Quarto incontro sulla singolarità, il report della serata, ed un commento

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Stex Auer

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Jan 29, 2008, 7:10:15 AM1/29/08
to Singolarità Tecnologica
Venerdì sera si è svolta su Vulcano il 4° incontro della comunità
italiana sulla discussione della Singolarità Tecnologica. L'incontro è
stato gestito con successo dai vulcanari al Pyramind Cafè, riuscendo a
superare difficoltà tecniche e logistiche con maestria:
audio,slideshow, videostreaming e la presenza di una sessantina di
avatar in contemporanea non sono stati un problema.
Al di là della soddisfazione di una organizzazione ben riuscita c'è un
ulteriore riconoscimento, quello di essere un esempio di come
contenuti e relatori di qualità facciano la vera differenza.

Le prime tre edizioni si sono svolte in RL, nate spontaneamente
dall'occasione di trovarsi e discutere sul Singularity Summitt con
David Orban, che ha avuto l'occasione di seguirlo direttamente.
Da questo primo incontro sono seguiti i successivi, che hanno visto
aumentare il numero dei partecipanti e approfondire i temi della
singolarità: La Teoria della Curva, espressione dello sviluppo
esponenziale delle tecnologie derivata dalla legge di Moore, le
dinamiche sociali, politiche e antropologiche che la Singolarità
porterà con sé, e per ultima ma non ultima, la natura e gli effetti
dell'insorgenza di una intelligenza (meglio sarebbe dire una
coscienza) delle macchine antagonista (?) all'umana.
Quest'ultima è l'effetto (effettaccio?) della Singolarità, punto di
non ritorno dell'umanità (che ne ha affrontati e superati altri), da
alcuni visto con terrore apocalittico, da altri come prossima era
dell'Acquario e da altri ancora, fra cui ci schieriamo, come
opportunità evolutiva della società umana.

Questo quarto incontro vedeva la prima prova pubblica del gruppo di
discussione, che nel frattempo si è dotata di un wiki, un gruppo in
Google e di una chat di discussione in Skype.
L'obbiettivo dell'incontro - ufficializzare il gruppo di discussione
e testarlo in un confronto pubblico - non era facile, e anticipo,
almeno per quanto riguarda il mio giudizio non è stato del tutto
raggiunto.

Gli interventi sono stati tutti di livello, per chi non è potuto
venire o per chi vuole sentirli, è disponibile una registrazione
ambientale integrale.

David Orban
ha esordito tratteggiando i presupposti e introdotto lo scenario in
cui si svolgerà la Singolarità e quali ne saranno i risultati. Il suo
intervento si concentra sulla necessità di percepire i "segnali
deboli" che derivano già da oggi e come sia necessario da subito
coglierli e tradurli in azioni capaci di far avvicinare da subito con
coscienza le forze della società, dell'economia e della politica.

Gabryz Ferraris
Ha approfondito la discussione sulla teoria della Curva e sulla sua
capacità predittiva, e di come al raggiungimento di una soglia
esponenziale della potenza di calcolo sarà inevitabile l'insorgenza di
una intelligenza non umana derivata spontaneamente dalle tecnologie.

Gianandrea Giacoma
Ricorda come sia necessario sviluppare una via "europea" all'approccio
della Singolarità, introducendo un'attenzione verso gli aspetti
antropologici, sociali e psicologici che l'approccio tecnocentrico
americano non approfondisce e che rischia di lasciare inespresse molte
questioni importanti nell'ambito del pensiero non specificatamente
tecnologico.

Malachi Mulligan
ha spostato l'attenzione sul metaverso e la sua opportunità di essere
l'ambiente ideale in cui si potrà attuare la Singolarità

Vytec Sheflo
Ha concluso lavorando sulle ipotesi di Singolarità e degli scenari che
si prospettano con l'incontro dell'umanità e questa nuova forma di
coscienza.

La partecipazione è stata veramente alta, al di la delle speranze, e
gli interventi sono stati molti, soprattutto da chi non aveva mai
sentito parlare della Singolarità, con domande sulla natura della
Singolarità, i suoi effetti, come si identificherà....Si è andato
avanti oltre l'una. Per avere il dettaglio, vi invito a seguire la
registarzione.

Fin qui, la cronaca.

Ora intervengo per dare corpo alle mie valutazioni e ad alcune
perplessità di cui accennavo sopra e che non coinvolgono altri tra i
partecipanti- fondatori del gruppo di discussione.

Credo che il "ventre molle" del gruppo di discussione sia mantenere su
un piano di oggettivizzazione coerente e pratica la divulgazione della
Singolarità, che facilmente scivola su un piano irrazionale, per non
dire oltre.
Questo è accaduto regolarmente, quando dal pubblico è stata chiesto di
potersi "figurare", cioè di dare una forma alla Singolarità. Come
apparirà, e quando? cosa dirà, che sembianze avrà? sarà amica o
nemica?
Domande lecitissime, ma che ci portano lontano da quello che - e qui è
la mia personalissima visione - deve essere la risposta del gruppo.
Ci siamo cascati, nostro malgrado, e abbiamo faticato per uscirne.
Ora non ho ricette a disposizione ma se dovessi dire per punti , ecco
la mia idea di Singolarità "raccontata a mio figlio", qui e oggi.

- Singolarità è una teoria dell'innovazione
- La forza della Singolarità e quella di essere un vettore
dell'innovazione con una forte visione predittiva radicale, che
coinvolge in un'unico quadro aspetti antropologici, sociali, politici,
tecnologici.
- La Singolarità non è una messianica visione sincretista uomo-
macchina
- La Singolarità non è Ray Kurzweil, e non può essere l'espressione di
una singola personalità per quanto ricca,
- La Singolarità non può essere descritta se non come vettore
tecnologico del qui e ora. Prefigurarsi la Singolairtà è fisicamente
impredicibile e metafisicamente ozioso.

Credo che la Singolarità, o almeno l'idea che me ne sono fatta, per
essere proposta oggi come coerente modello predittivo deve essere
dunque descritta come una teoria che ha a fattore la "realizzazione
dell'improbabile" e il gruppo di discussione sulla Singolarità ha come
finalità la divulgazione della Singolarità come agente di una
"innovazione responsabile", soprattutto in questo paese che necessita
di dare alle forze (residue) della creatività e dell'impresa una vera
consapevolezza di quanto le tecnologie possano fare.
Alla Singolarità non possiamo arrivare impreparati.

PS. Realizzazione dell'improbabile e innovazione responsabile non sono
farina del mio sacco, ma opera del pensiero di Piero Bassetti,

Gian

unread,
Jan 29, 2008, 7:35:05 AM1/29/08
to Singolarità Tecnologica
Condivido quasi completamente la riflessione di Stefano.

Gian

Michele Leidi

unread,
Jan 29, 2008, 9:42:53 AM1/29/08
to Singolarità Tecnologica
Sono daccordo con Stex sulla necessita' di definire la nostra comune
posizione sulla singolarita',
in relazione alle inevitabili derive che immancabilmente si verificano
al minimo coinvolgimento del "resto del mondo " nelle nostre
discussioni.
E' stato molto utile osservare come la discussione alla fine della
serata "ufficiale" sia stata partecipata, animata, ma ,io penso, molto
irrazionale e inconcludente.
Quindi, siccome affronteremo sempre piu' spesso, discussioni ,domande
e contributi da parte di persone esterne al Gruppo, dobbiamo
accogliere lo spunto di Stex e rendere piu' chiara la "visione" che il
nostro gruppo ha della singolarità e ,sopratutto cosa si prefigge come
obiettivi.
Questo e' stato anche l'argomento dell'ultima riunione in iRL ( quella
dove si mangia) , dove e' stato deliberato il "sottotitolo" del Gruppo
che qui riporto:

"Un approccio transdisciplinare e partecipativo alla singolarità con
particolare attenzione ai segnali deboli e alla sinergia evolutiva fra
uomo e tecnologia, con il fine di aumentare la consapevolezza
dell'umanità e la sua capacità di plasmare il futuro."


Proviamo a estendere questo concetto per arrivare ad un "manifesto"
del gruppo che incontri la singolare visione della Singolarità che
piu' volte è apparsa nelle
nostre conversazioni e che Stex ha riportato all'attenzione.

Miki Ewing - Michele Leidi

On 29 Gen, 13:10, Stex Auer <stefano.lazz...@gmail.com> wrote:

Tomcorsan

unread,
Jan 30, 2008, 1:01:52 PM1/30/08
to Singolarità Tecnologica
Io non sono così critico sugli obiettivi raggiunti/ mancati. Anzi.
Penso che il naturale empasse attraversato (e poi superato) dopo che
David ha dovuto andarsene, abbia evidenziato un aspetto della
discussione che fin'ora era rimasto abbastanza taciuto: la trappola
della "prefigurazione". E ciò è stato utile. Mi sembra infatti che
incontrarsi per "parlare della Singolarità" possa apparire
contraddittorio: come parlare di una cosa che per sua stessa
definizione, quando accadrà, se accadrà, non sarà possibile
comprendere e forse neppure, avvedersene? Ecco la trappola: cercare di
immaginare come sarà l'accadimento della Singolarità può rivelarsi,
seppur molto divertente e affascinante, profondamente fuorviante. La
discussione infatti, dovrebbe essere su quali possano essere le
strategie per avvicinarsi all'evento.
Strategie, passi, decisioni, sviluppi di conoscenza, attività per
giungere alla Singolarità coscientemente e con Responsabilità.
Allora si scopre che la domanda "come sarà, che forma avrà la
Singolarità", non ha risposta (se non nel campo delle ipotesi), mentre
invece le domande "come possiamo prepararci alla Singolarità" e "come
predisporre le cose in modo che la Singolarità non sia la fine
dell'Uomo" trovano spazio per una discussione proficua.
Trovo interessante constatare che l'atteggiamento che si può avere in
questo modo, è molto simile a quello che si può (e si dovrebbe) metter
in atto quando si discute delle nuove tecnologie e delle loro ricadute
sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. Temi come OGM,
nanotecnologie, robotica, genetica... che in tempi brevissimi e
percepibilmente prossimi porteranno (e già stanno portando)
cambiamenti radicali nella nostra vita, non sono affrontabili se si
discute direttamente di rischi e portata futura (perché difficilmente
calcolabili o prevedibili), ma lo sono se si discute di metodologie
per la gestione e lo sviluppo non casuale delle stesse. Per una
governance responsabile del processo.
Di fronte a un succedersi degli eventi sempre più veloce, credo
necessario uno sforzo sempre crescente per "capire" il più possibile
quello che sta al di là della "superficie tecnica", quello che sta
scaturendo dal fare umano.
Per spiegarmi, traggo dalla mia esperienza di teatrante: imparare ad
andare sui trampoli è relativamente facile, si può fare in pochi
giorni. Capire il significato dell'andare sui trampoli, è un passaggio
che la gran parte dei trampolieri saltano, con il risultato di non
sapere cosa fanno e non conoscerne i meccanismi segreti e possibili.
Chiamo trampolisti coloro che conoscono questo livello "oltre la
tecnica", e a vederne camminare e agire uno lo si coglie al volo.


On 29 Gen, 13:10, Stex Auer <stefano.lazz...@gmail.com> wrote:
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