Mi spiego meglio: i miei approcci al sesso sono stati moltro precoci.
Ho trovato (ed ho continuato a trovare per molti anni) in casa quando
ero molto piccola dei giornaletti pornografici lasciati in giro da mio
padre.
MI eccitavano moltissimo e sulle immagini di questi mi masturbavo.
La masturbazione era ed è stata per molti anni, fino a dopo
l'adolescenza una pratica di tipo "consolatorio".
La mia situazione familiare era disastrosa e la masturbazione era un
modo per sfogare le mie ansie e per avere un appagamento facile e
veloce.
Mi sono masturbata per anni tutti i giorni, anche per ore di seguito.
Anche quando ho iniziato ad avere i primi rapporti sessuali
l'autoerotismo è stata l'unica forma di sessualità soddisfacente, sia
dal punto di vista fisico (mai provato piacere in due) che
psicologico... nessun rapporto era come le mie fantasie sessuali.
Ho sempre sofferto moltissimo per queste mie problematiche sessuali e
non sono mai riuscita a "crescere" rispetto a quella bambina che si
masturbava di nascosto dietro alla poltrona su cui era seduta la
nonna.
Ora ho 34 anni ed una relazione che credo e spero sfoci nel
matrimonio. Ma ancora la sessualità è un problema. Il fatto è che
nessuna pratica sessuale riesce ad essere eccitante ed a
coinvolgermi.... Ho provato con pratiche di tutti i tipi, anche le
piu' estreme, alla ricerca di qualcosa che mi desse un qualche tipo di
coinvolgimento... ma niente...
Io nel sesso faccio di tutto ma non mi eccito con nulla...
Ora come ora mi sono rassegnata a sottostare passivamente alle
richieste del mio partner. Quando lui vuole io ci sono, ma a volte mi
costa tanto. A volte vorrei essere lasciata stare. Solo che mi
dispiace per lui, che è cosi' attento e appassionato e che vorrebbe
che io provassi in qualche modo un po' di piacere insieme a lui.
Siamo ormai arrivati all'accordo che lui non tenti piu' di farmi avere
un orgasmo.... ci riusciva molto raramente e ogni volta mi costava una
fatica immensa dal punto di vista psicologico, mi prendeva proprio
un'ansia da prestazione allucinante, inoltre poi il dolore e la
delusione per non essere riuscita mi accompagnava per giorni.
Non sono molti i rapporti sessuali che non siano finiti con un mio
pianto silenzioso.
Io amo il mio compagno e vorrei risolvere questi miei problemi che mi
accompagnano da sempre.
Chissa se il mio approccio malato e preoce alla sessualità ha
compromesso un mio sviluppo psicologico completo e maturo e se è
successo questo, come se ne puo' uscire, come posso "raddrizzare" un
albero cresciuto storto a causa del troppo vento...? Come posso
accettare questa mia situazione, come posso dargli quello che mi
chiede senza che questo mi costi cosi' tanto....?
vi chiedo un aiuto e un consiglio
ma c'è qualcuno che è nella mia stessa assurda e pietrificata
situazione?
un grazie per avere letto fino a qui
ale
> Io amo il mio compagno e vorrei risolvere questi miei problemi che mi
> accompagnano da sempre.
A mio modesto parere io penso che sia venuto il momento che la societa'
cominci a fare dei 'distinguo', e la prima conseguenza dovrebbe essere,
semre IMHO, abbattere definitivamente la 'filosofia di coppia'.
Ormai l'essere umano si e' evoluto, nel senso che 'sa' molte piu' cose,
sulla sua fisiologia, sulla psicologia umana in generale, sulla
sessualita', sulle emozioni e come gestirle.
L'amore per una persona e' una cosa. La coabitazione e' un'altra. Il
desiderio di avere figli ancora un'altra cosa, ed i bisogni sessuali
individuali ancora un'altra cosa.
Non esiste nessuna legge fisiologia 'naturale' che 'obbiga' questi quattro
bisogni a 'convivere'. Proprio nessuna.
E' stata la cultura di millenni a farli convivere per forza.
Ora e' forse e' arrivato il di gestire la propria vita come
al 'supermercato' : ho bisogno di questo e lo prendo qui', ho bisogno di
questaltro e lo prendo la', ho bisogno di qualcosaltro e lo prendo costi'.
Il cosiddetto 'amore' deve fare i conti con questi bisogni.
Normalmente l'amore e' anche abbastanza forte da favorire compromessi.
Ma non sempre. Talvolta i compromessi pesano, e l'amore, di riflesso, ne
risente. E' li' che l'amore si puo' trasformare talvolta in odio. Quando
una forza, ad esempio un 'conflitto' tra i nostri bisogni e la nostra
coscienza, e' talmente forte da non poterlo superare.
Allora bisogna liberare la 'coscienza' da certe culture.
Lo so, sembra tutto rivoluzionario, ma qual'e' l'alternativa ??
John.
Scusami, ma trovo questa risposta un po' desolante. Nella coppia la
componente sessuale non può essere trascurata, perché è parte
integrante della vita dell'uomo e la donna che si uniscono. Ergo, non
si può giungere di certo a questo "compresso culturale" coem sostieni
tu, e l'amica che ha aperto questo topic ha ragione a lamentare questo
problema.
PErtanto, io che ho un problema simile al suo, francamente ho trovato
insoddisfacenti le risposte ricevute fino ad ora, psicologa compresa,
riguardo al tema masturbazione compulsiva.
La perpetuazione delle speci sottintende il rapporto di copia eterogenea.
L'evoluzione tecnologica ora consente delle varianti si ma solo sul concetto
di rapporti.
Geneticamente sono sempre due semi eterogenei preposti alla fecondazione.
Con il libero arbitrio tutto è gestibile secondo la propria natura di essere
e di esistere.
Violentare la propria identità è un soppruso alla propria natura.
Ogn'uno è libero di gestire la propria vita secondo i propri istinti.
La storia è maestra di comportamenti e insegna chiaramente il (modus
vivendi).
Il senso civico e morale non condivide certi comportamenti,magari
trasgredendone altri ben più gravi.
Condividere l'intimità con effusioni non è poi così comune come si
crede,rapporti sessuali compresi.
L'àppagamento sessuale lo si consuma nella propria intimità,anche
prettamente personale,senza cioè alcun parten.
Ciò non toglie che lo si consumi anche con un partener,magari con minor
soddisfacimento.
L'amore può comunque correggere il piacere sessuale,se non altro per
appagare il piacere dato al proprio compagno.
Se poi ti sfiora l'idea di correggerti...buone letture o un buon psicologo
possono aiutarti.
saluti...e non ci soffrire più di tanto...c'è sempre di peggio nel mondo...
Direi parecchi, però uomini... il disinteresse per i rapporti "reali" a
due è un effetto classico della masturbazione troppo frequente. Gli
uomini che ne soffrono vengono definiti volgarmente "segaioli", le donne
a detta loro non si masturbano mai e quindi un termine analogo non lo
hanno :-)
Di solito, negli uomini, questo comportamento provoca una certa apatia,
una freddezza generale e una mancanza di motivazione a coltivare i
rapporti interpersonali in generale. Insomma rende pigri e orsi :-)
A parte consigliarti di "farti" un pò meno, non ho molti altri spunti,
salvo segnalarti che potrebbe dipendere da un rifiuto dell'intimità,
magari dipendente da quella situazione familiare terribile che hai
vissuto da piccola. Usavi la sessualità come ansiolitico, dici: e ha
funzionato perchè era una soddisfazione che potevi ottenere da sola,
senza l'aiuto di nessuno: ti rendeva indipendente dai tuoi, il tuo
piacere sessuale era una cosa solo tua.
Magari, inconsciamente, hai paura che se gli permettessi di coinvolgerti
veramente nel sesso, diventeresti vulnerabile: se fatto in due, il "tuo"
sesso (che finora è sempre stato *solo tuo*) da "ansiolitico"
diventerebbe "ansiogeno", e non sarebbe più il muro che ti ha protetto
per tanti anni. Ora questo muro non ti serve più, ti è d'impiccio, ma
non sai come liberartene :-(
Ma forse è tutto diverso e io sto solo parlando a vanvera... magari
proiettando me stesso su di te :-)
> PErtanto, io che ho un problema simile al suo, francamente ho trovato
> insoddisfacenti le risposte ricevute fino ad ora, psicologa compresa,
> riguardo al tema masturbazione compulsiva.
Giustamente il rapporto uomo-donna e' un rapporto prettamente 'economico'
(abbiamo gia' visto in che modo io uso questa parola : nel senso che 'do ut
des', cioe' *niente* e' gratis in un rapporto uomo-donna).
Il rapporto sessuale resta senzaltro il fattore dominante.
Che fare allora nel caso di raperonzolo ?
Niente di speciale : quello che si fa da secoli. Si va avanti, si prende una
decisione, quella di sposarsi, si cerca di essere ottimisti e sperare che
le cose migliorino e che il problema si risolvi da solo.
Ma la sicurezza al 100% che veramente succeda cosi' non gliela puo' dare
nessuno.
L'essere umano e' alla perenne ricerca di 'formule', di 'algoritmi' che
minimizzino i rischi di infelicita'. Lo si fa a tutte le eta'. Io non ho
mai smesso di farlo. Infatti la mia risposta era proprio un 'algoritmo'.
Ma una cosa e' certa : la societa' di oggi non e' piu' pronta ai compromessi
che si facevano una volta, in fatto di sessualita' e coabitazione.
Oggi il ricorso alla separazione, in caso di infelicita' non e' piu'
l'ultima carta che si gioca, ma spesso la prima. E l'unica.
Siamo arrivati troppo (secondo me giustamente, ma sara' perche' con l'eta' e
la solitudine sono diventato intollerante) in la' con la filosofia della
'vita single' da accettare una 'infelicita' di coppia' tropo a lungo.
Quindi : occhi aperti.
Ciao.
John.
Stra-quoto. E' un po' che lo sostengo. Anche se non in senso così, mi
pare di capire, un po' (troppo) rigidamente "suddivisorio"... :-)
> Non esiste nessuna legge fisiologia 'naturale' che 'obbiga' questi quattro
> bisogni a 'convivere'. Proprio nessuna.
>
> E' stata la cultura di millenni a farli convivere per forza.
Quella che poni qui però è - e appunto - una questione
Culturale-collettiva che pur condividendo penso che tocchi raperonzolo
fino ad un certo punto. Anzi, una riflessione come questa, che
sott'intende IMHO prima di tutto la *Possibilità*, (oltre che la
necessità) di operare delle *Scelte* - scelte, per così dire, anche di
"politica delle relazioni" - potrebbe "toccare" raperonzolo solo dopo
aver risolto la sua specifica sofferenza. In altre parole questo
condizionamento culturale al limite potrebbe costituire per lei, IMHO,
una riflessione di più "ampio respiro" da aggiungere semmai più in
la'... Una volta tolte le difficoltà nel "particolare", appunto. :-)
Quanto a raperonzolo, io credo di comprendere il suo problema perché in
esso ritrovo moltissime delle difficoltà che anche io ho incontrato
nella sessualità e per certi aspetti questi problemi che lei descrive
hanno la medesima orgine ed hanno avuto le medesime conseguenze che
hanno avuto luogo nella mia "storia".
Non saprei che cosa dire però sul "cosa fare", come, quando...
Posso "solo" dire che io, come molti qui già sanno, ho ""scelto"" la
psicoanalisi (e la psicoanalisi ha scelto me), e siccome è stato un
percorso molto lungo - come però "non necessariamente" lo è per tutti -
si è trattato di far in un certo senso rinascere la mia persona nella
sua interezza; di conseguenza le difficoltà e le sofferenze in ambito
erotico-sessuale sono state "risolte" in contemporanea con un infinità
di altri aspetti della mia persona non scindibili/divisibili tra loro.
Voglio anche dire che IMHO, a volte si tratta non solo di separare i
problemi tra loro al fine di poterli individuare e risolvere (ad
esempio, in questa separazione, si possono individuare gli aspetti
positivi della relazione e servirsi di quelli per aiutarsi negli aspetti
negativi...Detto in maniera spicciola);
ma talvolta può servire anche il processo contrario: cioè
unire/associare gli aspetti problematici di un ambito specifico della
propria persona e delle proprie esperienze, ad altri aspetti che sono
stati in qualche modo "sepolti". E vedere, in questa "associazione", che
cosa emerge.
Questo è in parte cioè quel che avviene in una analisi..
Gli aspetti sepolti potrebbero sì essere anch'essi a loro volta
problematici, ma possono al tempo stesso costituire energia e fonte
positiva di crescita e cambiamento.
(non sono molto soddisfatta di questa esposizione ma mi trovo davvero in
difficoltà ad esprimermi su queste cose..)
...Ad ogni modo.. Io purtroppo non vedo la cosa, come tante altre cose,
né facile, né rapida, né indolore e nemmeno con "soluzione totale".
Il primo passo è rendere partecipe del problema il proprio partner. E da
lì...
Primo?..Facciamo il primoB. Perché forse il primo-primo, il primo A,
sarebbe quello di potersi permettere di staccarsi, anche solo per poco,
da questa "sessualità solitaria" che è IMHO (IMHO?) una *protezione*
da una altro tipo di sessualità, ovvero quella a due, appunto.
E una "cosa" che rappresenta una *protezione* è molto faticoso lasciarla..
(La famosa casa vecchia per la nuova ;-) )
Purtroppo è una problema che è nato in una "solitudine" e che di essa in
qualche modo si nutre. Ma al tempo stesso mostra tutta la sua
drammaticità nel momento in cui entra in relazione. O almeno ci prova.
Questo problema di sesso non può stare né tutto da una parte né tutto
dall'altra, ma dovrebbe poter entrare in un "dialogo"; imho solo lì può
sciogliersi...
...
Ciao.
Non hai delle fantasie o situazioni per te molto eccitanti da "mettere
in scena" con il tuo compagno?
O temi che lui ti giudichi male se gliele illustri?
Perchè, ad andare avanti così, non so quanto potreste essere
felici....
>
> Mi spiego meglio: i miei approcci al sesso sono stati moltro precoci.
> Ho trovato (ed ho continuato a trovare per molti anni) in casa quando
> ero molto piccola dei giornaletti pornografici lasciati in giro da mio
> padre.
E chi non l' ha fatto?
> MI eccitavano moltissimo e sulle immagini di questi mi masturbavo.
> La masturbazione era ed è stata per molti anni, fino a dopo
> l'adolescenza una pratica di tipo "consolatorio".
Non puoi "agganciare" un rapporto alla "messa in scena" di qualcuna
delle situazioni ansiogene di allora?
> La mia situazione familiare era disastrosa e la masturbazione era un
> modo per sfogare le mie ansie e per avere un appagamento facile e
> veloce.
> Mi sono masturbata per anni tutti i giorni, anche per ore di seguito.
Con questa premessa, il mio suggerimento deve cambiare.
Per te, non era "la scoperta" e la curiosità ad eccitarti, e nemmeno
il pensare: "Faccio una cosa da grandi, quindi vietata, e perciò
piacevole".....
> Anche quando ho iniziato ad avere i primi rapporti sessuali
> l'autoerotismo è stata l'unica forma di sessualità soddisfacente, sia
> dal punto di vista fisico (mai provato piacere in due) che
> psicologico... nessun rapporto era come le mie fantasie sessuali.
Ho l' impressione (la butto lì) che la tua risposta sessuale sia
impedita dal timore dell' intimità in due. Potresti aver sviluppato un
senso di colpa nei confronti del piacere, e temere di essere
malgiudicata, e quindi abbandonata, dal tuo compagno, se tu
palesemente provassi questo piacere. Oppure avere paura della
dipendenza dal tuo compagno, rinforzata se scoprissi che lui è in
grado di darti questo piacere. Oppure avere legato "dipendenza" tua
con "successivo abbandono" da parte del partner.....
> Ho sempre sofferto moltissimo per queste mie problematiche sessuali e
> non sono mai riuscita a "crescere" rispetto a quella bambina che si
> masturbava di nascosto dietro alla poltrona su cui era seduta la
> nonna.
Situazione "trasgressiva" e quindi, probabilmente, eccitante.
> Ora ho 34 anni ed una relazione che credo e spero sfoci nel
> matrimonio. Ma ancora la sessualità è un problema. Il fatto è che
> nessuna pratica sessuale riesce ad essere eccitante ed a
> coinvolgermi.... Ho provato con pratiche di tutti i tipi, anche le
> piu' estreme, alla ricerca di qualcosa che mi desse un qualche tipo di
> coinvolgimento... ma niente...
>
> Io nel sesso faccio di tutto ma non mi eccito con nulla...
E' proprio la tua "testa2 che blocca il piacere!
>
> Ora come ora mi sono rassegnata a sottostare passivamente alle
> richieste del mio partner. Quando lui vuole io ci sono, ma a volte mi
> costa tanto. A volte vorrei essere lasciata stare. Solo che mi
> dispiace per lui, che è cosi' attento e appassionato e che vorrebbe
> che io provassi in qualche modo un po' di piacere insieme a lui.
> Siamo ormai arrivati all'accordo che lui non tenti piu' di farmi avere
> un orgasmo.... ci riusciva molto raramente e ogni volta mi costava una
> fatica immensa dal punto di vista psicologico, mi prendeva proprio
> un'ansia da prestazione allucinante, inoltre poi il dolore e la
> delusione per non essere riuscita mi accompagnava per giorni.
> Non sono molti i rapporti sessuali che non siano finiti con un mio
> pianto silenzioso.
Non puoi continuare così, o allontanerai il giorno in cui riuscirai a
superare il tuo blocco.
>
> Io amo il mio compagno e vorrei risolvere questi miei problemi che mi
> accompagnano da sempre.
O vuoi risolverli *altrimenti* lui potrebbe abbandonarti?
> Chissa se il mio approccio malato e preoce alla sessualità ha
> compromesso un mio sviluppo psicologico completo e maturo e se è
> successo questo, come se ne puo' uscire, come posso "raddrizzare" un
> albero cresciuto storto a causa del troppo vento...? Come posso
> accettare questa mia situazione, come posso dargli quello che mi
> chiede senza che questo mi costi cosi' tanto....?
Almeno una psicoterapia potrebbe aiutarti.
Io non credo che il tuo "approccio malato e precoce" ti abbia impedito
di arrivare al piacere, perchè, inoltre, la situazione di allora è
troppo diversa da quella attuale.
L' autoerotismo intenso di allora potrebbe essere stato l' indice
dell' instaurarsi delle censure che, ora, ti impediscono l' intimità
anche sessuale. Su queste censure, se tu volessi davvero,
probabilmente l' analisi ti farebbe lavorare fino a superarle. Ma l'
analisi è lunga...... e richiede la determinazione di prendere
coscienza di lati anche molto sgradevoli e magari anche "avvilenti" di
noi stessi.
> ma c'è qualcuno che è nella mia stessa assurda e pietrificata
> situazione?
Tante donne, ed anche un bel po' di uomini.... non pensare di essere
sola in questa situazione!
Shirin3006
Non so, credo che devi ricercare una vera causa, forse c'é una vera
ragione a tutto questo e puoi farcela a scoprirlo e uscirne.
Cerca un aiuto giusto, auguri:-)
--
Ciao
M@rc
**********************************
CHI ASCOLTA CRESCE.
È IMPORTANTE CONOSCERE GLI ALTRI
MA ANCOR PIÙ CONOSCERE SE STESSI
**********************************
avresti voglia di raccontarmi un po' la tua storia e le conseguenze
che si sono verificate nell'ambito della sfera sessuale?
> Non saprei che cosa dire però sul "cosa fare", come, quando...
questo effettivamente è il vero casino... perchè se anche un problema
è stato sviscerato, è l'impossibilità di vedere una via d'uscita, un
percorso da intraprendere che mi crea un'angoscia paurosa...
> Posso "solo" dire che io, come molti qui già sanno, ho ""scelto"" la
> psicoanalisi (e la psicoanalisi ha scelto me), e siccome è stato un
> percorso molto lungo - come però "non necessariamente" lo è per tutti -
> si è trattato di far in un certo senso rinascere la mia persona nella
> sua interezza;
prima di fare psicanalisi avevi avuto altre esperienze in ambito
psicoterapeutico? (ad esempio io ho fatto terapia cognitiva
corpontamentare senza combinare nulla)
quanto è durata l'analisi? quante volte a settimana dovevi andare?
quanto spendevi? Come si svolgevano le sedute?
Ho provato con uno psicoterapeuta di tipo psicodinamico ma parlavo
sempre io e il terapeuta stava quasi sempre zitto....
> di conseguenza le difficoltà e le sofferenze in ambito
> erotico-sessuale sono state "risolte" in contemporanea con un infinità
> di altri aspetti della mia persona non scindibili/divisibili tra loro.
beh questo potrebbe essere solo un bene...
> ...Ad ogni modo.. Io purtroppo non vedo la cosa, come tante altre cose,
> né facile, né rapida, né indolore e nemmeno con "soluzione totale".
>
> Il primo passo è rendere partecipe del problema il proprio partner. E da
> lì...
no no... lui sa già tutto.... e ha tentato di tutto, ma non si è
combinato nulla...
> Primo?..Facciamo il primoB. Perché forse il primo-primo, il primo A,
> sarebbe quello di potersi permettere di staccarsi, anche solo per poco,
> da questa "sessualità solitaria" che è IMHO (IMHO?) una *protezione*
> da una altro tipo di sessualità, ovvero quella a due, appunto.
Si questo a periodi succede... tranne che poi non avendo soddisfazioni
di nessun tipo dal rapporto a due ricado in quello "a uno"... Per
dirla in modo un po' brutale... dopo mesi senza orgasmo ho una
voglia..... e quindi lo rifaccio....
Rispondo (implicitamente anche a john) dicendo che mi trovo d'accordo
con quanto hai scritto e inoltre mi spiace infinitamente per il mio
compagno che si trova a dover spesso gestire situazioni poco
gradevoli
> PErtanto, io che ho un problema simile al suo, francamente ho trovato
> insoddisfacenti le risposte ricevute fino ad ora, psicologa compresa,
> riguardo al tema masturbazione compulsiva.
Se non ti dispiace volevo chiederti qualcosa sulla tua esperienza...
hai una compagna?
Perchè la masturbazione compulsiva ti crea problemi poi nel sesso a
due?
Perchè per me il problema non è la masturbazione compulsiva ma il
fatto che è l'unico modo soddisfacente per fare sesso...
Anche il mio compagno si masturba quando io non ci sono, anche tutti i
giorni, ma poi preferisce il sesso con me e non ha problemi a
raggiungere l'orgasmo in due...
Inoltre forzandomi riesco a stare mesi senza masturbarmi, facendo solo
sesso a due .... ma rimanendo profondamente insoddisfatta.
> Perchč per me il problema non č la masturbazione compulsiva ma il
> fatto che č l'unico modo soddisfacente per fare sesso...
> Anche il mio compagno si masturba quando io non ci sono, anche tutti i
> giorni, ma poi preferisce il sesso con me e non ha problemi a
> raggiungere l'orgasmo in due...
E cosa dici a proposito di "allargare" l'immaginario masturbatorio
condividendolo, mentre lo fate, e costruendo "storie" a due ? Ci sono
problemi di vergogna nel farlo ? Sei sicura che lui non potrebbe
condividere quelle fantasie e anzi costruirne di nuove ?
Cioč, sesso appagante non significa fare necessariamente le canoniche cose
zitti zitti e pretendere in sé che sia piacevole. Sesso appagante con il
partner č un vivere insieme la sessualitŕ, anche cerebralmente e fisicamente
insieme.
Anzi, personalmente trovo molto piů soddisfacente provocare eccitazione
raccontando una storia mentre lo facciamo, che con il semplice su e giů
taciturno alla missionaria. Soprattutto man mano che si scopre - e si/ci-si
rivela il mondo della propria fantasia erotica. Persino superare la vergogna
puň essere emozionante, con il giusto partner.
Allo stesso modo con il sesso, ma voi per sesso cosa intendete,
soddifare una necessitá, un dovere, uno sfogo... non so, io non saprei
che farmene, il coinvolgimento é indispessabile e a volte la partner non
é pronta o io non lo sono, il cortaggiamento mi pare una sacra e dovuta
fase, se cé amore dovrebbe esserci coinvolgimento totale, la carica di
passione che va elaborata, trovare le varie 'X' reciprocamente, dare
stimolo, accaldare, sentire il calore dl corpo dell'altra/o eccetera...
l'atto sessuale é e deve diventare la fase del solo culmine a coronare
tutto come *ATTO FINALE*, ... la 'riecetta' cribbio... fa resuscitare i
morti.... credo, ma se tutto questo non funziona credo ci sia altro
sotto come é possibile che l'uomo forse ( La butto lí) non attira
interesse....
No, non ho nessuna compagna. Il punto però è che mi masturbo fin da
quando avevo 5-6 anni. Fino a 10-11 anni lo facevo in maniera
"regolare", oossia ogni 3-4 giorni. Poi, a 11 anni, alcuni mesi dopo
che si sono separati i miei genitori, ho inizato a farlo tutti i
giorni, anche numerove volte, fino a oggi.
a me insomma, non mi sembra normale...poi non saprei.
Scusa, ho capito bene, *5-6 anni * non é un errore di battuttitura.
Ci proverei molto volentieri. Farebbe bene anche a me confrontarmi. :-)
Però se tu sei d'accordo preferirei entrare nei dettagli e/o dilungarmi
semmai in una mail.
>> Non saprei che cosa dire però sul "cosa fare", come, quando...
>
> questo effettivamente è il vero casino... perchè se anche un problema
> è stato sviscerato, è l'impossibilità di vedere una via d'uscita, un
> percorso da intraprendere che mi crea un'angoscia paurosa...
Ci credo... Non immagini come. Mi sembra di vedermi... Che piango in
bagno dopo esser fuggita dal letto..
> prima di fare psicanalisi avevi avuto altre esperienze in ambito
> psicoterapeutico? (ad esempio io ho fatto terapia cognitiva
> corpontamentare senza combinare nulla)
No; Ho avuto un solo incontro con uno psicoterapeuta, che a sua volta mi
ha consigliato la psicoanalista (donna) dalla quale sono poi restata.
Questo signore lo avevo già incontrato una volta, senza più tornarci,
intorno agli 11-12 anni. Durante quell'incontro, che non scorderò mai,
gli bastò "restituirmi" con altre parole ciò che con gran fatica,
rispondendo alle sue domande, io avevo descritto del mio disagio (mi
vergognavo di farmi vedere, di parlare, non uscivo più di casa, dalla
mia camera, e odiavo mia madre al punto di insultarla di continuo.)
Dopo il suo intervento io mi misi a piangere e non riuscivo più a
smettere. Tutto finì lì.
Di questa persona ho un bel ricordo. E, immagino, ma non lo so con
certezza, ha una formazione psicoanalitica. Talvolta questo non coincide
con coloro che si definiscono "psicodinamici".. Anzi. Ma questo è un
altro discorso.
Anche se potrebbe interessare nel caso si voglia poter scegliere meglio
(anche se "scegliere meglio" non è sinonimo di certezza di trovare
subito ed effettivamente il meglio per sé.)
> quanto è durata l'analisi?
Io ho iniziato l'analisi nel settembre del 1994... E ci sono ancora.
Anche se vado una sola volta al mese. Ma questo anche perché l'ho scelta
come possibile, futura professione :-) e i tempi si sono ulteriormente
allungati.)
> quante volte a settimana dovevi andare?
All'inizio, andavo (se andavo, perché una fortissima "resistenza" mi
faceva saltare spesso e volentieri le sedute..) due volte la settimana.
> quanto spendevi?
Allora il costo era di 60.000 lire a incontro. Ed erano tassativamente
non più lunghi di 50 minuti.
Il prezzo è aumentato molto gradualmente negli anni(Ora 60 €) Così come,
negli anni, gli incontri si sono via, via diradati. Tranne in alcuni
periodi in cui, per necessità, tornavano ad essere due ore a settimana.
L'incontro singolo, gradualemente, è divenuto sempre meno rigido; nel
senso che il tempo poteva variare da 50 minuti ad un ora e un quarto.
Trovo che sia un prezzo del tutto ragionevole. Ho notato che varia
molto, da città a città. (A Milano i prezzi raddoppiano, ad esempio..)
Ma se una persona ha una valida formazione, di solito il suo prezzo vale
il suo impegno.
> Come si svolgevano le sedute?
Fissati di volta in volta, gli incontri erano in uno studio. Sedevo su
una sedia. Il lettino è venuto dopo. Io non ho mai trovato che la mia
psicoanalista fosse troppo silenziosa. Anzi i miei ed i suoi interventi
erano grosso modo della medesima "quantità".
La priorità è sempre stata data 1) alla libera scelta degli argomenti,
alla libera associazione, alla totale libertà di parola la quale,
sopratutto all'inizio, spettava per prima a me in maniera
imprescindibile. Se non riuscivo, e avveniva spesso, calava il silenzio.
Mentre nella mia mente si affollava di tutto. Sopratutto le più svariate
forme di censura e vergogna e selezione. Cosa che in certo senso è
fisiologica ed anzi è proprio sulla censura silenziosa che il terapeuta
deve essere in grado di lavorare. Se questa durava troppo, ricevevo un
aiuto. Come ad esempio un ulteriore rassicurazione sul "sentirmi libera"
di dire qualsiasi cosa volessi, anche se pensavo che non "c'entrasse
nulla" con quello che stavamo facendo, oppure ricevevo domande. 2) Sui
sogni. Altra priorità sul resto. Questo sopratutto all'inizio. A volte
esaminavamo anche disegni. Altre volte ho cercato su suo suggerimento di
disegnare di fronte a lei. Altre volte ancora ho portato i miei disegni
di bambina. Altre volte ci aiutavamo con passi di libri. Ed essendo lei
esperta di fiabe, mi hanno aiutato moltissimo le fiabe.
Ma la cosa che forse mi ha aiutata più di tutte è stata il fatto che
tenevo già per conto mio un diario.
Scrivevo di continuo. E lo faccio tutt'ora. Non esagero se dico che
scrivere è stata la mia salvezza. Così se non riuscivo a parlarle...
leggevo! Era un ottimo modo per parlare di sé ed avere al tempo stesso
una sorta di distacco; che risiede proprio nel fatto di aver scritto in
un altro momento, a volte anche poco prima di entrare nel suo studio,
quei pensieri.
>> di conseguenza le difficoltà e le sofferenze in ambito
>> erotico-sessuale sono state "risolte" in contemporanea con un infinità
>> di altri aspetti della mia persona non scindibili/divisibili tra loro.
>
> beh questo potrebbe essere solo un bene...
Sì. :-) E' un bene. Un bene profondo e Duraturo. La mia sessualità non
"funziona" sempre. Ma non ne soffro più così tanto.
> no no... lui sa già tutto.... e ha tentato di tutto, ma non si è
> combinato nulla...
Ah. Ok.. Questa è già un ottima cosa. Anche se dici che vi siete
rassegnati a vivere questa specie di patto di cui parli..
Ma le cose possono cambiare.
>> Primo?..Facciamo il primoB. Perché forse il primo-primo, il primo A,
>> sarebbe quello di potersi permettere di staccarsi, anche solo per poco,
>> da questa "sessualità solitaria" che è IMHO (IMHO?) una *protezione*
>> da una altro tipo di sessualità, ovvero quella a due, appunto.
> Si questo a periodi succede... tranne che poi non avendo soddisfazioni
> di nessun tipo dal rapporto a due ricado in quello "a uno"... Per
> dirla in modo un po' brutale... dopo mesi senza orgasmo ho una
> voglia..... e quindi lo rifaccio....
>
Adesso in realtà mi verrebbero in mente dei "suggerimenti" da poterti
dare, dato che mi stanno tornando in mente con più chiarezza le mie
vicende e le soluzioni che ho adottato negli ultimi tempi vedendo che in
qualche modo hanno funzionato..
(Fermo restando l'aiuto dell'analisi.)
Io per trovare piacere che sfoci nell'orgasmo continuo ad aver bisogno
di pensare ad altro. Molto spesso, paradossalmente, nelle mie fantasie
c'è il mio uomo, in altri casi lui più altre sagome, in altri casi
ancora una sagoma sconosciuta e lui che osserva.
Lui lo sa e, quando riesco, lo informo delle mie fantasie. Ma più spesso
non riesco.
Lui non concepisce un rapporto sessuale in cui io non ho orgasmo. Tanto
che il suo piacere a sua volta più estremo deriva proprio dal vedermi e
sentirmi mentre lo provo io. Se io mostro difficoltà si rifiuta di
continuare. Questo mi mette in una situazione un po' penosa.
Il dilemma terribile che ogni volta mi si è posto è: forse non lo amo;
forse lo sto rifiutando..
Al tempo stesso non mi capacitavo di questo rifiuto perchè sono
innamoratissima.
Ho trovato ed accettato, per ora, sperando che le cose migliorino
ulteriormente, il compromesso di stare con lui senza stare del tutto con
lui. Con la mente e il corpo un po' altrove; per accettare questo mi
dico che non è un inganno o un tradimento: La mia sessualità solitaria
può coesistere in un rapporto a due, dove ogni tanto ci sono, ogni tanto
no. Questo mi permette di non dover rinunciare né all'una né all'altra.
Insomma per avere un'orgasmo io devo necessariamente astrarmi
completamente; rinunciare mio malgrado al suo sguardo, che mi getterebbe
di nuovo nella realtà a due; bellissima, ma priva di piacere intenso, se
si esclude il piacere comunque intenso di stare insieme, abbracciati ecc
Non so se ho spiegato e se capisci cosa intendo dire...
Mi sdoppio. Ma siccome l'ho sempre fatto,(anche se nelle altre relazioni
poco mi importava dell'altro perché non ero innamorata, quindi era uno
sdoppiamento diverso, e meno doloroso), mi riesce facile. Anzi è
spontaneo. Il fatto sta nell'accettarlo come necessità e primo passo....
Finisco qui, altrimenti.... :-)
>Braveheart ha scritto:
>>> hai una compagna?
>>> Perchè la masturbazione compulsiva ti crea problemi poi nel sesso a
>>> due?
>>
>>
>>
>> No, non ho nessuna compagna. Il punto però è che mi masturbo fin da
>> quando avevo 5-6 anni.
>
>Scusa, ho capito bene, *5-6 anni * non é un errore di battuttitura.
no