena inutile (o meglio dannosa) e regia patetica.
>Nelle due serate a cui ho assistito io non e' comparso nessuno di
>questi criminali e pertanto non ci sono stati i fischi sonori della
>prima. Fischi che da quello che ho potuto vedere trovo assolutamente
>giustificati.

Oddio, a me e ad i miei amici non e' dispiaciuta del tutto, a parte le
varie cose incomprnsibili che ho gia' citato, e varie altre, mi pareva
ci fosse un filo logico, anche se a volte non era chiaro quale.

l'idea di far muovere i protagonisti lentissimamente o addirittura di
farli rimanere immobili mi e' sembrata consona alla sacralita' del
clima e alle scelte agogiche del direttore.
Tra l'altro i movimenti erano accuratamente studiati e sincronizzati
con la musica.


>La messa in scena si e' salvata, secondo me, nel rito del Graal nel
>primo atto, nella scena di Klingsor e, a voler essere buoni alla fine.
>Orripilante e grottesco il giardino incantato; sopportabile l'inizio
>del primo atto; stile Engel alla Scala nei momenti peggiori, il terzo.
>

A me il giardino incantato con le sagomine penzolanti dai colori
accesissimi non e' dispiaciuta del tutto.
Come non mi e' dispiaciuta la scena con le fanciulle fiore sdraitae
sul palcoscenico che si muovevano disordinatamente come mosse dal
vento. Mi devono ancora spiegare i fichi d'india intorno al castello
di Klingsor. Forse che quel picciotto era un pezzo da novanta?


>Luci improprie e, di concerto col regista, una totale incapacita' di
>esprimere in qualsiasi modo azione e simbolismo. La prima sera ero
>molto vicino al palco e ancora adesso mi sto chiedendo che cosa fosse
>il Graal. Spiraleggio tra le seguenti ipotesi: un meteorite; un
>frammento di un modellino dorato di gondola veneziana; un prodotto di
>scarto di una lavorazione al tornio.

Il mio fido binocolino mi ha mostrato un meteorite. Non sono riuscito
a capire pero' se fosse dotato di un incavo per ricordare la sua
funzione di calice.

>Ovviamente compare solo nel primo atto. Nel terzo dove la sua presenza
>ha un significato anche maggiore non si vede mai. Un calice anche
>stilizzato era effettivamente troppo banale. Il regista e' da
>fucilazione immediata.

Pero', pero', i cantanti rivolti verso la platea, con lo sguardo
diretto verso lo stesso punto in alto, suggeriscono la presenza del
Grahal..... Sicuramente un po' banalina, comee trovata, pero' il
Grahal non era esattamente assente.

>Straordinaria l'idea di dotare Amfortas di una
>protesi al braccio lunga un metro e mezzo e terminante con una
>rotella. Doveva rappresentare la lettiga.

Ecco, io questo invece lo devo ancora capire. Mi ricordava, piu' che
una carriola, come hanno detto alcuni, una rotella di quelle che si
mettono alle biciclette dei bimbi per non farli cadere.

>Non perdonero' mai al regista di avere deturpato la figura di
>Amfortas. Ha fatto scientificamente il contrario di quello che avrebbe
>dovuto fare. Meno male che Kundry e Klingsor hanno fatto
>(probabilmente) di testa loro.

>
>Ho finito, grazie
Prego, grazie a te.


>
>P.S. C'e' qualcuno che l'ha registrato alla radio e mi puo' fare una
>copia dei nastri? Ovviamente contraccambio.

Il primo atto, per intero.
Del secondo e del terzo, ho due lunghi frammenti di un'ora circa (ero
invitato a cena fuori). Se non trovi di meglio....

Casomai non lo sapessi, esiste un Parsifal in video diretto da
Barenboim con mezzo cast uguale a quello del Maggio: Elming, Tomlinson
e la Meier.

v i n i x ©

unread,
May 15, 1997, 3:00:00 AM5/15/97
to

ferr...@cibs.sns.it (Isidoro Ferrante) wrote:

>Pero', pero', scusate, ma a un vecchio illuminista neoclassico come mi
>autodefinisco quando ho bevuto un goccio di troppo, non possono non
>risultare irritanti tutti gli aspetti esoterici e messianici del
>testo.
>Questo insistere sulla redenzione, sull'uomo predestinato, sulla
>purificazione, etc, mi fanno istintivamente portare la mano allo
>stomaco nello stesso gesto di Amfortas (vedi oltre), e mi fanno capire
>quella mia amica tedesca che all'uscita dal teatro proponeva di andare
>ad invadere la Polonia.

Bel tema questo del testo del Parsifal. Sono preparato. Ho solo
bisogno di tempo per riordinare le idee, ma con Schopenhauer e Budda
sono in grado di ribaltare un sacco di luoghi comuni. C'e' un filo che
lega l'Anello al Tristano e al Parsifal. E la chiave di lettura del
Parsifal sta nella mia signature. E Wagner dovrebbe essere d'accordo.
Forse inconsapevolmente.

ciao

Fabio Rota

unread,
May 20, 1997, 3:00:00 AM5/20/97
to

vi...@sirius.pisa.it ( v i n i x © ) wrote:

> Bel tema questo del testo del Parsifal. Sono preparato. Ho solo
> bisogno di tempo per riordinare le idee, ma con Schopenhauer e Budda
> sono in grado di ribaltare un sacco di luoghi comuni. C'e' un filo che
> lega l'Anello al Tristano e al Parsifal. E la chiave di lettura del
> Parsifal sta nella mia signature. E Wagner dovrebbe essere d'accordo.
> Forse inconsapevolmente.

Caro Vinicio, sono anch'io un culture del Parsifal (da quando me
ne innamorai alla Fenice all'edizione del centenario, diretta da
Ferro) e vorrei aprire una discussione sui suoi molteplici significati (anche esoterici,
se possibile). Siccome pero' mi pari un vero guru dell'argomento (oltre che
dell'intero newsgroup!, mi preme pero' chiederti subito la tua opinione sulla
chiusa dell'opera, circa il cui significato mi sto arrovellando da anni,
per motivi che non esagererei nel definire esistenzali! Come interpreti
"Erlosung dem Erloser"?
Mi piacerebbe anche sapere se qualcuno possiede o mi può indicare dove
reperire i testi wagneriani di Schuré.
Sono felice di aver finalmente trovato un wagneriano in rete (grazie ai motori di ricerca
mi e' bastato un minuto, ma dopo tutto sono un neofita di Internet)
e spero di poter partecipare attivamente alle discussioni dopo questo
mio primo ingresso, anche se mi rendo conto che forse non dovevo subito
svelare le mie simpatie.... ( o meglio il mio piu' antico
amore)! Spero che gli antiwagneriani (che sono tanti!) non me ne vogliano!
Fabio Rota
ro...@ipv36.unipv.it
"Durch mitleid wissend...."

Riccardo Domenichini

unread,
May 20, 1997, 3:00:00 AM5/20/97
to

Fabio Rota wrote:

> Spero che gli antiwagneriani (che sono tanti!) non me ne vogliano!

Ma no, in genere siamo buoni.
E poi c'e' posto per tutti al mondo...anche per voi. ;)

R.

--

========================================================================
Riccardo Domenichini
Istituto Universitario di Architettura di Venezia
Archivio Progetti - Centro di Servizi Interdipartimentali
S. Marta, Dorsoduro 2196 - 30123 Venezia tel (0)41.2571014
fax (0)41.715788
mailto:r...@ofelia.iuav.unive.it
http://oberon.iuav.unive.it
========================================================================
"Va bene che quasi tutti i tenori sono stupidi, ma lei
esagera!"
[Tullio Serafin a un ignoto cantante]
========================================================================


Fabio Rota

unread,
May 20, 1997, 3:00:00 AM5/20/97
to

Riccardo Domenichini raccoglie il mio indirizzo agli antiwagneriani e
scrive:


> Ma no, in genere siamo buoni.
> E poi c'e' posto per tutti al mondo...anche per voi. ;)

GRAZIE! Salutami Ca' Vendramin (dove ero in raccoglimento alle 15.00
del 13/2/1983...); ma - toglimi la curiosità - come si fa a chiamarsi
Riccardo, a stare a Venezia, e ad essere antiwagneriano??? Spero almeno
che non sia per presunti motivi extramusicali (che purtroppo addirittura
un Gottfried W.[qualsiasi] non cessa di fomentare in Italia: si
vergogni piuttosto di questo!). Se e' cosi', diamine!, è mai possibile
che non si riesca a rimarginarla questa ferita?? Anche a S.Pietroburgo
finalmente il Parsifal e' andato in scena questo mese, dopo decenni di
ostracismo "culturale"... (quello delle "colpe" di Wagner tra l'altro è
ancora uno degli argomenti piu' scottanti dei groups americani, ve ne
siete accorti? - ma c'entra tutto cio' con la musica, anche quando se
ne è (non lo nego, discretamente) fanatici? L'importante è mettere la
musica - e non il Graal, per quanto sacro... - al primo posto!
Se invece i motivi sono musicali.. posso comprendere e ... no più repliche
non fo'(gia' che piace a voi così)!
A proposito, in sottofondo ho Semiramide... va bene così?
Ciao, Fabio Rota.


Isidoro Ferrante

unread,
May 20, 1997, 3:00:00 AM5/20/97
to

Fabio Rota wrote:
>
> A proposito, in sottofondo ho Semiramide... va bene cosě?
> Ciao, Fabio Rota.

Ecco, sei gia' sulla buona strada della redenzione.
Vedo che il Parsifal da' i suoi frutti :)

____________________________________Isidoro___________________________
(Che al ritorno dal Parsifal si e' sparato nel condotto auricolare
l'Ermione Caballe'-Horne-Merrit-Blake-Morino dal festival di Pesaro
di qualche anno fa. Ma questo non ditelo a Vinicio.)

Isidoro Ferrante ferr...@galileo.pi.infn.it
Dipartimento di Fisica ferr...@axpia.pi.infn.it vaxpia::ferrante
Universita' di Pisa Tel +39 50 880284 (INFN Pisa)
INFN sezione di Pisa Fax +39 50 880317 (INFN Pisa)

v i n i x ©

unread,
May 20, 1997, 3:00:00 AM5/20/97
to

ro...@ipv36.unipv.it (Fabio Rota) wrote:

>Caro Vinicio, sono anch'io un culture del Parsifal (da quando me
>ne innamorai alla Fenice all'edizione del centenario, diretta da
>Ferro) e vorrei aprire una discussione sui suoi molteplici significati (anche esoterici,
>se possibile). Siccome pero' mi pari un vero guru dell'argomento (oltre che
>dell'intero newsgroup!, mi preme pero' chiederti subito la tua opinione sulla
>chiusa dell'opera, circa il cui significato mi sto arrovellando da anni,
>per motivi che non esagererei nel definire esistenzali! Come interpreti
>"Erlosung dem Erloser"?

ciao Fabio,

Ho purtroppo poco tempo per sviscerare questo argomento in modo
completo ed esaustivo in un solo colpo. Inoltre e' indispensabile, da
parte mia, rifocalizzare e ordinare i pensieri, visto che l'argomento
non e' per niente banale.

Cio' non toglie che posso, in prima battuta, dirti quali sono a grandi
linee le mie idee sul Parsifal (e non solo).

Probabilmente ti sconvolgero' da subito dicendo che la cristianita'
del Parsifal e' (a mio modesto avviso) poco piu' di un semplice
espediente narrativo. Wagner, sostanzialmente dal 1855 in poi,
intraprese un personalissimo viaggio nella reinterpretazione del mito,
con intuizioni straordinarie, guidato dalla lettura di Schopenhauer e,
in seguito, dal buddismo. Parsifal e' profondamente un'opera buddista.
Elementi buddisti nel Parsifal sono ben noti e molte considerazioni in
proposito sono state fatte. Secondo me e' pero' riduttivo parlare
semplicemente di elementi buddisti. Secondo me c'e' addirittura molto
piu' buddismo che cristianita'.

E anche se andiamo semplicemente a vedere questi elementi cosa
troviamo? Proviamo ad analizzarli.

Il puro folle e' lo spogliato buddista. Colui che per raggiungere
l'illuminazione (la redenzione?) deve innanzitutto spogliarsi del
passato e del vissuto e, solo allora, intraprendere con il massimo di
ricettivita' possibile il percorso verso Buddha. Interessante, a
questo proposito anche le tre metamorfosi (cammello-leone-fanciullo)
dello Zarathustra di Nietsche (dove la presenza di Schopenhauer e
Buddha e' conclamata), per iniziare il cammino verso lo stato di
Uebermensch (l'illuminazione-la redenzione).

"Il fanciullo e' innocenza e oblio, un ricominciare sempre un nuovo
gioco, una ruota che gira da se stessa, un primo movimento, un santo
dir-di-si'.
Si, fratelli miei, per il gioco del creare ci vuole un santo
dir-di-si: lo spirito esige ora la *sua* volonta', lo
sperduto-nel-mondo si guadagna ora il *suo* mondo"

E non e' Parsifal questo?

Come raggiunge la conoscenza Parsifal? Attraverso un percorso
razionale? Aristotelico? Neanche per sogno. Attraverso l'intuizione.
Il bacio!!!!!! E il meccanismo dell'intuizione e' il meccanismo
fondamentale, e percio' assolutamente valorizzato nelle filosofie
orientali, per raggiungere l'illuminazione buddista. I koan zen sono
nient'altro che esercizi mentali per annullare il raziocinio e per
predisporre e allenare la mente all'intuizione. Perche' solo
attraverso l'intuizione si puo' raggiungere l'illuminazione.

La reincarnazione, altro tema caro ai mistici orientali. Kundry e' la
reincarnazione di una vita precedente.

Gurnemanz (Atto 1): "Lei vive qui adesso, forse reincarnata, per
espiare una colpa di una vita precedente non ancora perdonata"
Klingsor: "Tu fosti Erodiade, e cos'altro? Gundryggia la, Kundry qui"

E inoltre, da fisico, non puo' non colpirmi la frase di Gurnemanz nel
primo atto:

"Du siehst, mein Sohn,
zum raum wird hier die Zeit"
"Tu vedi, figlio mio,
qui lo Spazio diventa Tempo"

Scientificamente l'equivalenza spazio-temporale fu introdotta ben dopo
Wagner. Se non ricordo male intorno al 1910 da Minkowski. Ricordo,
giusto per dovere di cronaca, che il poema del Parsifal fu terminato
nel 1877. Da dove prende Wagner questo concetto assolutamente
esoterico per l'epoca? Ovviamente dalla lettura dei filosofi
orientali. In tutto il misticismo orientale, che, a differenza del
pensiero greco, attua visioni sintetiche anziche' analitiche,
l'intuizione del carattere spazio-temporale della realta' e' ben
presente. Nella scuola Avatamsaka del buddismo Mahayana si parla di
compenetrazione di spazio e tempo:

"Come realta' di pura esperienza, non c'e' spazio senza tempo, non
c'e' tempo senza spazio; essi si compenetrano"

Insomma, senza addentrarci in tutta un'altra serie di simbolismi
tipicamente orientali (la castita'-Klingsor, il rapporto
maestro-discepolo/Gurnemanz-Parsifal, la sacralita' degli animali-il
cigno ...) sfido chiunque a trovarne di cristiani, altrettanto
importanti.

Il battesimo di Kundry? Parsifal dice "Ricevi questo battesimo e abbi
fede nel Redentore". Chi e' il Redentore? Cristo o Parsifal?

La transustanziazione? Interessante notare che e' doppia. Da pane in
Corpo e subito dopo da Corpo in pane. Idem per il vino.

Mi ricorda un po' Jesus Christ Superstar: "Fate come *se questo fosse*
il mio Corpo/Sangue". Fondamentalmente un dire e non dire.

Se avete resistito fino a questo punto (ne dubito) e se vi ho convinti
su questa chiave di lettura forse inaspettata, si aprono notevoli
prospettive d'interpretazione.

Occorre ritornare al Mito, fonte principale di Wagner, e con esso, al
prologo dell'Anello: l'Oro del Reno.

La cosmogonia nordica narra che all'inizio era la monade acquea
universale. Il preludio dell'Oro del Reno ce la racconta in modo
elementare e divino.

Facendomi aiutare dall'elegantissimo Manacorda narro velocemente cosa
avvenne.

Questa unita' (e dunque perfezione) fu rotta al momento in cui due
opposte correnti - acqua fredda di Hvergelmir, acqua calda di
Muspellsheim - insieme incontrandosi e mescendosi, hanno dato la vita
al primo essere, al gigante Ymir, ed hanno cosi' rotto, con la prima
individualizzazione, la pura innocenza della monade acquea universale.
Il gigante con la procreazione agamica di esseri simili a lui ha
continuato l'errore, e la mucca Audumla, nata anch'essa dall'incontro
delle due correnti, l'ha cresciuto ed aggravato, chiamando alla luce,
dalla brina salsa leccata sulla superficie dei sassi, il primo dio
Buri, procreatore agamico, a sua volta, della stirpe degli dei.
Dei e giganti, per il fatto stesso che sono nati e vivono, errano e
soffrono: dov'e' separazione e distacco, dov'e' affermazione di
volonta' individuale che si proietta sulla volonta' universale e le si
oppone, e' anche necessariamente peccato e travaglio.
Colpe, dunque, ed errori sono le azioni che dei, giganti e nani
compiono, mossi da un'impurita' originaria e congenita. E questo viene
descritto nell'Anello dei Nibelunghi. Sugli uni e sugli altri,
logorante, spaventevole, indeprecabile, incombe la minaccia del
Crepuscolo, dell'annientamento.

Insomma, non c'e' redenzione nell'Anello. Solo espiazione della colpa
originale.

Che cosa "coglie" di nuovo Wagner in Schopenhauer? La redenzione. Il
ritorno alla purezza originale, alla monade acquea. E questo non e' la
stessa cosa dell'illuminazione? Del Nirvana? Dove si raggiunge lo
stato Buddha in cui tutto e' sintesi, tutto e' uno?

Mentre nel Tristano, la redenzione di Isotta, e' un fatto individuale,
nel Parsifal e' collettivo. E' la redenzione del genere umano. E
qual'e' il meccanismo che contrasta l'individualizzazione (e dunque la
colpa)? Il suo opposto: la compartecipazione. O meglio la compassione.
Che significa semplicemente "patire insieme".

Erloesung dem Erloeser - Redenzione al Redentore!

Dice fondamentalmente che redentore e redento sono la stessa cosa.

Dal vostro (mai come adesso) guru, un cordiale saluto

Riccardo Domenichini

unread,
May 21, 1997, 3:00:00 AM5/21/97
to

Fabio Rota wrote:

> GRAZIE! Salutami Ca' Vendramin (dove ero in raccoglimento alle 15.00
> del 13/2/1983...);

Raccoglimento per commemorare il mio omonimo o dopo una perdita allo
chemin de fer?
Dai che scherzo. :)

> come si fa a chiamarsi
> Riccardo, a stare a Venezia, e ad essere antiwagneriano???

Andiamo con ordine (e chiedo scusa per i cenni autobiografici):
io mi chiamo Riccardo proprio perche' nato in un momento di tempestosa
infatuazione wagneriana di mio padre che, a suo tempo, avrebbe dovuto
chiamarsi Wagner (suo fratello si chiamava Schiller). I romagnoli hanno
sempre avuto un gusto perverso per i nomi esotici. La cosa non fu
perche' lo zio (fratello del nonno), musicista di professione, smonto'
gli ardori con un semplice: "e se poi viene stonato?".
Confesso che di tutte le infinite suggestioni che mi procura l'abitare
nella piu' bella citta' del mondo, quelle wagneriane sono proprio in
fondo alla lista, subito prima di quelle liztiane.
Ma io, poi, non sono mica un antiwagneriano. Cosa hai capito? Io
possiedo ben 1 Olandese volante, 1 Tannhauser, 2 Sigfridi, 1 Tristano.
Che poi li ascolti con frequenza, mentirei se lo dicessi. Ma se la mia
disponibilita' con Wagner e' massima, essa si arena davanti a uno
scoglio che, al momento, e' per me insuperabile: PARSIFAL. Due
esperienze dal vivo (quello della Fenice che a te ha schiuso i nuovi
orizzonti e quello della Scala) e ripetuti tentativi di ascolto non
hanno fatto altro che confermare l'impressione che si tratti di un
interminabile, insostenibile, insopportabile polpettone. Mea culpa.

> A proposito, in sottofondo ho Semiramide... va bene così?

Ma allora sei recuperabile! Sciolgo la prognosi.
Porta pazienza, stai riguardato e vedrai che col tempo ti passa.
Ciao,

Giovanni De Merulis

unread,
May 22, 1997, 3:00:00 AM5/22/97
to

On Tue, 20 May 1997 22:06:27 GMT, vi...@sirius.pisa.it ( v i n i x ©
) wrote:


>Ho purtroppo poco tempo per sviscerare questo argomento in modo
>completo ed esaustivo in un solo colpo. Inoltre e' indispensabile, da
>parte mia, rifocalizzare e ordinare i pensieri, visto che l'argomento
>non e' per niente banale.

L'inizio sembra promettente, purtroppo e' il solito "saro' breve" a
premessa di un discorso lunghissimo

>Probabilmente ti sconvolgero' da subito dicendo che la cristianita'
>del Parsifal e' (a mio modesto avviso) poco piu' di un semplice
>espediente narrativo. Wagner, sostanzialmente dal 1855 in poi,
>intraprese un personalissimo viaggio nella reinterpretazione del mito,
>con intuizioni straordinarie, guidato dalla lettura di Schopenhauer e,
>in seguito, dal buddismo. Parsifal e' profondamente un'opera buddista.
>Elementi buddisti nel Parsifal sono ben noti e molte considerazioni in
>proposito sono state fatte. Secondo me e' pero' riduttivo parlare
>semplicemente di elementi buddisti. Secondo me c'e' addirittura molto
>piu' buddismo che cristianita'.

effettivamente e' sconvolgente, o forse solamente bizzarra come
opinione

>E anche se andiamo semplicemente a vedere questi elementi cosa
>troviamo? Proviamo ad analizzarli.
>
>Il puro folle e' lo spogliato buddista. Colui che per raggiungere
>l'illuminazione (la redenzione?)

oppure e la persona priva della grazia.

>deve innanzitutto spogliarsi del
>passato e del vissuto e, solo allora, intraprendere con il massimo di
>ricettivita' possibile il percorso verso Buddha.

Bizzarro. Nel Parsifal non c'e' nessuna spoliazione, manca quel
cammino di destrutturazione che tu attribuisci come necessario.
Quando, al termine dell'agape Gurnemanz chiede a Parsifal se abbia
capito qualcosa egli semplicemente scuote la testa e G. lo caccia via
senza indicargli alcun percorso.

>"Il fanciullo e' innocenza e oblio, un ricominciare sempre un nuovo
>gioco, una ruota che gira da se stessa, un primo movimento, un santo
>dir-di-si'.
>Si, fratelli miei, per il gioco del creare ci vuole un santo
>dir-di-si: lo spirito esige ora la *sua* volonta', lo
>sperduto-nel-mondo si guadagna ora il *suo* mondo"
>
>E non e' Parsifal questo?

NO. Non saro' cosi' sciocco da chiederti di ascoltare bene il primo
atto e il racconto di seduzione di Kundry nel secondo (prima del
bacio), perche' sono certo che lo conosci benissimo. Ma
l'interpretazione che ne dai e', secondo me, del tutto fuori luogo.

>Come raggiunge la conoscenza Parsifal? Attraverso un percorso
>razionale? Aristotelico? Neanche per sogno. Attraverso l'intuizione.
>Il bacio!!!!!!
>E il meccanismo dell'intuizione e' il meccanismo
>fondamentale, e percio' assolutamente valorizzato nelle filosofie
>orientali, per raggiungere l'illuminazione buddista. I koan zen sono
>nient'altro che esercizi mentali per annullare il raziocinio e per
>predisporre e allenare la mente all'intuizione. Perche' solo
>attraverso l'intuizione si puo' raggiungere l'illuminazione.

In quel bacio ci sono altri significati. Prima di tutto cosa comprende
P.? L'esistenza del Dio? La *verita'*? No. Egli semplicemente
comprende la sofferenza di Amfortas, quello che non aveva compreso
nell'agape. Ed egli per questa sofferenza e per l'amore che gli genera
rifiuta l'*amore* di Kundry e comprende che con la sua purezza puo'
nuovamente rendere puro il Graal: "Redimere il redentore".
Quindi siamo lontanissimi dal non-essere orientale, dall'annullamento
dell'essere verso il Nirvana. Qui stiamo parlando di carne e di
sangue, di amore e di lussuria. Inoltre ci sono ben vivi, fino a
lacerare le carni di Amfortas di Parsifal e di Kundry concetti
inesistenti nelle culture orientali ed invece fondanti le culture
cristiane: Il sacrificio e l'espiazione; la saggezza per amore (e che
cos'altro e' la grazia?).

>La reincarnazione, altro tema caro ai mistici orientali. Kundry e' la
>reincarnazione di una vita precedente.
>
>Gurnemanz (Atto 1): "Lei vive qui adesso, forse reincarnata, per
>espiare una colpa di una vita precedente non ancora perdonata"
>Klingsor: "Tu fosti Erodiade, e cos'altro? Gundryggia la, Kundry qui"

Non vi e' mai nessun cenno alla morte e alla rinascita di Kundry.
Kundry e' sempre stata. Come l'olandese volante, ti ricorda niente
questo? Non siamo sempre in presenza di una colpa inespiabile o quasi,
di una sorta di maledizione? ("Lachte!") e non ti evocano nulla le
invocazione della morte come liberazione nel primo atto come
all'inizio del secondo? e come invece non torni piu' questa
invocazione nel terzo dove K. dice solo un parola ripetuta due volte
("Deinen, deinen"), e dove non a caso in libretto sta scritto che ha
perfuto le caratteristiche di "selvatichezza"? Eppure conosci questo
tema in Wagner no? e' presente in tutte le sue opere! Nel Vascello,
Tannhauser, Lohengrin e' addirittura il tema portante!



>E inoltre, da fisico, non puo' non colpirmi la frase di Gurnemanz nel
>primo atto:
>
>"Du siehst, mein Sohn,
>zum raum wird hier die Zeit"
>"Tu vedi, figlio mio,
>qui lo Spazio diventa Tempo"

Io credo che sia "soltanto" la geniale idea per rappresentare
l'introvabilita' del Montsalvat. Il Graal e' custodito in un luogo
irraggiungibile perche' il mondo non e' ancora pronto a conoscerne
l'esistenza. Un'idea senz'altro migliore di quella inventata da
Spielberg per Indiana Jones III. E non ti sembri irriverente il
paragone. Wagner e' anche, grande genio creativo e sapiente uomo di
teatro. La rappresentazione dello spazio trasformato in tempo e'
un'ida geniale per mostrare anche il Graal e' "oltre" e non altrove.

>Insomma, senza addentrarci in tutta un'altra serie di simbolismi
>tipicamente orientali (la castita'-Klingsor,

Infatti il voto di castita' non e' contemplato tra quelli dei Ministri
della chiesa

> il rapporto
>maestro-discepolo/Gurnemanz-Parsifal,

Gurnemanz piu' che altro mi fa venire in mente, anzi e' un custode del
portone. Quello che sgrida i ragazzini che non entrano quando suona la
campanella. Ma sgrida Parsifal perche' fa il biricchino, e' convinto
che Kundry (come tutte le donne) sia solo una stupidotta ("non ho mai
visto una persona cosi' stupida, solo Kundry forse", dice quando
Parsifal risponde "non lo so" a tutte le domande), lo caccia via
quando vede che l'agape non gli evoca nulla, e all'inizio del terzo
atto addirittura s'incazza perche' nessuno gli sta a dar retta! prima
Kundry, poi Parsifal, nemmeno gli rivolgono la parola! alla faccia del
Maestro!

>la sacralita' degli animali-il
>cigno ...) sfido chiunque a trovarne di cristiani, altrettanto
>importanti.

mai sentito parlare dell'agnello di Dio che toglie i peccati dal
Mondo? e della colomba della pace?

>Il battesimo di Kundry? Parsifal dice "Ricevi questo battesimo e abbi
>fede nel Redentore". Chi e' il Redentore? Cristo o Parsifal?

Nessuno dubita che nelle religioni orientali il Battesimo sia
praticato. Sono sincero non lo so. Ma forse sai che il Battesimo e'
discriminante per l'ammissione in cielo nelle religioni cristiane.
Quanto a chi sia il Redentore e' evidente che in questo caso il
Redentore cui si riferisce P. e il Cristo Redentore. A meno che tu non
voglia vedere, un po' dietrologicamente un ammiccamento a Kundry che
in questo caso sarebbe quanto meno ridicolo.

>La transustanziazione? Interessante notare che e' doppia. Da pane in
>Corpo e subito dopo da Corpo in pane. Idem per il vino.

>Mi ricorda un po' Jesus Christ Superstar: "Fate come *se questo fosse*
>il mio Corpo/Sangue". Fondamentalmente un dire e non dire.

Mi vine il sospetto che tu non conosca il rito cristiano.
Comunque sappi che non c'e' nulla di piu' importante nelle religioni
cristiane del rito dell'Eucarestia. Non solo, e' "il" rito. Quindi
che tu possa vedere elementi buddisti in un'opera che e' incentrata
sul concetto cristiano di redenzione, basata sul concetto cristiano di
sagegzza per amore, e che ha il suo momento topico nella celebrazione
dell'Eucarestia, e' a mio modeso modo di vedere quanto meno
contraddittorio.

Affettuosamente

Giovanni


________________________________
Dalla sua pace, la mia dipende
quel che le piace vita mi rende
quel che le incresce morte mi da'

Don Giovanni, Atto I

v i n i x ©

unread,
May 22, 1997, 3:00:00 AM5/22/97
to

deme...@sun.iss.it (Giovanni De Merulis) wrote:

>L'intrpetazione di Manacorda che io condivido e' quella che il
>Parsifal compie l'atto di *redenzione del redentore* in quanto lo
>purifica dalle mani impure di Amfortas.

Piu' che dalle mani impure di Amfortas, semmai dall'oblio. E'
l'interpretazione piu' ricorrente. Io l'ho sempre trovata banale e di
scarso interesse. Fondamentalmente perche' il Graal e' un simbolo. E
chiudere l'opera con una frase *volutamente* misteriosa mi sembra
inadatta ad avere come soggetto il simbolo in quanto tale. Sicuramente
c'e' un significato piu' profondo. O almeno mi stupirei del contrario.
Semmai piu' stuzzicante e provocatoria trovo l'interpretazione di
Gutman che, in mezzo a pretestuosita' insopportabili, lancia l'idea
che Wagner parlasse proprio di se':

"Ma, mentre il Graal risplende nelle mani di Parsifal e il bagliore
cresce dall'alto, i cori, dal basso fino alla cupola piu' alta del
santuario, pur proclamando Wagner salvatore, bisbigliano una supplica
per la sua redenzione"

ciao

v i n i x ©

unread,
May 22, 1997, 3:00:00 AM5/22/97
to

deme...@sun.iss.it (Giovanni De Merulis) wrote:

>On Tue, 20 May 1997 22:06:27 GMT, vi...@sirius.pisa.it ( v i n i x Š
>) wrote:

>>Ho purtroppo poco tempo per sviscerare questo argomento in modo
>>completo ed esaustivo in un solo colpo. Inoltre e' indispensabile, da
>>parte mia, rifocalizzare e ordinare i pensieri, visto che l'argomento
>>non e' per niente banale.

>L'inizio sembra promettente, purtroppo e' il solito "saro' breve" a
>premessa di un discorso lunghissimo

Mica avevo intenzione di essere breve. :-)
Quello che volevo dire e' che ho purtroppo poco tempo da dedicare ad
un argomento cosi' complesso. Sono andato pertanto "di getto" senza
organizzarmi piu' che tanto.

>>Probabilmente ti sconvolgero' da subito dicendo che la cristianita'
>>del Parsifal e' (a mio modesto avviso) poco piu' di un semplice
>>espediente narrativo.

>>...


>> Secondo me c'e' addirittura molto
>>piu' buddismo che cristianita'.

>effettivamente e' sconvolgente, o forse solamente bizzarra come
>opinione

Mica tanto. Ovviamente prevedevo che avrei suscitato qualche stupore.
Fondamentalmente non sugli elementi buddistici, piuttosto
sull'interpretazione della redenzione quale ritorno alla purezza
originaria. Di elementi e simbologia buddista il Parsifal e' pieno. E
questo non lo scopro certo io (a proposito, ho dimenticato di citare
la leggenda indiana della lancia sospesa sul capo dell'eroe!) Quando
avro' un po' di tempo ti posso citare sufficienti fonti in proposito.

Ma al di la di quello che altri hanno scritto su questo argomento, non
si puo' prescindere dal fatto che Wagner scopri' la mistica orientale
e Schopenhauer nel 1855. E mai l'avrebbe abbandonata. Legge la poesia
indiana (Sakuntala e Megadhuta), le favole del Panciatantra, del
Somadewa, gli Aforismi indiani. Legge il Mahabharata e il Ramayana; la
letteratura brahmanica (il Rig-Veda, il Bhaganvadgita) e il misticismo
di Upanishad. Nello stesso tempo legge Dante e, in una lunghissima
lettera all'amico Liszt che sta componendo la Dante-Symphonie
contrappone la dottrina cristiana con quella indiana. Egli dice di
aver seguito, con intima partecipazione dell'animo, il poeta nel suo
viaggio attraverso l'Inferno ed il Purgatorio e di aver salito con
lui, grado per grado, il monte della purificazione per ascendere alla
contemplazione di Beatrice. Ma da questo estatico rapimento si era
strappato di colpo per trovarsi di fronte, alla fine, il dogma di un
Dio, che ha creato l'inferno dell'esistenza per la propria
glorificazione. Contrapponendosi a cio', indica all'amico "la piu'
sacra, la piu' antica religione, la religione originaria del genere
umano", cioe' il Brahmanesimo che si completa nel Buddismo. Essa,
collegando la colpa e il destino con l'immagine mitica della
trasmigrazione delle anime, si e' accostata il piu' possibile alla
verita': "Come e' sublime questa dottrina, unica liberatrice".

Nel 1855, concepisce il Tristano con l'inclusione di Parzival alla
ricerca del Graal. Nel 1856 disegna lo schizzo in prosa del dramma
buddhista Die Sieger (I Vincitori). Nel 1857 inizia la prosa del
Parsifal. Durante la composizione dei Maestri Cantori, a partire dal
1862, interrompe (pur con dolore) ogni lettura di testi orientali "per
evitare il pericolo di pregiudicare il completamento di questa serena
composizione sotto l'impulso irresistibile verso temi severamente
sublimi". Quando Re Luigi di Baviera lo chiamo' a se' egli promise di
rifare di sana pianta la leggenda indiana de I Vincitori e di
rappresentarla entro il 1870 insieme con i Maestri Cantori.

Durante la stesura in bozza di Die Sieger scrive alla principessina
Wittgenstein che "mentre Sawitri, nell'attesa di Ananda, al colmo
dell'ebbrezza s'immerge nei fiori, il sole, il bosco, gli uccelli,
l'acqua - tutto - l'intera natura assorbe voluttuosamente in se'.
Allora dal Buddha viene esortata alla rinuncia per poter guardare
intorno a se' e al di sopra di se'". Che avesse cancellato dalla mente
questa immagine nell'Incantesimo del Venerdi' Santo?

Nel 1868, nel Braunes Buch, appare la seguente annotazione:

Verita' = Nirvana = Notte
Musica = Brama = Crepuscolo
Poesia = Sansara = Giorno

E attraverso altre annotazioni riallaccia il mito a una nuova
concezione del mondo: e' un mito del peccato originale, ma trasferito
dalla sfera della volonta' a quella della conoscenza; non dunque la
trasgressione di un comando ma il rifiuto di una conoscenza.
Quando l'Anello e' ormai quasi finito, dice che non vede l'ora di
cominciare una nuova opera: o il Parsifal o Die Sieger. Se tutto gli
andra' bene, pensa durante la composizione del Parsifal, subito dopo
vuole comporre Die Sieger perche' "mai si estingua in lui la
beatitudine della creazione". Allo stesso tempo pero', si rende conto,
che non vivra' a sufficienza e che il Parsifal sara' "l'opera con cui
mi congedo dal mondo".

Io chiedo: in questo contesto e' mai possibile che il Parsifal non sia
imbevuto di buddismo? Che addirittura non trasudi buddismo? Che non lo
sprizzi? Ma credi veramente che Wagner si sia "prostrato davanti alla
croce cristiana"? Davanti ad una dottrina la cui redenzione e'
espiazione, mentre e' immerso in una religione-filosofia la cui
redenzione e' conoscenza?

Non esiste, ripeto non esiste, una interpretazione cristiana del
Parsifal che sia lineare, coerente, convincente. Qualunque cosa leggi,
su questa base, e' sempre oscuro, pieno di distinguo, di "ma", di
"se", di "perche'". Vedi Manacorda, von Westernhagen, Beckett o
Newmann, e altri che ora non ho ben presenti.

In questo momento hai una signature che dimostra come sia interessante
leggere al di la dell'apparenza.

>Dalla sua pace, la mia dipende
>quel che le piace vita mi rende
>quel che le incresce morte mi da'

E' ovvio che non stiamo confrontando il culo con le quarantott'ore e
che pertanto ci possano essere delle affinita' interpretative, ma mi
sembra piuttosto interessante e illuminante provare ad approcciare il
Parsifal in quest'ottica (forse) inconsueta.

un abbraccio

P.S. Giusto per fugare eventuali dubbi, voglio sottolineare che non
sono un buddhista e che del misticismo in genere e della teologia poco
mi importa. Ammetto pero' che, fin da giovane, sono sempre stato
affascinato dalle visioni unitarie delle cose. Ho conosciuto il
pensiero orientale attraverso un libro stupido e illuminante allo
stesso tempo: Il Tao della Fisica. Poi ho ovviamente letto dell'altro,
ma non sono certo un esperto.

P.P.S. Ovviamente non concordo con le tue obiezioni alle mie
interpretazioni degli elementi buddhisti nel Parsifal. Come ho gia'
detto prima sono molte le interpretazioni possibili. L'importante e'
come le singole interpretazioni si inseriscano convincentemente in un
contesto piu' generale. Pero' liquidi il tema della castita' in modo
(a mio avviso) poco corretto. La castita', nella religione cristiana,
NON E' un valore. I Ministri di Dio (se uomini e se non cattolici) non
fanno voto di castita'. "Andate e moltiplicatevi".

Ciorans'son -Luca F.Palmieri-

unread,
May 24, 1997, 3:00:00 AM5/24/97
to

On Tue, 20 May 1997 22:06:27 GMT, vi...@sirius.pisa.it ( v i n i x Š
) wrote:

Intervengo sull'interessantissima esegesi parsifalesca con quattro
note e con la premessa che considero Vinix un malato, per quanto
concerne il suo amore per Parsifal, ma certamente un malato
competentissimo cui sono disponibile a chinare la fronte.
Mi sono comunque sembrate interessanti le osservazioni di Demerulis e
di Sottotetti sul tema, di per se' stimolantissimo.


>ciao Fabio,
>
>Ho purtroppo poco tempo per sviscerare questo argomento in modo
>completo ed esaustivo in un solo colpo.

Infatti sei gia' al secondo colpo, ma credo non sara' l'ultimo.


>Inoltre e' indispensabile, da
>parte mia, rifocalizzare e ordinare i pensieri, visto che l'argomento
>non e' per niente banale.


E' vero, pero' anche l'eta' non piu' verdissima gioca sicuramente un
ruolo non indiferrente in questo supremo sforzo di sintesi...


>Probabilmente ti sconvolgero' da subito dicendo che la cristianita'
>del Parsifal e' (a mio modesto avviso) poco piu' di un semplice
>espediente narrativo.


Cpome ben sai, mi sconvolgesti qualche mese fa, parlandomi del
buddhismo in Wagner.
da allora mi sono documentato e, per questo, dico due parole.
Ho visto, in effetti, che nei testi che avevo letto si parlava
dell'infatuazione buddhista di Wagner ma me ne ero, evidentemente, del
tutto dimenticato.
Superai in giovane eta' al wagnerite, infatti.

> Parsifal e' profondamente un'opera buddista.
>Elementi buddisti nel Parsifal sono ben noti e molte considerazioni in
>proposito sono state fatte. Secondo me e' pero' riduttivo parlare
>semplicemente di elementi buddisti. Secondo me c'e' addirittura molto
>piu' buddismo che cristianita'.

Ecco, qui non concordo.
Mi pare, alla fine, che tu sostenga questa prevalenza dell'elemento
buddhista e che Demerulis la neghi addirittura.
A mio avviso la verita' sta nel mezzo o, forse, addirittura altrove,
come cerchero' di dire.


>Il puro folle e' lo spogliato buddista. Colui che per raggiungere
>l'illuminazione (la redenzione?) deve innanzitutto spogliarsi del
>passato e del vissuto e, solo allora, intraprendere con il massimo di
>ricettivita' possibile il percorso verso Buddha.

Non e' cosi', secondo me.
In realta' il cammino di Parsifal mi sembra proprio il contrario.
Parsifal e' gia' spogliato del proprio passato e delle proprie radici
e solo dopo, dopo il bacio di Kundry, riacquista la consapevolezza di
se' stesso.
E', quindi, un uomo consapevole di se' e del peccato quello che giunge
alla redenzione, non un uomo dimentico e nirvanico.


>
>Come raggiunge la conoscenza Parsifal? Attraverso un percorso
>razionale? Aristotelico? Neanche per sogno. Attraverso l'intuizione.
>Il bacio!!!!!! E il meccanismo dell'intuizione e' il meccanismo
>fondamentale, e percio' assolutamente valorizzato nelle filosofie
>orientali, per raggiungere l'illuminazione buddista. I koan zen sono
>nient'altro che esercizi mentali per annullare il raziocinio e per
>predisporre e allenare la mente all'intuizione. Perche' solo
>attraverso l'intuizione si puo' raggiungere l'illuminazione.

Non credo esista una effettiva contrapposizione fra intuizione propria
delle religioni orientali ed aristotelismo proprio del cristianesimo.
In effetti tutta la mistica occidentale si fonda proprio su
un'elisione della ragione e su un contatto diretto e privilegiato
(essenzialmente sentimentale) con Dio, come i grandi mistici mediovali
insegnano.
Proprio il bacio di Kundry, invece, mi pare sia un elemento
chiaramente "cristiano" nell'opera.
Wagner (forse anche per ragioni personali) sente la profonda
necessita' di sottolineare la forza del peccato, il suo giogo, le sue
ferite, che sono il presupposto per il cammino di redenzione che si
sviluppa nel secondo atto.
Kundry e', essenzialmente, "la carne", ed il suo bacio avvicina
improvvisamente parsifal ad amfortas "Amfortas! La piaga! La piaga!"
grida Parsifal appena egli stesso viene "colpito" dal peccato.
Lo stesso peccato, fra l'altro, che proprio tramite Kundry aveva
condannato Amfortas.
Parsifal, per acquisire la nozione della pieta' deve "condividere" con
Amfortas l'esperienza del dolore.
Cosa c'e' di piu' cristiano di questo?
E' il cristianesimo che prevede l'incarnazione e la condivisione del
dolore da parte di Dio, e' questa la sua essenza e la sua specificita'
assoluta rispetto a tutte le altre religioni.


>La reincarnazione, altro tema caro ai mistici orientali. Kundry e' la
>reincarnazione di una vita precedente.
>
>Gurnemanz (Atto 1): "Lei vive qui adesso, forse reincarnata, per
>espiare una colpa di una vita precedente non ancora perdonata"
>Klingsor: "Tu fosti Erodiade, e cos'altro? Gundryggia la, Kundry qui"


Certamente.
Questo conferma la presenza di elementi buddhisti su cui non posso che
concordare.
Vorrei infatti chiarire che l'unico punto che mi separa da Vinix e' la
pretesa di liquidare il cristianesimo in Parsifale come "un espediente
narrativo" e quello che mi separa da Demerulis e' la sua idea di
negare assolutamente la presenza di elementi propri delle filosofie
(non religioni) orientali.

>E inoltre, da fisico, non puo' non colpirmi la frase di Gurnemanz nel
>primo atto:
>
>"Du siehst, mein Sohn,
>zum raum wird hier die Zeit"
>"Tu vedi, figlio mio,
>qui lo Spazio diventa Tempo"
>
>Scientificamente l'equivalenza spazio-temporale fu introdotta ben dopo
>Wagner. Se non ricordo male intorno al 1910 da Minkowski. Ricordo,
>giusto per dovere di cronaca, che il poema del Parsifal fu terminato
>nel 1877. Da dove prende Wagner questo concetto assolutamente
>esoterico per l'epoca? Ovviamente dalla lettura dei filosofi
>orientali.

La scena si realizza mentre il bosco si trasforma nella sala del
tempio del Graal.
L'Agape dei cavalieri (ultima cena) libera le cose dalla loro realta'
ed anche il tempo cessa di essere, nel momento in cui il simbolo del
male (Klingsor) soccombe di fronte al potere del sangue di Cristo.
Lo spazio che "si trasforma" e' anche il tempo che lega, come in un
ponte ideale, l'ultima cena, l'Agape dei cavalieri ed il trionfo
finale che si avra' nel giorno del giudizio.

Un interpretazione possibile, anche questa, ove, tuttavia, e'
innegabile la fusione di elementi cristiani con elementi orientali.


>
>Insomma, senza addentrarci in tutta un'altra serie di simbolismi
>tipicamente orientali (la castita'-Klingsor, il rapporto
>maestro-discepolo/Gurnemanz-Parsifal, la sacralita' degli animali-il
>cigno ...) sfido chiunque a trovarne di cristiani, altrettanto
>importanti.

Beh, qui non posso che raccolgiere la sfida:
Il Graal, la lancia di Longino, la ferita di Amfortas che e' sul
fianco, come quella di Cristo, la tentazione e le diverse conseguenze
che comporta a seconda che ad essa si ceda (Amfortas) o ad essa si
resista (Parsifal), la colomba che, alla fine, ripete esattamente la
scena evangelica del battesimo di Cristo, tutto il tema dell'opera
che e', alla fine, non la purezza, ma la purificazione.
Un cammino di redenzione che e' proprio sia del Buddhismo che del
cristianesimo, sia pure con differenze abissali sotto il profilo
teologico.
La forza purificatrice dell'acqua sia nel battesimo di Kundry, sia
nella lavanda dei piedi (ancora ultima cena) operata da Kundry,
Gurnemanz che bagna la testa di Parsifal e lo benedice.
Ma, ancora, una contrapposizione netta e precisa, quasi manichea, fra
bene e male (il castello di Klingsor e il tempio del Graal), le
stimmate (ancora la ferita di Amfortas) che come per gli stigmatizzati
aumentano il loro carico di dolore quando ci si avvicina al mistero
della croce (l'ostensione del Graal), il segno di croce che Parsifal
traccia con la lancia di Longino.......e via dicendo.


>Il battesimo di Kundry? Parsifal dice "Ricevi questo battesimo e abbi
>fede nel Redentore". Chi e' il Redentore? Cristo o Parsifal?


Anche questo, perche' no?
Non capisco perche' l'idea che Parsifal sia ^anche^ redentore,
dovrebbe confliggere con un'interpretazione ^anche^ cristiana.
L'idea che il cristiano (non solo Cristo) sia strunmento di salvazione
per gli altri e' ben presente in tutta la teologia cattolica.


>La transustanziazione? Interessante notare che e' doppia. Da pane in
>Corpo e subito dopo da Corpo in pane. Idem per il vino.

va bene, ma e' comunque piu' semplice leggerci un richiamo al
cristianesimo che non al buddhismo.

>Se avete resistito fino a questo punto (ne dubito) e se vi ho convinti
>su questa chiave di lettura forse inaspettata, si aprono notevoli
>prospettive d'interpretazione.


Nonostante cio' che ho detto mi hai convinto.
Lo ripeto. senza dubbio c'e' anche Buddha in Parsifal io dico, pero',
non solo (e forse neppure prevalentemente) Buddha.


>Che cosa "coglie" di nuovo Wagner in Schopenhauer? La redenzione. Il
>ritorno alla purezza originale, alla monade acquea. E questo non e' la
>stessa cosa dell'illuminazione? Del Nirvana? Dove si raggiunge lo
>stato Buddha in cui tutto e' sintesi, tutto e' uno?


Ma, di nuovo, il cristianesimo prevede addirittura un sacramento per
ritrovare la purezza originale: il battesimo.
Anzi, mi pare che Wagner non abbia poi musicato Die Sieger, proprio
perche' si rese conto che era impossibile (non teatrale) rappresentare
sulla scena il Buddhismo.
L'opera e' passione, carne e sangue e nel Parsifal queste cose
certamente esistono, invece.


>Mentre nel Tristano, la redenzione di Isotta, e' un fatto individuale,
>nel Parsifal e' collettivo. E' la redenzione del genere umano. E
>qual'e' il meccanismo che contrasta l'individualizzazione (e dunque la
>colpa)? Il suo opposto: la compartecipazione. O meglio la compassione.
>Che significa semplicemente "patire insieme".


Che e', infine, proprio cio' che Cristo fa e chiede di fare all'uomo.
Qui, secondo me, sei in contraddizione.
proprio qui e' la chiave.
mentre la filosofia (non religione) Buddhista propone un cammino di
salvezza individuale, il cristianesimo ha la grande novita' salvifica
dell'universalismo, del cammino del "popolo di Dio", verso la
liberazione dal peccato.


>Erloesung dem Erloeser - Redenzione al Redentore!
>
>Dice fondamentalmente che redentore e redento sono la stessa cosa.


Non e' escluso che Parsifal sia una metafora di Cristo, il che si
accorderebbe con quanto dici, ma anche che significhi che "anche il
redentore (parsifal) avra' la sua redenzione (Cristo), giacche', come
dicevo, e' proprio del cristianesimo che anche il cristiano porti
salvezza al fratello.
Parsifal redime se' stesso e redime Kundry, quindi, in quest'opera di
salvezza, ottiene a sua volta salvezza.


>Io chiedo: in questo contesto e' mai possibile che il Parsifal non sia
>imbevuto di buddismo? Che addirittura non trasudi buddismo? Che non lo
>sprizzi? Ma credi veramente che Wagner si sia "prostrato davanti alla
>croce cristiana"?


Io, in effetti, non lo credo, tuttavia le opinioni di Nietsche (ho
letto molto piu' Nietsche di quanto non abbia ascoltato wagner, a dire
il vero...) non possano essere troppo sottovalutate, se non altro per
la immensa statura intellettuale di Friederich il folle.

>Davanti ad una dottrina la cui redenzione e'
>espiazione, mentre e' immerso in una religione-filosofia la cui
>redenzione e' conoscenza?

No. La redenzione cristiana non e' espiazione, ma Grazia.
Certamente le idee di sant'Agostino erano note a Wagner e, nella
teologia moderna, mi sembrano decisamente in ascesa rispetto a quelle
di Paolo.


>Non esiste, ripeto non esiste, una interpretazione cristiana del
>Parsifal che sia lineare, coerente, convincente. Qualunque cosa leggi,
>su questa base, e' sempre oscuro, pieno di distinguo, di "ma", di
>"se", di "perche'". Vedi Manacorda, von Westernhagen, Beckett o
>Newmann, e altri che ora non ho ben presenti.


Questo e' verissimo e qui butto la' la mia. non esiste neppure
un'interpretazione buddhista che sia lineare, su questo credo si possa
convenire.
Allora vorrei che fossero recuperate le vere radici "romantiche" della
concezione artistica wagneriana.
Probabilmente a Wagner interessava poco sia di Buddha che di Cristo,
tuttavia compone un'opera nel quale la leggenda medioevale ha ancora
un enorme peso e significato. Il medioevo tedesco, cosi' intriso di
cristianesimo (Parsifal) e di paganesimo (tetralogia).
A Wagner, forse, interessa solo Wagner e la "religione" di Wagner.
Insomma, se Wagner ha definito sempre il Parsifal un'opera "sacra" e
se ha sempre violentemente osteggiato l'idea che la si potesse
rappresentare al di fuori del "tempio" di Bayreuth, credo si possa
dire che la vera religiosita' e sacralita' del lavoro, sta....nel
lavoro stesso.
L'Arte, dunque, come vero oggetto e soggetto di culto, in una tipica
involuzione romantica letta con la lente del decadentismo e, sia detto
senza far bassa psicologia, anche con quella dell'enorme egocentrismo
di wagner, uomo certamente sempre piu' che cosciente delle proprie
capacita' ed anche del particolare momento in cui si trovava ad
operare.
Il Parsifal, a mio avviso, adora solo se' stesso e il suo creatore e
solo in questo senso, profondamente romantico (penso alle teorie
filosofiche conoscitive di uno Schelling) appare come opera sacra e
religiosa.
cristianesimo e buddhismo, forse, non sono che elementi in parte
essenziali all'ambientazione (cristianesimo) in parte dovuti al
personale percorso spirituale dell'autore (Buddhismo) in parte
necessari per esprimere tangibilmente il valore "sacrale" dell'opera
d'Arte, attraverso simboli e vicende che richiamano le due piu'
importanti e diverse concezioni spirituali con cui l'Uomo si confronta
da millenni, per trasfonderle quasi in un nuovo progetto mistico, che
pone sull'altare la potenza creatrice dell'artista ed il suo prodotto.

>E' ovvio che non stiamo confrontando il culo con le quarantott'ore e
>che pertanto ci possano essere delle affinita' interpretative, ma mi
>sembra piuttosto interessante e illuminante provare ad approcciare il
>Parsifal in quest'ottica (forse) inconsueta.

E' talmente interessante che, come vedi, ho messo a frutto i mesi che
mi separano dalla tua rivelazione di un Parsifal buddhista,
studiandoci su parecchio.

>P.S. Giusto per fugare eventuali dubbi, voglio sottolineare che non

>sono un buddhista ...


Questo e' ovviamente falso, se e' vero, come e' vero, che quando ci
siamo incontrati hai minacciato di darti fuoco come un bonzo se io
non avessi imparato a memoria (in tedesco) il libretto del Parsifal, e
poi anche il codino che porti, non mi dirai che e' solo un omaggio a
Roberto Baggio (pure lui, mi pare, buddhista) no?...

Con affetto e stima


Cioran's son Luca F.P.


Cioran's son
Luca F.Palmieri
ned...@iperbole.bologna.it
---------------------------

"L'uomo secerne disastro"

(Emil Michael Cioran)
-------------------------

Rodolfo Canaletti

unread,
May 24, 1997, 3:00:00 AM5/24/97
to

Ciao Vinicio e ciao a tutti i partecipanti (attivi e passivi) al
thread.

Ho trovato il tuo articolo estremamente interessante e lucido. Non
c'e' dubbio che la tua interpretazione in chiave buddista delle
simbologie del Parsifal e' coerente e funziona.
Tuttavia lascia che ti esprima qualche mia riserva.
Il problema principale, secondo me, che non mi pare risolto nel tuo
articolo e' il rapporto fra il simbolismo del Parsifal e il pensiero
di Wagner.
Giovanni confuta con facilita' le tue tesi (cadendo tuttavia, a mio
avviso, nella stessa logica, dal versante cristiano). In realta',
sempre secondo me, il pensiero di Wagner non e' buddista (e neppure
cristiano) ma e' soterico in senso generale. Ed egli adotta, per
spiegare il proprio pensiero, le simbologie proprie delle due grandi
religioni soteriche, appunto quella buddista e quella cristiana.

Non e' il caso di annoiare nessuno rivangando l'origine del buddismo
dalla religione brahamiana, proprio al fine di aprire all'uomo una
speranza di salvezza (che il brahmanesimo negava) in funzione delle
proprie capacita' di raggiungerla. E tale e' stata anche la religione
cristiana rispetto alla religione ebraica.
Premetto che non sono un esperto di queste religioni, anche se la
curiosita' mi ha spinto sempre a chiedere, chiedere, e chiedere a chi
piu' di me ne puo' sapere per esperienza personale o per studio.
Ma credo che non ci siano dubbi sul parallelismo Brahma-Buddah e
Javeh-Cristo.

In entrambe le religioni soteriche entrano due concetti trascurati
dalle loro precedenti: la volonta'-liberta' (nel cristianesimo: il
libero arbitrio) cioe' la possibilita' di scelta fra il bene e il male
e quindi la possibilita' di volere il bene; e l'amore come coscienza
discriminante fra il bene e il male. In entrambe le religioni il male
e' l'attaccamento alle cose terrene (passioni, sete di potenza, quindi
egoismo): il peccato per la religione cristiana, il kharma per quella
buddista. In entrambe le religioni vi e' la lotta contro il peccato e
la ricerca del bene (cioe' il sentimento d'amore, cioe' la
con-passione) come via per la salvezza.

Mi pare che Giovanni sbagli nell'accomunare fra loro le religioni
orientali negando loro questi principi: nel buddismo questi principi
sono fondamentali, altrettanto che per il cristianesimo. Diverse, e
frutto della diversa cultura sono le mitologie. Nel buddismo la
liberazione dal kharma porta alla illuminazione, nel cristianesimo la
remissione dei peccati porta alla santita'. Per il cristianesimo
l'immagine di Dio e' trascendente. L'uomo santo e' in comunione con
Dio, di cui e' fatto a immagine e somiglianza. Nel buddismo l'immagine
di Dio e' immanente. L'uomo e' una scintilla di Dio, e tale sara' in
atto solo quando, liberato completamente dal kharma, avra' raggiunto
l'illuminazione. Ma non e' vero, e lo dico rispondendo a Giovanni, che
nel buddismo l'individuo non esiste: esiste eccome. Buddah indicava la
necessita', fra le altre cose, proprio del "retto operare" e del
"retto pensare", per raggiungere la fusione con la divinita', cioe' la
totale liberazione dal kharma (che e' *individuale*, non collettivo).
La meditazione e' la strada per raggiungere il "retto operare" (e
viceversa): e questo e' caratteristico delle religioni
immanentistiche. Nella religione cristiana, che invece e'
trascendente, la strada e' rappresentata dalla fede, dono di Dio, sia
pure ottenibile anche (ma non necessariamente) attraverso la ragione.
Spero di non aver detto troppe sciocchezze, ma al di la' dei
particolari, il senso mi sembra che sia proprio questo.

Ho parlato delle religioni non perche' ho scambiato questo NG per
it.religioni.buddismo, ma perche' cio' mi sembra importante per capire
il senso del Parsifal. Le simbologie, gia' ampiamente riportate, non
sono proprie di una o dell'altra delle due religioni, ma sono
simbologie che si collegano ai principi soterici, comuni alle due
religioni.
Le confutazioni di Giovanni alla tua interpretazione calzano
altrettanto bene che le tue interpretazioni, Vinix, proprio perche'
esse non hanno una lettura rituale esclusiva, ma una sostanziale si',
cioe' quella derivata dalla ideologia soterica.

Uno dei punti chiave dell'opera e' nel secondo atto, nel dialogo
Parsifal Kundry, quando quest'ultima dice:

"Se tu sei redentore,
che cosa ti costringe, o malvagio,
a non unirti anche con me a salvezza?
Io t'attendo dall'eternita',
salvatore, ah cosi' tardo,
cui io, temeraria un giorno offesi. -
Oh!
Tu sapessi la maledizione,
che me nel sonno e nella veglia,
attraverso la *morte* e la *vita*, (sottolineatura per Giovanni: si
parla di morte!: durch Tod und Leben)
il pianto e il riso
ad un nuovo soffrire mi ritempra.
Senza fine mi strazia l'esistenza!
Io vidi - Lui - Lui -
e - risi...
Ora io cerco di mondo in mondo,
d'incontrarlo ancora.
Nel colmo del tormento
l'occhio suo mi sembra piu' vicino, -
e lo sguardo gia' sopra di me posare: -
mi torna invece il riso maledetto,
e un peccatore mi cade tra le braccia!"

Interrompo qui la citazione, che dovrebbe proseguire almeno fino alla
successiva risposta di Parsifal e oltre fino al grido di Parsifal:

"Vattene, o donna disgraziata!"

E' chiaro come le simbologie buddista e cristiana in questo passaggio
si intreccino, per mettere soprattutto in risalto la necessita' delle
redenzione, cioe' della salvezza. E come questa sia legata alla
con-passione:
Sempre Kundry:

"contro te stesso l'arme invochero',
se al peccator dai onor di compassione!...
Ah!... Follia! -
Compassione, compassione di me!"

Ho riportato questa lunga citazione perche' mi e' sembrata un punto
nevralgico del pensiero di Wagner. Non c'e' dubbio che qui ritorna
Schopenhauer con la sua concezione dell'amore (quando puro e sincero)
come pieta'. Ma Wagner va oltre, cerca non una filosofia, ma una
religione, non importa se cristiano o buddista o che altro ancora.
Scrive nel 1880: "Il compito di salvare il nucleo della religione
spetta all'arte, la quale, impossessandosi dei simboli mitici, che la
religione da' per veri in senso stretto, [...] ne da' una
rappresentazione ideale e ne fa trasparire la verita' profonda e
recondita".
E occorre ricordare alcuni particolari: prima di tutto la qualifica
dell'opera: "Sagra scenica sacrale" (Buhnenweihfestspiel); poi la
proibizione di eseguire il Parsifal fuori da Bayreuth, come se la sua
rappresentazione in altri teatri fosse una profanazione. Infine, per
tornare alla simbologia, lo stesso Wagner non defini' mai con
sicurezza i suoi significati, mantenendo su di essi un atteggiamento,
se non misterioso, certamente tale da lasciare spazio a
interpretazioni diverse. Per esempio, parlando del bacio di Kundry
dice testualmente:

"Qual'e' il significato del bacio di Kundry? E' un terribile segreto,
mio caro! - Voi conoscete il serpente del Paradiso, e la sua
allettante promessa: Eritis sicut Deus, scientes bonum et malum! -
Adamo ed Eva divennero 'scienti'; divennero 'consapevoli del peccato'.
- L'umanita' dovette espiare questa consapevolezza nell'onta e nella
miseria, finche' arrivo' Cristo che la *salvo'* prendendo su di se' i
peccati del genere umano. - Carissimo, come posso affrontare una
materia tanto profonda se non in termini di allegoria e metafora? Solo
al chiaroveggente e' dato di conoscere il significato profondo. Adamo
- Eva: Cristo. E se ad essi contraponessimo Amfortas - Kundry:
Parsifal? Con grande cautela, naturalmente!".

Ai simbolismi del Parsifal non si addicono interpretazioni definitive.
Il suo messaggio, attraverso un simbolismo ambiguo, a piu' facce, e'
globale: e' quello di arrivare al nucleo della religione, cioe' alla
verita' profonda e *recondita*.

Tornando ai simbolismi, su di essi sono state scritte le piu'
disparate interpretazioni. Quello che a me sembra di poter dire,
riflettendo, e' che certamente essi attingono sia alla religione
cristiana che alla religione buddista, ma mai in modo definito. Lo
stesso concetto del tempo, e' stato visto da molti come a doppia
faccia: un tempo lineare, quello della vicenda narrata, e un tempo
circolare, quello della ritualita'. E, se vogliamo essere piu'
precisi, gli stessi simbolismi, anche quando attingono all'una o
all'altra delle due religioni, lo fanno in modo deformato, non certo
ortodosso. Per esempio per quanto riguarda la simbologia di matrice
cristiana, non si cita mai Cristo come figlio di Dio, ma come
salvatore, o come redentore, attributo questo che viene dato anche
allo stesso Parsifal, in virtu' della sua folle purezza. Cosa
significa poi la frase piu' celebre dell'opera, quella che la chiude:
Erlosung dem Erloser? Non solo se leggiamo tutte le interpretazioni
che ne sono state date, ma anche solo se ci pensiamo un attimo, questa
frase non appartiene ne' alla simbologia cristiana ne' a quella
buddista; o al massimo, col suo richiamo alla circolarita' (ricordiamo
che il simbolo della religione buddista e' proprio la ruota), piu' a
quella buddista che a quella cristiana.
D'altro canto, per quanto si riferisce alla religione buddista, ad
esempio, la figura di Kundry, da tutti citata come l'elemento piu'
squisitamente buddista dell'opera a causa delle sue reincarnazioni,
non raggiunge l'illuminazione per essersi liberata dal kharma con la
propria forza di volonta', ma per opera di un rifiuto. E questa mi
sembra, appunto una deformazione. Dunque Wagner cerca una sua propria
via nella definizione della salvezza, via che percorre non da filosofo
o da uomo di religione, ma da artista. Ed e' proprio questo che fara'
dire a Debussy del Parsifal che e' uno dei piu' bei monumenti mai
innalzati alla musica, ma che le idee morali e religiose in esso
contenute sono completamente false.

Allora, Wagner e' un artista e in questo senso va interpretato. I suoi
simbolismi, puri o impuri che siano, veri o falsi, cristiani o
buddisti portano, attraverso una musica in cui i leitmotiv insistono
sulla con-passione del dolore (questo dolore Wagner ce lo fa sentire
nel profondo della musica e del nostro animo di ascoltatori) a un vero
messaggio di salvezza: la salvezza che si ottiene, appunto, nel
soffrire le sofferenze altrui. Perche' l'essenziale, dice Wagner, "non
e' quello che l'altro soffre, ma quello che io soffro se comprendo la
sua sofferenza".

Resta da chiarire il comportamento di Nietzsche: "Piu' Liszt che
Wagner, spirito di controriforma, tutto cristiano secondo il gusto dei
tempi, psicologia fantastica, niente carne e troppo sangue". O ancora:
"La musica quale Circe... La sua ultima opera e' in questo il suo
massimo capolavoro. La sottigliezza che e' nell'unione di bellezza e
malattia si spinge qui cosi' avanti, che getta per cosi' dire ombre
sulla precedente arte di Wagner - essa appare troppo chiara, troppo
sana". Nietzsche come filosofo non puo' accettare il Parsifal, nel
quale la filosofia e' ibrida, incoerente, falsa, come dice Debussy.
Non lo puo' accettare proprio perche' la sua enorme forza sta nella
capacita' di convinzione (o meglio di con-passione) della musica. La
definisce Circe. Dice che getta ombra sulle precedenti opere, perche',
in esse Wagner *descrive* gli eventi drammaturgici, nelle loro
simbologie, mentre nel Parsifal non si limita a descrivere: vuole che
la sofferenza di Amfortas (cioe' dell'uomo - peccatore?), che Parsifal
sente attraverso il bacio di Kundry, la sentiamo noi attraverso la sua
musica. Dice Nietzsche, affascinato (e terrorizzato): "Io ammiro
l'opera, vorrei averla composta io stesso".
Parsifal e' veramente un'opera unica, ed e' comprensibile come Vinix,
e tanti altri sentano in sua presenza un fascino irresistibile.

Scusami, caro Vinix le molte citazioni, non tue, ma di frasi di
Wagner, di Nietzsche e di altri. Ma il tuo scritto, e la tua
sollecitazione, mi hanno stimolato (confesso che per me l'argomento ha
un fascino particolare) e sono andato a rivedermi i miei appunti di
quando mi sono preparato, nel '93, prima di andare a vederlo alla
Scala.

Ciao a te e a tutti gli altri.

Alessandro Di Nicola

unread,
May 25, 1997, 3:00:00 AM5/25/97
to

In article <5m6h2e$4...@mikasa.iol.it>,

lil...@ns.altrimedia.it (Rodolfo Canaletti) writes:
> Resta da chiarire il comportamento di Nietzsche: "Piu' Liszt che
> Wagner, spirito di controriforma, tutto cristiano secondo il gusto dei
> tempi, psicologia fantastica, niente carne e troppo sangue". O ancora:
> "La musica quale Circe... La sua ultima opera e' in questo il suo
> massimo capolavoro. La sottigliezza che e' nell'unione di bellezza e
> malattia si spinge qui cosi' avanti, che getta per cosi' dire ombre
> sulla precedente arte di Wagner - essa appare troppo chiara, troppo
> sana". Nietzsche come filosofo non puo' accettare il Parsifal, nel
> quale la filosofia e' ibrida, incoerente, falsa, come dice Debussy.

Io credo che il motivo del dissenso niciano sia da riferisci principalmente
alle sue riflessioni sulla compassione. Per Nietzsche (semplificando di
molto) la compassione e'un elemento di disgregazione del principuum
individuationis (dioniso), in rapporto necessario con il dio della forma,
Apollo. Senza tale rapporto la compassione e'un morbo; e'la suddetta
dialettica a farne un elemento di arte della salute.
Nel Parsifal Nietzsche trova la vittoria del cupio dissolvi (un elemento non
dialettico, per l'appunto): il resto delle critiche discendono da
quest'assunto.

--
Ciao,Alessandro (a.din...@flashnet.it)

Giovanni De Merulis

unread,
May 26, 1997, 3:00:00 AM5/26/97
to

>P.P.S. Ovviamente non concordo con le tue obiezioni alle mie
>interpretazioni degli elementi buddhisti nel Parsifal. Come ho gia'
>detto prima sono molte le interpretazioni possibili. L'importante e'
>come le singole interpretazioni si inseriscano convincentemente in un
>contesto piu' generale. Pero' liquidi il tema della castita' in modo
>(a mio avviso) poco corretto. La castita', nella religione cristiana,
>NON E' un valore. I Ministri di Dio (se uomini e se non cattolici) non
>fanno voto di castita'. "Andate e moltiplicatevi".

E ne aggiungo altre, con altre considerazioni.
Prova a pensare alla contrapposizione tra l'attendere sulla riva del
fiume che passi il porprio cadavere e il cristiano "non porto la pace
ma la spada" e confrontali con il comportamento di Parsifal "dopo" il
bacio con Kundry.

Prova a vedere qualunque rappresentazione dello Spitito Santo e
noterai che e' una colomba.

infine aggiungo quello che ti ho gia' scritto per posta:
Ti rispondero' con maggiore enfasi e completezza in seguito. Ma c'e'
un argomento che, avendo costituito in passato argomento di mie
profonde meditazioni, mi preme ribadire subito, anche perche' non
l'avevo saputo immediatamente cogliere nella prima risposta.
Che c'entri Klingsor con la castita' e' assai arcano. Klingsor diventa
l'antiGraal perche' cacciato dal consesso dei cavalieri proprio
perche' essendo incapace di mantenersi casto si era castrato.

Cosa poi c'entri la autocastrazione di Klingsor col concetto di
castita' e' veramente un mistero buffo. Avresti potuto citare uno
qualunque dei cavalieri del Graal e Parsifal. Solo Klingsor e
Amforstas ne sono esclusi. Eppure hai citato proprio il meno casto di
tutti. Boh.

Concludo, per ora perche' riscrivero' , e presto, con una notazione,
Io ho fatto il tentativo di controbattere alle tue similitudini col
Bhuddismo con altre similitudini, tu ti sei limitato a scrivere che
non concordi ed hai ripreso altri concetti.

Con caldi affetto e simpatia

Giovanni


________________________________


Dalla sua pace, la mia dipende
quel che le piace vita mi rende
quel che le incresce morte mi da'

Don Giovanni, Atto I

v i n i x ©

unread,
May 27, 1997, 3:00:00 AM5/27/97
to

Premetto di essere pentito di avere innescato questo thread. Avevo
sottovalutato un aspetto che rischia di farlo degenerare. Purtroppo il
simbolismo e' un'arma a doppio taglio: mentre da un lato puo'
allargare e arricchire il significato, vi e' anche il pericolo che
possa renderlo piu' vago e piu' oscuro. Mi rendo conto che sarebbe
necessario parlare di religione, ma non ho nessuna intenzione di
farlo.

>E ne aggiungo altre, con altre considerazioni.
>Prova a pensare alla contrapposizione tra l'attendere sulla riva del
>fiume che passi il porprio cadavere e il cristiano "non porto la pace
>ma la spada" e confrontali con il comportamento di Parsifal "dopo" il
>bacio con Kundry.

Anche a questo non posso ribattere. Se per te il buddhismo e' questo
sprechiamo il tempo ad andare avanti.

>Prova a vedere qualunque rappresentazione dello Spitito Santo e
>noterai che e' una colomba.

Certamente. Se parti dalla convinzione che quello sia lo Spirito
Santo. Forse pero' potresti chiederti se una colomba puo' essere
*solamente* lo Spirito Santo. E magari chiederti anche cosa ci faceva
lo Spirito Santo nei Gurre-Lieder di Schoenberg.

>Cosa poi c'entri la autocastrazione di Klingsor col concetto di
>castita' e' veramente un mistero buffo. Avresti potuto citare uno
>qualunque dei cavalieri del Graal e Parsifal. Solo Klingsor e
>Amforstas ne sono esclusi. Eppure hai citato proprio il meno casto di

>tutti. Boh.

Qui veramente non ti capisco. Come cosa c'entra Klingsor con la
castita'??????????? Si e' evirato perche' voleva essere casto.
Chiediti semmai perche', pur castrandosi, non sia diventato casto. E
chiediti anche perche' fosse necessaria la castita'. E chiediti anche
perche' Wagner parlasse contemporaneamente di redenzione nella
sessualita' (Tristano e Die Sieger) e nella castita' (Parsifal).
Amfortas e' escluso?????? Da cosa scusa?


>Concludo, per ora perche' riscrivero' , e presto, con una notazione,
>Io ho fatto il tentativo di controbattere alle tue similitudini col
>Bhuddismo con altre similitudini, tu ti sei limitato a scrivere che
>non concordi ed hai ripreso altri concetti.

Ho ripreso altri concetti perche' forse e' abbastanza importante
conoscere il substrato sul quale sono nate le idee di Wagner. Cosa
vuoi che ti dicessi? Che l'interpretazione di Manacorda (e di Beckett)
sull'ultima frase del Parsifal e' una idiozia? Il Graal e' il
Redentore? Ma siamo impazziti? Ha Amfortas sottomano e non e' in grado
di fare niente. E' vero, e' un peccatore, ma il Redentore chi dovrebbe
redimere, chi non ne ha bisogno? Arriva Parsifal e sistema tutto. E
volete convincermi che il Redentore dovrebbe essere il Graal? Suvvia.
Vabbe' che non si pretende logica ferrea nell'opera romantica, ma se
si accetta un controsenso cosi' evidente e' inutile discutere di
alcunche'. Cristiano, buddhista, o precolombiano che sia.

Poi mica ho detto che la frase di Gurnemanz non possa significare
l'inaccessibilita' del Graal. La leggenda del Graal oltretutto e'
leggenda ben piu' antica (e guarda che combinazione deriva dal culto
ario) ed e' stata mutuata dal cristianesimo che ha identificato tale
coppa con quello di Giuseppe di Arimatea. Al di la' quindi
dell'inaccessibilita' del Graal (che in se', mi sembra non sia un
concetto cristiano), mi chiedo perche' avesse usato proprio quella
frase e quell'immagine dello spazio che diventa tempo. Posso anche
ipotizzare la grande fantasia di Wagner, (sicuramente non gli mancava)
ma non e' piu' semplice pensare che il concetto dello spazio-tempo
l'avesse tratto dalle sue innumerevoli letture?

Il discorso dello spogliato (o spoliato?) buddhista (e cosi' rispondo
anche a Cioran). Non ho mai detto (e se non sono stato chiaro chiedo
scusa) che nel Parsifal c'e' il processo di spoliazione. Dico solo
che, sempre secondo me, Parsifal, come puro-folle e' lo spogliato.
L'essere spogliato ha una importanza fondamentale nel processo
dell'illuminazione, e' il penultimo passo. Altrimenti spiegatemi il
concetto di puro-folle in un'ottica cristiana.

Il problema e' che quando parli del non-essere orientale commetti lo
stesso identico errore che faceva Hitler quando leggeva lo
Zarathrusta. Hitler confondeva il superuomo con superman. Nietzche
intendeva invece l'uomo che aveva superato o trasceso i suoi limiti.
Ubermensch ovvero oltrel'uomo. Rudy sul non-essere e' stato chiaro.
Aggiungo solo che c'e', nel buddhismo, forte e chiaro il concetto del
trascendere i limiti dell'uomo per cogliere la conoscenza e dunque
l'illuminazione.
Sul cristianesimo come passione, carne, sangue e lussuria stendo un
velo pietoso. Ti regalero' il Kamasutra.

A me sembra piuttosto chiaro che Kundry sia una reincarnazione. Viene
anche detto da Gurnemanz. Se poi vuoi invece parlare di immortalita'
fisica, occorre rifarsi al mito.

Anche la sacralita'-animale e' importante nel Parsifal (Wagner divenne
vegetariano dopo la lettura del misticismo orientale). Non mi puoi
parlare dell'agnello di Dio! Santo Cielo! Gli agnelli venivano
sacrificati ad onore e gloria del Signore! Intendevo un altro tipo di
sacralita'. Tipo la vacca che scorazza indisturbata in India.

Sulla transustanziazione mi pare di non essere stato capito. Wagner
qui fa un gioco di prestigio. Gioco che ha messo in crisi non pochi
critici. Se ascolti la Passione di S. Marco di Perosi ti accorgi
subito di stare davanti ad un credente profondo:

Sumite: hoc est corpus meum.

Ecco invece Wagner:

Voci dall'alto:
"Prendete il mio corpo,
prendete il mio sangue
in nome del nostro amore"

e poco dopo:

Giovinetti (dalla zona intermedia della cupola):
Sangue e corpo della santa offerta
trasmuta oggi per vostro conforto
l'amoroso spirito di beata consolazione
nel vino che ora scorre per voi,
nel pane che oggi mangiata.

Le virgolette della prima strofa sono autografe. Al di la di questa
sottigliezza (che comunque una qualche motivazione la dovra' pur
avere), resta il fatto che al momento del banchetto abbiamo pane e
vino. Le spiegazioni possono essere mille, ma a me da' da pensare.
Anche Verdi compose una messa. Ma credo fosse felice (passatemi questo
termine) che fosse "da Requiem". Evitava il Credo :-)

Quindi, caro Giovanni, il buon Wagner ha raccontato di un rito. Ma
quale rito?

Chiudo questo thread degenere con l'ultima osservazione. Canaletti,
che ha buon fiuto, ha detto:

> Dunque Wagner cerca una sua propria
> via nella definizione della salvezza, via che percorre non da filosofo
> o da uomo di religione, ma da artista.

E questa, anche secondo me e' la sacrosanta verita'. Pero' continuo a
chiedermi, salvezza come conoscenza o come espiazione???

Rodolfo Canaletti

unread,
May 28, 1997, 3:00:00 AM5/28/97
to

vi...@sirius.pisa.it ( v i n i x © ) wrote:


>Ecco che cos'era quel meteorite di Firenze !!!!!!!!!!!!!!!! La pietra
>preziosa di Wolfram !!!!!!!!!!!!!

Certo! L'ho scoperto anch'io, andando a rileggermi i miei appunti.
Strano che non me lo sia ricordato subito (Sempre per via della mia
iscrizione al NG it.demenza,alzheimer). Il Graal non è affatto un mito
d'origine cristiana e tanto meno la coppa di Giuseppe (o Giovanni?)
D'Arimatea. Lo è diventato dopo. Occorre dire quindi che il regista ha
fatto una provocazione interessante (non so perro' quanto efficace.
Questo lo puoi dire tu).

>ciao

a riciao

Rodolfo Canaletti

unread,
May 29, 1997, 3:00:00 AM5/29/97
to

a...@byron.flashnet.it (Alessandro Di Nicola) wrote:


>A scanso di equivoci ed al fine di auspicare integrazioni (magari
>graditissime correzioni) a quanto scritto sopra, questi sono i testi niciani
>che conosco:

>Schopenauer come educatore;
>La filosofia nell'epoca tragica dei Greci;
>La nascita della tragedia greca;
>Cosi'parlo'Zarathustra;
>Umano,troppo umano;
>Scritti su Wagner;
>Intorno a Leopardi;
>Al di la'del bene e del male;
>L'anticristo;
>Crepuscolo degli idoli;
>Ecce homo.

Sono esterrefatto! A parte il merito riguardo al rapporto
Nietzsche-Wagner, sicuramente competente, e al quale non trovo
ovviamente obiezioni, tanto e' puntuale, vedo che la tua cultura sul
sullodato filosofo è veramente somma. Io, confesso amaramente, conosco
di Nietzsche quel poco che si e' imparato a scuola, dalla lettura del
solito Zarathustra, e per quanto riguarda Wagner, per lo piu' dai
riferimenti e citazioni che ne vengono fatte da studiosi di Wagner
(non di Nietzsche).
Quindi, ubi major...
Ma toglimi una curiosita': sei filosofo di professione? O hai un
interesse particolare per Nietzsche? O che altro?

Ciao e complimenti, comunque.

Alessandro Di Nicola

unread,
May 31, 1997, 3:00:00 AM5/31/97
to

In article <5mjh5m$5...@mikasa.iol.it>,

lil...@ns.altrimedia.it (Rodolfo Canaletti) writes:
> Ma toglimi una curiosita': sei filosofo di professione? O hai un
> interesse particolare per Nietzsche? O che altro?

Passo in email.


--
Ogni problema estetico e'un pensiero sul proprio destino.
(Alvaro Vitali)

Ciao,Alessandro (a.din...@flashnet.it)

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