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L’importanza di chiamarsi Umberto

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Travaglio

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Apr 24, 2010, 8:21:25 PM4/24/10
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L’importanza di chiamarsi Umberto
di Marco Travaglio

Oltreché il più abile, Umberto Bossi è anche il politico italiano più
fortunato.

Da almeno 25 anni, grazie all’insipienza dei suoi cosiddetti avversari e
alla creduloneria dei suoi elettori, tiene in piedi un partito senza senso
che non potrebbe esistere in nessun altro paese del mondo.

Pokerista maestro del bluff, si ritrova al tavolo altri giocatori seduti al
tavolo con lui che non vanno mai a vedere. Così lui vince sempre, anche se
in mano ha una coppia, spesso manco quella.

Diplomato per corrispondenza alla scuola Radioelettra, studente svogliato e
scarsino a Medicina, nei primi anni ‘60 Bossi aveva all’attivo un paio
di esami, ma ogni tanto – racconta la sorella – dava una festa di laurea
e gabbava tutti uscendo di casa con la valigetta da medico condotto, salvo
poi girare l’angolo per raggiungere gli amici al biliardo.

Difficile, all’epoca, distinguere la sua vocazione politica
dall’esigenza di sbarcare il lunario senza lavorare. Le idee erano
piuttosto confuse, tant’è che il giovin Umberto partì dalla sezione Pci
di Samarate (Varese); poi conobbe Bruno Salvadori, capo dell’Union
Valdotaine, e s’infatuò dell’autonomismo; nel 1980 fondò l’Unione
Nordoccidentale Lombarda per l’Autonomia, poi la Lega Autonomista
Lombarda, poi la Lega Lombarda, che a fine anni ‘80 confluì con altri
gruppetti nordisti nella Lega nord e approdò in Parlamento nell’87.

Ebbe una funzione storica positiva due volte, quando seppe pensare in
grande, da partito nazionale: accompagnando il crollo della Prima Repubblica
con Tangentopoli nel 1992-‘93 e rovesciando il primo governo-regime di
Berlusconi nel ’94. Oggi la Lega è il partito più antico su piazza.
Senz’aver mai superato il 12% dei voti validi, da 15 anni fa il bello e il
cattivo tempo, tiene in pugno Berlusconi e il Pdl, decide chi vince e chi
perde le elezioni, impone leggi razziali e incostituzionali
sull’immigrazione e, in sede locale, ordinanze che violano gli elementari
diritti umani nel silenzio delle autorità nazionali ed europee.
Ma, dei punti qualificanti (si fa per dire) del suo programma, non ne ha mai
realizzato uno. E’ la sua fortuna. La secessione (nelle più pittoresche
versioni: le cinque macroregioni di Miglio, le tre maxiregioni di Speroni e
via delirando) sarebbe stata una jattura, ma nel ‘98 fu scongiurata
dall’aggancio dell’Italia all’Ue. Bossi ripiegò sulla
“devolution” modello scozzese, senza sapere cosa fosse. Una boiata
pazzesca che divenne legge costituzionale, ma per fortuna (anche sua) non
entrò mai in vigore, perché spazzata via nel referendum del 2006. Lui,
finito un mantra, se ne inventò subito un altro: il “federalismo
fiscale”.

E il popolo padano sempre dietro, plaudente e adorante sotto il palco di un
capo che lo intorta con frasi vuote ma altisonanti e patacche da
teleimbonitore, tipo la moneta padana (il “Calderòlo”), l’asta delle
zolle di Pontida, la banca padana Credieuronord (fallita appena aperta: 8
milioni di buco, centinaia di risparmiatori truffati, gli amministratori
leghisti salvati dall’ottimo Fiorani). Ora che il federalismo fiscale è
legge-delega, l’Italia rischia di trasformarsi in Stato federale senza che
nessuno sappia se ci guadagneremo o ci rimetteremo. Tremonti, sui costi dei
decreti attuativi, allarga le braccia: “Siamo nell’imponderabile”.
Sartori giura che sarà un altro salasso. Il peggio che possa capitare a
Bossi è che il federalismo si realizzi: lui dovrebbe inventarsi un altro
traguardo per spingere in avanti la frontiera padana; e, soprattutto, la
gente costretta a pagare più tasse se la prenderebbe con lui. Potrebbero
persino materializzarsi i celebri “300 mila padani armati di fucile”:
contro di lui, però. Per questo, sotto sotto, l’Umberto è felicissimo
del divorzio tra Berlusconi e Fini (che chiede di rivedere proprio il
federalismo). Così potrà tenere coperto un’altra volta il suo bluff,
strillare alla vittoria mutilata, prendersela con Roma ladrona che “blocca
il cambiamento” e campare di rendita per un altro po’, cogliendo pure
un’ottima scusa per scaricare il Banana ormai marcio fradicio. Un genio.

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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/

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