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BORIS BARNET SU FUORI ORARIO

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Brigitta la cinefila

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Mar 17, 2008, 2:59:31 PM3/17/08
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IL MANIFESTO 16 marzo 2008

Boris, un bolscevico sentimentale
«Bene o male ho sempre cercato di mostrare e di esprimere l'epoca
contemporanea». Per conoscere l'Urss, su Fuori Orario, 10 film di
Boris Barnet
r.s.

Proseguendo e socializzando l'omaggio del Bergamo Film Meeting, arriva
una retrospettiva dedicata al grande cineasta sovietico Boris Barnet
(1902-1965). Su Raitre,per «Fuori Orario cose (mai) viste», da sabato
22 marzo, a partire dall'1.45 di notte, Roberto Turigliatto (con la
collaborazione di Eugenia Gaglianone) ha scelto: Sobborghi ('33), che
apre il 22, in prima visione tv, la rassegna, e La ragazza con la
cappelliera ('27), in programma il 23, entrambi ripresentati a
Bergamo, di cui abbiamo parlato ieri. Ma si vedranno anche pellicole
che a Bergamo non c'erano, come i super-rari Rompighiaccio (1931) e La
casa sulla Trubnaja (1928), domenica 23; Vicino al mare più azzurro
(1936) e Un'estate prodigiosa (1950), trasmessi il 22; Pagine di vita
(1946), il 28; Atto eroico di un agente di spionaggio (1947), Il
lottatore e il clown (1957), codiretto da K. Youdine, il 29 marzo, e
basato sulle avventure fine '800 del lottatore Poddubni e del clown
Durov.
La casa sulla Trubnaja invade, con lirismo e ironia feroce, il mondo
piccolo borghese degli arricchiti di un quartiere di Mosca. Un
parrucchiere assume come domestica una ragazza («purché non
sindacalizzata!», sfruttandola senza vergogna, ma la ragazza, per
errore di omonimia, eletta nel Consiglio della Città, scatenerà una
vertenza furibonda. Rompighiaccio, sulla collettivizzazione delle
campagne, è una commedia in dissolvenza incrociata sul melodramma
visionario, tra kolchoziani (contadini organizzati in cooperative),
kulaki (proprietari terrieri), e sabotari della collettivizzazione
delle campagne. Vicino al mare più azzurro, triangolo d'amore che
coinvolge operai, contadine e marinai, è uno dei suoi capolavori,
linguisticamente libero e originale. Pagine di vita , iniziato da
Aleksandr Maceret, è un film di fabbrica, eroina una saldatrice
elettrica che elabora un nuovo metodo di saldatura, poi studia e
diventa ingegnere. La guerra le strappa il marito ingegnere come lei,
ma utilizzerà i metodi inventati da lui per la ricostruzione post-
bellica. Un'estate prodigiosa è una commedia ambientata in un kolkhoz
all'indomani della II guerra mondiale e fu recensito da Jacques
Rivette entusiasticamente sui Cahiers du cinéma, anche se il regista
non ne era soddisfatto, così come non amava troppo altri suoi lavori
degli anni 50, come Liana o Il poeta. Mentre il film precedente, del
1947, Atto eroico di un agente segreto, che lo aveva rilanciato a
livello di successo popolare, e girato negli studi ucraini di Kiev, ne
avevano rinverdito la popolarità.

IL MANIFESTO 15 marzo 2008

Bergamo Film Meeting
Due gioielli comunisti griffati Boris V. Barnet
Roberto Silvestri

Viva il comunismo individualista, anche quello cinematografico. Il
Bergamo Film Meeting 2008, che chiude domenica sera, ha riproposto in
questi giorni, disseppellendo due tesori dall'archivio Zucchelli, La
ragazza con la cappelliera (1927, muto di ambientazione Nep, fatto per
propagandare il gioco del Lotto) e Sobborghi (1933, sonoro
d'ambientazione Grande Guerra, tra rivoluzione bolscevica, pacifismo e
internazionalismo: fu premiato a Venezia!), cioé Devuska s korobkoj e
Okraina. Drammi non privi di comicità, o commedie driblanti la
tragedia, adorate da Godard, e che rendono un doveroso omaggio, ben
curato dalla studiosa Eugenia Gaglianone, al «pugile con la macchina
da presa», al narratore per immagini dissociate ma sovietiche, all'ex
attore e rumorista, Boris Vassilievitch Barnet (1902-1965). Un cognome
inglese, per via di un antenato che approdò a Riga, e un destino da
espressionista discreto, da «forza della natura» gentile e riservata,
da precursore del cinema epico più che bastardo, situazionista più che
formalista, insomma, da autentico antenato di Bertolucci.
In un clima dominato allora dalle preoccupazioni per lo «specifico
filmico», per la «teoria del montaggio» (come patente d'artisticità
per la negletta settima arte) o per la «sceneggiatura di ferro», lui
si dissociò dai dogmi e si concentrò invece sul corpo dell'attore
libero, sui misteri, difetti, tic, magie, infantilismi della
mummificante cattura schermica, e sui generi anche più codificati
(perfino quello di propaganda, o quello «interrotto per la morte del
regista» o da «aggiustare») per porsi una serie di problemi: esiste
una satira «rossa»? come visualizzare un «fatto», come sviluppare un
film d'avventure o storico o giallo che sia «differente», ma non meno
attento di Tom Mix alla frenesia ritmica o alle pulsioni euforiche
dell'immensa triade hollywoodiana (Ince, Griffith e Disney)?
Ex accessorista e aiuto macchinista in teatro, diciassettenne
combattente nell'Armata Rossa, pugile da performance e poi al Gik di
Mosca, allievo e seguace indocile di Lev Kuleschov, poi attore e
regista con Pudovkhin negli studi Medjrabpom-Rouss, artista emerito
dell'Urss 1939, Barnet è stato infatti un pioniere del cinema moderno,
un filmaker stravagante, di umanità e intelligenza da clown (per
questo non è mai proposto nelle prime serate narcotizzanti della Rai),
amato dal regime poi improvvisamente rimosso, molto vicino alla
sensibilità di chi dà respiro alle immagini, come Vigo o Renoir,
capace di estremismi lirici, umoristici e «neorealisti ante-litteram»
davvero audaci.
I film di Barnet riemersero dai cellari di Mosca al festival di
Locarno '85 nella retrospettiva di Albera-Cosandey, e negli Usa (dove
il dittico di Bergamo è già splendido cofanetto dvd) si è assistito a
un recente risarcimento critico di questo originale regista d'era
staliniana, suicidatosi in Lettonia sotto Krusciov nel 1965, e degno
di affiancare Eisenstein, Vertov, Ermler, Dovchenko, Kuleshov,
Pudovkin, Room... nell'ideale dream-team bolscevico. Certo, era stato
Jeddy, la guardia del corpo yankee nel film satirico, collettivo,
sperimentale e «nouvelle vague» di Kuleschov Le straordinarie
avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi, 1924, ma tra
meccanici dell'immaginario e sensuali, come lui, le cose non hanno
futuro...Scoprì (per poi regalare a Hollywood e a Dorothy Arzner) la
diva Anna Sten, e la sua Natasha con la cappelliera, rappresentò
magnificamente l'eroina a venire rooseveltiana, l'individualista
democratica e innamorata, la giustiziera che beffa ogni miserabile
egoismo piccolo-borghese, riemerso con la Nep di Lenin e nell'età del
jazz fitzgeraldiana, passerella di mostruosità comportamentali e
psicologiche di chi è ossessionato dall'egoismo, quella che di nuovo
oggi, in Italia, Russia e Usa, vorrebbe esercitare la sua orrenda,
inconsapevole, dittatura sanguinaria. Travestiti da patrioti sono gli
stessi mostri che in Okraina esigono il linciaggio del prigioniero di
guerra tedesco, mentre i suoi colleghi ciabattini (e il veltroniano
boss) lo difendono: «non è un tedesco, è un ciabattino!». Sklovsky
dice che la scena è perduta. Non vede tra le righe.

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