Può succedere, talvolta, d'imbattersi in un buon libro di poesia e il
nostro modesto osservatorio letterario non può tenerne conto. "Fantasmi al
rallentatore" (Ediz. Oppure, 1999, pp. 68, £ 10.000) raccoglie 41 testi in
cui l'autore, Roberto Sonaglia, da prova di un notevole estro creativo. Le
poesie qui riunite trovano la loro originalità nell'impronta discorsiva; nel
modo di porsi vicino al lettore, come in un tentativo d'aprire con lui un
intenso e coraggioso dialogo; nella contaminazione con il mondo del cinema,
della musica, del fumetto che fa sì che i versi risultino veloci,
spiazzanti, spesso persino spassosi.
Fin dai primi testi della silloge si entra nell'ariosa officina poetica di
Sonaglia, si viene a conoscere l'ambito letterario in cui si muove, si
scoprono i punti di riferimento che caratterizzano la sua opera: continua
tensione visiva, ironia ed autoironia, rifiuto della parola fine a se
stessa. Non mancano momenti di intensa liricità, con strofe ben tornite,
versi armonici e suadenti (Ho tende di polvere/ sulle palpebre/ nidi di
pioggia in gola/ e brina fra i capelli), ma accostati a rime o ad assonanze
che "disturbano" l'orecchio (incontrario/aglio, faccia/caccia), come a voler
spezzare un incantesimo, dando l'impressione di un lirismo tenuto a freno
per pigiare più a fondo e in modo più deciso sul pedale del sarcasmo, della
dissacrazione (v. "La giornata di un vampiro" o "Dio: istruzioni e
avvertenze per un uso prolungato"), soprattutto quando si tratta di mettere
a fuoco un momento di sconforto o di evidenziare un distacco. Fra i testi ci
sono continui richiami e sottili tessiture, un ritornare su un pensiero per
svilupparlo diversamente, sia pure in modo del tutto imprevedibile.
Una esplorazione del proprio animo e della vita circostante portata avanti
con scrupolo, con intelligenza, persino ad occhi semichiusi pur di riuscire
a gettare lo sguardo oltre le cose, a fermare o quantomeno a "rallentare"
il veloce passaggio dei giorni, delle emozioni, dei pensieri, di tutti quei
"fantasmi" che popolano i nostri giorni. Non importa se capiterà d'
accorgersi di avere le mani vuote, se si corre il rischio di sprofondare in
paesaggi siderali o di ritrovarsi a camminare da soli in Antartide, magari
alla ricerca "dello spirito del moto relativo" o, al contrario, delle
proprie vecchie e rassicuranti dipendenze.
La poesia di Roberto Sonaglia la si ammira perché sa piegarsi a cogliere i
frammenti e i riflessi della vita, sorprende perché coinvolge ed appassiona
per i suoi dinamici ma nitidi versi (armonici e sonori o brevi e secchi come
colpi di martello che scolpiscono l'aria) alimentati da una tenace e arguta
riflessione.
La stessa riflessione che, oltre a dare sostanza etica alla poesia di
"Fantasmi al rallentatore", gli imprime un notevole spessore estetico:
Avevo cinque corde
consumate
sulla chitarra acustica.
La voce amplificata.
Un'istantanea nuova
già sbiadita,
una patente
fresca e già scaduta.
Finché
le stelle
mi sono cadute
dalle nocche:
ho aperto il pugno,
non c'erano più.
Nota bio-bigliografica
Roberto Sonaglia è nato a Umbertide (PG) nel 1966. Vive a Pisa, dove lavora
presso la redazione giornalistica di una emittente televisiva. Si occupa,
inoltre, di musica e traduce dall'inglese.
"Fantasmi al rallentatore" è il suo esordio letterario.
giugno 2000
Alex Brando