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ancora sui partigiani sovietici in italia

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marc

unread,
Jul 12, 2007, 8:44:03 AM7/12/07
to
Salve a tutti, vi seguo con grande interesse da un paio di anni. Ho
letto oggi una discussione di qualche settimana fa e riprendo qui
l'argomento.

Sui 'partigiani russi' ho compiuto una lunga ricerca, quando
ebbi occasione di fare un documentario su di loro, con
particolare riferimento al Piemonte, per conto di Russkij Mir
(l'ex italia-URSS) di Torino. Da tale lavoro stiamo ricavando oggi
una 'versione nazionale' della cosa.

La loro vicenda è molto interessante per vari motivi: leggete - se
volete - con pazienza,
cercherò la sintesi, ma le cose da dire sono tante:

La cifra indicata da Galleni di circa 5500 sovietici nella Resistenza
italiana non è campata per aria e si basa suoi ruolini di
smobilitazione delle brigate nel '45. Credo proprio che nessuno avesse
interesse ad inserirvi dei nomi di 'russi' inesistenti.
Più che altro erano scritti tutti sbagliati, o c'è il solo nome di
battaglia e tra parentesi 'sovietico'. (questo creerà problemi,
ultra)

Di questi circa 5500 più del 10% morì combattendo in Italia. (solo in
Piemonte furono 62 caduti su 717 attivi - contati, fidatevi).
Le regioni con una maggiore loro presenza furono - oltre il Piemonte -
l'Emilia, la Liguria il nord della Toscana e qualcosa in Veneto. Ma ce
ne fu un gruppo consistente anche in Lazio. Furono più o meno
dappertutto.

Tra loro i prigionieri di guerra furono una esigua minoranza. Una
minoranza importante perché ideologizzata, antifascista, antinazista.
Furono gli ex POW la 'prima ondata' di sovietici nelle formazioni
partigiane. Pochi e molto motivati. Più che prigionieri degli
italiani, erano prigionieri finiti in campi italiani anche se si erano
arresi ai tedeschi - questo non so perché, presupporrebbe una certa
'mobilità' dei prigionieri tra campi tedeschi e italiani, che non mi
spiego con motivi di salute. Ad esempio il tanto citato (troppo, poi
vedremo il perché) Fedor Poletaev era un sottuficiale d'artiglieria
controcarro e fu fatto prigioniero nella sacca di Smolensk dove gli
italiani erano presenti solo col pensiero, eppure finì a Tortona...

L'otto settembre - dicevo - molti prigionieri russi si diedero alla
macchia, alcuni di loro avevano già avuto contatti clandestini con gli
antifascisti. Qualcuno di loro sapeva dunque dove e da chi andare e si
portò dietro gli altri. Due esempi piuttosto noti sono quelli di A.
Tarasov e di Volodija Pereladov: il primo si rifugiò per varie
settimane da papà Cervi - e ne divenne l'ottavo 'figlio' russo - il
secondo si diede alla macchia. Insieme fondarono - da lì a poco - il
famoso 'battaglione sovietico d'assalto' che sarà il protagonista in
Emilia di tantissimi fatti d'armi, tra cui la conquista di
Montefiorino e la sua difesa. Il 'battaglione sovietico d'assalto'
era composto da circa 200 uomini con tanto di bandiera rossa con
scritte in cirillico, ufficiali e commissari sovietici, ordini in
russo e avevano trovato anche - chissà dove - qualche pepescià e
munizioni relative - oltre alla 'normale' dotazione partigiana.

In un secondo tempo (dalla primavera estate '44) nelle brigate ci fu
l'arrivo dei disertori: Hiwi, Todt e Wehrmacht. Studiosi tedeschi - ho
i libri a casa e adesso sono in studio - affermano che in italia i
russi al seguito dei tedeschi fossero parecchi: più di 150.000. Non è
nemmeno questa una cifra irragionevole: c'erano i cosacchi di Krasnov
nell'Adriatische Küsterland che da soli erano più di 50.ooo e poi la
divisione turkestana, i battaglioni georgiani, tartari di Crimea,
ucraini e poi gli hiwi e i prigionieri schiavizzati della Todt a
lavorare su ponti e ferrovie (e nelle città bombardate).

Solo alcuni di essi avevano avuto contatti con il movimento di Vlasov:
soprattutto comunisti oppositori del regime staliniano, nazionalisti,
avventurieri vari o semplicemente gente che aveva avuto dei morti in
famiglia durante le purghe degli anni '30 o - soprattutto caucasici,
cosacchi e ucraini - con le famiglie sterminate dai Rossi durante la
guerra 1918-21.
Qua e la in Italia si trovano incise nella roccia vicino a dove i
russi passati coi tedeschi facevano i turni di guardia degli scudetti
POA (ROA). Ma la maggioranza dei sovietici passati con i tedeschi
erano dei 'prigionieri puri' che avevano semplicemente preso il treno
dell'arruolamento nella Wehrmacht o nella Todt per sfuggire a morte
certa nei campi di prigionia tedeschi (dove morirono, tra '41 e '45,
cira 5 milioni di prigionieri sovietici). Un ex partigiano georgiano
che vive ad Intra dove si è sposato nel '45 con una eroina della
Resistenza locale mi ha detto che nella Todt i sovietici - li chiamo
così perché di 'russi-russi' ce n'erano effettivamente pochi -
facevano a gara per farsi mandare in Italia o in Jugoslavia per poi
scappare dai partigiani.

SU TUTTI INCOMBEVA IL PRIKAZ 270 dove veniva comminata la pena di
morte a chi si arrendeva al nemico e autorizzava la ritorsione sulle
famiglie. E si erano arresi tutti, anche quelli che poi fondarono i
'battaglioni sovietici d'assalto', mica solo quelli che poi
confluiranno nella 162° divisione turkestana o nella ROA... Perché si
fossero arresi è presto detto: un altro ex partigiano ucraino ancor
oggi residente in Italia (e fatto prigioniero in Crimea) mi ha detto:
'...circondati, dopo dieci giorni che non ricevevamo viveri, una
settimana dopo che gli ufficiali superiori erano scomparsi tutti,
quando abbiamo finito le munizioni ci siamo arresi, che cosa dovevamo
fare?...'

INSOMMA: tra Prikaz incombente e successi dell'Armata Rossa - di cui
gli 'ideologizzati' della prima ondata andavano tenendo informati
quelli che ancora erano in feldgrau con volantini ciclostilati scritti
in puro stile 'qui radio Mosca, morte al fascismo e ai traditori'
molti sovietici della Wehrmacht e della Todt passarono ai partigiani
italiani. I quali li andavano a reclutare anche per conto proprio,
affronando molti rischi: in molti finirono vittime di imboscate
mascherate da false diserzioni di 'russi'.

Se in 5.500 passarano ai partigiani, gli altri rimasero coi tedeschi,
combattendo lealmente e arrendendosi agli americani il 28 o il 30 di
aprile, belli inquadrati, con tutto l'equipaggiamento in ordine e
sulla via del Brennero. A parte i pochi reparti mandati in linea,
generalmente i 'russi' di Kesserling controllavano il territorio,
strade ferrate e retrovie del fronte soprattutto. Poi c'erano gli
specialisti del terrore: provate ad andare in val Borbera, per
esempio, e dite che state facendo un documentario sui 'mongoli':
le vecchie signore - ancora terrorizzate - vi chiuderanno le persiane
in faccia e vi diranno di andar via, che ne hanno già avuto
abbastanza...

Il responsabile della SIP (servizio informazioni partigiano) di quelle
parti - dove c'era la garibaldina Pinan Cichero, una delle più
agguerrite formazioni partigiane d'italia - persona serissima, mi
confermava che gli stessi tedeschi davano i Mauser ai mongoli solo
quando andavano in azione, altrimenti 'quelli' si sparavano tra
loro...

Nella 'Pinan Cichero' c'era ache Fedor Poletaev con una quarantina di
sovietici e 'quel' giorno in cui morì e per cui fu poi insignito negli
anni sessanta del titolo di Eroe dell'Unione Sovietica - unico
partigiano russo all'estero - lo scontro era proprio tra un
distaccamento della Cichero - con molti russi - al comando di
'Toscano' e i famigerati 'mongoli'. Rossi contro Bianchi, come nel
'19, ma in mezzo alle montagne liguri.
In ogni caso, dalle grida, Fedor si accorse che gli altri erano dei
'mongoli', mollò il mitra si tirò su e cominciò a gridargli cose in
russo, una parte dei mongoli si consegnò, qualcuno invece scappò,
sparacchiando da lontano un po' a casaccio e così morì Poletaev.
Una morte accidentale, dice Toscano. Fedor fu fatto Eroe per altri
motivi:
- era stato un prigioniero fuggito della 'prima ondata' e dunque non
si era mai arruolato nella Wehrmacht
- Fedor morì combattendo contro i mongoli e dunque lavando l'onta
degli 'altri russi' (in Europa occidentale gli unici 'russi' che la
gente aveva visto erano quelli della Wehrmacht)
- in qualche modo dal nome di battaglia partigiano di 'Poetan' si
riuscì a identificare con sicurezza l'artigliere dell'Armata Rossa
'Fedor Poletaev' fuggito nel settembre '43 dal campo di prigionia di
Tortona
- SOPRATTUTTO: c'era l'accordo con l'ENI e la FIAT nell'aria.

In verità, Toscano e gli altri della Cichero volevano dar la medaglia
ad un altro sovietico, uno studente di Odessa ben diversamente
meritevole, ma non si è mai capito se si chiamasse Sasha Kirikov o
Kirinov o Kikirikov e dunque l'Eroe finirà per doverlo fare il buon
Fedor...

Abbiamo trovato - oltre a un romanzo su Fedor scritto nella più pura
imitazione dello stile di Sholokov - un bellissimo film di propaganda
sovietica in cui si assiste alla visita a Genova della moglie e del
figlio di Poletaev negli anni '60, alla loro visita ai cantieri navali
dove gli operai italiani fanno vedere loro la superpetroliera in
costruzione che hanno deciso di chiamare: 'Fedor Poletaev' e una 'via
Poletaev' a Genova. La petroliera non è mai esistita, la via - 50
metri scarsi - c'è ancora adesso.

______

I partigiani russi, alla fine della guerra, al ritorno in URSS ebbero
una pessima sorpresa: quasi tutti furono internati insieme ai
'vlasovici' anzi, già sulle tradotte per l'URSS furono messi insieme
ai 'Bianchi', filonazisti e partigiani insieme. Questo per via del
PRIKAZ 270: tutti, vlasovici e partigiani si erano prima di tutto
arresi...
Uno di loro, il padre, riuscì a mandare da Bratislava una cartolina al
figlio e al fratello ancora a Villar Perosa (erano stati tutti e tre
partigiani con gli autonomi) dicendo loro di non sognarsi di ritornare
in patria, che già al Brennero l'avevano messo con i cosacchi...
Quel padre morirà in un gulag di lì a qualche anno.

Anche il mitico Volodjia Pereladov - quello del 'Battaglione sovietico
d'assalto' medaglia d'oro inglese e italiana sul petto finirà in un
gulag. Lui che a quelli della Wehrmacht aveva solo e sempre sparato,
altro che arruolarsi... Lui che aveva sfondato la Gotica due volte -
andata e ritorno - coi suoi e poi in primavera con gli inglesi dietro,
Pereladov al porto di Odessa verrà preso a sputi dalla gente per
strada e poi internato. Pereladov in seguito scriverà poi due libri:
uno tenerissimo di ricordi partigiani italiani e l'altro amarissimo di
galere russe, di 'commissioni di valutazione', di 'rieducazione' di
casa e lavoro difficili da trovare anche quando Krushëv li riabilitò
tutti...

Cosa rimane di loro nei ricordi della gente italiana? Molto di umano e
poco di politico o di militare. Anche se avreste dovuto vedere come
luccivano gli occhi di molti garibaldini quando raccontavano che i
'russi' parlavano loro di Stalin e della collettivizzazione,
dell'ateismo e delle fabbriche... O i comandanti italiani più
'guerriglieri' che si ancor oggi si emozionano perché '...sai: 'loro'
sotto il fuoco non si muovevano, tenevano la posizione e poi
avanzavano, in catena, l'uno dietro l'altro, coperti, altroché i
nostri...'
Altri ricordano di come fossero durissimi tra di loro: per un furto
non c'era il 'palo', ma direttamente la fucilazione (c'è una
spegaziane anche a questo: '...sai, ci mostravano l'uomo nuovo
sovietico, e la notte prima bevevano tutti insieme: il condannato e il
picchetto e nessuno piangeva...').
TUTTI ricordano che bevevano qualsiasi cosa, anche il kerosene.

Ottimi soldati, 'tenevano la posizione': spesso in possesso di DUE
addestramenti militari: Armata Rossa e Wehrmacht, insegnarono ai
nostri ragazzi a fare la guerra e sbrigarono loro le situazioni più
difficili. Spesso i comandanti italiani lasciavano che agissero in
gruppo e vederli partire all'attacco era comunque esaltante:
'...l'Armata Rossa quella di Stalingrado, di Kursk era lì con te, sai:
hurrà!...'
'Tenevano la posizione' ma c'erano anche le eccezioni: i 'colpisti'
geniali, quelli che si travestivano da tedeschi e li facevano
impazzire, come il mitico capitano Danilov (anche se - inter nos - il
nome mi sembra serbo) in Friuli che aveva sempre dei 'partigiani
prigionieri' da consegnare, travestito da ufficiale SS e con buona
scorta di russo-tedeschi o ai tedeschi stessi o ai repubblicani: come
andasse a finire, è facile immaginare.

Qualche partigiano reduce dell'ARMIR ci sapeva anche parlare insieme,
se no loro imparavano alla svelta l'italiano. E poi erano competenti:
gli esplosivi paracadutati li sapevano maneggiare loro, mica i ragazzi
di diciott'anni renitenti alla leva di Salò... E così i pezzi
controcarro: l'unico elefantino che entrò in azione alla liberazione
di Torino lo maneggivano loro... Erano anche, molti di essi, buoni
cacciatori, cosa apprezzatissima in montagna, inverno '44 il più
freddo degli ultimi vent'anni...
E quando il 25 aprile Moscatelli entrò in Milano ancora presidiata da
tutti (Decima, milizia, tedeschi) chi volle con sé, prima formazione
partigiana ad entrare in città? Ma il battaglione georgiano, no...
Trecento georgiani efficientissimi comandati da un leggendario
capitano dell'Armata Rossa, 'il Kote', eroe dell'Ossola e della
battaglia di Gravellona...

Non fecero troppe distinzioni politiche: l'ambiguissimo 'autonomo'
Mauri - che faceva trattative private coi tedeschi - aveva anche lui i
suoi russi, così come i garibaldini e i gielle. Dei russi e dei gielle
c'è da raccontare un aneddoto singolare: in una zona dove erano
egemoni - il cuneese occidentale - gli anticomunisti GL festeggiarono
insieme coi loro sovietici il 18 ottobre (Rivoluzione d'ottobre) con
una bella parata generale in quel di Monterosso Grana, armi lucide e
bandiera rossa in testa. Poi il maggiore Konov tenne un bel discorso
prima in russo e poi in italiano e si festeggiò un po'...

Altra cosa che rimane di loro in Italia sono i figli. Un certo numero
di partigiani sovietici non tornò in URSS. Di quelli che restarono,
molti si sposarono. Qualcuno ancora vive qui ed è nonnoi. Altri
rientrarono e i figli avuti con le italiane rimasero qui. Le ragazze
di allora dicono ancor oggi che 'i russi' erano generalmente giovani e
belli e poi, poverini 'erano così lontani da casa...'

Forse l'ultima cosa che rimane da dire di loro sono gli amici. Ho
conosciuto tante persone che negli anni '60, '70, '80 e oltre, finché
l'età è stata clemente, andavano OGNI ESTATE a trovare i loro compagni
sovietici. Gente che ha tuttora la casa piena di ninnoli georgiani,
ucraini, russi. Tappeti, samovar, quadri, balalaike, tazze e tazzine,
gigantografie di Stalin, Marx, Engels, Lenin e tante fotografie,
fotografie, fotografie. A Tiblisi anziché a Rimini. Una di loro in
nostro onore ci aprì uno spumante di Crimea di vent'anni,
assolutamente imbevibile. Lei piangeva e ci parlava del capitano Bruno
che era amico del Kote...

Sisto

unread,
Jul 12, 2007, 11:20:28 AM7/12/07
to
marc ha scritto:

> Salve a tutti, vi seguo con grande interesse da un paio di anni. Ho
> letto oggi una discussione di qualche settimana fa e riprendo qui
> l'argomento.

molto interessante , grazie !

--

questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it

Message has been deleted

.sergio.

unread,
Jul 13, 2007, 5:13:36 AM7/13/07
to
marc ha scritto:

> Salve a tutti, vi seguo con grande interesse da un paio di anni. Ho
> letto oggi una discussione di qualche settimana fa e riprendo qui
> l'argomento.

> Sui 'partigiani russi' ho compiuto una lunga ricerca, quando
> ebbi occasione di fare un documentario su di loro, con
> particolare riferimento al Piemonte, per conto di Russkij Mir
> (l'ex italia-URSS) di Torino. Da tale lavoro stiamo ricavando oggi
> una 'versione nazionale' della cosa.

ciao marc,
molto interessante il tuo articolo, grazie.
Se hai del materiale in formato elettronico su questo argomento e se
vuoi/puoi mandamelo pure al mio indirizzo email. grazie.
E se esiste altro materiale pubblicato e reperibile indicamelo pure qui
sul ng (visto che il tema interessa anche altri utenti).


> Di questi circa 5500 più del 10% morì combattendo in Italia. (solo in
> Piemonte furono 62 caduti su 717 attivi - contati, fidatevi).
> Le regioni con una maggiore loro presenza furono - oltre il Piemonte -
> l'Emilia, la Liguria il nord della Toscana e qualcosa in Veneto. Ma ce
> ne fu un gruppo consistente anche in Lazio.

dove combatterono nel Lazio?



> 'Tenevano la posizione' ma c'erano anche le eccezioni: i 'colpisti'
> geniali, quelli che si travestivano da tedeschi e li facevano
> impazzire, come il mitico capitano Danilov (anche se - inter nos - il
> nome mi sembra serbo) in Friuli che aveva sempre dei 'partigiani
> prigionieri' da consegnare, travestito da ufficiale SS e con buona
> scorta di russo-tedeschi o ai tedeschi stessi o ai repubblicani: come
> andasse a finire, è facile immaginare.


non è detto che sia serbo visto che io ho conosciuto a Mosca dei Danilov.

saluti
Sergio

marc

unread,
Jul 17, 2007, 6:27:42 AM7/17/07
to

.sergio. ha scritto:


> E se esiste altro materiale pubblicato e reperibile indicamelo pure qui
> sul ng (visto che il tema interessa anche altri utenti).

ciao sergio!

Il riferimanto più esaustivo è cartaceo ed è quel libro di Galleni
che tu stesso hai segnalato. Posso aggiungere che di quel libro
ci sono due versioni e che la più recente, a cui faceva riferimento la
tua segnalazione
- 'Ciao Russi' - è semplicemente una riduzione a un terzo di un ben
più poderoso volume
di Galleni 'I partigiani sovietici nella Resistenza italiana' Roma
1967 che si può trovare
oramai solo in biblioteche civiche o degli Istituti della resistenza o
di Fondazioni.
Galleni nel dopoguerra era l'incaricato del PCI per le relazioni con
gli ex combattenti stranieri
della resistenza italiana, e dunque soprattutto con i sovietici, ma
anche con i
cecoslovacchi e gli jugoslavi.
Pereladov come dicevo ha scritto due libri quello italiano sul
'Battaglione russo d'assalto'
è esuritissimo - io ne ho una copia - quello russo 'La confessione' è
reperibile in Russia.

Altre fonti sono i ricordi e le memorie dei partigiani italiani. Nei
loro racconti prima o poi dei
'russi' saltano sempre fuori, un esempio su tutti: nel notissimo
'Diario partigiano' di Ada Gobetti si parla
anche di loro. Ovviamente nelle memorie partigiane italiane prima di
tutto si dava rilievo alle
gesta e ai problemi italiani e solo incidentalmente si parlava degli
stanieri.
Anche per questo Galleni decise di scrivere di loro: il loro
contributo (ma anche quello di cechi, jugoslavi,
francesi e addirittura di austriaci e di disertori tedeschi) fu troppo
importante, militarmente e
umanamente - oltreché come 'lievito' politico per una generazione cui
la nozione stessa di politica era stata
scientemente sottratta - da dover essere citato solo a margine del
racconto di vicende dove
invece ebbero un ruolo fondamentale. Anche solo statisticamente si
calcola che il
contributo di stanieri alla Resistenza sia stato qualcosa di molto
vicino al 20 per cento
degli effettivi delle formazioni effettivamente schierate sul terreno
nell'inverno '44.

In rete c'è qualcosa di italiano, cerca nel sito dell'ISRAL Istituto
storico della resistenza
in provincia di Alessandria per Poletaev o in Emilia per Pereladov,
Tarasov e Montefiorino.
O altrimenti digitare su Google i nomi di qualche partigiano russo,
prova: Konov, Volkov,
Musolishvili e qualcosa vedrai - poco - viene fuori.

Su tutta la vicenda dei sovietici passati con Hitler, per restarci o
per passare con i partigiani
ci sono invece svariate fonti in internet, ne segnalo alcune da cui
partire per approfondire su Vlasov
POA, Hiwi, legioni varie, Todt, ost-battaglioni, etc:
http://www.roa.ru/
http://wilk.wpk.p.lodz.pl/~whatfor/m_rus_roa.htm
http://ostbataillon.fromru.com/
http://www.lexikon-der-wehrmacht.de/inhaltsverzeichnis1.htm
http://forum.axishistory.com/
http://www.feldgrau.com/
c'è tutto un mondo da scoprire, la cui memoria è stata di recente
impugnata e sbandierata
da tanti gruppi e gruppetti che - come del resto anche Solženicyn -
affermano che lo 'spirito russo'
durante la Grande Guerra Patriottica si schierò contro Stalin.

>
>
> dove combatterono nel Lazio?

Per la tua domanda sui sovietici nel Lazio ti rimando a Galleni:
furono circa 180
e agirono soprattutto di contrasto ai trasporti tedeschi sulle vie di
comunicazione
che portavano ai fronti di Anzio e Cassino insieme agli italiani, ma
anche da soli
in piccoli gruppi autonomi ospitati clandestinamente - tra mille
rischi - nelle cascine.
Molti di essi furono invece con le SAP in città e - curiosità - quando
entrarono
gli anglo americani in Roma i sovietici fecero un proprio corteo con
bandiere rosse
e canti che 'liberò' Roma pure lui. (ovviamente si diffuse la voce tra
i romani che dal sud arrivava anche l'Armata Rossa).
Qualche giorno dopo furono ricevuti dal Papa che li ringraziò e
ringraziò attraverso loro
tutta l'Armata Rossa e il popolo sovietico per l'immenso sforzo fino
ad allora profuso,
preconizzando la futura vittoria delle armi sovietiche sul fronte
orientale.
Di tale udienza e delle parole del Papa fu dato certo risalto
sull'Osservatore romano
del giorno dopo. Insomma: benvenuti cosacchi, abbeverate pure i vostri
cavalli...

dido

unread,
Jul 17, 2007, 7:13:21 PM7/17/07
to
marc ha scritto:
-si veda dopo-

Parto dalla fine. Le cose che avete scritto, almeno cosi' come esposte
sono prive di fondamento. O meglio, per _me_ sono prive di fondamento.
L'affermazione che i russi hanno partecipato alle guerra di liberazione
_deve_ essere dimostrata e a nulla vale una fonte, anche se ripetuta, di
parte. Anzi di partissima.
Sono in soggezione a smontare un'affermazione, quella dell'oggetto, che
invece ha come esigenza quella della dimostrazione.
Spero che venga fuori qualcosa di buono.

Si puo', al massimo, considerare un piccolo gruppo di russi (sovietici),
disertori o imboscati che ha fatto la "sua" guerra, ma da qui a
sostenere che in Italia c'e' stato un altro popolo di vincitori e
conquistatori oltre la pletora di eserciti che operava, dai polacchi ai
neozelandesi, dagli jugoslavi agli algerini, dai senegalesi ai francesi,
ce ne vuole.


> Il riferimanto più esaustivo è cartaceo ed è quel libro di Galleni
> che tu stesso hai segnalato. Posso aggiungere che di quel libro
> ci sono due versioni e che la più recente, a cui faceva riferimento la
> tua segnalazione
> - 'Ciao Russi' - è semplicemente una riduzione a un terzo di un ben
> più poderoso volume
> di Galleni 'I partigiani sovietici nella Resistenza italiana' Roma
> 1967 che si può trovare
> oramai solo in biblioteche civiche o degli Istituti della resistenza o
> di Fondazioni.
> Galleni nel dopoguerra era l'incaricato del PCI per le relazioni con
> gli ex combattenti stranieri
> della resistenza italiana, e dunque soprattutto con i sovietici, ma
> anche con i
> cecoslovacchi e gli jugoslavi.

Il riferimento piu' esaustivo e' anche l'unico.
Cos'e' la materia e' poco interessante?
Il testo del '67 e' stato pubblicato dagli Editori Riuniti, casa
editrice del Partito Comunista, e scritto da un funzionario del Partito
Comunista.
La riedizione e' del 2001, anno della morte dell'autore ed ha un curatore.
L'autore era un'attivista del PCI e compare negli Atti Parlamentari,
seduta notturna del 22 gennaio 1952, in merito ad un'interrogazione
parlamentare sull'attivita' della forza pubblica intervenuta a Carrara
per interrompere una raccolta firme non autorizzata volta a chiedere la
riunione dei "cinque grandi". L'animatore della raccolta abusiva e'
proprio il Galleni.
Ricordo che quelli erano gli anni del problema del confine orientale e
la posizione del PCI era quel che era.
Cercare motivazioni a un libro tendenzioso nel '67, non e' necessario.

Bella prosa, poesia a tratti, ma quale fondamento ha? C'e' gente che
ricorda di tutto. E' storia? E' storia solo quando fa comodo?
Se ricorda un partigiano vale, se ricorda Pisano' (tanto per citarne
uno) no? Decide .sergio. chi vale e chi no?


> In rete c'è qualcosa di italiano, cerca nel sito dell'ISRAL Istituto
> storico della resistenza
> in provincia di Alessandria per Poletaev o in Emilia per Pereladov,
> Tarasov e Montefiorino.
> O altrimenti digitare su Google i nomi di qualche partigiano russo,
> prova: Konov, Volkov,
> Musolishvili e qualcosa vedrai - poco - viene fuori.
>

Cos'e' le pagine le hai fatte tu? Prova a digitare Ferrari e qualche
italiano che ha fatto quello che vuoi tu viene fuori!
Se funziona cosi' allora un grande matematico russo e buon didatta
Smirnov, qualche anno fa era anche il campione assoluto dello sci di
fondo. C'era qualche Smirnov partigiano? Partigiano, matematico e
sciatore. Ah, anche cuoco. E' cosi' che si fanno le ricerghe di Storia?
Cerca un nome e qualcosa viene fuori? Vale se faccio una pagina che
smentisce tutto? Poleatev era il nome storpiato di Poliakov, famoso
fisico russo? Mah.
Qui, nel news, si fanno coriandoli di citazioni, facendo i sofisti sulle
fonti e poi si prende per buono un nome storpiato che compare su google?
Sono perplesso. E lo sono di piu' perche' il visionario, quello che dei
libri legge il bianco tra una riga e l'altra e non il nero, ero io.

> Su tutta la vicenda dei sovietici passati con Hitler, per restarci o
> per passare con i partigiani
> ci sono invece svariate fonti in internet, ne segnalo alcune da cui
> partire per approfondire su Vlasov
> POA, Hiwi, legioni varie, Todt, ost-battaglioni, etc:
> http://www.roa.ru/
> http://wilk.wpk.p.lodz.pl/~whatfor/m_rus_roa.htm
> http://ostbataillon.fromru.com/
> http://www.lexikon-der-wehrmacht.de/inhaltsverzeichnis1.htm
> http://forum.axishistory.com/
> http://www.feldgrau.com/
> c'è tutto un mondo da scoprire, la cui memoria è stata di recente
> impugnata e sbandierata
> da tanti gruppi e gruppetti che - come del resto anche Solženicyn -
> affermano che lo 'spirito russo'
> durante la Grande Guerra Patriottica si schierò contro Stalin.
>
>

Resta il fatto che di sovietici disertori ce ne furono parecchi.
Tedeschi e Italiani pochi. Vorrei dire nessuno, ma meglio largheggiare;
pochi va bene.


>>
>>dove combatterono nel Lazio?
>
>
> Per la tua domanda sui sovietici nel Lazio ti rimando a Galleni:
> furono circa 180
> e agirono soprattutto di contrasto ai trasporti tedeschi sulle vie di
> comunicazione
> che portavano ai fronti di Anzio e Cassino insieme agli italiani, ma
> anche da soli
> in piccoli gruppi autonomi ospitati clandestinamente - tra mille
> rischi - nelle cascine.
> Molti di essi furono invece con le SAP in città e - curiosità - quando
> entrarono
> gli anglo americani in Roma i sovietici fecero un proprio corteo con
> bandiere rosse
> e canti che 'liberò' Roma pure lui. (ovviamente si diffuse la voce tra
> i romani che dal sud arrivava anche l'Armata Rossa).


Ale'. Roma Kaput dal mondo. Di questo passo, si arrivera' a concludere
cha a Roma, a "liberarla" c'era anche un _esercito_ di due Sammarinesi,
un _esercito_ di uno di Andorra e financo il pinguino dello zoo di
Napoli che sfilava sul carro del console in rappresentanza
dell'Antartide, di cui conservava la cittadinanza.

E poi scusa: nessun ombattente russo in sicilia, che non si sa come va a
finire, pochi nel Lazio, che la guerra e' ancora lunga, una moltitudine
in AltaItalia, che la guerra e' segnata. E' questa l'Armata Rossa?


> Qualche giorno dopo furono ricevuti dal Papa che li ringraziò e
> ringraziò attraverso loro
> tutta l'Armata Rossa e il popolo sovietico per l'immenso sforzo fino
> ad allora profuso,
> preconizzando la futura vittoria delle armi sovietiche sul fronte
> orientale.
> Di tale udienza e delle parole del Papa fu dato certo risalto
> sull'Osservatore romano
> del giorno dopo. Insomma: benvenuti cosacchi, abbeverate pure i vostri
> cavalli...

Ma e' il Papa che alla liberazione di Roma disse: "... Frenate gli
istinti del rancore, della vendetta e dell'egoismo coi sentimenti di
nobile e saggia moderazione e di accresciuto e soccorevole sollecitudine
verso i poveri e i sofferenti. ..." [tratto dall'Osservatore Romano del
7 giugno 1944]
Perche' se e' cosi' l'Armata Rossa ha capito poco. basta vedere cosa ha
fatto dopo. Altro che frenare.

Per concludere, chiederei, ai lettori del gruppo di discussione
considerazione in merito a:

1) prigionieri sovietici in Italia.
A me risulta che i prigionieri fossero competenza esclusiva dei
tedeschi. Gli Italiani dovevano consegnare i prigionieri ai Tedeschi e
vi fu anche qualche divergenza tra ufficiali italiani e tedeschi
sull'uso, scopo interrogatorio, di prigionieri sovietici.

2) campi di prigionia sovietici
Dove furono ammassati gli eventuali prigionieri sovietici?

3) Ho notizia che qualche sovietico e alcune sovietich_e_ vennero in
Italia nelle tradotte che riportavano gli Alpini a casa. Qualcuna, di
queste, rifiutata dalla famiglie di origine dell'alpino, dovette poi
arrangiarsi.
Son questi che poi han fatto i partigiani?

Rileggendo il post, mi accorgo che a tratti e' un po', come dire,
"spigoloso". In particolare, qualche passo sembra sconfinare nella
maleducazione e ancora peggio nella mancanza di rispetto per una persona
che non c'e' piu'.
Spero che non fraintendiate cio' che c'e' scritto. Prendetelo come
un'attacco veemente, sentito, alle tesi, non certo alle persone che le
sostengono.
Ho provato anche a riscriverlo, ma non mi viene. Potrei, certo, non
inviarlo, ma l'invio mi sembra necessario, perche' se non ci sono
obbiezioni la tesi "passa". E le obbiezioni "di quelli bravi", "di
quelli con i numeri alla mano" mancano.


Saluti, Dido.

Mirco

unread,
Jul 18, 2007, 1:52:29 AM7/18/07
to
dido ha scritto:

>
> Resta il fatto che di sovietici disertori ce ne furono parecchi.
> Tedeschi e Italiani pochi. Vorrei dire nessuno, ma meglio largheggiare;
> pochi va bene.
>

Ufficiale tedesco disertore te ne posso nominare uno: Il capitano Rudolf
Jacobs della Kriegsmarine.

Ha militato nelle formazioni partigiane che combatterono in garfagnana
e morì durante un attacco alla caserma delle Brigate Nere di Sarzana (SP).

E' stato insignito di medaglia al valor militare (argento, se non
ricordo male) dallo stato italiano

Michele

unread,
Jul 18, 2007, 3:16:17 AM7/18/07
to

"marc" <marc...@kinoetika.org> ha scritto nel messaggio
news:1184668062.3...@m37g2000prh.googlegroups.com...

>
> Altre fonti sono i ricordi e le memorie dei partigiani italiani.

Per coincidenza sono a conoscenza del fatto che recentemente, ad un
seminario tenuto dall'Università di Bologna, c'è stato un intervento sul
tema delle memorie (lettere, diari, resoconti vari) in merito. Ho dato
un'occhiata in rete ed ho trovato il programma, di cui vi riporto qui sotto
la prima parte. Non sono ancora disponibili, pare, gli atti.
L'intervento che interessa è l'ultimo dell'elenco parziale che segue.

CONVEGNO del SITLeC

TRADUZIONE COME

LUOGO DI INCONTRO E DI SCONTRO

Giovedì pomeriggio, 12 aprile. Ore 14.30

Aula Magna della SSLMIT, via Oberdan 1

SEZIONE STORICO-CULTURALE

LA STORIA "SU MISURA": PROBLEMI TRADUTTIVI E INTERPRETATIVI

(partecipazione degli studenti del Corso di Storia e cultura d'Europa)

Introduce: Patrizia Dogliani

Prima parte: Dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale

Carlo De Maria Alessandro Schiavi traduttore tra le due guerre mondiali e

(assegnista , SITLeC) il suo rapporto con la casa editrice Laterza

Patrizia Dogliani La traduzione "politica" del fascismo all'estero

(SSLMIT) con particolare attenzione alla Germania nazista

Dorena Caroli (EHESS/ L'esperienza dei partigiani russi in Italia

gruppo 60% SSLMIT) attraverso la scrittura e la traduzione di racconti e
diari


Nei
> loro racconti prima o poi dei
> 'russi' saltano sempre fuori,

Appunto.

Skalda

unread,
Jul 23, 2007, 9:25:54 AM7/23/07
to
On 12 Lug, 14:44, marc <marce...@kinoetika.org> wrote:

[...]


> 'via Poletaev' a Genova.
> La petroliera non è mai esistita, la via - 50
> metri scarsi - c'è ancora adesso.

Dove sarebbe questa via? Nei viari in mio possesso non risulta.

Skalda

Message has been deleted

Jurassic Park

unread,
Jul 24, 2007, 1:41:14 PM7/24/07
to

"Ciabattone" <allebomb...@bim.bum.bam> ha scritto nel messaggio
news:46a52882$0$36451$4faf...@reader5.news.tin.it...
> 15:25, lunedì 23 luglio 2007, Skalda:
> Manco nel mio navigatore.
La via esiste: si chiama Via Fiodor, e si trova tra la fine di Via Corsica e
Corso Aurelio Saffi.
Almeno così risulta da Tuttocittà di Alice.
Su Wikipedia, digitando Fiodor Andrianovic Poletaev, si trova un articolo e
anche una sua foto.
Carlo "Jurassic Park"
Message has been deleted

Michele

unread,
Jul 26, 2007, 2:59:30 AM7/26/07
to

"Ciabattone" <allebomb...@bim.bum.bam> ha scritto nel messaggio
news:46a7c247$0$37205$4faf...@reader3.news.tin.it...
> 19:41, martedì 24 luglio 2007, Jurassic Park:

>> "Ciabattone" <allebomb...@bim.bum.bam> ha scritto nel
>>> 15:25, lunedì 23 luglio 2007, Skalda:
>>>> On 12 Lug, 14:44, marc <marce...@kinoetika.org> wrote:
>>>>> 'via Poletaev' a Genova.
>>>>> La petroliera non è mai esistita, la via - 50
>>>>> metri scarsi - c'è ancora adesso.
>>>> Dove sarebbe questa via? Nei viari in mio possesso non
>>>> risulta.
>>> Manco nel mio navigatore.
>> La via esiste: si chiama Via Fiodor, e si trova tra la fine di
>> Via Corsica e Corso Aurelio Saffi.
>> Almeno così risulta da Tuttocittà di Alice.
>
>
> Anche nel mio navigatore c'è questa via Fiodor, ma è strano che
> non ci sia il cognome.

Non direi. Per molte strade dedicate a partigiani, si usa il solo nome di
battaglia.

Tigre 31

unread,
Jul 29, 2007, 9:55:32 AM7/29/07
to

La polemica sui partigiani sovietici continua .
A quel tempo 63 anni fa , nelle due brigate partigiane della mia zona , 2°
Garibaldi e 2° G.L. , erano composte da renitenti di leva , un sottotenente
del R.E., ed un volontario in Spagna che aveva fatto, il salto della
quaglia per tempo , erano i comandanti, nessun sovietico.
Vi erano invece in una villa un comando tedesco di un centinaio di
soldati, inizialmente venivano nel paese senza armi la sera in libera
uscita, banchettavano e cantavano nelle trattorie e bar , dicevano che
veniva dal fronte russo e che era stata una guerra tragica.
Poi verso maggio del 1944, venivano con l' MP 40 a tracolla , salvo tre che
erano sempre disarmati , erano HIWI ex soldati dell'Armata rossa, passati
alla Wehermacht, erano tre del quasi milione , che collaborarono , per fame
o per ideologia anticomunista con i tedeschi,loro facevano il servizio di
corvee ai tedeschi.
Sul Vallo Atlantico erano il 15 % , idem a Stalingrado.
Un giorno nella piazza riuscii a parlare con uno di loro che indossava la
divisa tedesca, alto oltre un metro e 80 e sulla trentina di anni , fece
con un bastone un disegno dell'Europa nel ghiaino e disse che alla fine
della guerra Stalin , se' la sarebbe presa tutta.
Il reparto riorganizzato fini' al fronte che era poco sopra a Roma dell'
Hiwi non ne' seppi più niente.
L'anno dopo ero convittore e la guerra era un ricordo,avevo molti
foruncoli , ero un giovane adolescente, mi faceva gli impacchi e poi gli
strizzava un allievo più anziano di me ' , che era stato infermiere nella
divisione partigiana Arno, che era entrata in Firenze in Oltrarno il 4
agosto del '44.
Gli chiesi se' aveva sparato , mi disse che era stato fatto infermiere
perché aveva un libro di medicina, le armi erano esigue e quelle automatiche
rarissime , mi raccontò che nel reparto vi erano due soldati sovietici, che
essendo più pratici di loro renitenti di leva , avevano avuto in consegna un
Bren , lanciato dagli Alleati in Mugello.
Quando il fronte era a pochissimi km da Firenze , loro stufi della guerra ,
lo volevano attraversare per consegnarsi a gli inglesi, però volevano
portare l'arma e la cassetta dei caricatori , nel caso vi fosse da
scontrarsi con i tedeschi.
Successe un putiferio di questo mitragliatore pesante ne' avevano due
solo e se' i russi se' lo portavano via erano fregati , come facevano a
combattere contro i tedeschi solo con i '91.
Alla fine i due russi saltarono la linea di fuoco lasciando l'arma ai
partigiani., il munizionamento dei 2800 partigiani, dei quali 200 morirono
era pari a mezza ora di fuoco.
Un paio di anni dopo ero in Versilia, alla commissionaria Fiat, vi era un
bravo meccanico ex sottufficiale carrista dell'Armata Rossa , gli chiesi ,
come mai non era rientrato in Urss.
Mi spiegò che lui come tanti altri che erano caduti prigionieri quando
rientravano in Russia , finivano diretti in Siberia era meglio rimanere in
Italia.
La cifra di 5000 partigiani dell'Armata Rossa non credo sia contestabile ,
nei centro Toscana non vi erano campi di concentramento di prigionieri
sovietici.

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