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[R] Non lasciarmi cadere

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Chicca Frollata

da leggere,
28 mar 2000, 03:00:0028/03/00
a
Non lasciarmi cadere


Ad Eleonora M., in ricordo
di tempi mai vissuti


Primo

Dicevi di essere uno scrittore, ma non ho letto mai niente di tuo. Dicevi
che il racconto più bello l'avresti scritto per me, solo per me, che dovevo
leggere prima di tutto quello, perché sarebbe stato il tuo capolavoro. E poi
scoppiavi a ridere. E anch'io ridevo, senza aver capito che c'era di tanto
buffo nella tua battuta. Ridevo così, per contagio, per quel tuo modo tanto
speciale d'essere coinvolgente in ogni cosa che facevi o dicevi. Poi, quasi
con cattiveria, mi ricordavi che s'era fatto tardi, che dovevo affrettarmi
per non perdere l'ultima corriera per la città. E intanto, senza neanche
rendertene conto, mi incidevi col fuoco nella memoria quei saluti senza
parole, quando prendevi per un momento la mia mano nella tua e camminavamo
guardandoci negli occhi, fino al cancello in fondo al vialetto, quel
maledetto cancello da cui non volevi più uscire. Qua ho tutto ciò che mi
occorre per vivere, mi dicevi per giustificare la tua codardia, la tua paura
di affrontare il mondo, quello vero, in cui mi ricacciavi ogni volta, quasi
a liberarti di un corpo estraneo, di un virus. Io mi ribellavo, ti accusavo
con durezza: tu non vivi! tu ti limiti a sublimare, e tu per tutta risposta
alzavi le spalle e ridevi ancora. E io allora sentivo di amare ogni tua
paura, ogni debolezza che cercavi di nascondere dietro quella tua eterna
espressione da monello. E dentro me soffocavo la voglia di cambiarti,
l'impulso di offrirti la possibilità di crescere, una buona volta, io che mi
sentivo sempre così piccola vicino a te. Ti dicevo: non lasciarmi cadere,
Alex, non lasciarmi cadere. E tu: non ti lascerò cadere mai, Ninetta, e
diventavi improvvisamente serio, profondo. E poggiavi un piccolo bacio sul
palmo della mia mano, giusto un attimo prima che la mia corriera partisse.


Secondo

Ma forse sono troppo drammatica. A te non sarebbe piaciuto questo tono,
specialmente oggi che è un giorno di festa, la tua festa, Alex. E invece sì,
oggi lasciami dire tutto quello che mi passa per la testa, senza timore
d'essere interrotta dalle banalità che mi hai sempre propinato come lezioni
di vita. Non erano certo le tue parole che mi affascinavano, Alex mio... era
il movimento delle tua labbra, l'ammiccare dei tuoi denti miracolosamente
bianchi, l'odore del tuo fiato, quelle fossette sempre pronte a fiorirti su
ogni sorriso. Ah! quante volte avrei voluto zittirti con un bacio, un bacio
vero! Ma tu non me l'avresti permesso mai. Mai nessuna concessione a
faccende concrete: eri sempre troppo occupato a rincorrere "le tue
possibilità", come dicevi spesso, pensando di impressionarmi. E poi, ridendo
un'altra volta, sei bella come un fiore, mi sussurravi, sorprendendomi con
una carezza sulle gote, per poi subito dopo immergerti ancora nei tuoi
problemi: quel luccio di due metri che non riuscivi a catturare, l'aumento
di prezzo del carbone, il tetto della rimessa da riparare... E io mi sentivo
allora "veramente" bella come un fiore, e il mio cuore sembrava fermarsi e
precipitare come dal decimo piano ai tuoi piedi, su quelle scarpe
impolverate che scalciavano la ghiaia. Non ti sopporto quando mi ignori in
questo modo, provavo a dirti qualche volta, giusto per scuotere la tua
eterna distrazione. Ma tu non accettavi critiche, davi segni d'impazienza,
cambiavi discorso, mi chiedevi di Hélène, dei suoi studi, della mia
carriera: a quando il prossimo concerto? E poi mi promettevi d'esserci
sicuramente, al mio prossimo concerto, me lo giuravi che la prossima volta,
sì, saresti venuto di sicuro ad ascoltarmi. Dio! quante volte t'ho cercato
nella penombra della platea! Quanti trasalimenti per il movimento di una
tenda, per una poltrona vuota in prima fila... E quante volte ho cantato per
la tua assenza, con le lacrime agli occhi "v'ho ingannato, colpevole fui /
l'amai troppo e ora piango per lui". E per ognuna di quelle volte, con
abilità diabolica tu mi convincevi che no, nemmeno questo era amore, ma una
fortuita combinazione di sensibilità e talento.


Terzo

E quante volte t'ho sognato, Alex mio, scrittore mancato, amante mediocre,
compagno fasullo di un viaggio nella menzogna che non ci ha portato mai a
nessuna verità. Adesso il tuo viaggio è finito e il mio presto si compirà,
confusamente come sempre confuso è stato il nostro rapporto, un po' amore e
un po' lusinga, un incontro di due solitudini, come dicevi tu per
schermirti, quando l'emozione che provavamo entrambi nel rivederci diventava
un ostacolo imbarazzante per ogni conversazione. Perché tu mi desideravi, lo
so, almeno quanto ti desideravo io. Te lo leggevo negli occhi, ed ero felice
di immaginarmi desiderata, tanto che te li avrei riempiti di baci, quegli
occhi che tu invece presto distoglievi per paura che lo facessi veramente.
Io ti spiavo nei pensieri, con te è sempre stato facile, e là ci trovavo le
carezze che riuscivi a figurarti solo nella mente e che io potevo quasi
sentirmi sulle gambe, sul petto, tra i capelli, ogni volta che mi guardavi.


Quarto

Sono sempre stata ammirata e vezzeggiata da tutti: è il privilegio d'essere
nata con un bel faccino, una bella voce per cantare, e le forme giuste per
suscitare desiderio e invidia. Quando ti ho conosciuto non ero certo nelle
condizioni di spirito per una storia, né con te né con altri. Perciò ho
fatto di tutto per non piacerti, e tu sei stato al gioco, rilanciandomi
un'indifferenza inconcepibile, fatta di mille attenzioni buttate là tra noi
quasi per caso. Mi tenevi distante, fingevi di ignorarmi, poi
improvvisamente ti mettevi a cantare: "Oh! dolci baci, o languide carezze, /
mentr'io fremente / le belle forme disciogliea dai veli!". Ma non lo avresti
ammesso mai, neanche sotto tortura, che la tua Tosca ero io. Eppure, anche
così, soltanto con quel dolce sospetto, mi facevi stare bene ed io mi
sentivo la regina del tuo castello di bugie. E proprio questo m'ha sedotto:
non la tua faccia buffa, non la tua calvizie da pensatore antico, non la tua
aria eternamente impertinente, non il bambino che avevi dentro, sempre
pronto a sbucare all'improvviso per farsi beffe di tutti per poi nascondersi
ancora, come per un gioco infantile e crudele. Tu vivevi fuori dalla realtà,
Alex, e là mi trascinavi delicatamente, prendendomi per mano come una
bambina. Riuscivi a incatenarmi alla tua magia, e con te dimenticavo Hélène,
l'affitto da pagare, le rughe in agguato sotto il fondotinta, i miei primi
cinquant'anni.


Quinto

Poi ti lamentavi di me, delle mie assenze: a che mi serve la tua amicizia,
dicevi, se non posso averti accanto quando più ne ho bisogno. E ti
imbronciavi, facevi il capriccioso, giusto per salvare le apparenze con la
tua necessità di recitare sempre e a qualunque costo. E dimmi, Alex,
onestamente, dimmi quando mai hai avuto bisogno di me, in tanto tempo che ci
conosciamo? Era così difficile per te telefonarmi? Eppure sapevi bene che
sarei corsa da te ad ogni ora del giorno e della notte, se solo me lo avessi
chiesto, se ti fossi preso il disturbo di comporre quelle poche cifre del
mio cellulare. La tua voce mi salva la vita, mi dicevi, ma non hai mai fatto
nulla per cercarla. Ecco: questo eri tu, Alex. Incoerente fino
all'esasperazione. Fino alla "mia" esasperazione. Non certo alla tua, visto
che ti compiacevi d'essere il giuda che sei sempre stato. Le persone
affidabili sono noiose e prevedibili, mi dicevi, e per nulla divertenti. E
tu questo solo volevi fare: divertirti e basta, col tuo modo spietato di
trattare la vita, i soldi, la famiglia, gli amici. Persino me.


Sesto

A volte mi dicevi di sentirti vuoto come un pacchetto ben confezionato in
cui Dio abbia dimenticato di porre l'anima. E poi dicevi che solo io sapevo
riempire quel vuoto. Io ti ascoltavo come in estasi, e solo riflettendoci a
freddo, su quella maledetta corriera per la città, potevo cogliere tutta
l'incongruenza della tua lusinga. Se fosse stato veramente così... dopo tre
anni avrei ben dovuto riempirlo quel vuoto, no? Tu saresti dovuto cambiare,
diventare migliore... Ma no, tu allora sapevi bene di mentire, e anch'io
forse lo sapevo, ma volevo ignorarlo, per lasciarmi ingannare una volta di
più. Mi andava bene così, mi faceva sentire importante, più importante per
te che per mia figlia e mio marito. E così diventavo la tua complice, nel
nome di un vuoto incolmabile che era diventata la firma che mettevi ad ogni
nostro incontro. Eppure quella illusione, che allora scelsi volontariamente,
adesso mi manca da morire. Come la tua ironia feroce, il non prendere mai
nulla sul serio, il disdegno delle virtù e l'elogio dei vizi che
collezionavi come altri collezionano francobolli. E tu li avevi proprio
tutti i vizi, Alex, anche se non sono mai riuscita a disprezzarti per
questo. Solo qualche volta ti chiedevo di non fumare in mia presenza.


Settimo

A modo tuo, sapevi essere generoso. Mi regalavi libri che non leggevo, penne
con cui non scrivevo, incisioni di second'ordine che non ascoltavo, e ogni
specie di oggetti inutili che spacciavi come reliquie... Ma soprattutto mi
elargivi a piene mani quei tuoi silenzi, pesanti come macigni,
interminabili, assurdi. Un amico è chi può starti vicino senza parlare, mi
dicevi, forse ritagliandoti addosso l'ennesima maschera dietro cui
nascondere un segreto che in realtà non possedevi affatto. Io avevo imparato
ad approfittare di quei tempi morti per parlarti di me, dei miei sogni,
delle mie ambizioni sempre più esili, e tu con lo sguardo mi approvavi in
tutto, mi assecondavi in ogni follia, mi incoraggiavi ad essere me stessa
sempre, totalmente. Mi davi il coraggio di esprimere gli aspetti più
incresciosi della mia femminilità, sapevi sdrammatizzare ogni mio incubo,
stanavi senza pietà ogni mia contraddizione. A volte, presa dall'entusiasmo,
diventavo persino impertinente e mi azzardavo a rimproverarti per come stavi
sciupando la tua vita, tu, così fuori dal comune, sepolto vivo in quella
villa sperduta a Valcolle. Nessuno può essere felice a passare il tempo sul
fiume a pescare e fumare la pipa, ti dicevo, e tu: sono le uniche cose del
mondo che posso controllare. In quel tuo mondo io ero solo un contorno, uno
specchio per la tua inerzia, la coperta calda della tua fragilità emotiva,
il bersaglio preferito della tua solitudine che tu usavi come un'arma. E
come la sapevi usare bene con me quell'arma!


Ottavo

Negli ultimi tempi, però, da qualche vago accenno avevo capito che le cose
non ti andavano più tanto bene. Che avevi problemi finanziari e che avresti
dovuto presto abbandonare la tenuta di Valcolle: la realtà si prendeva la
sua rivincita. In giardino diventavi improvvisamente triste guardando una
rosa sfiorire, mentre una nuvola passava sul tuo sguardo e ti tremava la
voce dicendo: guarda come muore. Ti riprendevi subito, è vero, sei sempre
stato molto bravo in questo. Sapevi cambiare discorso con la disinvoltura di
un giocoliere, non appena l'argomento diventava troppo penoso per te. Come
quando ti chiedevo di Léonard e tu fingevi d'avere altro per la testa: non
ne volevi proprio sapere di parlare di lui. Ed io capivo che doveva mancarti
da morire e che avresti fatto carte false per averlo di nuovo per casa. Gli
avresti persino chiesto scusa, se non fosse mancato proprio questo verbo dal
tuo vocabolario. Ma avevo imparato a rispettare i tuoi strazi incoerenti, la
maniera sottile che avevi di torturarti sotto pelle, dove nessuno poteva
entrare senza ferirti, e da dove cercavi di non infastidire il mondo e le
persone che ti stavano vicino. Poi tornavi improvvisamente allegro, dicevi:
vieni andiamo a fare un giro in barca, prima che il fiume si prosciughi del
tutto. E in un momento seppellivi chissà dove ogni pensiero, mentre col tuo
sorriso riuscivi a distogliermi da ogni dubbio sulla tua serenità. Poi al
ritorno, sulla strada di casa, io ci ripensavo e capivo che il tuo mondo si
stava sgretolando e che tu non facevi nulla per evitare il disastro. Come al
solito ti lasciavi inghiottire dalle circostanze, vittima volontaria di te
stesso.


Nono

Il 30 agosto venni da te un po' in anticipo. Erano le due del pomeriggio e
tu te ne stavi addormentato sotto il salice grande, con la canna da pesca
riversa al fianco e la lenza tesa dalla corrente. In testa avevi un vecchio
cappello di paglia sfilacciata con gli ami e le esche agganciate. Mi fermai
da distante e osservai la tua espressione tranquilla: non avevo il coraggio
di svegliarti, mi mancava il cuore di interrompere quella fantasticheria
pomeridiana in cui ti eri immerso come al solito per riempire la noia della
tua vita. Poi, dopo un po', senza fare rumore mi sedetti sull'erba accanto a
te e notai il tuo taccuino in terra, forse caduto dalla tasca dei pantaloni
dove lo portavi sempre. Dicevi che averlo con te ti faceva sentire uno
scrittore vero, ma non io ti vidi mai usarlo, quel taccuino, e così non mi
sembrò di violare alcuna intimità quando sbadatamente presi a sfogliarlo.
Aveva una copertina di finta pelle molto consumata, era un oggetto di poco
pregio e tu potevi certamente permettertene uno migliore. Una volta tentai
di regalartene uno io, ma lo rifiutasti con molta determinazione. Dicesti
che ognuno ha il proprio insostituibile registratore di pensieri e che
quello soltanto poteva essere il tuo. E infatti ti rispecchiava meglio di
qualsiasi cosa riesca a immaginare: era vuoto e mediocre, trasandato e
inutile.
Sfogliavo quelle pagine minuscole e mi soffermavo su ciascuna come se
potessi leggere veramente la storia della tua vita in tutto quel bianco.
Finché, più o meno verso la metà, mi apparve un tratto di penna, un'unica
frase annotata con la tua complicata grafia, chissà quando e chissà perché.
C'era scritto soltanto: "Ninetta è la persona più triste che conosca". Lessi
e rilessi quella frase almeno una dozzina di volte prima di afferrarne il
senso profondo. E intanto un gelo mi colava nelle ossa, ad ogni rilettura
sempre più freddo, benché facesse molto caldo quel giorno. Poi finalmente
capii, compresi che l'illusione era finita e mi vidi improvvisamente come tu
mi avevi sempre vista. Con la mia aria melodrammatica, avevo finito per
intossicare le tue giornate: io che volevo darti la gioia, io che volevo
portarti l'allegria, stavo invece soltanto risucchiando la tua. Ti spogliavo
della vaghezza dietro cui ti nascondevi come una corazza, assorbivo la tua
vera essenza, mi nutrivo del tuo nulla. Con la mia fiducia miope ti stavo
sradicando dai sogni, estirpavo le tue radici aeree per renderti una volgare
pianta da appartamento.
Me ne andai piano, senza svegliarti. Non tornai più.


Decimo

E oggi è passato più di un anno da allora. Tante cose sono cambiate per
tutti e due. Io ho subito un brutto intervento alla gola e non potrò più
cantare; Hélène ha lasciato l'università senza laurearsi, s'è sposata con un
commercialista di Buonavia. E a gennaio sarò nonna. Oh, no, no, non credere
mica... no, non è questo che mi pesa sul cuore. Non il sentirmi spinta dalla
vita in tutte le direzioni, eccetto che in quella dove vorrei veramente. No,
Alex mio, oggi sto male per quel tempo che non abbiamo mai saputo fare
nostro quando potevamo. Sono avvilita per quella nebbia che m'ha impedito di
vederti per quello che eri veramente: il re dei cialtroni, il principe dei
mediocri, l'adorabile canaglia che nell'ombra muoveva i fili dei miei
sentimenti.

Ricordi, Alex? Non ti lascerò cadere mai, mi dicevi. E adesso dove sei per
impedirmi di cadere?


----------------------------------------------------
[i narratori] sono ladri di felicità e costruiscono
nella fantasia qualcosa che in realtà non son capaci
di raggiungere o di sopportare... (R.Musil)

Gordon Comstock

da leggere,
29 mar 2000, 03:00:0029/03/00
a
Chicca Frollata <n...@il.please> wrote:

> Non lasciarmi cadere

Standing ovation.

gordon


Elvio Cipollone

da leggere,
29 mar 2000, 03:00:0029/03/00
a
On Tue, 28 Mar 2000 18:14:50 -0800, Chicca Frollata <n...@il.please>
wrote:


>"Oh! dolci baci, o languide carezze, /
>mentr'io fremente / le belle forme disciogliea dai veli!".

Per questo ruolo il megliore vivente č Domingo, in assoluto Di
Stefano.
A me mi piace tanto la Tosca; e quel Scarpia? Ah! tremendo, tremando.

Elvio

Alessandra

da leggere,
29 mar 2000, 03:00:0029/03/00
a
Chicca Frollata wrote in message

> Non lasciarmi cadere

Lo leggo una seconda volta e, se possibile, lo trovo più bello della prima.

A.

Gordon Comstock

da leggere,
29 mar 2000, 03:00:0029/03/00
a

Alessandra <a.to...@censis.it> wrote:

> > Non lasciarmi cadere

Molto bello, vero? Sai che mi ha ricordato la tua scrittura? La
costruzione delle frasi, il ritmo, un certo tipo di sensibilita'...

Anzi, se devo dire la verita', per un attimo ho pensato che fosse
un pezzo autobiografico (a parte l'eta' della protagonista :-)
scritto da te sotto mentite spoglie. Ho pure dato un'occhiata agli
headers ...

Ma com'e' che e' piaciuto solo a noi due? Qui mi sa che la mafia
del branzino ha decretato l'ostracismo alla povera Chicca
... eh, si' ... ;-)

gordon

Bianca

da leggere,
29 mar 2000, 03:00:0029/03/00
a

> Ma com'e' che e' piaciuto solo a noi due? Qui mi sa che la mafia
> del branzino ha decretato l'ostracismo alla povera Chicca
> ... eh, si' ... ;-)

Manno', e' piaciuto molto anche a me (e la Chicca lo sa...)
Il fatto e' che e' lunghetto, e qui ormai son tutti *frammentari* ;-)

bianca

Ahira

da leggere,
29 mar 2000, 03:00:0029/03/00
a

>Ma com'e' che e' piaciuto solo a noi due? Qui mi sa che la mafia
>del branzino ha decretato l'ostracismo alla povera Chicca
non č vero č piaciuto anche a me :)
e mi sono trattenuta dal commentare
per non fare il prezzemolo della situazione

AhiRa

DisKre Panza

da leggere,
29 mar 2000, 03:00:0029/03/00
a
Ciao, Bianca: correva il giorno 29 Mar 2000 quando hai scritto,
nel messaggio <8btcmn$sle$1...@pegasus.tiscalinet.it> :

> > Ma com'e' che e' piaciuto solo a noi due? Qui mi sa che la mafia
> > del branzino ha decretato l'ostracismo alla povera Chicca

> > ... eh, si' ... ;-)
>
> Manno', e' piaciuto molto anche a me (e la Chicca lo sa...)
> Il fatto e' che e' lunghetto, e qui ormai son tutti *frammentari* ;-)

Se e` per quello, l'ho letto anch'io. E nutro anche seri sospetti
sull'aut...ore. Il fatto e` che, per esser scritto bene, e` scritto bene,
ma ci leggo dentro tanti di quegli stereotipi, che m'ha lasciato un po'
freddino... Non dico che noi maschietti non siamo fatti cosi`, anzi! :(((
Ma appunto, basta leggere "Cuori allo Specchio" per trovarne a vagonate, di
situazioni simili... Se fossi un poet... pardon, se fossi uno scommettito-
re, mi giuocherei una bella sommetta sull'autORE: una donna avrebbe ben
altro da dire, al riguardo.

Oltretutto, "Ninetta č la persona piů triste che conosca" mi ricorda
qualcosa. Non riesco a ricordarmi cosa, ma ho gia` letto un "climax"
simile, da qualche parte. Forse prima o poi mi verra` in mente.

Tutto qua.

--
Un Saluto. A Presto.
Fakkino DisKre Panza

Elvio Cipollone

da leggere,
30 mar 2000, 03:00:0030/03/00
a
On Wed, 29 Mar 2000 18:46:29 +0200, "Gordon Comstock"
<ma...@tiscalinet.it> wrote:

>Ma com'e' che e' piaciuto solo a noi due? Qui mi sa che la mafia
>del branzino ha decretato l'ostracismo alla povera Chicca

Come dimostra la mia annotazione qui sopra, l'ho letto fin nelle
pieghe ma non ho saputo dare un contributo critico, solo la
testimonianza di esserci stato.
Pur non facendo parte della mafia del branzino, Gordon sei micidiale.

Elvio

Camillo

da leggere,
30 mar 2000, 03:00:0030/03/00
a
Wed, 29 Mar 2000 19:02:24 GMT, demo...@tin.it (DisKre Panza):

> E nutro anche seri sospetti sull'aut...ore.

intendo spezzare una lancia in favore della Chicca (all'anagrafe Enrica), e
lo farò proprio qui, dove più occorre. e non senza alcune premesse che
considero indispensabili. in primis, se mi permetti, caro Diskre, faccio un
discorso ampio e non mi riferisco a te (solo approfitto della tua
provocazione - parlo a nuora perché suocera intenda).
diceva Flaubert (a George Sand) che non conta l'autore ma l'opera. l'opera
quando è grande va ben oltre l'autore, quando è infima non rende infimo chi
l'ha prodotta. vabbe', per dire che questo è un gruppo di scrittura in cui è
all' "opera" che bisogna guardare e *non* all'uomo o alla donna che c'è
dietro. come tu (e tutto il resto del ng) saprai ho firmato spesso e
volentieri con nick diversi da "Camillo" i miei testi(coli), e per almeno
tre buoni motivi: (1) adoro il cazzeggio - è stato scientificamente provato
che ridere (e far ridere) previene le malattie cardiovascolari, le emorroidi
e la colite spastica; (2) ho un sincero interesse per l'arte drammatica e
immedesimarmi in un personaggio, parlare come lui, scrivere come lui, mi
tiene in allenamento (sono un allievo indiretto di Stanislavskij, se non
s'era capito); (3) detesto la critica e l'interesse ad un testo solo "perché
l'ha scritto il tal-dei-tali": forse perché Camillo non è un autore "di
richiamo" (e non è mai stato suo sincero interesse esserlo), ma non solo per
quello, vorrei essere giudicato per la merda che posto, e *non* per il nick
che porto.
ovviamente ognuno di questi punti elencati ha un suo risvolto (e tutti mi
sono noti alla voce "rischi del mestiere" di uomo-attore-autore) che qui
brevemente elenco: (1) il cazzeggio a molti biechiblù dà fastidio: per loro
stessa natura questi individui irreparabilmente tristi e perennemente
melanconici, si nutrono di loro stessi come una masturbazione a tutto tondo
(e pretendono pure che la loro sia "Arte" con la 'a' maiuscola - nota
bene!); (2) sempre limitatamente ai biechiblù, ma con l'aggiunte di qualche
loro epigono con sense of humor tendente alla radice quadrata di meno uno
(TM Ulderico) la polinomia disturba: quasi come se per loro un testo fosse
la dichiarazione dei redditi o una confessione giurata; (3) a molti (e qui
il campo si allarga, comprendendo per certi versi anche il sottoscritto)
risulta più comodo criticare un'opera inserendola nel contesto di una
produzione "ad personam": niente da eccepire, in linea di massima, sibbene a
tali appassionati esegeti si possa obiettare un inutile sconfinamento nel
privato dell'autore che (è pur vero) molti desiderano che avvenga, ma che
invece al quipresente Camillo non garba punto. voglio dire, i miei pezzacci
possono piacere o no, ma nessuno può dirmi (in tutta onestà, senza sbirciare
nell'header - che poi ha sempre lo stesso dominio: "unige.it") che non mi
sia sforzato finora - con alterni successi - di essere sempre diverso come
stile di scrittura, come personaggio, etc. certo che se poi la mia vocazione
camaleontica implica anche un cambiamento di sesso virtuale, allora (in
molti biechiblù - onnipresenti come la parietaria a primavera) scatta la
paranoia: "costui mi vuole prendere per il culo"... come se il Camillo non
avesse altri interessi ludici che prendere per il culo i tristi segaioli che
sempre - in un modo o nell'altro - si trova davanti.

> Il fatto e` che, per esser scritto bene, e` scritto bene,

e questo deve contare, soprattutto - a mio avviso, ovvio. come critico non
valgo un cazzo (faccio il "sezionatore di lombrichi", mica il letterato,
nella vita) e perciò mi limito a quelli che sono stati recentemente (e
genialmente) definiti "commenti estetici" o, in alternativa "commenti
binari" (tipo "mi piace", "non mi piace"). secondo me (in modo poco
originale) questi pseudo-commenti rappresentano una branca della "critica
estensiva", la quale, al contrario di quella intensiva (dei professionisti o
aspiranti tali), si basa più sull'effetto "emotivo" del testo sul lettore
che sui meccanismi (le cause letterarie) che lo hanno prodotto. ma questa è
una mia grossa limitazione - per quanto la notte dorma ugualmente bene, pur
consapevole della sua esistenza.

> ma ci leggo dentro tanti di quegli stereotipi, che m'ha lasciato un po'
> freddino...

evvabbene. parliamo di stereotipi. curioso che l'argomento non sia stato
sollevato dalle (tre) donne che hanno letto il [R], ma da un uomo - quale tu
pari essere. e curioso anche che nel mare magnum degli sputazzi letti e
riletti nel ng (anche opere di "autori di richiamo" che improvvisamente si
sono messi a scrivere per cliché, rivelando la vera anima di questo
newsgroup di scrittori mancati - ché i "bravi" stanno altrove, credimi!) tu
abbia colto *proprio* in questo testo la matrice fallimentaria là dove
invece io ci leggo - molto poco obiettivamente, lo ammetto - lo sforzo di
diventare "un'altra persona", di un'altra condizione sociale, di un'altra
età, a partire dai pochi elementi a disposizione (ammetterai che in circa
250 righe non si poteva fare né meglio né peggio per quei poveri personaggi
ingarbugliati in quella non meglio definita situazione d'impasse
sentimentale...) ma rispetto volentieri il tuo parere, basta che non me lo
propini come scrigno della verità (per intenderci, non ti ci vedo proprio,
con la tua ironia e autoironia, nella categoria dei tanto da me deprecati
biechiblù). comprendo benissimo che altri abbiano già detto e scritto di
queste faccende (più che "Cuori allo Specchio", allora basta citare
Shakespeare - che tutto disse prima d'altri - e vai sempre sul sicuro)

> Se fossi un poet... pardon, se fossi uno scommettito-
> re, mi giuocherei una bella sommetta sull'autORE: una donna avrebbe ben
> altro da dire, al riguardo.

che lo dicano, allora le donne! in questo thread ce ne sono due che conosco
personalmente, oltre che per i loro scritti (Bianca ed Alessandra) e -
credimi per fede - sono donne con tanto di sensibilità e di femminilità e di
ironia da poter dire - meglio di un maschietto - la loro in fatto di
sentimenti, di empatia e quant'altro ricada nell'altra metà del cielo. e poi
c'è anche Ahira che piano piano vado scoprendo per molti aspetti
interessanti, spesso (mal)celati dietro una maschera (come tutti, no?).
ovvio che poi la sensibilità è individuale. non mi aspetto che - diciamo -
Arkangel (che è una persona veramente speciale, ancorché rossa) legga o
commenti questo [R]... non foss'altro perché non le piacerebbe, non è nel
suo stile, etc. perciò lasciamo perdere le facili generalizzazioni... non
tutte le donne sono come ninetta, né tutti gli uomini sono come alex. la
storia proposta da Enrica è una storia come tante, ma non è *tutte* le
storie. [mi sono capito da solo, mi sa]

> Oltretutto, "Ninetta è la persona più triste che conosca" mi ricorda


> qualcosa. Non riesco a ricordarmi cosa, ma ho gia` letto un "climax"
> simile, da qualche parte. Forse prima o poi mi verra` in mente.

anche a me ricorda qualcosa... ma se te lo dicessi non ci credersti mai :)

infine, concediti il beneficio del dubbio: "unige" sta per università di
genova. e all'università circolano studenti e studentesse, maschi e femmine.
ed io concedo volentieri l'uso del mio PC a chiunque me lo chieda... in
fondo il 130.251.187.141 è un IP, mica una CdI :-D

Camillo.

Ulrich Laverdure

da leggere,
30 mar 2000, 03:00:0030/03/00
a
Camillo wrote:

> voglio dire, i miei pezzacci
> possono piacere o no, ma nessuno può dirmi (in tutta onestà, senza sbirciare
> nell'header - che poi ha sempre lo stesso dominio: "unige.it") che non mi
> sia sforzato finora - con alterni successi - di essere sempre diverso come
> stile di scrittura, come personaggio, etc.

E' vero, nessuno puote dirtelo. Eppure, credici o no, dopo aver letto le
prime righe del racconto di cui al subject e senza aver visto gli headers e
senza aver prima sospettato alcunché ti ho "riconosciuto". Magari ciò ti
offenderà nell'intimo, ma per me è un buon segno.

ciao

--

http://web.tiscalinet.it/ulderico

Camillo

da leggere,
30 mar 2000, 03:00:0030/03/00
a
Thu, 30 Mar 2000 11:35:41 +0200, Ulrich Laverdure
<ulrich.l...@tiscalinet.it>:

> E' vero, nessuno puote dirtelo. Eppure, credici o no, dopo aver letto le
> prime righe del racconto di cui al subject e senza aver visto gli headers e
> senza aver prima sospettato alcunché ti ho "riconosciuto". Magari ciò ti
> offenderà nell'intimo, ma per me è un buon segno.

nessuna intima offesa - sinceramente :)

e forse hai pure ragione parlando di "buon segno" (immagino tu intendessi
cose come "voce riconoscibile", etc) però un po' mi spiace. voglio dire, mi
sembra di essere come l'interprete di un serial comico che decide di
interpretare ruoli tragici e tutti sghignazzano vedendolo apparire in
scena...

del resto questo tuo appunto mi stimola a studiare altre forme di mimesi...
quasi quasi ci ri-provo con un altro personaggio :-D

Camillo.

Gilgamesh

da leggere,
30 mar 2000, 03:00:0030/03/00
a

Camillo ha scritto nel messaggio ...

>infine, concediti il beneficio del dubbio: "unige" sta per università di
>genova. e all'università circolano studenti e studentesse, maschi e
femmine.
>ed io concedo volentieri l'uso del mio PC a chiunque me lo chieda... in
>fondo il 130.251.187.141 è un IP, mica una CdI :-D


OK. Però quando ho visto la parola "Hélène" scritta col doppio accento, non
ho avuto bisogno di andare a vedere l'IP per capire chi era l'autore.
I miei complimenti a lui dunque:chiunque esso sia.

:)

P.S. posto questo in ritardo, perchè mi sono accorto di averlo mandato in
mail per errore!


Alessandra

da leggere,
30 mar 2000, 03:00:0030/03/00
a

Camillo wrote in message

>... non
> tutte le donne sono come ninetta, né tutti gli uomini sono come alex. la
> storia proposta da Enrica è una storia come tante, ma non è *tutte* le
> storie. [mi sono capito da solo, mi sa]

Ti sei capito benissimo. Non sono sicura di essere d'accordo su tutto.
Ma facciamo così. Io non difendo l'autore (chiunque esso sia) ma il
racconto, questo racconto. Forse perché ho un debole per chi scava nei
rapporti uomo/donna.
I personaggi sono complessi, pieni di sfumature, assolutamente umani e
credibili. Al punto di sollevare il sospetto che siano "vissuti". E infine,
confermo: la parte femminile è incredibilmente femmina. (complimenti
all'uomo che ne ha afferrato il meccanismo. C'è quasi da temerlo). ;-)

A.


bartleby

da leggere,
31 mar 2000, 03:00:0031/03/00
a
On Thu, 30 Mar 2000 13:23:36 +0200, "Alessandra" <a.to...@censis.it>
wrote:

>confermo: la parte femminile è incredibilmente femmina. (complimenti
>all'uomo che ne ha afferrato il meccanismo. C'è quasi da temerlo). ;-)

probabilmente e' merito di eleonora... :-)

b.


TroppoSfera

da leggere,
31 mar 2000, 03:00:0031/03/00
a
Ciao, Chicca Frollata: il Tue, 28 Mar 2000 18:14:50 -0800 hai scritto,
in <mgp2es8bbvdn5cch4...@4ax.com> :

> Non lasciarmi cadere


Il mio modesto parere: scritto molto bene, un po' vuoto, "secondo" coglie
nel segno. D'accordo sui luoghi comuni con chi mi ha preceduto.
E comunque, sai cogliere con perizia le tante 'nuance' della
recriminazione.
Lavoro impegnativo, mica facile...

Ciao. Tanto per aggiungere una goccia al mare. :)


DisKre Panza

da leggere,
1 apr 2000, 03:00:0001/04/00
a
Ciao, Camillo: correva il giorno 30 Mar 2000 quando hai scritto,
nel messaggio <ld56es81ab0trdh5l...@4ax.com> :

> in primis,

Oddiomio! Ma cos'e`, 'na moda, 'sto "in primis"? 'un lo reggo 'cchiu`

> se mi permetti, caro Diskre,

si dice "se mi consenti", eccheccazzo! :DDD

> faccio un discorso ampio e non mi riferisco a te (solo approfitto della tua
> provocazione - parlo a nuora perché suocera intenda).

Nessuna provocazione. La provocazione - se di provocazione si puo`
parlare - la fai sistematicamente te, anche se nei modi e nei tempi che
piu` avanti precisi, e che mi trovano concorde. Il mio era solo uno
stringato commento sul "contenuto", cosa che netIASquette sconsiglia, ma
tant'e`... le mie sono quasi sempre "critiche emotive" ;) (lo vedi, Ahira,
che nemmeno io sono senza peccato?)

> diceva Flaubert (a George Sand) che non conta l'autore ma l'opera.

[etc.]

Sono sostanzialmente d'accordo. Pero` sono anche convinto che la
varieta` di stile di uno stesso, identico nick non puo` che guadagnarci. Il
Nick fittizio e` un'arma a doppio taglio. Puo` riuscire o no. Tu ami il
rischio, eppercarita`. Diciamo che la tua classe ti consente di tentare la
niubbita` con buone probabilita` di successo. Io ho sempre adorato,
ammirato (e invidiato) "Se una notte d'inverno un viaggiatore". Ma perche`
non c'era scritto AA.VV. Altrimenti non so se mi avrebbe fatto lo stesso
effetto. Questione di scelte...

> voglio dire, i miei pezzacci possono piacere o no, ma nessuno può dirmi
> (in tutta onestà, senza sbirciare nell'header - che poi ha sempre lo stesso
> dominio: "unige.it") che non mi sia sforzato finora - con alterni successi -
> di essere sempre diverso come stile di scrittura, come personaggio, etc.

L'header sono andato a controllarlo "dopo". Dopo il "sospetto", intendo.
Perche' e` vero, e forse sara` (come hai gia` detto altrove) "preoccupan-
te", ma e` un fatto che scatta qualcosa. Vuoi chiamarlo stile? Puo` darsi.
Anch'io ho avuto una "critica" del genere. C'e` una "impronta", che forse
e` riconoscibile proprio per il fatto che c'e` un'appiattimento di fondo, e
chi scrive su IAS scrive, generalmente, sempre con lo stesso "stile". A me
personalmente non e` che faccia particolarmente piacere scoprire che una
cosa... diciamo "interessante"... sia stata scritta non da una nuova
"entita`", ma da una "entita`" gia` presente... Preferisco poter dire da
subito "cazzo! pero` questa qua salta di palo in frasca, e` "poliedrica e
multiforme", non e` sempre la solita lagna..." Non so se mi sono spiegato.
Il nick multiplo e` affascinante, e l'idea mi ha anche accarezzato, perche'
negarlo? In fondo, che ci vuole? Devo darti atto di non averlo mascherato
piu` di tanto. Ma non e` questo il punto. Credo che tu consideri lo
scrivere una cosa "seria", qualunque cosa possa voler dire. Non lo scazzo
fine a se' stesso, comunque. E quindi, se trovi divertente differenziare lo
stile con svariati nick, padronissimo. Pero` mi sembra un po' puerile dire
"ecco! lo vedete? anche se cambio nick, sfondo comunque!". Non mi pare che
tu abbia ancora bisogno di riconoscimenti. O sbaglio?

Mi viene in mente un episodio di tanti anni fa. In gita scolastica. Si
visita una mostra, tanti quadri appesi in tante stanze, praticamente un
labirinto. A me personalmente la cosa scoccia un po'. Frequento un Istituto
d'Arte, ma certe cose mi lasciano quantomeno indifferente. Ad un certo
punto, noto un quadretto, messo in una posizione strana, una striscia di
muro fra due porte, nessuna pausa obbligata, insomma un riempitivo. I miei
compagni passano oltre, io resto indietro. E` un ritratto che mi
incuriosisce... cazzo, e` bello! Ma chi e`, 'sto sconosciuto? Leggo la
targhettina... "Raffaello Sanzio"... ... "Ehi! Guardate! E` Raffaello!"...
Tornano indietro a frotte e si sperticano in esclamazioni estasiate:
"Cazzo! E` vero!" "Ma com'e` bello!" "Era un grande!" "Ostrega, che
dipinto!"... Tsk tsk...

Se era questa, la tua intenzione, beh... non ci sei riuscito... ;)))

> > Il fatto e` che, per esser scritto bene, e` scritto bene,

> e questo deve contare, soprattutto - a mio avviso, ovvio.

Gia`. Anche "Era una notte buia e tempestosa" e` scritto bene, ti pare?
Ma scommetto che sapresti riconoscerlo fra mille, questo "incipit".

> come critico non valgo un cazzo

E siamo in due

> evvabbene. parliamo di stereotipi. curioso che l'argomento non sia stato
> sollevato dalle (tre) donne che hanno letto il [R], ma da un uomo - quale tu
> pari essere.

Vorrei essere qualcosa di diverso: purtroppo invece mi tocca la
maschita`. E` uno dei miei (diskreti, nel senso di enormi) limiti...

> lo sforzo di diventare "un'altra persona",

Non vorrei essere frainteso: lo apprezzo, eccome. Lo invidio anche. Non
m'e` parso molto riuscito, ecco tutto. Io non ho mai tentato di mettermi
nei panni dell'altro sesso. Se ci provassi, probabilmente finirei per
elencare piu` o meno quel che hai scritto te, sicuramente molto meno bene
di te. Sono infarcito anch'io di luoghi comuni, non ti credere. Il
difficile e` fare "il salto", cosa che invece alle "femmine" riesce piu`
naturale. A mio parere, ovviamente. Il fatto e` che una donna e` addestrata
fin dalla nascita a "mettersi nei panni altrui". Per noi maschietti,
invece, e` molto piu` difficile. Questione di "allenamento" millenario, di
ereditarieta` genetica, credo...

> ma rispetto volentieri il tuo parere, basta che non me lo
> propini come scrigno della verità

Ma peccarita`! Conosco un'infinita` di donne che sottoscriverebbero
senza pensarci il tuo racconto. Non sono le "donne della mia vita", ma
contente loro... ;DDD

> (per intenderci, non ti ci vedo proprio, con la tua ironia e autoironia,
> nella categoria dei tanto da me deprecati biechiblù).

Se masticassi di francese, te lo scriverei in francese: Obbligato. :)))

Il biecoblu`, comunque, e` una categoria piuttosto indistinta. Spesso
basta un nonnulla, per farne parte. Forse, da qualche parte in questo post,
c'e` qualche considerazione che potrebbe farmi rientrare di diritto nella
categoria. Non e` poi cosi` facile, essere senza macchia sul vestito...

> comprendo benissimo che altri abbiano già detto e scritto di
> queste faccende (più che "Cuori allo Specchio", allora basta citare
> Shakespeare - che tutto disse prima d'altri - e vai sempre sul sicuro)

Guarda, ho citato "Cuori allo Specchio" non a caso: l'intenzione
vorrebbe essere quella di offrire un ampio campionario di "varia umanita`"
affranta dai problemi di coppia, ma il sospetto che qualcuno ci stia
marciando, attingendo a piene mani dagli stereotipi, e` forte. Molte di
quelle lettere sembrano clamorosi "fake": e` per questo che m'e` venuto in
mente. Shakespeare, oltre che un clamoroso "fake", era anche un genio.
Te... beh... ma sei sulla buona strada, via!... ;)))

> che lo dicano, allora le donne!

Scusa, ma forse ti sfugge il fatto che "le donne" trattano di questi
argomenti - non sempre, ma alcune volte si` - con una "sensibilita`"
"sensibilmente" diversa da quella del maschietto "standard". C'e` un
clamoroso esempio proprio ultimamente, su IAS, pero` pare che pochi se ne
siano accorti. Ma e` naturale. Bisogna sempre dar tempo alle potenziali
meteore. Se son Rose, fioriranno, no? ;)))

> in questo thread ce ne sono due che conosco
> personalmente, oltre che per i loro scritti (Bianca ed Alessandra)

[...]


> e poi c'è anche Ahira

[...]


> non mi aspetto che - diciamo - Arkangel

[...]

Bianca, piu` che altro, "edita"... (ha le stesse fisse per la
punteggiatura che ho anch'io. La adoro... :) )
Alessandra, piu` che altro, m(e)ssaggia... ;)
Ahira, piu` che altro, provoca... >:-S
Arkangel, piu` che altro, t'attizza... :DDD

Fuor dallo scherzo, si`: hai in parte ragione.

Ma dai giudizi che hanno dato, mi pare che siano piu` dalla parte dei
"maschi", che delle "femmine". Sono contento che TroppoSfera abbia
confortato i miei dubbi: forse e` un pelino piu` disincantata, o forse ha
solo una "sensibilita`" diversa, chi lo sa... il limite del tuo racconto e`
proprio, IBAUMDO, una rappresentazione di *tutte* le storie, raccontata dal
punto di vista femminile. Potrei anche dire che hai centrato il bersaglio:
sai quante volte mi sono arrivate, le accuse che tu racconti? Certo,
finche' hai a che fare con "donne standard", il risultato e` quello...

(mioddio, ma cosa sto dicendo?)

> > Oltretutto, "Ninetta è la persona più triste che conosca" mi ricorda
> > qualcosa. Non riesco a ricordarmi cosa, ma ho gia` letto un "climax"
> > simile, da qualche parte. Forse prima o poi mi verra` in mente.

> anche a me ricorda qualcosa... ma se te lo dicessi non ci credersti mai :)

Continuo ad evere un vuoto di memoria... mah...

> infine, concediti il beneficio del dubbio: "unige" sta per università di
> genova. e all'università circolano studenti e studentesse, maschi e femmine.
> ed io concedo volentieri l'uso del mio PC a chiunque me lo chieda... in
> fondo il 130.251.187.141 è un IP, mica una CdI :-D

Su 9859 messaggi:
Quel che ti frega non e` nemmeno il numero: e` il Nick

Camillo
Camillo & A.M.U.P.
Chicca Frollata
Ciro Piro
cybernarda
Eleonora
Eleonora-Camillo-myself
Kostantin Nazvanov
monsieur malentendu
myself
Ofelia
Poldo Polpetta
Trilly Campanellino (aka prozac)

e` l'"Organization": (tralascio, ma ci si potrebbe lavorar sopra...)

e` l'"X-Newsreader": Forte Agent 1.7/32.534"

O l'Universita` di Genova produce autori con lo stampino, oppure... ;)

In realta` non hai fatto assolutamente nulla per "nasconderti". C'e` chi
l'ha fatto con molto piu` stile (si fa per dire - e del resto non e`
difficile, con tutti 'sti Internet aggratis). E` per questo che dico: vuoi
stupire a tutti i costi? Usa un nick solo, e ci guadagni! Ma se vuoi solo
continuare a divertirti, peccarita`, fai pure a comodo tuo. Che ci starebbe
a fare, internette, senno?

Ahira

da leggere,
1 apr 2000, 03:00:0001/04/00
a
>(lo vedi, Ahira,
>che nemmeno io sono senza peccato?)
maddai
non posso crederci!
pensavo che al prossimomprocesso di beatificcazione toccasse a te
AhiRA

Gordon Comstock

da leggere,
2 apr 2000, 04:00:0002/04/00
a

"DisKre Panza" <demo...@tin.it> ha scritto:

> E` per questo che dico: vuoi stupire a tutti i costi?
> Usa un nick solo, e ci guadagni! Ma se vuoi solo
> continuare a divertirti, peccarita`, fai pure a comodo tuo.
> Che ci starebbe a fare, internette, senno?

Scusate, mi intrometto per qualche telegrafica riflessione.

Io, personalmente, preferisco sapere che dietro ad un nick c'e'
una persona.
Poi ognuno puo' fare come crede, ci mancherebbe.

Nel caso di Chicca Frollata, sono immensamente felice di avere
elogiato per primo il suo pezzo, alla faccia di chi crede che su
questo NG ci si commenta positivamente solo tra commensali, e che
i niubbi sono premeditatamente schifati ed ingiustamente ignorati
e sadicamente torturati con il silenzio. Insomma, la mia
autostima ne e' risultata accresciuta: ma sei proprio obiettivo!,
mi sono detto tutto compiaciuto.

E credo che Camillo sia stato doppiamente felice per questo mio
elogio tanto puro e casto.

Solo questo.

gordon


DisKre Panza

da leggere,
3 apr 2000, 03:00:0003/04/00
a
Ciao, Gordon Comstock: correva il giorno Sun, 2 Apr 2000 12:20:44 +0200
quando hai scritto,
nel messaggio <8c779n$abr$1...@pegasus.tiscalinet.it> :

> Io, personalmente, preferisco sapere che dietro ad un nick c'e'
> una persona.

Io preferisco "credere" che dietro ad un nick ci sia una "persona".
(espressi le mie personalissime convinzioni un tot di tempo fa. C'e` lo
"storico" su dejanews, per i "distratti"... ;) )

Inizialmente, tratto tutti allo stesso modo.

Poi, pero`, se mi viene un qualche dubbio, lo "esterno". Faccio male?

A suo tempo, ebbi modo di comprendere e di apprezzare il ruolo di alcuni
"fake" (ne fui inconsapevole vittima...); della qual cosa potrei fornire
una notevole dimostrazione, ma il margine di questo thread non e`
sufficiente per contenerla. :D

Camillo

da leggere,
3 apr 2000, 03:00:0003/04/00
a
Sun, 2 Apr 2000 12:20:44 +0200, "Gordon Comstock" <ma...@tiscalinet.it>:

> E credo che Camillo sia stato doppiamente felice per questo mio
> elogio tanto puro e casto.

nel tuo caso, non sai fino a che punto.

la cosa però, in generale, non mi stupisce, perché onestamente non credo che
esista nessuna mafia (del branzino o della pizza-e-cipolle). le simpatie e
antipatie personali (mutuate dal nick, ovvio) sono da mettere in conto per
ogni partecipazione ad un gruppo, quale che sia), ma molto spesso si ha a
che fare con persone dall'intelligenza sufficientemente sviluppata ed
allenata a superare, nel giudizio, la porzione emotiva della propria
personalità.

sulla mia reiterata propensione a mimetizzarmi ho già detto ampiamente e non
mi va di discuterne più: forse è più da it.patologie.psichiatriche, e - in
fondo - è molto poco "artistica" :)

ciaociao

Camillo.

bartleby

da leggere,
5 apr 2000, 03:00:0005/04/00
a
On Tue, 28 Mar 2000 18:14:50 -0800, Chicca Frollata <n...@il.please>
wrote:

>Ricordi, Alex? Non ti lascerò cadere mai, mi dicevi. E adesso dove sei per
>impedirmi di cadere?

in tutta onesta', camillo, tra Chicca Frollata e Kostantin Nazvanov,
continuo a preferire Gustave Malentendu (*il boia* e' opera,
amorale, davvero splendida). in ogni caso, rinnovo la mia assoluta
ammirazione e giuro che stasera rileggero' di nuovo, con piu'
attenzione.

b.
(piaggeria mode off)

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