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«La bussola d'oro» kolossal dell'ambiguità

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Dec 13, 2007, 5:28:10 PM12/13/07
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Avvenire
«La bussola d'oro» kolossal dell'ambiguità
DI ALESSANDRA DE LUCA
A gli spettatori italiani che nei pros­simi giorni faranno la fila
per ve­dere il kolossal fantasy La busso­la d'oro - nei 450 cinema dove sarà
proiet­tato - senza aver letto il primo capitolo della trilogia di Phillip
Pullman dal quale il film è tratto, sembrerà insensato che le avventure di
una ragazzina in viaggio in un universo parallelo abbiano suscitato tanto
sdegno e polemiche tra i cattolici e gli evangelisti americani. Accusata di
fo­mentare l'ateismo tra i più giovani, la pel­licola è oggetto negli Usa di
boicottaggio da parte di numerosi gruppi di attivisti. Eppure nel film
(apparentemente) non vi è traccia di offesa al cristianesimo. La sto­ria è
infatti quella della piccola Lyra Be­lacqua che, entrata in possesso di una
bus­sola creata per indicare sempre la verità, si mette in cerca del suo
migliore amico rapito per conto di un'organizzazione chiamata Magisterium.
Ad aiutare la bam­bina ci saranno lo zio, che ha scoperto l'o­rigine di una
misteriosa polvere, una stre­ga buona, un avventuriero texano e un orso
polare armato di corazza.
Che siano allora i cristiani d'oltreoceano ad aver perso la bussola?
Niente affatto. E chi si accosterà al film avendo letto il libro di Pullman
se ne accorgerà. Perché la sa­ga dello scrittore britannico è profonda­mente
antireligiosa, cosa che deve aver creato non poco imbarazzo a Hollywood se
fin dall'inizio tutti, ma proprio tutti, dai produttori, al regista e agli
attori - Nicole Kidman in prima fila - hanno negato qua­lunque attacco al
cattolicesimo nel film. Il temibile Magisterium, ad esempio, che nella
pellicola consiste in una non meglio definita organizzazione tirannica tesa
a sottrarre agli uomini il libero arbitrio, nel romanzo si identifica con la
chiesa catto­lica. E se nella pellicola prevale il tema del­la cara, vecchia
lotta tra bene e male (co­me sottolineato anche dalla conferenza episcopale
americana, la quale non ha appoggiato apertamente il boicottaggio), il
messaggio della saga letteraria sostiene invece ciò che viene difeso da
gruppi a­teisti americani come Freedom from Re­ligion, e cioè: la religione
esercita una ve­ra e propria tirannia sugli uomini e biso­gna liberarsene.
Ma perché allora scegliere di tradurre per il grande schermo e per
un pubblico di giovanissimi una storia così apertamen­te anticristiana per
poi ripulirla cancel­lando un po' ipocritamente qualunque riferimento troppo
scomodo? Forse per­ché la cattolica Kidman non avrebbe mai accettato di
interpretare un film anticat­tolico. O forse perché il regista Chris Weitz,
autore anche della sceneggiatura, non a­veva le spalle abbastanza larghe per
af­frontare un tale sfida. Ma la ragione più e­vidente è che la New Line (la
casa di pro­duzione della trilogia de Il signore degli a­nelli)
ha investito una tale quantità di de­naro in questo progetto (oltre
210 milio­ni di dollari) da non potersi certo per­mettere il lusso di
perdere quella larga fet­ta di pubblico inevitabilmente offesa dal film.
Meglio lanciare il sasso, nascondere la ma­no, negare tutto e
sperare che una bella polemica contro il film lo aiuti al botte­ghino.
D'altra parte qualcosa dell'ateismo di Pullman è necessariamente
trasudato anche nella pellicola: l'anima dei perso­naggi, ad esempio,
vive all'esterno dei lo­ro corpi sotto forma di animale, idea che contrasta
con ciò che dice la Bibbia. E co­sa ne sarà poi di quel personaggio
chia­mato Dio e ucciso dalla piccola protago­nista nel terzo libro?
Ma c'è ancora un al­tro aspetto da considerare. In un circo me­diatico dove
le strategie di promozione si fanno sempre meno trasparenti, l'arrivo
del film nelle sale funzionerà certamente da traino per il libri di Pullman,
soprat­tutto in paesi, come l'Italia, dove la saga non è ancora così
popolare. Vale a dire che regista e produttori avranno pure filtrato il film
trasformandola in una favola per tutti, ma se La bussola d'oro spingerà il
giovane pubblico all'acquisto dei roman­zi per sapere in anticipo come andrà
a fi­nire il viaggio di Lyra, ecco che le preoc­cupazioni dei cattolici
risultano tutt'altro che insensate.

SIGNIS sconsiglia di far vedere ai bambini "La bussola dorata"
Anche se il film camuffa molte delle allusioni alla Chiesa contenute nel
libro
MADRID, lunedì, 10 dicembre 2007 (ZENIT.org).-
L'associazione cattolica per la comunicazione in Spagna, SIGNIS, ritiene
sensato che i genitori cattolici preferiscano che i loro figli non vedano il
film "La bussola dorata".

Lo si apprende da un comunicato emesso dalla Giunta direttiva
dell'istituzione dopo aver consultato i Vescovi della Commissione
per i Mezzi di Comunicazione della Conferenza Episcopale
Spagnola, secondo quanto ha comunicato il suo presidente, Juan Orellana.

Di fronte alle reazioni suscitate dal film in vari ambiti per il suo
presunto "anticattolicesimo", SIGNIS Spagna ha compiuto un'analisi
centrata esclusivamente sul film e non sul romanzo originale di Philip
Pullman, noto per la sua promozione militante dell'ateismo.

Secondo i comunicatori cattolici, "l'elemento più importante che può essere
interpretato come un'allusione alla Chiesa cattolica è il 'Magisterium',
un'istituzione tirannica che esercita il potere da secoli, soprattuto sui
bambini - anime innocenti - e contro i progressi scientifici".

"Ci sono altri elementi la cui interpretazione simbolica anticattolica è
chiaramente possibile, anche se sicuramente - senza essere ingenui - possono
non essere letti in questa chiave", prosegue SIGNIS.

Il comunicato si riferisce, ad esempio, "all'abbigliamento dei membri del
Magisterium con alcuni attributi che sembrano episcopali; al fatto che uno
dei cattivi si chiami Fra, come se si trattasse dell'appellativo che precede
il nome di molti religiosi; a un paio di dipinti che appaiono negli edifici
del Magisterium e che evocano rappresentazioni iconografiche cristiane o al
palazzo del Magisterium che si potrebbe vedere come allegoria del Vaticano".

Secondo SIGNIS, "anche se nessuno dubita della militanza antireligiosa di
certi romanzi di Philip Pullman, nel film quasi tutte queste allusioni
camuffate alla Chiesa passeranno inosservate alla maggior parte del
pubblico ignaro della polemica che ha preceduto la proiezione del film".

"Come filosofia di fondo - spiega -, il film propone un mondo in cui niente
e nessuno ha autorità - anche se nel film si parla a volte della 'verità' -,
un mondo in cui l'ultima parola cosmologica sembra averla il materialismo".

Per questo motivo, ai comunicatori cattolici "sembra molto sensato che i
genitori cattolici preferiscano che i loro figli non vedano questo film, per
le ragioni menzionate".

"Crediamo anche - riconoscono - che il camuffamento delle analogie
anticattoliche faccia sì che la sua presunta efficacia sia sufficientemente
diminuita e irriconoscibile da parte del pubblico giovane".

SIGNIS si rivolge ai genitori di fronte alla constatazione che il film può
invitare alla lettura dei romanzi di Pullman.


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