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Sokurov, "Madre e figlio" [Rece ampiamente spoilerante]

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Vitoz

da leggere,
22 mar 2001, 10:18:1522/03/01
a
Una donna anziana e malata, il figlio che l'accudisce, una casa
povera e abbandonata in una regione scoscesa, prossima al mare,
disabitata o quasi; sono questi gli scarni elementi a partire dai
quali Aleksandr Sokurov ha composto il soggetto di "Madre e figlio".
La fabula è assai semplice e lineare; si tratta dell'ultimo giorno
(presumibilmente) di vita della donna, scandito unicamente da
conversazioni con il figlio e da una breve sosta nel giardino di
casa. Lo spettatore non dispone di alcun dato per comprendere la
situazione, se non di ciò che vede e dei dialoghi appunto,
frammentari ed ellittici com'è logico attendersi fra persone di
grande familiarità. Veniamo così a sapere che la donna, in un passato
remoto e imprecisato, testimoniato solo da piccole lettere, biglietti
e cartoline postali sfogliati dal figlio per distrarre la malata ma
anche con una certa curiosità, è stata insegnante; il figlio è stato
suo allievo, e l'esistenza non è stata lieve neppure con lui, a
partire dall'assenza di una figura paterna mai menzionata. La donna
sente venir meno le forze e pur essendo rassegnata, teme la fine; ma
sembra sperare che dopo la propria morte il figlio avrà l'opportunità
di iniziare una nuova esistenza.

Riassunta brutalmente sembra la trama di un racconto di Cechov, e in
effetti lo stile parsimonioso e reticente di Sokurov ha qualcosa in
comune con l'arte sobria e netta, tutta "in levare" del grande
scrittore russo. Ad un analogo ambito culturale rimanda la cultura
figurativa cui il regista attinge; ci aspetteremmo, visto il
soggetto, uno dei tanti film intimisti, di ispirazione (nobilmente e,
ahimé, un po' banalmente) letteraria che recentemente sono cresciuti
a ridosso della grande esperienza bergmaniana, e che nella
superficialità critica imperante vengono ad essa assimilati. Quello
di Sokurov è invece un Cinema di grande originalità espressiva, che
ripercorre con personalità la grande lezione tarkovskiana, e
valorizza con incredibile sicurezza le componenti essenziali entro le
quali ha deciso di operare. Dei vezzi del cinema "letterario" di cui
sopra, non resta praticamente nulla, a iniziare dalle scelte di
montaggio e di inquadratura. Sokurov alterna primi piani a campi
lunghi e lunghissimi en plein air, in cui la figura umana si perde
nel paesaggio naturale, forse il vero protagonista dell'opera, assai
mutevole e inquietante, attraversato da forze misteriose e
indecifrabili e costantemente fotografato con filtri e obiettivi
deformanti la prospettiva, soprattutto grandangolari. Le stesse
modalità si applicano alle figure umane, tanto all'aperto quanto in
interni; anche i primi piani sono contrassegnati da una marcata
alterazione dell'immagine, che produce un effetto di compressione e
continuità fra lo sfondo, gli oggetti circostanti il personaggio e
quest'ultimo, a ribadire la vocazione simbolista dell'opera e della
cultura che esprime; quella di una sostanziale partecipazione
dell'essere umano all'unità profonda del mondo e della natura,
partecipazione che da punto di vista della ragione e della coscienza
non può che risultare inquietante e minacciosa. In quest'ottica la
morte non è che un momento di passaggio, l'immergersi di una
individualità, in fondo illusoria perché intessuta di misteriose
corrispondenze, nel flusso della realtà più profonda; in Sokurov
viene tuttavia a mancare, non a caso, l'enfasi misticheggiante a cui
tutto ciò sovente si accompagna nella letteratura tardoromantica, e
il tono dominante è di mesta, pietosa, umanissima partecipazione; la
realtà superiore del sogno e dell'inconscio, l'appuntamento
nell'aldilà si propongono in tono minore, in forma attenuata dal
dolore e dal dubbio.

Esemplare in questo senso risultano la scena nel giardino, un
lunghissimo piano sequenza dal movimento assai lento, in cui Sokurov
sembra insistere in modo didascalico sulla corrispondenza fra tempo
della narrazione e tempo reale. A un certo punto il piano sequenza è
interrotto, e lo stacco ci porta più vicino alla donna, sdraiata su
una panchina; l'angolazione assai particolare impedisce allo
spettatore, anche in assenza di pronunciati espedienti ottici, di
farsi una chiara idea delle proporzioni spaziali, della distanza fra
gli oggetti e gli eventi; questo vale per il campo lungo, ma risulta
ancora più impressionante nel primo piano, quando la donna colta da
una crisi sembra confondersi con l'albero immediatamente alle sue
spalle, una pianta deformata e contorta che domina il campo di
traverso sin dall'inizio della sequenza. Si potrebbero accludere
molti altri esempi, in cui lo spazio è scandito unicamente dal colore
e dal suo accendersi minaccioso e oracolare col mutare della luce; la
scelta di Sokurov è per una ricezione immediata e quasi primordiale,
non per la costruzione geometrica e intellettuale, per un "essere al
mondo" dal quale si coglie "tutta l'ambiguità e il mistero del mondo
visibile". La composizione dell'inquadratura evidenzia il medesimo
progetto espressivo: abbondano i più svariati effetti di décadrage,
a incominciare dallo sguardo dei personaggi rivolto fuori campo o
anche in direzione dell'obbiettivo (ma senza il minimo sospetto di
interpellazione metalinguistica allo spettatore, che semmai viene
coinvolto dall'esasperata espressività dell'immagine e dal tempo
necessario a leggerla) per giungere alla marginalità, al
rimpicciolimento, alla precarietà e infine all'intermittenza della
presenza umana nei campi lunghi.

Ci sarebbero molte altre considerazioni da aggiungere, ad esempio
sulla caratterizzazione della casa (praticamente abbandonata,
consistente semplicemente di un focolare, debole e sopraffatto
dall'ombra circostante; condensazione estrema, quintessenza
emblematica dell'idea di famiglia, di relazione umana); terminiamo
con una brevissima osservazione di carattere narrativo; la veduta di
un ramo fiorito dalla finestra all'inizio si rivela essere, solo in
prossimità della fine, una soggettiva della madre dal letto; a
rivelarlo è l'unico controcampo di tutto il testo, l'unica sutura che
intervenga nel tentativo di definire lo spazio; un arco sintattico
che abbraccia l'intera dimensione del testo, e lo corona con un
effetto di sconsolata, impronunciabile moralità conclusiva.

In conclusione si tratta di un film semplicemente magistrale, da
vedere e rivedere nella speranza che questo grande artista venga
degnamente distribuito anche da noi.

v.


Valentina

da leggere,
22 mar 2001, 11:18:5622/03/01
a
Vitoz <vitto...@tin.it> wrote:

> Una donna anziana e malata, il figlio che l'accudisce, una casa

Preciso e quasi piu' lungo del film ;-)

> In conclusione si tratta di un film semplicemente magistrale, da
> vedere e rivedere nella speranza che questo grande artista venga
> degnamente distribuito anche da noi.

a quali produzioni ti riferisci? Sia _Madre e figlio_ che _Moloch_ sono
stati distribuiti in Italia.

--
Vale
---
without your smile there's nowhere to hide

FrancescoDue

da leggere,
22 mar 2001, 11:34:4022/03/01
a

Vitoz <vitto...@tin.it> wrote in message
XIou6.10305$lT1.1...@news2.tin.it...

> Una donna anziana e malata, il figlio che l'accudisce, una casa
> povera e abbandonata in una regione scoscesa, prossima al mare,

Complimenti Vito, una delle recensioni più belle lette negli ultimi tempi.
Capita spesso di guardare, leggere, sentire un film senza averlo mai visto.
Questa recensione lo ha fatto.
Ottimo.


Francesco


Vitoz

da leggere,
22 mar 2001, 12:30:2022/03/01
a

Valentina <fu.m...@libero.it> wrote in message
1eqolch.1py7d8c1k6iiv4N%fu.m...@libero.it...

> a quali produzioni ti riferisci? Sia _Madre e figlio_ che _Moloch_
sono
> stati distribuiti in Italia.

Mi risulta che abbia fatto altri film, mai visti da noi.

:-))

v.


Valentina

da leggere,
22 mar 2001, 12:46:0722/03/01
a
Vitoz <vitto...@tin.it> wrote:

ah beh certo...
diamine se mi piacerebbe fare la distributrice (certo solo per gli
aspetti piacevoli e la gloria, non per lo smazzarsi quotidiano)

--
Vale
---
without your smile there's just nowhere to hide

bibi

da leggere,
22 mar 2001, 14:32:0522/03/01
a

Vitoz <vitto...@tin.it> scritto

> Esemplare in questo senso risultano la scena nel giardino, un
> lunghissimo piano sequenza dal movimento assai lento

ah si.
Quella che io chiamo "la scena d'azione"


Grande rece, comunque
Ho deciso di rivederlo.
(poi ci si vede la sera stessa, però...:-)


--
Bibi

[lo stile conta]


Vitoz

da leggere,
22 mar 2001, 15:22:1922/03/01
a

FrancescoDue <erp...@tiscalinet.it> wrote in message
99d93o$kk9$1...@pegasus.tiscalinet.it...

Grazie.

v.


Vitoz

da leggere,
22 mar 2001, 15:23:3622/03/01
a

bibi <bibib...@hotmail.com> wrote in message
01c0b308$763578e0$c967abd4@default...

> ah si.
> Quella che io chiamo "la scena d'azione"

Beh, qualcosa che si muove c'è. Tanto per scandire il flusso
temporale.

> Grande rece, comunque

Grazie.

> Ho deciso di rivederlo.

Ne sono felice.

> (poi ci si vede la sera stessa, però...:-)

Chissà perché sento una nota vendicativa.

v.


*solaar*

da leggere,
23 mar 2001, 17:11:4023/03/01
a

Vitoz <vitto...@tin.it> wrote in message
MEqu6.10590$lT1.1...@news2.tin.it...
a occhio e croce una decina, almeno. sokurov una volta superati i problemi
sulla censura sovietica è stato martoriato da una distribuzione insipiente.
per fortuna questo e moloch qui sono arrivati, fuori orario ha passato una o
due elegie e quest'anno a Venezia è stato presentato un altro documentario,
"Dolce", che però non credo che sarà mai distribuito, ma magari verrà
passato a Fuori Orario (sempre che Ghezzi & Co. non siano sul libro nero di
Fini che ha promesso un grande repulisti in RAI, di quelli che si facevano
una volta...)
comunque non so se avete sentito ma Sokurov sta lavorando al suo prossimo
film, di cui curerà anche la fotografia. si chiamerà "Toro", un film sugli
ultimi giorni di Lenin. Secondo me sarà un film di proporzioni bibliche, ma
staremo a vedere.
Cazzo, ho dato una rapida occhiata su IMDB, Sokurov fa film dal 1975 e i
suoi film inediti in Italia sono ben 23, escludendo le due elegie passate in
TV. Per uno dei più grandi registi viventi un trattamento ben poco
rispettoso, mi pare...
ciao


--
Il cinema non è facile
perchè la vita è complessa
e l'arte indefinibile,
indefinibile sarà la vita
e complicata l'arte.

manoel de oliveira.poema cinematografico

*solaar* icq15665327
http://web.tiscalinet.it/cinema2000 *gli spietati*

Vitoz

da leggere,
24 mar 2001, 05:57:1424/03/01
a

*solaar* <s_tri...@NOSPAMlibero.it> wrote in message
wSPu6.13686$dJ6.1...@news.infostrada.it...

> Cazzo, ho dato una rapida occhiata su IMDB, Sokurov fa film dal
1975 e i
> suoi film inediti in Italia sono ben 23, escludendo le due elegie
passate in
> TV.

Grazie delle notizie.

>Per uno dei più grandi registi viventi un trattamento ben poco
> rispettoso, mi pare...

Per me è un genio.

grazie e ciao

v.
--
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-...si sa, gli estremo orientali sono tutti sadomasochisti...

- stoici, si dice stoici...

Zabriskie Point Break


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